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Pubblicato il 22 Febbraio 2025
La riproposta del capolavoro buffo di Gioachino Rossini č la ciliegina giusta sul Carnevale
Vecchio Barbiere sempre nuovo
servizio di Nicola Barsanti
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VENEZIA - Tornare al Teatro La Fenice per assistere a Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini in un’atmosfera gioiosa come solo il Carnevale di Venezia sa offrire, è un’emozione unica. Il pubblico, avvolto dalla magia della festa, accoglie con entusiasmo questa produzione che si conferma ancora una volta un successo. La regia tradizionale di Bepi Morassi, già apprezzata nelle scorse stagioni (che potete trovare qui), continua a conquistare per la sua freschezza e per la capacità di esaltare il ritmo comico dell’opera.
 L’intelligente gestione della scena, arricchita da guizzi interpretativi e piccole aggiunte che risultano perfettamente calzanti rispetto al libretto, regalano momenti di autentico divertimento. L’attenzione ai dettagli e il rispetto della tradizione rossiniana si sposano perfettamente con le scene e i costumi di Lauro Crisman, che restituiscono un Barbiere vivace e colorato, in sintonia con lo spirito dell’opera. Le luci di Andrea Benetello, sapientemente dosate, creano atmosfere suggestive e accompagnano con precisione i cambi di registro della narrazione. Il cast è composto da voci molto interessanti; nel ruolo del Conte di Almaviva, Dave Monaco brilla per il timbro luminoso e la sicurezza nel canto. Affronta con agilità la scrittura rossiniana, dimostrandosi particolarmente efficace nei passaggi più brillanti e nelle colorature. In particolar modo “Cessa di più resistere”, spesso sacrificata, viene eseguita con grande eleganza e padronanza tecnica, trovando ampio favore del pubblico. Laura Verrecchia è una Rosina perfettamente bilanciata tra dolcezza e determinazione. La sua voce calda e ben proiettata le permette di delineare un personaggio accattivante, capace di ammaliare con grazia e allo stesso tempo di mostrare il carattere risoluto che Rossini le affida. Le agilità nelle pagine più virtuosistiche, come nell’aria “Una voce poco fa”, risultano precise e brillanti, esaltando la sua musicalità e il controllo vocale. Il Don Bartolo di Simone Del Savio è una delle sorprese più piacevoli della serata. Con un timbro chiaro e una proiezione impeccabile, dipinge un personaggio esilarante e mai sopra le righe, rendendo ogni recitativo scorrevole e vivace. Il suo “A un dottor della mia sorte” è un esempio di fraseggio raffinato e dizione scolpita, valorizzato da una presenza scenica incisiva. Nel ruolo del factotum di Siviglia troviamo Ludovico Filippo Ravizza, che sfoggia una vocalità sicura e un’energia scenica travolgente. Il pubblico lo acclama già dal suo ingresso con l’iconica “Largo al factotum”, che affronta con disinvoltura e brillantezza, mantenendo sempre il giusto equilibrio tra verve teatrale e precisione musicale. La sua capacità di interagire con gli altri personaggi è uno dei punti di forza dello spettacolo. Il Don Basilio di Francesco Milanese s’impone per la profondità della voce e l’ottimo fraseggio. Ne “La calunnia è un venticello” si apprezza la naturale dote di passare dai pianissimi insinuanti ai rimbombi minacciosi, il tutto in un crescendo d’effetto.
Ottimi anche i comprimari, fra i quali Giovanna Donadini è regina assoluta distinguendosi nei panni di Berta, regalando un’interpretazione spumeggiante e una vocalità solida nella sua aria “Il vecchiotto cerca moglie”, ma dona anche un importante contributo vocale nei momenti d’insieme. William Corrò e Umberto Imbrenda, rispettivamente Fiorello e l’Ufficiale, completano con efficacia il cast. L’Orchestra del Teatro La Fenice, sotto la bacchetta esperta del maestro Renato Palumbo, offre una lettura coinvolgente e raffinata della partitura rossiniana. Il direttore dosa con maestria i volumi tra buca e palcoscenico, mantenendo un perfetto equilibrio tra le voci e l’accompagnamento orchestrale. I tempi vivaci e la cura negli assiemi rendono giustizia alla brillantezza dell’opera, evidenziando la leggerezza e l’ironia che la contraddistinguono. Una menzione speciale va a Roberta Ferrari, che si distingue al fortepiano nell’accompagnamento dei recitativi, dando loro una vitalità teatrale che contribuisce a mantenere alta la tensione drammatica.

Infine, il Coro del Teatro La Fenice, preparato dal maestro Alfonso Caiani, si conferma una garanzia di qualità, offrendo un’interpretazione precisa e vibrante. Questa produzione di Il Barbiere di Siviglia conferma la sua forza e il suo fascino senza tempo, grazie a un cast eccellente, una regia curata e una direzione musicale ispirata. Il pubblico della Fenice, trascinato dal clima festoso del Carnevale, accoglie lo spettacolo con entusiasmo, tra risate, applausi e un’autentica partecipazione emotiva. Una serata di grande teatro musicale che celebra al meglio il genio di Rossini. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 21 febbraio 2025)

Crediti fotografici: Michele Crosera per il Teatro La Fenice di Venezia Nella miniatura in alto: il direttore Renato Palumbo Sotto, in sequenza: alcuni momenti significativi dell'allestimento curato da Bepi Morassi
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Pubblicato il 19 Gennaio 2025
Applausi per lo Singspiel di Mozart messo in scena dal regista Stefanutti e diretto dalla Venezi
Ratto un po' in tedesco un po' in italiano
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato - si ricordi che erano arrivate fino a Vienna, superando gli avamposti di serbi e croati, servi fedeli dell’impero, incapaci di contenerli - sono ormai scomparse. Per il Pascià Selim ci si aspetterebbe un personaggio crudele e vendicativo, invece Mozart ne fa un emblema di onestà e correttezza, un monito agli europei che l’hanno maltrattato, ai quali risponde con garbo. Per accontentare poi l’idea che ancora aleggiava dell’orientale selvaggio e brutale, ecco allora in scena Osmin, il burbero guardiano dell’harem che minaccia ad ogni passo di impalare, infilzare, sterminare qualunque cristiano si avvicini: il truculento che si fa comunque rabbonire da una giovinetta inglese e ubriacare dai due protagonisti della vicenda, Belmonte e Pedrillo. Non manca una suffragetta in anticipo sui tempi. La giovane Bionda accampa le sue origini inglesi, che le conferiscono dignità di libertà e indipendenza, e siamo appena a fine Settecento. La famiglia di Mozart si è trasferita nella casa di Makartplatz, dove vissero dal 1773 al 1787, trasformata in museo; la cosiddetta Casa del maestro di ballo, chiamata così perché a partire dal 1711 Lorenz Spöckner impartiva lezioni di ballo ai nobili, per prepararli alla vita di corte. La casa natale di Getreidegasse era diventata troppo piccola per i ricevimenti di società dopo il terzo viaggio di Mozart a Vienna. Nel 1781 Mozart vive però prevalentemente nella capitale austriaca, che gli permette di incontrare artisti e gli offre molte risorse. Gottlieb Stephanie ha appena scritto un libretto, a sua volta ripreso da un lavoro di Christoph Friederich Bretzner, che si incentra sulla storia del Turco generoso.


Quando pochi mesi dopo il conte Franz Xaver Wolf Rosemberg-Orsini, direttore degli spettacoli di corte, chiede a Mozart di realizzare un'opera in lingua tedesca, il compositore pretende da Stephanie una profonda revisione del lavoro, per ottenere un'opera che abbia una drammaturgia meno “leggera” dell'originale. Dopo circa un anno libretto e opera musicale trovavano la conclusione, venendo rappresentata al Burgtheater di Vienna il 16 luglio 1782. Fu un successo di pubblico e di repliche. È la prima operetta probabilmente della storia, uno Singspiel da cui quasi un secolo dopo originarono i lavori di Offenbach, Suppè e Strauss. La musica è condita da molti passaggi recitati, la storia è piena di intrighi, rapimenti, sotterfugi, innamoramenti con lieto fine garantito: due coppie di soprani e tenori, la nobile più romantica, la popolana più vivace e vera; un basso feroce e a parole sanguinario, che finirà per essere l’unico sconfitto nell’intreccio amoroso. Belmonte ama Costanza e il suo servitore Pedrillo la servetta Bionda. Selim ha come guardiano dell’harem il burbero Osmin. Le due giovani vengono rapite dai pirati e condotte dal Pascià che si innamora perdutamente di Costanza, mentre affida Bionda al suo guardiano. Pedrillo e Belmonte vanno alla ricerca delle due amate, il primo finalmente le trova nella casa al mare di Selim, riesce a introdursi e successivamente fa accettare anche il suo padrone, facendolo passare per un valente architetto. Il piano strategico di fuga in nave fallisce, ma alla fine Selim concederà loro la libertà lasciando a bocca asciutta il povero Osmin. Ben eseguito e brioso il finale di commiato con un vaudeville dei quattro amanti che si congedano grati. Lo Singspiel Il Ratto del Serraglio in scena al Teatro Verdi di Trieste è cantato in tedesco e recitato in italiano, ha molti punti di forza, tra questi le scene e i costumi bellissimi. Tutto molto colorato brillante, i toni del blu, le sfumature del mare che si riflettono nei lussuosi abiti di Costanza, il bianco sfolgorante del coro, i turbanti, i mantelli del Pascià cesellati d’oro e pietre. Le scene mostrano prima l’ingresso presidiato della sontuosa casa del turco, poi l’interno riccamente drappeggiato, ricordano le favole delle mille e una notte. Regia, scene e costumi sono firmati dal regista Ivan Stefanutti, mentre le luci sono di Emanuele Agliati.


Gli artisti impegnati sono perfetti, cantano con maestria, si muovono e recitano con appropriatezza, se si esclude qualche accento straniero, difficilmente eliminabile. Briosa la sfacciata interpretazione di Maria Sardaryan nel ruolo di Blonde, piccola e impertinente anche nella voce. La presenza fisica imponente di Andrea Silvestrelli, affianco alla voce poderosa e una recitazione impeccabile, hanno reso il personaggio di Osmin una delle figure migliori in scena. Senza nulla togliere a Ruzil Gatin (Belmonte) e Anna Aglatova (Costanza) che hanno con belle voci e buona tecnica interpretato i difficili ruoli mozartiani. Marcello Nardis palesa una verve perfetta per il ruolo del servo Pedrillo; Giulio Cancelli rende il personaggio di Selim molto credibile, i suoi toni autoritari sembrano sempre far credere in un finale terribile che invece si scioglierà in amabile condiscendenza e cortesia. La direzione dell’Orchestra del Verdi è affidata alla star del momento, la giovane Beatrice Venezi, su cui per qualche giorno si sono concentrati gli strali di appassionati della lirica, rea di aver abbandonato la prova generale per dirigere al Politeama Rossetti un concerto di musical. Probabilmente ci sono stati accordi precisi su questo, ma i melomani non hanno gradito. Bionda e leggiadra ha diretto con leggerezza i tre atti dell’opera, ricevendo alla fine, come tutti, gli applausi del pubblico. Due sono le presenze del Coro, previste dalla partitura per Il Ratto del Serraglio, entra ed esce nel primo e terzo atto, ben diretto da Paolo Longo. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 17 gennaio 2025)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Beatrice Venezi Sotto, in sequenza: belle istantantanee di Parenzan su Il Ratto dal serraglio andato in scena a Trieste
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Pubblicato il 18 Novembre 2024
Il Verdi di Trieste inaugura la stagione lirica con una regia provocatoria di Arnaud Bernard
La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui, è sempre una donna riprovevole nell’etica del tempo. E allora gli uomini possono permettersi di starle sopra in scena davanti a tutti, e sinceramente non possiamo credere che questa sia stata la realtà all’epoca di Giuseppe Verdi. Nell'idea di Bernard, le feste sono piene di gente non alticcia, bensì ubriaca fuori misura, ma la regia tocca il suo culmine nel secondo atto durante la festa, nella quale Alfredo umilierà Violetta con la fatidica “Questa donna pagata io l’ho”, facendo entrare una banda di uomini, travestiti da donne seminude e provocanti, guepiere, reggicalze, piume e tanto altro. Una sguaiatezza che ci chiediamo a cosa possa servire se non a rincorrere alcune mode del momento, a cui si aggiunge un cattivo gusto nel mostrare Violetta che sputa in un catino la sua malattia, catino che compare troppo spesso per non destare almeno fastidio. Del resto la scelta dei costumi di Carla Ricotti è invece piuttosto rigorosa ed elegante; le donne grigio perla per il primo atto, con Violetta in rosa chiaro brillantissimo, neri i vestiti della festa nel secondo atto.



Le scene di Alessandro Camera sono essenziali: un ambiente di muri e porte alte fino al tetto circondano il palco; la differenza la fanno le attrezzature di scena, un tavolo grande nel primo atto, un manto di petali rossi per le scene d’amore tra Alfredo e Violetta lontano da Parigi, sedie e tavoli rovesciati, tappeti arrotolati, una casa che sta chiudendo i battenti per il finale di morte. La direzione musicale dell’Orchestra del Verdi di Enrico Calesso è ineccepibile, attento a seguire i cantanti, a non sovrastare le loro voci, a evidenziare il languido e il tragico della trama. Il coro diretto da Paolo Longo è chiamato ad una presenza impegnativa: il regista carica di fermi immagine piuttosto efficaci i vari momenti dello spettacolo, che il coro esegue con attenzione e evidenti capacità, anche quando deve muoversi attraverso tutto il palco nelle scene del ballo e delle ubriacature. I tre personaggi principali Violetta, Alfredo e Germont padre sono impeccabili. Roberto Frontali non recita, è Giorgio Germont, le sfumature dei sentimenti sono naturalissime. Alla fine il pubblico gli tributa un lunghissimo meritato applauso. Anche i due giovani innamorati superano la prova: Antonio Poli riesce a trasmettere tutta l’ingenuità del personaggio, nell’innamoramento e nell’ira. Maria Grazia Schiavo conclude l’esistenza in vita di Violetta con una commovente “Gran Dio! morir si giovane”, con la quale chiude un’esecuzione molto apprezzabile, che supera con proprietà anche recitativa gli ostacoli insidiosi della regia.

Ottima la prova di tutti, dall’Annina di Veronica Prando alla Flora di Eleonora Vacchi, e poi ancora Francesco Verna, Andrea Pellegrini, Francesco Auriemma, Saverio Fiore, Gianluca Sorrentino, Giuseppe Oliveri e Damiano Locatelli. Una menzione speciale va alle luci di Emanuele Agliati, tagli laterali e primi piani suppliscono alla pochezza della scena, sottolineando i diversi momenti e i punti salienti che li dominano. (La recensione si riferisce alla recita di domenica 10 novembre 2024)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Enrico Calesso Al centro, in sequenza: Maria Grazia Schiavo (Violetta); Maria Grazia Schiavo con Veronica Prando (Annina); Roberto Frontali (Giorgio Germont); Antonio Poli (Alfredo) con Roberto Frontali Sotto: altri scatti istantanei di Parenzan sulla Traviata in scena a Trieste
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Rigoletto non solo per il teatro
intervento di Athos Tromboni FREE
TORINO - Che cosa caratterizza una società inclusiva rispetto ad una società repressiva? La risposta la troviamo nel Costituzione della Repubblica Italiana. I padri fondatori della repubblica, dopo la vittoria della democrazia sul fascismo e nello spirito della volontà maggioritaria del popolo italiano che scelse la Repubblica al posto della Monarchia, quella volontà inclusiva la codificarono in un preciso mandato costituzionale: ogni essere umano che sia carcerato in Italia ha diritto ad un percorso di recupero rispetto alle vicende delittuose che lo hanno portato a delinquere e ad essere giudicato e condannato. È un principio costituzionale che questa testata giornalistica e tutti i collaboratori che la fanno vivere condividono senza se e senza ma. Per questo noi plaudiamo alla scelta del Teatro Regio di Torino e del suo management di agire nello spirito della Costituzione della Repubblica Italiana con l'iniziativa di cui parliamo qui: per la prima volta, il Teatro Regio di Torino va in scena all'interno di un penitenziario
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Eventi
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Bologna Festival programmi divulgativi
servizio di Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Presentato oggi nelle sale più bohèmienne che rustiche della Birreria Popolare della città felsinea il programma divulgativo di Bologna Festival, titolare anche del prestigioso calendario che va sotto il nome «Libera la musica» (i concerti di questa sezione del Festival fanno perno sulla presenza di "Grandi interpreti" che per il 2025 vedranno
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Opera dal Nord-Est
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Vecchio Barbiere sempre nuovo
servizio di Nicola Barsanti FREE
VENEZIA - Tornare al Teatro La Fenice per assistere a Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini in un’atmosfera gioiosa come solo il Carnevale di Venezia sa offrire, è un’emozione unica. Il pubblico, avvolto dalla magia della festa, accoglie con entusiasmo questa produzione che si conferma ancora una volta un successo. La regia tradizionale di
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Opera dal Centro-Nord
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L'orgiastico Rigoletto secondo Livermore
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Il Rigoletto messo in scena da Davide Livermore al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino prende vita in un contesto scenico marcato da toni goliardici e, in alcuni momenti, quasi orgiastici. Al centro della scena, un letto monumentale diventa il fulcro attorno al quale si muove il Duca di Mantova, circondato da donne seminude che lo venerano,
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Opera dal Nord-Ovest
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Uno Chénier dalla travolgente energia
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Uno spettacolo che coniuga eleganza e incisività visiva, nitidezza narrativa e varietà stilistica: Andrea Chénier di Umberto Giordano al Teatro Carlo Felice si conferma un trionfo senza riserve. La regia di Pier Francesco Maestrini, già apprezzata nei prestigiosi allestimenti di Bologna e Monte-Carlo, si distingue per la sua fedeltà alla
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Ballo and Bello
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Giselle comme ci comme įa
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Russian Classical Ballet diretto da Evgeniya Bespalova ha recentemente portato in Italia Giselle, uno dei capolavori più amati del repertorio romantico: le diverse città italiane toccate prima di Ferrara sono state Lecce, Catanzaro e Avezzano. Si tratta di un balletto in due atti, con musiche di Adolphe-Charles Adam (e Ludwig Minkus,
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Opera dal Nord-Ovest
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La Moreno grande Traviata
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Continua a riscuotere un grande successo di pubblico la stagione operistica del Teatro Carlo Felice con il quarto titolo in cartellone che rappresenta uno dei capolavori assoluti del repertorio lirico, nonché l’opera più rappresentata al mondo: La Traviata di Giuseppe Verdi. Inserire Traviata in stagione si è rivelata una
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Opera dal Nord-Est
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Ratto un po' in tedesco un po' in italiano
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato
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Opera dal Centro-Nord
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Chénier un poeta al tempo del Terrore
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Al Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" è andato in scena il capolavoro di Umberto Giordano Andrea Chénier un dramma che intreccia amore, ideali e morte. Ambientata nella Parigi rivoluzionaria tra il 1789 e gli anni del Terrore, l’opera racconta la struggente storia d’amore tra Maddalena di Coigny, una giovane aristocratica caduta in disgrazia
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Classica
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Saccon Genot Slavėk una meraviglia
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e guidato dal prof. Gianluca La Villa ha ripreso l'attività concertistica dopo alcuni mesi di pausa: saranno quattro gli appuntamenti fissati per la corrente stagione, il primo dei quali si è svolto ieri, 10 gennaio, nella sede che ospiterà anche gli altri appuntamenti: era la sala nobile del Circolo dei
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Eventi
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Apre Puccini chiude Rossini
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Come anticipato nella conferenza stampa di “anteprima” dal sovrintendete Fulvio Macciardi nel luglio dello scorso anno, la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Comunale di Bologna proporrà 8 opere in scena e 2 opere in forma di concerto. Le recite si terranno anche per questa stagione al Comunale Nouveau in Piazza della Costituzione 4
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Ballo and Bello
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Lo Schiaccianoci dei rumeni
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non poteva mancare Lo Schiaccianoci nel periodo delle feste natalizie per il Teatro Comunale "Claudio Abbado". E infatti ecco mobilitato il Balletto dell'Opera Nazionale della Romania per due recite di fine anno a Ferrara (28 e 29 dicembre 2024), recite che hanno praticamente registrato il tutto esaurito. La compagnia rumena, diretta da
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Vocale
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Spotti tra Mendelssohn e Chajkovskij
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - La Sala Zubin Mehta ospita un concerto sinfonico di grande impatto emotivo e musicale, con il Coro e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretti dal M° Michele Spotti. Il programma accosta due opere di forte suggestione narrativa: Die erste Walpurgisnacht (ossia La notte di Walpurga) di Felix Mendelssohn Bartholdy e la Sinfonia n. 5
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Ballo and Bello
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Magia e incanto con Lo Schiaccianoci
servizio di Nicola Barsanti FREE
GENOVA - Il Teatro Carlo Felice ha accolto il pubblico in un’atmosfera di fiaba con Lo Schiaccianoci, il celebre balletto di Pëtr Il’ić Chaikovskji, portato in scena dall’Armenian National Ballet. Una produzione che, pur rispettando la tradizione, ha saputo avvicinare i più piccoli grazie a una semplificazione drammaturgica, senza tuttavia rinunciare
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Echi dal Territorio
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Ora tocca a Chiatti e Vinco
redatto da Athos Tromboni FREE
MACERATA - Scambio di auguri e presentazione del nuovo management ieri mattina, lunedì 23 dicembre, nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio a Macerata: il sindaco e presidente dell'Associazione, Sandro Parcaroli, ha accolto ufficialmente la nuova sovrintendente Lucia Chiatti e il nuovo direttore artistico Marco Vinco scelti per guidare
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Opera dal Centro-Nord
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Mavra e Schicchi insolito dittico
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati
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Opera dal Nord-Ovest
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Gustavo e il Cappello di Paglia
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La magia si è realizzata. La macchina narrativa, precisa come un cronografo di alta classe, ha funzionato senza alcun intoppo. Il palco ha vibrato di energia, grazie a un cast affiatato che ha danzato con grazia tra battute e situazioni surreali. Il pubblico del Teatro Carlo Felice ha apprezzato ogni attimo, immergendosi nella visione e nell’ascolto
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