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Pubblicato il 11 Gennaio 2025
Eccellente il primo concerto della rassegna 2025 promossa dal Comitato per i Grandi Maestri
Saccon Genot Slavėk una meraviglia
servizio di Athos Tromboni
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FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e guidato dal prof. Gianluca La Villa ha ripreso l'attività concertistica dopo alcuni mesi di pausa: saranno quattro gli appuntamenti fissati per la corrente stagione, il primo dei quali si è svolto ieri, 10 gennaio, nella sede che ospiterà anche gli altri appuntamenti: era la sala nobile del Circolo dei Negozianti di Ferrara. L'accoglienza dell'evento è stata salutata dai ringraziamenti del presidente del sodalizio ferrarese, Paolo Orsatti, e dal vicepresidente Riccardo Modestino che ha brevemente introdotto il programma musicale della giornata. Era un impaginato di grande impegno per il violinista Christian Joseph Saccon e per il pianista Massimiliano Genot, Duo cameristico che è attivo da diversi anni: Saccon e Genot hanno proposto un paio di lavori del violinista e compositore boemo Josef Slavìk (Introduzione - Variazioni - Rondino per violino e pianoforte e Polacca in Re maggiore per pianoforte solo) e la monumentale Sonata n.2 in Re minore op.121 di Robert Schumann. Perché il semisconosciuto Slavìk per gli ospiti del Comitato per i Grandi Maestri e del Circolo Negozianti di Ferrara? Per comprenderlo fino in fondo è necessario sapere che Slavìk (1806-1833) fu un violinista e compositore di grande talento, noto per la sua straordinaria abilità tecnica e interpretativa. Nato nel 1806 nella Repubblica Ceca, Slavík iniziò a suonare il violino da giovane e rapidamente si distinse come uno dei più grandi virtuosi del proprio tempo. La sua carriera lo portò ad esibirsi in tutta Europa, guadagnandosi la stima di pubblico e critica grazie al suo stile appassionato e alla sua maestria nell'esecuzione. Slavìk compose opere per violino e orchestra e per formazioni cameristiche (solo 23 numeri di catalogo, non molti, a causa della prematura scomparsa), apprezzate per la loro complessità tecnica e la loro bellezza melodica. Nonostante la sua breve carriera, fu un punto di riferimento per i violinisti dell'epoca e destò l'ammirazione di Niccolò Paganini che lo sentì dal vivo durante un concerto. La tecnica e la scrittura di questo violinista boemo influenzarono compositori coevi, come Carl Maria von Weber, Frederich Chopin e Franz Schubert. Slavìk morì il 30 maggio 1833 a Budapest, a soli 27 anni, a causa di una malattia di tifo. La sua morte prematura interruppe una carriera che avrebbe potuto raggiungere vette inimmaginabili, ma il suo lascito musicale, oggi riscoperto grazie al Comitato per i Grandi Maestri, continua ad essere apprezzato. Al proposito è utile qui dire che gli spartiti delle principali composizioni di Slavìk (materiale raro e prezioso) sono stati donati proprio da Gianluca La Villa all'Università di Ferrara, Facoltà di Lettere e Filosofia, dove opportunamente catalogati sono a disposizione di musicisti e studiosi. Magistrale l'interpretazione di Saccon e Genot del primo brano di Slavìk eseguito: l' Introduzione si suddivide fra un'ampia cantabilità (specchio dello spirito romantico del tempo) e una parte virtuosistica per l'arco, parte virtuosistica che è anche ripresa dal pianoforte il quale non si limita all'accompagnamento su accordi ma esegue quasi in contrappunto col violino i propri assoli; le Variazioni (proprio per la loro natura) sono poi una sequela incredibile di temi e schemi improntati alle meraviglie dell'abilità esecutiva sia del violinista che del pianista, temi e schemi tesi più ad eccitare la mente che a sedurre il cuore; infine il Rondino dove torna la cantabilità che si alterna al virtuosismo come fosse la summa sbrigativa dei due movimenti precedenti. In questa impegnativa pagina i due esecutori hanno mostrato un invidiabile amalgama di intenti, ritmi e suoni, testimonianza del loro pregevole sodalizio artistico.

Breve e intensa poi la Polacca in Re maggiore per pianoforte solo che Massimiliano Genot ha esaltato sia per i ritmi di danza accattivanti, sia per la suggestiva dinamica distribuita fra il piano e il forte. Infine la Sonata n.2 in Re minore op.121 di Schumann: si tratta di un lavoro che lo stesso compositore definì come "grande sonata", dedicata all'amico violinista virtuoso Ferdinand David. Ricorrono in questo brano fatto di quattro movimenti (Piuttosto lento-Allegro; Vivace; Sottovoce semplice; Agitato) gli aspetti più tipici di Schumann: i toni appassionati e fantastici, il desiderio di un canto intimo e profondo (particolarmente sollecitato è il registro grave del violino), la ricerca di sempre nuove soluzioni formali che corrispondano all'inarrestabile fluire delle voci segrete, l'entusiasmo per un contrappunto che nasce dall'ammirazione per Bach ma si muove in modo ardito e fantasioso, sostituendo la libertà e l'invenzione alla dottrina. E poi uno slancio romantico verso l'indicibile, l'indefinibile, l'irraggiungibile, che è inesorabilmente condannato a rimanere irrealizzato, ma che si rinnova ogni volta con inesausto entusiasmo. Schumann l'intrigante dei sentimenti, fortissimamente Schumann, perennemente Schumann. Saccon e Genot hanno eseguito valorizzando gli umori contrastanti della pagina schumanniana e dando al dialogo/confronto fra l'arco e la tastiera una chiarissima fisionomia di causa/effetto/causa/effetto nel rincorrersi dei temi e delle veemenze ora affidate al violino, ora al pianoforte. Bravissimi entrambi. Il pubblico che gremiva la sala nobile del Circolo Negozianti ha applaudito a lungo e con calore, tanto da strappare come bis un brano (pure questo virtuosistico) nientemeno che di Fritz Kreisler, gigante (Kreisler) della storia novecentesca del violino. (La recensione si riferisce al concerto di venerdì 10 gennaio 2025)

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm Nella miniatura in alto: il violinista Christian Joseph Saccon Al centro: Saccon e Massimiliano Genot durante il concerto Sotto: il saluto dei musicisti e del management del Circolo Negozianti alla conclusione del concerto
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Pubblicato il 11 Giugno 2024
Il concerto al Pala De André ha schierato un'Orchestra Cherubini in grande spolvero
Simone Nicoletta clarinettista per Muti
servizio Attilia Tartagni
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RAVENNA - Come sempre prima dei concerti diretti dal M° Riccardo Muti l’atmosfera è di spasmodica attesa, mentre l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è già tutta schierata sul palco a provare gli strumenti. L’incedere carismatico del direttore spezza quel tempo sospeso, scatenando l’applauso e l’abbraccio ideale del pubblico. Muti lo abbiamo visto in mondovisione TV dall’Arena di Verona nella serata del 7 giugno organizzata per celebrare nel mondo il canto lirico italiano riconosciuto quale patrimonio immateriale UNESCO, il direttore italiano numero uno al mondo in una professione che è vocazione, ragione e sentimento, eppure lo sentivamo quasi intimidito da quel palcoscenico storico da cui ha animato in una maniera che non esito a definire sublime alcune fra le più belle sinfonie del melodramma. Cito fra tutte quella pucciniana dove la musica inesorabilmente ci porta a disperarci, a smarrirci e infine a soccombere insieme all’anima un tempo frivola della gaudente Manon Lescaut condannata a perire in terra straniera. La lettura del M° Muti sublima il lirismo pucciniano scatenando un vortice di passione al confine fra la terra e il cielo. E’ un’emozione che rivivremo in TV il 21 giugno prossimo, in una serata omaggio a Puccini ancora diretta dal “nostro” Muti, l’italiano, concetto che egli ribadisce con le parole e con le scelte musicali, come in questo concerto che celebra il ventennale dell’orchestra Cherubini omaggiando lo stile italiano nel più ampio contesto europeo. La galoppata musicale parte dalla Ouverture in do maggiore “in italienischen stile” op. 170 D591 di Franz Schubert che risente, sia pure con filtro teutonico, del talento di Gioachino Rossini e dei “crescendo” delle sue sinfonie, per cedere il passo al grande W.A.Mozart, fatalmente attratto dalla musica italiana, impegnato a dare risalto, quasi fosse una voce umana, al clarinetto, strumento giovane (concepito e realizzato dall’amico e brillante clarinettista Anton Stadler nel 1787, al quale il Concerto in la maggiore K 622 è dedicato), allora poco esplorato nelle sue capacità ritmiche ed espressive. La bella interpretazione di Simone Nicoletta, 35 anni, formatosi fra i “Cherubini” sotto la guida del M° Muti, oggi primo clarinetto nell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, nonché concertista di spicco e docente presso i conservatori di Adria e Modena, ha oltrepassato i limiti dell’esibizione per trasformarsi in una sorta di dialogo alla pari fra l’allievo ormai emancipato, lanciato verso una brillante carriera, e il maestro a cui egli non cessa di manifestare la sua gratitudine.

La seconda parte è stata dedicata a due compositori italiani ingiustamente dimenticati, accusati di essere “intedescati” come l’Alfredo Catalani di “Contemplazione”, un brano che invece brilla per la cantabilità tutta italiana di questo compositore lucchese, morto a soli 39 anni senza avere agguantato il successo che meritava, una vita troppo breve per lasciare tracce profonde. Ferruccio Busoni, con la sua Suite per orchestra op. 41 dedicata a Turandot, la fiaba di Carlo Gozzi che ispirò anche Puccini, in soli quattro degli otto quadri, ha scandito ritmi di marcia e di danza di una musica che del “dramma fiabesco” esalta il soprannaturale e la straordinarietà con colori a volte chiassosi ed espressionistici. In una siffatta varietà di stimoli e sensibilità, magnifica, profonda, quasi viscerale è stata l’aderenza della giovane compagine alla volontà del maestro, a quel gesto che genera la buona musica come una bacchetta magica. Applausi incontenibili, poi l’intervento volto a informare gli astanti di quanto Mahler stimasse la musica italiana, tanto da dedicarle il suo ultimo concerto, cosa verificata da Muti stesso con una ricerca d’archivio. E infine il maestro ha regalato un fuori programma, cosa inconsueta per chi, come Paganini, non ripete: ed è il famoso intermezzo dalla Fedora di Umberto Giordano, basato sull’aria “Amor ti vieta”, a chiudere con struggente lirismo un programma inusuale, stimolante e portatore di riflessioni, al quale forse non poteva mancare il compositore foggiano tanto apprezzato dal direttore. Fra qualche giorno il M° Muti porterà questo concerto nella rinomata sala del Musikverein di Vienna, regalando una nuova entusiasmante esperienza a questi giovani immersi in una lunga tradizione musicale. Circa un migliaio sono i giovani forgiati dal M° Muti dal 2004 nei tre anni di permanenza in orchestra. A essi ha trasmesso il proprio sapere senza risparmiarsi, esaltando i valori della Musica italiana ed è forse questa la cosa per cui oggi può andare giustamente fiero come uno degli aspetti umanamente più rilevanti e nobili della sua straordinaria carriera. (il servizio si riferisce al concerto di Domenica 9 giugno 2024)
Crediti fotografici: Zani-Casadio per Ravenna Festival 2024 Nella miniatura in alto: il clarinettista Simone Nicoletta ospite solista nel Concerto K 622 di Mozart Sotto: Riccardo Muti sul podio dell'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini"
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Pubblicato il 12 Maggio 2024
Ha preso il via al Palazzo De Andrč la trentacinquesima edizione del Ravenna Festival
Mozart, Schubert e Muti un trionfo
servizio di Athos Tromboni
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RAVENNA - E così l'11 maggio dentro un Palazzo De Andrè stipato di pubblico all'inverosimile (3500 posti a sedere la capienza dichiarata) è iniziata la trentacinquesima edizione del Ravenna Festival, quest'anno sulle corde d'una frase biblica, E fu sera e fu mattina..., sottotitolo della manifestazione mutuato dal più celebre "leitmotiv" della Genesi. Ovvio e addirittura scontato che ci fosse il pienone, visto che il concerto d'apertura vedeva sul podio dei mitici Wiener Philharmoniker il maestro Riccardo Muti in un concerto quanto mai accattivante: Mozart, Sinfonia n.35 in Re maggiore K385 "Haffner", e Schubert, Sinfonia n.9 in Do maggiore D944 "La Grande". Era l'ennesimo ritorno dei Wiener a Ravenna, dove negli anni oltre ai grandi concerti hanno anche suonato per l'opera, sempre Mozart, sempre Muti sul podio. I primi pullman e pullmini di spettatori avevano cominciato ad arrivare nel comodo e ampio parcheggio del Palazzo De Andrè già un paio d'ore prima delle 21, poi via via le automobili private, tanto che mezz'ora prima del concerto c'era una lunga fila davanti alla biglietteria. Poco disagevole - comunque - fare la fila, perché l'ottima organizzazione del botteghino riusciva a smaltire lo sbigliettamento, o il cambio delle prenotazioni nel biglietto d'ingresso, in maniera funzionale e celere (possiamo citare la proverbiale efficienza romagnola?... ma sì, citiamola). Dunque Palazzo stracolmo nell'imminenza del concerto, palco suggestivo con quell'ottantina di sedie ancora vuote, l'arpa, i timpani, la grancassa e le decine di microfoni per l'amplificazione (risultata poi misurata, equilibrata, perfetta). E applausi calorosi al giungere dell'orchestra, primo violino in testa, poi ovazioni al giungere di Riccardo Muti mentre l'orchestra, avendo già accordato gli strumenti, aspettava composta e in silenzio assoluto il giungere del maestro. Dopo il primo colpo di bacchetta sull' Allegro con spirito della Sinfonia "Haffner" di Mozart era palesemente chiaro quanto professori d'orchestra e maestro fossero vicendevolmente complementari, lui primus inter pares, perché Muti dava indicazioni d'attacco e passaggi da un tema all'altro e da una sonorità all'altra, in maniera essenziale, lasciando l'orchestra (e il primo violino) libera di procedere da sé; mentre egli, spesso sorridente, osservava con ironica e divertita compiacenza i musicisti impegnati nell'esecuzione.

Era poi significativo il gesto del direttore nell' Andante: la bellezza della musica, ma anche la sua corporalità, il suo farsi materia inafferrabile eppur concreta, era accompagnata dalla bacchetta tenuta quasi sempre orizzontale, all'altezza del bacino; e alzata verticale al livello delle spalle solo alcune volte per richiamare il contrappunto dei fiati e delle percussioni susseguenti alle frasi ruffiane degli archi; questo durante l'intero secondo movimento. Ma la mano sinistra no, la mano sinistra danzava davanti agli orchestrali accompagnando la melodia, abbassandosi per richiamare i pianissimi, stringendo il pugno per puntualizzare un accento, incitando, persuadendo, seducendo. Rimane sorprendente come un'orchestra sinfonica moderna composta da una ottantina di strumentisti possa avere trovato, sotto la direzione di Muti, quella leggerezza e trasparenza classica propria delle orchestre da camera più prestigiose quando eseguono Mozart con l'ensemble ridotto alle dimensioni previste dal compositore, e magari con strumenti d'epoca e il diapason abbassato. Va da sé che gli altri due movimenti della "Haffner" hanno completato in maniera egregia l'esecuzione: un Minuetto reso sinfonicamente solenne e soprattutto un Presto finale cavalcato in maniera irresistibile per tempi e dinamiche, anche là dove la citazione dell'aria di Osmino da Il ratto dal serraglio fa sorgere spontaneo il pensiero della pratica degli "imprestiti" che ogni compositore - chi più chi meno - ha praticato nel tempo. Veniamo dunque alla parte più impegnativa (forse) del concerto: la Sinfonia n.9 in Do maggiore D944 "La Grande" di Franz Schubert: ora, riteniamo che questa musica non si possa apprezzare appieno se non se ne conoscono le traversie. Ce le spiega - le traversie - Robert Schumann nel suo scritto sulla Sinfonia in Do maggiore di Schubert del 1840, dodici anni dopo la morte del compositore viennese. Citiamo testuale: «... Non lontano dalla città (di Vienna) si trova un cimitero, dove due dei più grandi spiriti dell'arte della musica riposano soltanto a pochi passi l'uno dall'altro. Come me, più d'un giovane musicista sarà andato al cimitero di Wäring per porre su quelle tombe un'offerta di fiori, fosse pur soltanto un mazzo di rose selvatiche, come ne ho trovato piantate vicino alla fossa di Beethoven. La tomba di Franz Schubert era disadorna... Tornando a casa mi venne in mente che viveva ancora un fratello di Franz Schubert, Ferdinand, che - come sapevo - Franz stesso aveva amato assai. Andai tosto da lui e lo trovai somigliante, più piccolo, ma saldamente complesso, e nell'espressione del suo viso si leggeva lealtà e musica in egual misura. Egli mi raccontò e mi fece vedere molte cose... infine mi fece vedere alcune composizioni (veri tesori!) del fratello Franz Schubert che ancora si trovavano nelle sue mani. La ricchezza che ivi giaceva ammucchiata mi fece fremere di gioia... Chi sa da quanto tempo anche la Sinfonia in Do maggiore di cui oggi parliamo, sarebbe rimasta coperta di polvere e nell'oscurità, se io non mi fossi tosto inteso con Ferdinand Schubert d'inviarla a Lipsia alla direzione del Gewandhaus ed all'artista stesso che colà dirige, al cui acuto sguardo difficilmente sfugge la più timida bellezza sbocciante, e perciò tantomeno quella splendida e magistralmente abbagliante. Così si realizzò la cosa...» Ora, se consideriamo che all'epoca della composizione della sua Nona Sinfonia, Franz Schubert era già malato di sifilide (e sarebbe morto poco meno di tre anni dopo), isolato dal mondo per vergogna del suo aspetto gonfio e con la pelle chiazzata, intento a meditare sulla grandezza della Nona Sinfonia di Beethoven alla cui prima esecuzione aveva partecipato, si ha un quadro emotivo da cui è nata la sua Sinfonia in Do maggiore denominata successivamente "La Grande". Ogni testo di musicologia, reperibile ovunque anche in rete, ne spiega i contenuti.


Poco da aggiungere in merito all'esecuzione dei Wiener Philharmoniker, se non che il climax è cambiato, passando dalla giocosa sinfonia-serenata mozartiana alla più complessa orditura della Sinfonia schubertiana, a volte spiritosa, ma per la maggior parte intensa e riflessiva e comunque "Grande". Ovazioni, alla conclusione del concerto, quando al seguito di interminabili applausi e più chiamate del direttore alla ribalta, lo stesso Muti ha preso in mano il microfono e ha comunicato che «... dopo l'esecuzione della Grande non ci può stare altro. Comunque in via del tutto eccezionale e per il legame che unisce i Wiener Philharmoniker a una città come Ravenna, concediamo un fuori programma...»: Kaiser Walzer di Johann Strauss jr. Naturalmente, trionfo. (La recensione si riferisce al concerto di sabato 11 maggio 2024)
Crediti fotografici: Zani-Casadio per il Ravenna Festival 2024 Nella miniatura in alto: il maestro Riccardo Muti Al centro: Muti sul podio dei Wiener Philharmoniker Sotto: panoramiche interno-esterno del Palazzo De Andrè di Ravenna
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Otello sotto il protettorato britannico
intervento di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - «Quest'anno non ho più fatto l'abbonamento alla Lirica... sai, queste regie moderne mi fanno uscire delusa dal teatro...» è il commento rubato dal vostro cronista ad una spettatrice di terza fila di platea, venerdì 14 febbraio scorso nel Teatro Sociale di Rovigo. E non è che il cronista, seduto in seconda fila, abbia poi fatto molto per non udire il commento. Non era un sussurro, era una frase bella e sonora che la signora di terza fila rivolgeva nell'intervallo alla sua vicina di posto: il cronista si è voltato, giusto perché il dovere-diritto di cronaca è inalienabile per un giornalista, e ha verificato trattarsi di una elegante signora più vicina alla terza età che alla media età. Del resto, tutto il teatro era gremito di quel pubblico lì: quello della terza età, il pubblico che è lo "zoccolo duro" dell'opera lirica; di giovani ve ne erano pochissimi (Rovigo fa testo come tutti gli altri teatri d'opera: i giovani raramente sono la maggioranza del pubblico nelle serate d'opera)
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Ballo and Bello
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Giselle comme ci comme įa
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Russian Classical Ballet diretto da Evgeniya Bespalova ha recentemente portato in Italia Giselle, uno dei capolavori più amati del repertorio romantico: le diverse città italiane toccate prima di Ferrara sono state Lecce, Catanzaro e Avezzano. Si tratta di un balletto in due atti, con musiche di Adolphe-Charles Adam (e Ludwig Minkus,
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Opera dal Nord-Ovest
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La Moreno grande Traviata
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Continua a riscuotere un grande successo di pubblico la stagione operistica del Teatro Carlo Felice con il quarto titolo in cartellone che rappresenta uno dei capolavori assoluti del repertorio lirico, nonché l’opera più rappresentata al mondo: La Traviata di Giuseppe Verdi. Inserire Traviata in stagione si è rivelata una
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Opera dal Nord-Est
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Ratto un po' in tedesco un po' in italiano
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato
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Opera dal Centro-Nord
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Chénier un poeta al tempo del Terrore
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Al Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" è andato in scena il capolavoro di Umberto Giordano Andrea Chénier un dramma che intreccia amore, ideali e morte. Ambientata nella Parigi rivoluzionaria tra il 1789 e gli anni del Terrore, l’opera racconta la struggente storia d’amore tra Maddalena di Coigny, una giovane aristocratica caduta in disgrazia
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Classica
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Saccon Genot Slavėk una meraviglia
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e guidato dal prof. Gianluca La Villa ha ripreso l'attività concertistica dopo alcuni mesi di pausa: saranno quattro gli appuntamenti fissati per la corrente stagione, il primo dei quali si è svolto ieri, 10 gennaio, nella sede che ospiterà anche gli altri appuntamenti: era la sala nobile del Circolo dei
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Eventi
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Apre Puccini chiude Rossini
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Come anticipato nella conferenza stampa di “anteprima” dal sovrintendete Fulvio Macciardi nel luglio dello scorso anno, la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Comunale di Bologna proporrà 8 opere in scena e 2 opere in forma di concerto. Le recite si terranno anche per questa stagione al Comunale Nouveau in Piazza della Costituzione 4
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Ballo and Bello
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Lo Schiaccianoci dei rumeni
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non poteva mancare Lo Schiaccianoci nel periodo delle feste natalizie per il Teatro Comunale "Claudio Abbado". E infatti ecco mobilitato il Balletto dell'Opera Nazionale della Romania per due recite di fine anno a Ferrara (28 e 29 dicembre 2024), recite che hanno praticamente registrato il tutto esaurito. La compagnia rumena, diretta da
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Echi dal Territorio
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Ora tocca a Chiatti e Vinco
redatto da Athos Tromboni FREE
MACERATA - Scambio di auguri e presentazione del nuovo management ieri mattina, lunedì 23 dicembre, nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio a Macerata: il sindaco e presidente dell'Associazione, Sandro Parcaroli, ha accolto ufficialmente la nuova sovrintendente Lucia Chiatti e il nuovo direttore artistico Marco Vinco scelti per guidare
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Opera dal Centro-Nord
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Mavra e Schicchi insolito dittico
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati
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Opera dal Nord-Ovest
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Gustavo e il Cappello di Paglia
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La magia si è realizzata. La macchina narrativa, precisa come un cronografo di alta classe, ha funzionato senza alcun intoppo. Il palco ha vibrato di energia, grazie a un cast affiatato che ha danzato con grazia tra battute e situazioni surreali. Il pubblico del Teatro Carlo Felice ha apprezzato ogni attimo, immergendosi nella visione e nell’ascolto
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Opera dal Centro-Nord
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Tosca sancisce l'intestazione a Puccini
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA – Il 29 novembre 2024, il Teatro del Giglio di Lucca, ora ufficialmente "Teatro del Giglio Giacomo Puccini", ha celebrato il centenario della morte del Maestro con un allestimento di Tosca. La giornata, significativa per la città, ha coinciso con la nuova intitolazione del teatro, rafforzando il legame profondo con il compositore lucchese. Il nuovo
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Personaggi
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E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE
TORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
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Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Opera dal Nord-Ovest
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Un eccellente Roberto Devereux
servizio di Simone Tomei FREE
BERGAMO - La versione napoletana del Roberto Devereux inaugura la decima edizione del Donizetti Opera Festival 2024. Il capolavoro di Gaetano Donizetti fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1837 ha riscosso grande successo. Ghiotta occasione per il festival bergamasco che la presenta nell’edizione critica
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Opera dal Nord-Ovest
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Lucia di Lammermoor impiccata a Genova
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Il nuovo allestimento della Lucia di Lammermoor curato dal regista Lorenzo Mariani per la Fondazione Teatro Carlo Felice, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e l’Abao-Olbe di Bilbao, ha visto una regia carica di situazioni forti e simboliche e talvolta inopportune. Lo spettacolo si apre con un'immagine scioccante
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Vocale
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Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
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La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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Opera dal Nord-Est
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La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE
BERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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