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Pubblicato il 18 Novembre 2024
Il Festival Donizetti propone l'opera comica parigina del bergamasco affidandola alla Niermeyer
Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni
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BERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene oltre al testo dell'opera adattato per Gaetano Donizetti nel 1842 dal poeta Giovanni Ruffini su un precedente libretto di Angelo Anelli, anche un prezioso contributo musicologico di Candida Billie Mantica (Università di Pavia) sulla genesi di questo lavoro; e positive considerazioni sull'edizione critica voluta dalla Fondazione Donizetti e realizzata da Roger Parker e Gabriele Dotto. Quest'ultimo firma anche due paginette («Riscoprire un capolavoro conosciuto assai») che tracciano il lavoro di ricerca e "ricostruzione" delle partiture di Donizetti (Don Pasquale, Lucia di Lammermoor, e altre) solitamente sottoposte a tagli e a prassi esecutive neanche lontanamente immaginate dall'Autore. Oltre a questi due contributi critici, il libretto (libro) include anche due interviste fatte da Alberto Mattioli rispettivamente a Iván López-Reynoso (direttore d'orchestra) e ad Amélie Niermeyer (regista) dove vengono spiegate sia le scelte direttoriali in osservanza all'edizione critica della partitura, sia le scelte registiche di ambientazione, costumi e architetture che spostano l'azione dal primo Ottocento ai giorni nostri. Siamo cioè al dittico che unisce tradizione e ammodernamento, dove la tradizione si invera nell'esecuzione filologica della musica e l'ammodernamento si crogiola nello stravolgimento della drammaturgia originale.
Così López-Reynoso può dire che «... io uso l'organico previsto (cioè senza dimezzare gli ottoni dell'orchestra, come avviene spesso, ndr) ma li faccio suonare con dinamiche molto diverse... il suono deve essere morbido, dolce, leggero; cercando i colori del passato con gli strumenti del presente ...» E per contro la Niermeyer può annunciare che «... l'autore (cioè Donizetti, ndr) è un ottimo drammaturgo che utilizza magistralmente dei personaggi buffi "classici". Nella nostra messa in scena, però, abbiamo scelto di rileggere questi ruoli della tradizione dell'opera comica in una prospettiva contemporanea. Trovo affascinante mettere in luce le caratteristiche senza tempo dei personaggi e collocarli in un contesto moderno. In questo modo possiamo esplorare le loro motivazioni e i loro conflitti come se fossero nuovi, evidenziando il rilievo che hanno le loro storie per il pubblico di oggi ...» Ed è per questo che in scena si vedono architetture che simulano una villetta in cemento armato (l'interno e l'esterno della casa), una piscina formato vasca jacuzzi, una Fiat 127 rossa targata Bergamo (BG), un trombettista (il maestro Massimo Longhi, prima tromba dell'Orchestra Donizetti Opera) chiedere l'elemosina a cappello come un busker lacero e sporco mentre accompagna la romanza del tenore "Povero Ernesto dallo zio cacciato" affiancato e due cassoni della spazzatura, l'arrivo dei pacchi da Amazon contenenti abiti e gioielli ordinati da Norina/Sofronia subito dopo il matrimonio con Don Pasquale (pacchi recapitati dagli artisti del coro che oltre a cantare recitano, simulando i riders della Glovo), tre musici messicani (Francesco Gaetano Bellarossa e Camilla Melis, chitarre, con Filippo Acquaviva, tamburello basco) che accompagnano la romanesca di Ernesto "Com'è gentil la notte a mezzo april"; e infine tre performer che sono i mimi muti servitori di Don Pasquale (Alessandro Bareggi, Hillel Pearlman e Vittorio Pissacrola) non previsti nel libretto originale. Si tratta di una nuova produzione della Fondazione Teatro Donizetti su un allestimento dell'Opera di Digione (Francia).
L'azione scenica voluta dalla Niermeyer è frizzante, briosa, movimentatissima. La recitazione dei protagonisti e delle comparse è divertente, a volte esilarante, le gag si susseguono una dietro l'altra e comunque lo spettacolo piace ed è rispettosissimo della musica. E risulta, tutto sommato, una riproposizione in chiave attuale del vaudeville che tanto divertiva i nostri bisnonni... Lo staff di palcoscenico si completa con Maria-Alice Bahra (scene e costumi), Dustin Klein (coreografie), Tobias Löffler (meravigliose le sue luci) e Giulia Giammona (assistente alla regia). Sul podio dell'Orchestra Donizetti Opera, il maestro Iván López-Reynoso è stato il deus-ex-machina di una concertazione raffinata e convincente, guidando l'ensemble strumentale a osservare i presupposti raccontati nell'intervista rilasciata a Mattioli (...il suono deve essere morbido, dolce, leggero; cercando i colori del passato con gli strumenti del presente ...) e addirittura brillando nell'organizzazione della musica e del canto nei concertati e negli spassosi sillabati. Molto ben risolto il duetto Don Pasquale/Dottor Malatesta ("Aspetta, aspetta, cara sposina/Il poverino sogna vendetta") che ha restituito all'allestimento bergamasco, in prima esecuzione moderna, l'originale scrittura di Donizetti nella sua intierezza. Rispetto al cast, solo elogi; in primo luogo hanno debuttato due giovani voci, allievi della Bottega Donizetti, vere promesse del belcanto: il soprano Giulia Mazzola (Norina/Sofronia) e il baritono Dario Sogos (Dottor Malatesta). La Mazzola è dotata di un timbro molto seducente e di una vocalità che già denota ottimo apprendimento delle tecniche quali messa di voce, passaggio di registro, controllo dell'intonazione nel superacuto, canto a fior di labbra. Se alla sua preparazione vocale si aggiunge la sua vivacità scenica e la propensione al gesto (naturale) che unisce l'azione al significato, si può solo pronosticare per lei un futuro in carriera di una certa importanza. Al proscenio, durante le ovazioni finali del pubblico, non è riuscita a trattenere le lacrime di gioia (e, probabilmente, anche lacrime di uscita dall'apprensione...) Non da meno il baritono Dario Sogos, morbido, simpatico, attore in pectore, pure lui molto applaudito anche a scena aperta. Ai due allievi di Bottega Donizetti si sono efficacemente affiancati i veterani Roberto de Candia (Don Pasquale) con quella bravura che gli è riconosciuta da almeno tre decenni di frequentazione del repertorio; e il tenore Javier Camarena (Ernesto), protagonista di un'ottima prestazione. E infine un plauso anche al simpatico Fulvio Valenti (Un notaro) che oltre alla sua parte prevista nel libretto, ha obbedito alle disposizioni della regista che lo ha voluto mimo muto sempre in scena dopo la sua prima comparsa come personaggio.
Eccellente il Coro dell'Accademia Teatro alla Scala istruito dal maestro Salvo Sgrò. Applausi per tutti sia dopo ogni aria e duetto o concertato di prassi, sia al termine dello spettacolo, dove il clamore delle ovazioni ha sommerso il calore dei battimani.
Crediti fotografici: Gianfranco Rota per il Festival Donizetti di Bergamo Nella miniatura in alto: il baritono Roberto de Candia (Don Pasquale) Sotto, in sequenza: Giulia Mazzola (Norina/Sofronia); Javier Camarena (Ernesto) e Dario Sogos (Dottor Malatesta); ancora Camarena e la banda di palcoscenico (Francesco Gaetano Bellarossa e Camilla Melis, chitarre, con Filippo Acquaviva, tamburello basco) Al centro: panoramiche su scene, costumi e luci In fondo: ancora la Mazzola e poi de Candia con Camarena e Sogos
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Pubblicato il 14 Ottobre 2024
In prosa e in musica il lavoro tratto dal racconto di Henry James continua a inquietare il pubblico
Giro di vite diversamente fatto
servizio di Simone Tomei
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GENOVA - Due teatri genovesi, il Nazionale ed il Carlo Felice, hanno avuto un’idea innovativa e affascinante per l’apertura della nuova stagione 2024-2025, proponendo un duplice spettacolo che unisce prosa e opera, presentato al Teatro Ivo Chiesa. È la prima volta in Italia che il pubblico può assistere a un dittico in cui viene messo in scena lo stesso testo, prima in versione teatrale e poi in forma operistica. Il romanzo scelto come fonte letteraria è The turn of the screw (Il giro di vite) di Henry James, scritto nel 1898, portato prima in prosa in tempi contemporanei con un adattamento di Carlo Sciaccaluga e poi trasposto in opera con la composizione di Benjamin Britten del 1954. Il giro di vite racconta la storia di una giovane istitutrice che accetta di prendersi cura di due piccoli orfani, Flora e Miles, lasciati a lei dal loro zio, sempre in viaggio e poco interessato alle loro necessità. C’è però una regola fondamentale: l'istitutrice non deve mai disturbare il padrone, qualunque sia la situazione. Ci troviamo nell’Inghilterra dell’Ottocento, nella tenuta di Bly, dove vivono i bambini e dove la ragazza incontra anche la governante, Mrs. Grose. Inizialmente, tutto sembra andare per il meglio finché una notte, mentre cammina nel giardino, l'istitutrice avvista un uomo sconosciuto sulla torre che la osserva senza muoversi e poi svanisce all'improvviso. Poco dopo scopre che anche una donna si aggira liberamente per la casa. Parlando con Mrs. Grose l'istitutrice apprende che si tratta dei fantasmi di Peter Quint, un ex servitore, e di Miss Jessel, la precedente istitutrice. Un oscuro segreto lega i bambini a questi spiriti: starà a lei rivelarlo e liberarli da una sorte funesta.
L’allestimento scenico, comune a entrambe le rappresentazioni, è curato dal regista Davide Livermore e dallo scenografo Manuel Zuriaga. La scenografia è caratterizzata da grandi pannelli mobili rivestiti da una carta da parati scura con motivi geometrici floreali, creando un ambiente essenziale ma potente, reso ancora più suggestivo dai movimenti scenici accuratamente studiati e dalle luci sapientemente disegnate da Antonio Castro. Nella rappresentazione in prosa queste luci creano ombre minacciose e figure spettrali che emergono all’improvviso dal buio, amplificando l’atmosfera inquietante. In questa prima visione colpisce soprattutto il ritmo serrato delle quinte mobili che costruiscono un crescendo di tensione, quasi come la “vite” del titolo che, girando, avvolge lo spettatore in un'atmosfera di turbamento. L’impostazione registica strizza l’occhio al genere horror, perfettamente sostenuto dalle musiche di Giua, che aggiungono un’ulteriore dimensione emozionale.
Qualche appunto agli interventi sonori di Edoardo Ambrosio, con i suoi effetti inquietanti che provengono da diversi angoli della sala: forse un livello più basso degli stessi in termini di decibel avrebbe sortito un effetto meno stordente e meno distraente. Infine i costumi, semplici ma attentamente studiati, sono opera di Marianna Fracasso e si integrano perfettamente nel quadro generale. Un quadro che riflette in parte l’originalità del romanzo sia per trasposizione letteraria sia per idee di messinscena. La lettura del romanzo originale infatti può indurre il lettore a liberare la fantasia, ma Livermore sembra averne "un po’ abusato", forse anche con l’idea che la trasposizione in melodramma sarebbe riuscita a dare quelle risposte rimaste inevase al termine della visione in prosa. Gli attori si distinguono per bravura e naturalezza. Linda Gennari, nel ruolo della Istitutrice, offre una performance straordinaria, riuscendo a rendere il personaggio fresco, vulnerabile, ma allo stesso tempo carico di sensualità e determinazione; sa modulare la voce in maniera egregia ed ogni parola esprime sempre compiutamente lo stato d’animo del momento. Gaia Aprea è altrettanto convincente, dando vita a una Mrs. Grose avvolta da un’aura di fin troppo mistero. Aleph Viola e Virginia Campolucci interpretano con grande intensità gli spiriti malvagi di Peter Quint e di Miss Jessel, mentre Luigi Bignone e Ludovica Iannetti incarnano con maestria i giovani Miles e Flora, portando in scena una sottile e inquietante follia. L’opera lirica di Britten, suddivisa in un prologo e due atti, segue la forma di un tema con quindici variazioni, eseguite da un ensemble di tredici strumenti che include archi, fiati, arpa, celesta, percussioni e pianoforte. La partitura, caratterizzata da una notevole varietà timbrica più che da linee melodiche, è stata resa con grande maestria dal direttore Riccardo Minasi e dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova. Minasi ha saputo mettere in risalto le diverse sfumature sonore, alternando momenti lirici a passaggi più cupi e inquietanti, in cui la celesta ha avuto un ruolo di spicco per il suo tono etereo. Particolarmente efficace è stato anche l’uso del pianoforte solista nelle interpretazioni "mozartiane" del personaggio di Miles creando un’atmosfera intensamente da brivido. La musica di Britten, vivace e dinamica, mantiene alta la tensione grazie a continue combinazioni strumentali originali, portando lo spettatore dentro un crescendo di inquietudine. L’orchestra ha offerto una performance impeccabile, con un encomiabile lavoro solistico. La pianista, alternandosi tra celesta e pianoforte, e i fiati hanno contribuito in maniera essenziale agli effetti drammaturgici. Il cast affronta l'opera con notevole maestria, offrendo interpretazioni di grande qualità. Karen Gardeazabal, nel ruolo della Istitutrice, brilla per intensità e capacità espressiva, riuscendo a trasmettere con chiarezza e calore vocale i diversi sentimenti del personaggio. Al suo fianco, Polly Leech fornisce un ottimo supporto come Mrs. Grose, creando con la Gardeazabal un duetto carico di malinconia e ben equilibrato. Sul versante più oscuro, Valentino Buzza ha il compito di interpretare il demoniaco Peter Quint, e lo fa con una vocalità ampia e potente che conferisce al personaggio un fraseggio convincente. La sua interpretazione è ulteriormente valorizzata da un'inquietante presenza scenica, che ne accentua l’aspetto mefistofelico. Marianna Mappa, come Miss Jessel, sa essere efficacemente insinuante e inquietante. Tra i più giovani, Oliver Barlow nella difficile parte di Miles e Lucy Barlow (Flora) offrono un'interpretazione lodevole che culmina nel loro duetto in cui mettono in luce una sviluppata maturità artistica.
La platea numerosa ma non affollata ha reso omaggio a questa lodevole doppia apertura teatrale. (La recensione si riferisce alla recita di domenica 13 ottobre 2024)
Crediti fotografici: Federico Pitto per i teatri Nazionale e Carlo Felice di Genova Nella miniatura in alto: il soprano Karen Gardeazabal (Istitutrice) Sotto: le due interpreti della Istitutrice, l'attrice Linda Gennari e la cantante Karen Gardeazabal Al centro e sotto in sequenza: l'attrice Gaia Aprea (Mrs. Grose), Linda Gennari, la cantante Polly Leech (Mrs. Grose), Karen Gardeazabal; una serie di belle panoramiche negli scatti di Federico Pitto
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Pubblicato il 02 Luglio 2024
Il lavoro di Giacomo Puccini andato in scena al Regio di Torino č preda d'un originale regia
Trittico omogeneizzato da Kratzer
servizio di Simone Tomei
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TORINO - La stagione lirica 2023/2024 del Teatro Regio chiude i battenti con un ulteriore omaggio a Giacomo Puccini mettendo in scena Il Trittico. Un’opera, anzi tre, nelle quali si snocciolano eventi e situazioni assai dissimili tra loro; una eterogeneità che spesso stimola la fantasia di molti registi alla ricerca di un filo conduttore che possa armonizzare una visione completa così come concepita dal compositore. Di idee - talvolta bislacche, talvolta geniali - ne è pieno il Teatro d’opera; detto ciò personalmente credo che si possano trovare delle similitudini tematiche nei tre atti unici: si pensi alla morte, si pensi all’amore (nelle sue molteplici forme), alla scaltrezza e, perché no, alla fede, nella sua più ampia accezione. Questi sono solo alcuni anelli di congiunzione che potrebbero rappresentare un fil rouge tra le tre partiture, ma oltre ad un elemento che le “uniformi” si può andare oltre, alla ricerca cioè di qualcosa che le “intrecci” con l’intento di trovare rimandi - più o meno veritieri ed opportuni - tra le eterogenee situazioni e personaggi. Ecco quindi che l’idea registica partorita da Tobias Kratzer (già presentata con molti mal di pancia nel Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles) volge in questa direzione. Ludivine Petit riprende la regia di Tobias Kratzer, Rainer Sellmaier firma scene e costumi, ripresi da Clara Hertel, Bern Purkrabek ha creato le luci, riprese per l’occasione da Gianni Bertoli, i video sono di Manuel Braun, Jonas Dahl e Janic Bebi sono collaboratori ai video, Matthias Piro è assistente alla regia video. Dunque, cosa c’entra Michele del Tabarro, con l’amore tra Rinuccio e Lauretta dello Schicchi? Cosa lega le vicende del convento, dove è reclusa Suor Angelica, alle passioni erotiche di Giorgetta e Luigi del Tabarro? Cosa accomuna il testamento di Buoso Donati del Gianni Schicchi con lo strazio della scelta estrema di Suor Angelica?
Ad una mente normale apparentemente nulla, ma Kratzer ha voluto realizzare queste “consonanze” - o forse meglio dire forzature - con piccoli accorgimenti atti ad armonizzare visivamente i tre atti unici mediante rimandi azzardati all’interno delle varie drammaturgie. Il meno probabile, quello in Tabarro - anche perché è la prima opera ad andare in scena - è consistito nel mostrare un piccolo filmato rappresentate il finale del Gianni Schicchi con le effusioni dei due giovani innamorati, proprio mentre Michele medita sulla sua disperazione per l’amore ormai svanito di Giorgetta. Suor Angelica, o meglio le suore del convento, si troveranno invece alle prese con una sorta di “fumetto proibito” in cui risultano facilmente riconoscibili i personaggi ed i colori del Tabarro. Infine nell’atto comico dello Schicchi, Buoso Donati ancora vivo sta ascoltando il vinile del finale di Suor Angelica e nell’estasi del momento cambia il testamento già redatto e lo nasconde proprio dentro la custodia del disco; ecco quindi che subito dopo è colpito da infarto fulminante e muore. Questa è in sintesi la descrizione di quanto il regista tedesco ha messo in scena, e se l’idea può essere anche originale - ma a mio avviso troppo azzardata - la realizzazione scenica è stata alquanto deludente con l’eccezione in parte, dell’atto centrale di Suor Angelica. La struttura del Tabarro ci porta in una Parigi moderna: la scena è suddivisa in quattro sezioni come una pagina a fumetti, dominano il bianco e il nero cuciti da un cielo rosso sangue. Il titolo dell’opera compare come elemento scenico in alto a sinistra ed è scritto in lettere cremisi come il fumetto cui il regista si è ispirato: Parigi è come Sin City, la graphic novel e il relativo film noir di Frank Miller e Robert Rodriguez. Come già accennavo, meglio senza dubbio Suor Angelica: non esiste quasi scenografia ed il palcoscenico è costantemente riempito da un video in bianco e nero che, in maniera didascalica, illustra i vari momenti dell’opera con i titoli che appaiono come nel libretto. Lo spettatore è quindi guidato passo passo nel comprendere quello che i cantanti interpretano, ma anche qui ci sono forzature e stravaganze che minano l’ardita idea originaria. In scena troviamo rappresentati fantomatici disturbi alimentari delle converse - le vediamo ingozzarsi di pringles e nutella e poi vomitare nei lavandini dei bagni - oppure i “pruriti sessuali” di due sorelle mentre di nascosto leggono il già succitato “fumetto proibito” (unico elemento a colori del video) immaginando di trovarsi immerse in quelle passioni amorose. La rivista viene quindi scoperta dalla Suora Zelatrice e bruciata nel fuoco di un camino cui seguirà un incendio che distruggerà l’intero convento e dal fumo che si spande nell’atmosfera apparirà il “miracolo” descritto dal librettista Forzano.
Infine Gianni Schicchi che viene rappresentato come se i protagonisti fossero dentro un reality show con tanto di pubblico su gradinate disposte sul palcoscenico che applaude o interagisce con gli artisti grazie a suggerimenti di assistenti di studio. Anche qui il fine primo - quello del rimando tra i tre momenti operistici - è tendenzialmente vanificato da scelte di dubbio gusto: oltre l’idea grottesca del reality, una vasca idromassaggio scende dall’alto e in essa i parenti sguazzano in costume da bagno, il tutto poi, è intriso di una comicità troppo forzata, ai limiti del ridicolo. Fino a qui il “visto” scenico-registico, ora passiamo al “sentito”. A calcare il palcoscenico un artista di grande levatura professionale ed umana ha dato vita ai personaggi di Michele (Tabarro) e Gianni Schicchi: Roberto Frontali: in entrambi i ruoli ha saputo evidenziare con cura ogni aspetto peculiare del loro carattere sottolineando ogni sfumatura del rigo musicale. In Michele la voce tornita e salda si è sviluppata con un canto sempre ben centrato, intonazione perfetta e fraseggio encomiabile; ciò gli ha permesso di enfatizzare gli accenti più melanconici con quella dose di sofferenza necessaria per poi esplodere con “ira funesta” nella grande aria che prelude al gesto finale. Nello Schicchi la parola scenica diventa protagonista e l’aderenza della voce al testo rende ogni frase perfettamente intellegibile, scaltramente cinica e garbatamente sorniona e canzonatoria. Elena Stikhina, impegnata anch’essa nel doppio ruolo di Giorgetta e Suor Angelica, ha mostrato un’alternanza di risultati. Nel primo la voce sembra adattarsi poco al personaggio e manca di quella “polpa” necessaria per spiccare in maniera convincente: gli acuti sono piuttosto deboli ed anche la zona centrale non risulta pienamente a fuoco. Meglio senza dubbio nel secondo ruolo che richiede un canto più spianato in cui sa far emergere un buon legato; manca anche qui però il trasporto necessario a rendere le emozioni e le intenzioni in modo convincente e sentito. Il Luigi di Samuele Simoncini è denso di sfumature e accenti sempre appropriati, gli acuti sono ben piazzati e la necessaria irruenza del focoso amante del Tabarro si percepisce grazie ad un canto sonoro e ben proiettato. Brilla come uno smeraldo in un “solitario” la figura della Zia Principessa di Suor Angelica interpretata da Anna Maria Chiuri: la sua “manifestazione” sul maxischermo - conoscendo l’indole della nobildonna - è pietrificante. Lo sguardo, le movenze, i piccoli movimenti del viso la rendono indubbiamente credibile e poi, la voce! Il colore scuro, quasi demoniaco, abbraccia tutta la sala; ogni parola è scolpita e diventa una coltellata per la nipote suora, ma anche per noi che ascoltiamo estasiati. Lo stuolo dei personaggi di fianco non è comunque da meno. Seguendo l’ordine di apparizione Roberto Covatta si rivela prima un bravissimo Tinca e successivamente un convincente Gherardo. Il tutto grazie ad un’emissione precisa, sempre ben a fuoco e pregna di intenzioni. Gianfranco Montresor (prima Talpa e poi Simone) sa ben mettere in luce un canto a servizio della parola che rende i due personaggi estremamente convincenti. Annunziata Vestri regala inizialmente una figura della Frugola estremamente sciantosa, vocalmente centrata e mai sconveniente, per poi trasformarsi nell’arcigna Suora Zelatrice cui è affidata la disciplina del convento.
Completano il cast del Tabarro Lucrezia Drei e Matteo Mezzaro (Giovani amanti) - entrambi avranno un ruolo di rilievo nel Gianni Schicchi - e i solisti del Regio Ensemble Enrico Maria Piazza (Venditore di canzoni) e Irina Bogdanova (Voce di sopranino). In Suor Angelica merita evidenziare la precisione e cura vocale di Monica Bacelli (La Badessa) citando con encomio tutte le altre: Tineke Van Ingelgem (La suora infermiera e La maestra delle novizie), Lucrezia Drei (Suor Genovieffa), Annelies Kerstens (Suor Osmina), Emma Posman (Una novizia e Prima conversa), le soliste del Regio Ensemble Ksenia Chubunova (Suor Dolcina e Seconda conversa) e Irina Bogdanova (Prima sorella cercatrice). Nel ruolo di Seconda sorella cercatrice e Seconda suora Lyudmyla Porvatova, Prima suora Jang Eun Young e Terza suora Laura Lanfranchi. L’ilarità ed il divertimento che scaturiscono in Gianni Schicchi trovano un validissimo appoggio nell’interpretazione di due artisti già nominati in precedenza: Lucrezia Drei è una convincente Lauretta che intona un “Oh mio babbino caro” cesellato di sfumature e Matteo Mezzaro (Rinuccio) mostra un canto sicuro e tornito di accenti più che convincenti. È sempre un piacere vedere in scena l’ottuagenaria Elena Zilio (Zita) che, seppur vocalmente offra un piacevole sonoro declamato (intonato e denso di nitore), scenicamente è una vera leonessa da palcoscenico che non teme le avventate scelte registiche. Encomi per gli altri personaggi di fianco: Irina Bogdanova (Nella), Tyler Zimmerman (Betto di Signa), Andres Cascante (Marco) Tineke Van Ingelgem (La Ciesca), Roberto Accurso (Maestro Spinelloccio e Ser Amantio di Nicolao), Marco Sportelli nel ruolo di Pinellino calzolaio, Roberto Calamo è Guccio tintore e Ludovico Longo è il piccolo Gherardino, Riccardo Mattiotto è bravo attore nel ruolo muto di Buoso Donati. Il M° Pinchas Steinberg, alla guida degli ispirati complessi musicali del Teatro Regio, delinea con precisione i differenti caratteri delle tre partiture andando a cogliere gli aspetti più reconditi e facendone emergere sonorità e intenzioni. Nella piccola introduzione del Tabarro evidenzia con precisione la melanconia del “suono” della Senna, per poi addentare con vigore i momenti più drammatici. In Suor Angelica il colore diventa più rarefatto ed il languore personale della protagonista si fa pienamente musica. Nel Gianni Schicchi brillano le genialate pucciniane ed ogni struttura musicale riesce a snocciolare in maniera sublime l’intesa con il palcoscenico. Il Coro diretto dal M° Ulisse Trabacchin, esegue puntualmente gli interventi ad esso affidati; ottimo anche il Coro di voci bianche preparato dal M° Claudio Fenoglio. Pubblico non troppo numeroso, ma sonoramente plaudente per tutti (La recensione di riferisce alla recita di domenica 30 giugno 2024).
Crediti fotografici: Daniele Ratti per il Teatro Regio di Torino Nella miniatura in alto: il direttore Pinchas Steinberg Sotto, in sequenza: panoramiche su Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi
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Parliamone
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Un Flauto davvero magico
intervento di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ci vuole coraggio per aprire una stagione lirica di buon prestigio quale quella del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un capolavoro come Die Zauberflöte (Il flauto magico) di Mozart affidando i ruoli principali a giovani cantanti, allievi del corso di perfezionamento tenuto dal maestro Leone Magiera proprio a Ferrara: vero è che si tratta di promettenti artisti, selezionati a suo tempo dopo un vasto giro di audizioni, e inseriti in un’attività triennale che è stata sia di formazione che di produzione; il risultato lo si è visto venerdì sera, 6 dicembre 2024: un risultato che ha confermato una notevole crescita professionale di questi giovani. La testimonianza più probatoria del risultato è data dagli applausi a scena aperta e dalle ovazioni finali che tutti si sono meritati; un'accoglienza calorosissima del pubblico che gremiva il Teatro Abbado fino all'esaurito (sold out, si dice oggi con un inglesismo entrato nella prassi). Il che significa che il coraggio può essere addotto quando la sostanza ha fondamento dentro delle potenzialità fondamentali.
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Personaggi
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E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE
TORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
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Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Vocale
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Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
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La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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Opera dal Nord-Est
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La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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Vocale
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Requiem salvato dalle voci
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale
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Opera dal Centro-Nord
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Il paradigma č un cavallo
servizio di Simone Tomei FREE
PARMA - Nel 1849 Giuseppe Verdi presenta a Roma La Battaglia di Legnano, un'opera in quattro atti con libretto di Salvatore Cammarano. Ambientata nel 1176, durante la celebre battaglia in cui la Lega Lombarda sconfisse l'imperatore Federico Barbarossa, l'opera va oltre la semplice rievocazione storica, riflettendo profondamente
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Echi dal Territorio
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Miracolo al soglio di sor Giacomo
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TORRE DEL LAGO (LU) - È l’avvocato Fabrizio Miracolo il nuovo presidente della Fondazione Festival Pucciniano nominato dal sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, alla guida della stessa Fondazione; il neo presidente si dice «... profondamente onorato per la fiducia ricevuta dal primo cittadino. È un incarico – ha poi proseguito – che rappresenta
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Opera dal Centro-Nord
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Appunti dal Festival Verdi
servizi di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE
PARMA - Era il 10 ottobre 1813 quando, alle Roncole di Busseto, Luigia Uttini diede alla luce Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, colui che, citando Gabriele D’Annunzio, avrebbe dato voce alla speranza e ai lutti, pianto e amato per tutti. Tradizione vuole dunque che, nell’ambito del Festival Verdi di Parma e Busseto, il decimo giorno del
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Opera dall Estero
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Ballo in maschera di stelle
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA), War Memorial Opera House - Ci sono alcune opere liriche che hanno un legame o un significato speciale con alcuni teatri, e una di queste è Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi con la San Francisco Opera, titolo scelto dalla compagnia per avviare la nuova stagione, la 102 ̊ della propria storia. Quest'opera verdiana ebbe
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Opera dal Nord-Ovest
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Giro di vite diversamente fatto
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Due teatri genovesi, il Nazionale ed il Carlo Felice, hanno avuto un’idea innovativa e affascinante per l’apertura della nuova stagione 2024-2025, proponendo un duplice spettacolo che unisce prosa e opera, presentato al Teatro Ivo Chiesa. È la prima volta in Italia che il pubblico può assistere a un dittico in cui viene messo in scena lo
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Eventi
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Spiegato il cartellone col concertone
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - È stata presentata ieri la nuova stagione 2024/2025 di Opera e Danza del Teatro Comunale "Claudio Abbado": sono 14 i titoli in programma al via il 19 novembre prossimo con lo spettacolo performativo Vissi d'arte. Vissi per Maria dedicato e incentrato sulla figura della divina Maria Callas. Otto spettacoli saranno realizzati dal Teatro
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Opera dal Centro-Nord
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Schicchi nelle Stanze dell'Opera
servizio di Simone Tomei FREE
AREZZO - Si è “consumata” nel Teatro Petrarca della città toscana una lodevole iniziativa locale che ha portato alla messinscena di un capolavoro pucciniano facente parte del celeberrimo Trittico: il Gianni Schicchi. L’iniziativa ha annoverato due aspetti interessanti e particolari. In primis nel cast erano presenti molti talenti del progetto di
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Echi dal Territorio
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Tutte le direzioni in Fall
servizio di Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - La programmazione autunno-vernina del Gruppo dei 10 riparte dallo Spirito di Vigarano Mainarda con l'ormai classico appuntamento di Tutte le direzioni in Fall. Gli otto eventi, che si svolgeranno da venerdì 11 ottobre a giovedì 26 dicembre 2024, sono stati presentati alla stampa e ai soci del Gruppo dei 10 oggi
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Eventi
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Il Filarmonico 2025 inizia con Salieri
servizio di Athos Tromboni FREE
VERONA - Il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli è stato il mattatore della presentazione della stagione lirica e sinfonica 2025 del Teatro Filarmonico, Arena di Verona. La conferenza stampa, aperta al pubblico, si è tenuta oggi nella Sala Maffeiana dello stesso teatro veronese e Mattioli ha raccontato storia e aneddoti legati ai titoli d'opera
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara in Jazz si comincia...
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La 26.esima edizione di Ferrara in Jazz è stata presentata oggi nella Sala dell'Arengo del Municipio dal presidente del Jazz Club, Federico D'Anneo, dal direttore artistico Francesco Bettini, dall'Assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, e dalla direttrice del Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi", Annamaria
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Vocale
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Donne nelle arie di Puccini
FREE
FERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha inaugurato il Festival di danza contemporanea con una prima esecuzione mondiale dello spettacolo Puccini's Opera - Voci di donne realizzato dalla coreografa e regista Monica Casadei con la sua Compagnia Artemis Danza di Parma. Nell'ambito della giornata dedicata a
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Opera dal Centro-Nord
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La solita bella Cenerentola
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - È tornata in scena al Teatro del Maggio Fiorentino La Cenerentola di Gioachino Rossini nell’ormai storico allestimento della regista Manu Lalli, scene di Roberta Lazzeri, costumi di Gianna Poli e luci di Vincenzo Apicella riprese da Valerio Tiberi. Ho parlato di questa mise-en-scene in due precedenti visioni del 2017 e 2018 alle quali vi rimando
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Opera dal Centro-Nord
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Cavalleria e Schicchi buon cast mala regia
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Il Festival Mascagni di Livorno 2024 si è chiuso con la rappresentazione delle opere Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi, portando sul palco due compositori toscani di spicco: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Per quale motivo si è scelto di accostare due opere così distanti tra loro? Lo spiega il direttore artistico del Festival, Marco Voleri
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