Pubblicato il 12 Maggio 2024
Grande successo per il Musical di Richard Rogers e Oscar Hammerstein II in Texas
The Sound of Music a Houston servizio di Ramón Jacques

20240512_Houston_00_TheSoundOfMusic_IsabelLeonardHOUSTON ,Texas (USA) - Wortham Theater Center. Tradizionalmente pochissimi teatri d'opera americani sono stati interessati a programmare Musical come parte integrante delle loro stagioni. C'è una linea molto labile che divide questo genere, il Musical, e l'opera lirica, che nella sostanza sono simili in quanto entrambi richiedono cantanti competenti, buone scene e costumi, recitazione, orchestra e coro - anche se tradizionalmente la convinzione è sempre stata altra rispetto a coloro che producevano Musical.
La Houston Grand Opera è uno dei teatri d’opera importanti - in un elenco a cui si è aggiunta la Lyric Opera di Chicago - che programma regolarmente opere di "lirica americana" se il termine è consentito, ed è proprio il celebre The Sound of Music con musiche di Richard Rogers e testi di Oscar Hammerstein II, lo spettacolo che il teatro texano ha scelto per concludere la propria attività in questa stagione.
Nel corso della sua storia, l'amministrazione della compagnia ha avuto la missione di commissionare e presentare in anteprima almeno un'opera all'anno, soprattutto di compositori americani, sebbene tale elenco includa due opere in spagnolo di Daniel Catán; nonché l'impegno a rappresentare titoli di compositori americani, anche se non commissionati dal teatro.
I Musical rientrano in quest'ultima categoria, nell'ambito di uno stretto rapporto che il teatro ha battezzato come “Broadway at the Houston Grand Opera” e che il teatro ha voluto evidenziare allestendo nella hall e nei corridoi del teatro una esposizione completa e dettagliata che conteneva documenti interessanti, programmi, spartiti, costumi, ecc. sui Musical qui presentati, durante la prima di The sound of music.

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Fu proprio l'Opera di Houston a spingere molti teatri d'opera americani verso il Musical, e l'innesco avvenne nel 1982 con Show Boat (1927) di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II, la cui produzione originaria del teatro di Houston ebbe un successo tale da essere portata in tournée in varie città e teatri negli Stati Uniti e all'estero, oltre ad un periodo di successo a Broadway. Questo spettacolo contribuì a stabilire il Musical classico come una forma d'arte indiscutibilmente americana che giustamente si guadagnò il suo posto nei teatri d'opera.
Tra i Musical che si sono visti su questo palcoscenico, alcuni più volte, possiamo citare: Porgy and Bess di George Gershwin, Hello, Dolly! di Jerry Hermann, Sweeney Todd di Stephen Sondheim, Carousel di Richard Rogers e Oscar Hammerstein II, My Fair Lady di Frederick Loewe, A Little Night Music di Stephen Sondeheim e West Side Story con musiche di Leonard Bernstein e Stephen Sondheim, che fa già parte della stagione del prossimo anno, tra gli altri titoli.
The sound of music ha debuttato a Broadway nel novembre del 1959 ed è basato sulle memorie di Maria von Trapp (La storia dei cantanti della famiglia Trapp) del 1949: nell’ Austria del 1938, Maria Reiner, la protagonista, governante di una numerosa famiglia con figli, decide di entrare in convento, finendo per innamorarsi e sposare il capitano von Trapp, padre di famiglia vedova, fuggendo dall'Austria appena prima dell’Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania.

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Gli ambienti descritti dal racconto come le foreste e le montagne innevate, visibili negli enormi dipinti sul sipario posto in fondo alla scena, un convento, l'opulento soggiorno e la camera da letto di una casa, hanno ispirato Peter J. Davison, scenografo, Francesca Zambello, regista, e i costumi d'epoca di Aleš Valášek per creare e offrire nella sua preparazione uno spettacolo visivamente estetico, suggestivo e di buon gusto.
L’allestimento, una coproduzione tra il teatro di Houston e il Glimmerglass Festival di New York, di cui Zambello è direttore artistico, ha debuttato nell'estate del 2022. L'orchestra e il coro del teatro, che hanno dato il loro contributo per creare una atmosfera magica e spensierata, suonando il celebri brani Musicali con cui hanno confezionato uno spettacolo di pregio, sono stati diretti entrambi dalla guida entusiasta del maestro Riccardo Bado, direttore con una carriera quarantennale all’interno della compagnia nella quale ha ricoperto diversi incarichi, come preparatore e direttore del coro.
L’ampio cast era guidato dal mezzosoprano Isabel Leonard, che non ha risparmiato risorse a livello vocale e interpretativo per incarnare un'affabile e affettuosa Maria Rainer, cantando con chiarezza, buona dizione, passione e sentimento. Si sono distinti anche il baritono Alexander Birch Elliott nel ruolo del Capitano Georg von Trapp, il soprano Katie Van Kooten nel ruolo della Madre Superiora, il soprano Tori Tedeschi Adams nel ruolo di Liesl, il baritono Daniel Belcher nel ruolo di Max Detweiler, il mezzosoprano Megan Marino nel ruolo di Elsa Schraeder e il resto dei cantanti e i bambini che hanno interpretato bene ognuno dei loro personaggi.
Le nove recite in programma sono state gremite dal pubblico che ha applaudito calorosamente e si è divertito ad ascoltare brani famosi come Edelweiss, Climb Ev'ry Mountain, My Favorite Things e ovviamente The Sound of Music, alcuni tra i brani famosi di un’opera Musicale unica.
(la recensione si riferisce alla recita di Venerdì 10 maggio 2024)

Crediti fotografici: Michael Bishop / Houston Grand Opera
Nella miniatura in alto: Isabel Leonard (nel ruolo di Maria Rainer)
Al centro in sequenza: Daniel Belcher (Max Detweiler) e Megan Marino (Elsa Schraeder); Isabel Leonard; Katie Van Kooten (Madre Superiora) e Isabel Leonard; istantanea su un assieme
Sotto: panoramiche su scene e costumi





Pubblicato il 13 Dicembre 2023
L'operetta di Johann Strauss figlio in scena con successo nel Teatro Sociale del capoluogo polesano
Bella la notte a Venezia servizio di Athos Tromboni

20231210_Ro_00_UnaNotteAVenezia_AlessandroBrachettiROVIGO - Venezia, nell'immaginario collettivo dell'Ottocento e del secolo scorso, ma anche nei tempi attuali, ha sempre condiviso la sua immagine reale con un'immagine oleografica: quella della città dell'eleganza, delle frivolezze che animano vicoli e calli, delle bellezze architettoniche e artistiche, della fiorente attività commerciale di tessuti e spezie, dell' amore romantico che si spande sulla laguna al chiaro di luna, città degli intrighi e delle trame politiche, ma anche e soprattutto degli intrallazzi amorosi.
Insomma, un'urbe unica dove il fascino che sa catturare le emozioni non si arrende alla morale, ma naviga comodo e splendente nella marea del libertinaggio.
Johann Strauss figlio non poteva sottrarsi a quella immagine oleografica quando accettò di musicare l'operetta Una notte a Venezia che dopo alterne fortune al debutto a Berlino, conobbe a Vienna (un po' rimaneggiata... ma quale autore non rimaneggiò propri lavori che non ottennero successo alla prima esecuzione assoluta? Verdi, Puccini, Wagner, eccetera, scrissero e rimaneggiarono alcune loro partiture) un gradimento di pubblico e critica che tuttora perdura.
La trama di Una notte a Venezia è semplice: ambientata nel Settecento, c'è un ballo in maschera che viene organizzato dal Duca di Urbino proprio a Venezia, per onorare i senatori della Repubblica veneziana. Ma lo scopo del Duca è quello di incontrare Barbara, moglie del senatore Bartolomeo Delacqua, che egli non conosce di persona ma di cui ha sentito parlare come donna bellissima e fascinosa. Il senatore subodora le vere intenzioni del Duca, per cui spedisce Barbara a Murano dalla zia, e si presenta al ballo con la sua cameriera, Ciboletta, facendo credere che sia Barbara. Ma a complicare l'intrigo ci si mette Caramello, il barbiere del senatore, che anziché accompagnare in gondola Barbara dalla zia, la scarica alla festa in maschera organizzata dal Duca.

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Anche la pescivendola Annina, amata da Caramello, venendo a sapere della festa si presenta mascherata spacciandosi per Barbara, così il Duca si trova accanto a tre Barbare mascherate, la qual cosa non lo scompone affatto, perché se le porta in camera (da letto) tutte quante.
Ma c'è il lieto fine, perché tutti perdonano tutte e tutte perdonano tutti, al punto che l'operetta si conclude in letizia e allegria. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto.
L'allestimento visto a Rovigo era quello dell'associazione emiliana Fantasia in Re di Stefano Giaroli, direttore in buca a capo dell'Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane e del Coro dell'Opera di Parma. I danzatori (ottimi) erano quelli del Corpo di Ballo Novecento con le coreografie di Salvatore Loritto.
L'adattamento dei dialoghi parlati è opera di Silvia Felisetti (soprano, interprete di Barbara), mentre l'allestimento è nato dalla fantasia e dalla professionalità indubbia del regista Alessandro Brachetti (in scena anche nelle vesti del barbiere Caramello).
I dialoghi parlati, ammodernati con spiritosi richiami all'attualità della cronaca d'oggi, hanno originato una narrazione ironica e comica, attraverso un testo moderno ma non stravolgente né invasivo; l'ironia e il sapore buffo erano affidati soprattutto ai personaggi di Caramello e del pizzaiolo napoletano Pappacoda interpretato dal bravo Marco Falsetti, ma anche il senatore Bartolomeo Delacqua (interpretato da Fulvio Massa) ci ha messo molto del suo per rendere frizzante la recitazione. dimostrando al pubblico di Rovigo tutte le capacità attoriali e canore quale bravo baritono che ha esperienza consolidata dai ruoli cantati nel teatro d'Opera.

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Molto brava vocalmente e teatralmente Silvia Spruzzola, soprano nel ruolo di Annina, e lodevole la prestazione di Elena Rapita che vestiva i panni di Ciboletta. Buona la prestazione di Antonio Colamorea che ha dato vita all'ironia del Duca di Urbino. Nel cast anche il giovane tenore Alessandro Garuti nel ruolo di Enrico Piselli, l'amante vero del personaggio di Barbara.
Molto buona la prestazione dell'orchestra, sotto la bacchetta attenta e precisa di Stefano Giaroli, applauditissimo dal pubblico che gremiva il teatro al suo apparire sul proscenio a fine recita.
Le scene ideate da Artemio Cabassi erano pertinenti alla Venezia oleografica di cui si è detto; le luci essenziali ma molto efficaci hanno fatto il resto per coronare l'ambiente di favola spiritosa che ha connaturato questo allestimento.
Resta da dire dei costumi, anche questi disegnati da Cabassi: siamo di fronte non a un "costumista" ma ad uno stilista che sa il fatto suo in materia di eleganza: dire che i costumi sono bellissimi non è sufficiente. Sono una parte fondamentale nell'opera di seduzione che ha catturato il pubblico del Teatro sociale di Rovigo.
Operetta, esempio di "teatro leggero"? Sì, se vengono traguardati i contenuti drammaturgici. Ma non è detto che il "teatro leggero" (nella cui locuzione vengono compresi anche il musical e la commedia musicale) sia facile da fare. anzi, è impegnativo tanto quanto il teatro musicale per eccellenza, l'Opera lirica. E ha bisogno di essere fatto bene, in maniera non raffazzonata e dozzinale ma professionale, pena il suo confinamento nel ghetto delle cose da dimenticare.
(la recensione si riferisce alla recita di domenica 10 dicembre 2023)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Sociale di Rovigo
Nella miniatura in alto: il regista Alessandro Brachetti (Caramello)
Sotto, in sequenza: Silvia Felisetti (Barbara); Silvia Spruzzola (Annina); Elena Rapita (Ciboletta); Alessandro Brachetti e Antonio Calamorea (Duca di Urbino); Marco Falsetti (Pappacoda) e Fulvio Massa (senatore Bartolomeo Delacqua); Fulvio Massa e Alessandro Garuti (Enrico Piselli); Alessandro Brachetti e Silvia Felisetti
Al centro: panoramica su scene e costumi
In fondo: il Duca di Urbino contornato dalla tre Barbare mascherate; saluti finali di tutto il cast





Pubblicato il 10 Luglio 2022
Andato in scena con notevole successo di pubblico il musical Something Rotten
Qualcosa di marcio Shakespeare! servizio di Athos Tromboni

20220710_Fe_00_QualcosaDiMarcio_RiccardoRossiniFERRARA – Trionfo di pubblico nel Teatro Comunale “Claudio Abbado” per il musical Qualcosa di Marcio (Something Rotten), libretto di Karey Kirkpatrick e John O’Farrell, musica di Wayne Kirkpatrick, in scena per la prima europea proprio sul palcoscenico di Ferrara con tre rappresentazioni: la sera di sabato 9 luglio 2022 e due repliche oggi, domenica 10 luglio (ore 16 e 21).
Lo spettacolo, prodotto da BSMT Productions in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, si è avvalso della regia di Mauro Simone, la direzione musicale di Shawna Farrell, le coreografie di Gillian Bruce e l’orchestra dal vivo diretta da Maria Galantino.
Le traduzioni dei testi delle canzoni e del libretto sono a cura di Franco Travaglio; ad interpretare le vicende dei fratelli Bottom e dell’iconico Shakespeare sono stati i giovani artisti della BSMT, l’Accademia di Musical di Bologna diretta da Shawna Farrell.
Si è trattato di uno spettacolo divertente. scritto da Karey Kirkpatrick e John O’Farrell con le musiche originali di Wayne Kirkpatrick, che ha debuttato a Broadway nel 2015 e che non aveva mai attraversato l’Oceano, fino a domenica 9 luglio 2022. Qualcosa di marcio è una storia geniale perché gli intrecci delle opere shakespeariane, che fanno da sfondo al racconto, si mescolano con le dinamiche della vita dei due fratelli scrittori.
Ecco la trama: nel 1590 i fratelli Nick e Nigel Bottom cercano disperatamente di scrivere una commedia di successo, ma sono perseguitati da continui insuccessi per la concorrenza di quella rock star rinascimentale nota come "Il Bardo", niente di meno che William Shakespeare. Nick, disperato, chiede aiuto ad un indovino locale, nipote del famoso profeta Nostradamus, il quale predice che il futuro del teatro prevede il canto, la danza e la recitazione; per questo i due fratelli Nick e Nigel decidono di scrivere il primo musical in assoluto della storia della musica. Ma tra l’eccitazione del successo e la volontà di battere sul tempo il famoso Shakespeare, i due si ritrovano a portare in scena un musical che si rivela un terribile flop e che li porterà in esilio fino in America dove potranno esportare questo nuovo e deleterio genere teatrale; e là - in America – il musical avrà successo, ma… nel futuro, come predetto dal nipote di Nostradamus.
Qualcosa di marcio è davvero stravagante, energico, ma soprattutto divertente, con numeri cantati e ballati travolgenti.

 

20220710_Fe_01_QualcosaDiMarcio_ShawnaFarrellDirettriceVocale20220710_Fe_02_QualcosaDiMarcio_MauroSimoneRegista20220710_Fe_03_QualcosaDiMarcio_GillianBruceCoreografa

 

Mauro Simone, che firma la regia, ha deciso di lavorare su due diversi piani di ascolto. Il musical, infatti, è ambientato nel 1590 e gli autori hanno preso spunto da tutte le opere scritte da Shakespeare, per esempio nella scelta dei nomi dei protagonisti, mescolando epoche diverse e anticipando temi che il drammaturgo inglese scriverà solo più avanti; nello stesso tempo ci sarà il vissuto quotidiano dei due fratelli Nick e Nigel Bottom.
Per legare insieme i due piani, il regista ha deciso di ambientare lo spettacolo al Globe Theatre, che verrà utilizzato sia come punto di riferimento per far capire al pubblico l’epoca storica rinascimentale londinese, sia come luogo di ambientazione per tutte le scene d’interni, solo pochi elementi scenici caratterizzeranno i diversi ambienti dei personaggi, proprio come avviene anche oggi negli allestimenti del Globe.
Si tratta dunque di “teatro nel teatro”: da una parte gli attori che declamano le battute sul palco e dall’altra la vita reale dei personaggi.
Dal punto di vista musicale, Shawna Farrell ha lavorato su più fronti musicali: Qualcosa di marcio è ricchissimo di generi, spazia dal canto tradizionale del menestrello che apre il racconto, al rap e fino al pop rock, senza tralasciare i grandi temi romantici come nel duetto I Love the way con melodie accattivanti accompagnate dal suono degli archi e i grandi cori tipici del musical alla Schönberg e Boublil. Tutto il musical è divertente, leggero, prende in giro se stesso con un gran pot-pourri musicale godibile, delizioso e spettacolare.
il susseguirsi di numeri musicali uno dietro l’altro rende lo spettacolo, anche dal punto di visto del ballo e della danza (coreografie di Gillian Bruce) molto ricco e pieno di energia con gli attori impegnati in grandi esibizioni Broadway-style e con diversi numeri di tip tap. Tutto è mescolato con spirito e intelligenza con un’incredibile varietà di citazioni che rendono il musical applauditissimo dal pubblico ferrarese.
Molto bravi e molto ben preparati tutti a cominciare dagli interpreti principali: Dario Napolitano (Nick Bottom), Marco Di Santo (Nigel Bottom), Riccardo Rossini (William Shakespeare), Vittoria Sardo (Bea), Alice Borghetti (Porzia) e Damiano Spitaleri (Nostradamus). Ma il plauso va esteso all’intera compagnia, un’altra quarantina di artisti suddivisi fra attori, cantanti e ballerini: tutti questi hanno ottimamente lavorato insieme agli interpreti principali.
Belli e ricchi di fantasia i costumi realizzati da Silvia Cerpolini e Fabio Cicolani; applausi anche per lo staff tecnico: direttore di scena Alessandro Di Giulio, disegno fonico di Tommaso Macchi, disegno luci di Emanuele Agliati.
(La recensione si riferisce allo spettacolo di sabato 9 luglio 2022)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa BSMT Productions
Nella miniatura in alto: Riccardo Rossini (Shakespeare)
Al centro in sequenza: la direttrice musicale Shawna Farrell, il regista Mauro Simone e la coreografa Gillian Bruce
Sotto: i tre protagonisti maschili principali, Riccardo Rossini (Shakespeare), Dario Napolitano (Nick Bottom) e
Mirco Di Santo (Nigel Bottom), 






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Fin dall'aprirsi del sipario si capisce immediatamente che il regista ha la mano pratica (e convincente) per dare a Giacomo Puccini ciò che è di Puccini: fedeltà al testo dei librettisti Illica e Giacosa e rispetto di quanto il compositore lucchese aveva studiato e realizzato per la sua "opera esotica" scritta tra il 1901 e il 1904; fedeltà al punto da mettere in scena (da parte di Tonon) non l'harakiri di Cio-Cio-San
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