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Criticabile messa in scena del 'dissoluto punito' tanto che lo spettacolo viene salvato dal canto |
Don Giovanni tradito dalla regia |
servizio di Ramón Jacques |
Pubblicato il 25 Aprile 2024 |
HOUSTON (Texas, USA) - Wortham Theater Center. La stagione della Houston Grand Opera, iniziata pochi mesi fa, in un batter d'occhio volge al termine, e lo fa con il Don Giovanni di Mozart, titolo sempre interessante, impegnativo e accattivante. Forse quando l'opera venne rappresentata per la prima volta il 29 ottobre 1787 al Teatro Nazionale di Praga, nessuno immaginava che con il passare del tempo, fino a giungere ai giorni nostri, il titolo avrebbe avuto la popolarità e l'impatto che ha, e che l'hanno portato a diventare una pietra miliare del repertorio operistico. Una riuscita produzione de Il dissoluto punito (come è scritto nel sottotitolo) richiede che le parti vocali, musicali e sceniche siano perfettamente in accordo, e purtroppo in questa occasione la parte scenica non ha pienamente assolto al suo compito. La produzione teatrale del regista danese Kasper Holten, vista qui per la prima volta nel 2009 e proveniente dalla Royal Opera House di Londra, e alla cui coproduzione ha partecipato la Houston Grand Opera e altri teatri, è uno spettacolo meraviglioso e impattante sotto l'aspetto visivo, ma nella sua concezione sembra non tenere conto della presenza dei personaggi. Si vedeva in scena un cubo su due livelli sopra il centro del palcoscenico che con scale e muri all'interno di esso rappresentava un palazzo. Il problema è che per gran parte dello spettacolo il palco ruotava in modo circolare, con l'intenzione registica di cambiare ambienti e scene, facendo camminare costantemente i cantanti mentre lo stesso palco si muoveva, provocando un costante effetto di distrazione e un certo fastidio per lo spettatore. Non esisteva una linea di regia adeguata e credibile, né linee guida per recitare con continuità, ma piuttosto la messa in scena consisteva in movimenti isolati dei personaggi, generalmente esagerati, con artisti che salivano e scendevano costantemente le scale senza una ragione o un senso convincente, con a volte alcuni che cantano al livello superiore e altri al livello inferiore a distanza. Quando avveniva una vera interazione tra i personaggi, questa si realizzava tra il cubo e il proscenio, come se si trattasse di scene rappresentate in versione da concerto.

L'ideatore di questa produzione era Es Devlin, e i costumi appropriati ed eleganti, ad eccezione di quello di Leporello e della tunica bianca, fangosa e insanguinata del Commendatore che stonavano con gli altri, erano stati disegnati da Anja Vang Kragh. La parte migliore dell’allestimento è stata senza dubbio quella degli effetti delle proiezioni di Luke Halls, effettuate sulla scenografia, che così aveva la funzione di uno schermo. Sul palco apparivano i nomi di tutte le conquiste di Don Giovanni, figure geometriche che davano un tocco cinematografico e surreale, e mettevano in risalto i dettagli delle pareti, delle porte e delle scale, dando allo spettatore l'impressione della struttura in legno o simulando lunghi corridoi. Tutto è stato realizzato in un ambiente buio, nero e cupo illuminato efficacemente da Bruno Poet. In sintesi, la performance ha avuto esiti visivamente apprezzabili a livello estetico per gli spettatori, ma nella sua concezione ometteva la funzionalità e la presenza degli artisti. Un altro dettaglio che la messa in scena non è riuscita a risolvere e che ha lasciato una certa insoddisfazione, è stato che si è deciso di escludere la scena finale “Ah, dov'e e il perfido?” Concludendo lo spettacolo spegnendo le luci del palco nel momento della scomparsa di Don Giovanni. È strano pensare che, con la sua carriera e la sua esperienza, Kasper Holten non potesse pensare a un inaspettato coup de théâtre in una scena così significativa. La parte musicale e vocale dell'esecuzione ha superato le aspettative con la direzione musicale, delicata e dettagliata della direttrice d'orchestra inglese Dame Jane Glover, che ha suonato il clavicembalo dal podio durante i recitativi mentre dirigeva. Si tratta di una direttrice d’orchestra che scolpisce meticolosamente ogni dettaglio, realizzando una lettura molto stilizzata, leggera, dando importanza alle voci, sempre attenta ad estrarre le sfumature e gli aspetti più cadenzati e melodici della sontuosa partitura. Il coro, diretto dal maestro Richard Bado, ha dato il suo contributo in modo preciso e professionale, disposto fuori scena, da dove si potevano ascoltare i suoi interventi. Nel ruolo di Don Giovanni si è distinto il basso-baritono Luca Pisaroni, che era stato uno dei migliori interpreti di Leporello; qui, nel ruolo del dissoluto punito, si è dimostrato un solido interprete e conoscitore del personaggio affidatogli, nonostante le scene di inspiegabile sofferenza e angoscia (imputabili ad un'errata regia e che apparivano fuori luogo) che non hanno sminuito il suo atteggiamento rissoso, provocatorio e seducente con cui impersonava il proprio ruolo. Vocalmente ha mostrato voce ampia, robusta e di colore gradevole, oltre al buon gusto, alla buona dizione e alla comprensione del testo e della parola cantata. Il ruolo di Leporello è stato ben cantato dal basso-baritono Ryan McKinny, artista dalle eccezionali qualità vocali, ma il cui personaggio in questa produzione è stato ridotto all'anonimato, cosa che lo ha trasformato proprio in un personaggio poco partecipativo, ignaro della storia, come, ad esempio, quando sedeva in un angolo, perso tra le proiezioni durante tutta la scena finale tra Don Giovanni e il Commendatore. Il mezzosoprano Sasha Cooke, al debutto nel ruolo di Donna Elvira, ha affascinato il pubblico per la seduzione del suo canto, per il timbro brunito e ricco di sfumature e per un'eccellente linea di canto che ha contribuito a rendere il suo personaggio uno dei più riusciti dal punto di vista vocale. La sua performance è stata adeguata, con una presenza radiosa e seducente, entro i parametri già descritti. Da parte sua, il soprano Adrian Chuchman è stata una Donna Anna con acuti brillanti e una voce agile, flessibile e ben intonata; e il tenore Kang Wang, aveva una voce lirica leggera, di piacevole timbrica, ma priva di personalità e corpo nelle arie importanti del personaggio di Don Ottavio. Il soprano Erika Baikoff è stata una Zerlina giovane e delicata, vocalmente ideale per il personaggio, irradiando una immagine graziosa e attraente. Il baritono Norman Garrett è stato corretto nella sua interpretazione di Masetto, e il basso americano Patrick Guetti, che ha svolto la sua carriera su importanti palcoscenici in Europa, ha mostrato una forza e una profondità vocale inusuali per il personaggio del Commendatore, dandogli l’autorità e la solidità che gli corrisponde.


Dopo Don Giovanni, la Houston Grand Opera presenterà The Sound Of Music di Rogers e Hamerstein come ultimo titolo, essendo uno dei pochi teatri importanti negli Stati Uniti che nel corso della sua storia hanno avuto un rapporto molto stretto con i musical americani. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 19 aprile 2024)
Crediti fotografici: Lynn Lane / HGO Nella miniatura in alto: Luca Pisaroni (Don Giovanni) Al centro: panoramica sull'allestimento voluto dal regista Kasper Holten Sotto in sequenza: Luca Pisaroni con Adrian Chuchman (Donna Anna); con Erika Baikoff (Zerlina); con Ryan McKinny (Leporello); e con Sasha Cooke (Donna Elvira)
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