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Pubblicato il 16 Settembre 2023
L'incompiuta di Giacomo Puccini con il finale di Berio ha entusiasmato il pubblico di Spoleto
Abbiamo la Turandot dei prossimi 20 anni
intervento di Athos Tromboni
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SPOLETO – Il Teatro Lirico Sperimentale “A.Belli” ha messo in scena la Turandot di Giacomo Puccini come ultima opera della sua stagione lirica. Due le note salienti da mettere in rilievo: la prima, che l’allestimento ha scelto il finale di Luciano Berio rispetto a quello tradizionale di Franco Alfano; e la seconda, che nel ruolo della Principessa di Ghiaccio - la sera del 15 settembre al Teatro Nuovo - ha cantato la giovane Suada Gjergji e con essa il mondo del melodramma ha trovato la Turandot dei prossimi 15 – 20 anni, poi diremo perché. Ma partiamo dalla prima nota saliente: il finale di Berio. È talmente bello musicalmente che meriterebbe di essere “espunto” dall’opera per costituire un brano a sé, di Puccini-Berio se proprio lo si dovesse cointestare. Fior di musicologi hanno spiegato e scritto perché Berio abbia rispettato più di Alfano gli appunti lasciati da Puccini morto prima di concludere l’opera. Ma se questo è vero, è altrettanto vero che il compositore ligure (scomparso nel 2003) ha musicato le intenzioni del maestro lucchese (scomparso nel 1924) traendone una musica in totale sincronia con l’estetica novecentesca… una realtà che si contrappone nella sua concretezza alle intenzioni, categoria dello spirito immateriale. Questo finale è poco più di un quarto d’ora di musica, ma è del tutto autosufficiente; non servirebbe neanche spiegare che proviene dalla favola/melodramma chiusasi con la morte di Liù e con il suo corteo funebre. Il finale Puccini-Berio starebbe bene in dittico con, ad esempio, Le Villi (prima opera di Puccini), oppure con uno dei tre lavori del Trittico vista la tendenza d’oggi di scorporare una parte del Trittico ad uso dittico abbinando con Cavalleria rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo o tout-court con prime esecuzioni assolute di autori tuttora viventi.
  

E veniamo alla seconda nota saliente: Suada Gjergji. Soprano lirico spinto ha in gola tre doti essenziali: la potenza della voce, l’intonazione cristallina, l’emissione piena e rotonda anche per gli acuti estremi e tenuti. E poi ha - anche e soprattutto - una straordinaria capacità mimica, sia facciale, sia corporea in generale, per cui il personaggio che affronta non è interpretato, bensì è vissuto. La parte di Turandot non la imbarazza, né la impensierisce, ed ha dimostrato di saperla affrontare con la baldanza e la sicurezza di chi crede nei propri mezzi. La attendiamo in altre prove con personaggi di grande carattere e impervia vocalità: Abigaille del Nabucco e Aida di Verdi, Norma di Bellini (sì, anche nel drammatico di agilità), Francesca da Rimini di Zandonai… e poi Wagner, dove ella volesse… L’altro soprano di questa Turandot, nel ruolo di Liù, era Alessia Merepeza: vocalità interessante ma forse esuberante per la delicata figura (anche musicalmente) della piccola schiava innamorata di Calaf. La Merepeza ha impersonato una Liù poco lirica e vocalmente piuttosto drammatica e nel merito possiamo dire che ha molto da lavorare sul suo buon materiale vocale migliorando la tecnica, i passaggi di registro e soprattutto il canto in maschera. I buoni suoni di petto non sempre possono sostituire con efficacia il canto a fior di labbra. Deludente il tenore. Nel ruolo di Calaf Dario Di Vietri non ci ha convinto; il colore disomogeneo della sua emissione e l’evidente affaticamento della voce nel duetto con Turandot alla fine del secondo atto, così come nel canto di Nessun dorma con quella nota finale tenuta breve per precauzione, non lo fanno salire - per noi - agli onori della cronaca. Comunque è stato lungamente applaudito dal pubblico di Spoleto. Ma è giovane: sappia che il consenso del pubblico non deve illudere che si è al top.



Bravi gli interpreti delle tre maschere: Davide Peroni (Ping), Oronzo D’Urso (Pong) e Roberto Manuel Zangari (Pang). Un plauso anche al basso Giordano Farina interprete di un efficace Timur, ed al baritono Giovanni Luca Failla (Un Mandarino). Ma fra i comprimari la sorpresa più bella è stata quella del tenore Francesco Domenico Doto (nel doppio ruolo di mimo come Principe di Persia e poi in quello dell’ Imperatore Altoum), uno squillo prezioso e un timbro chiaro e affascinante. Completava il cast la poderosa presenza del mimo Cristina Scaramucci nel ruolo del boia Putin-Pao. Sul podio della brava Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale “A.Belli” era l’ottimo Carlo Palleschi che ha espresso il miglior strumentale della serata proprio nel finale musicato da Berio. Ha saputo concertare la parte pucciniana - aiutando anche i cantanti - traendo dagli esotismi della partitura momenti di felice suggestione auditiva. Bravi anche il Coro e il Piccolo Coro del Teatro “A.Belli” sotto la guida di Mauro Presazzi. Infine la regia di Alessio Pizzech: ambientata in gran parte (ci è sembrato) in un manicomio pre legge Basaglia racconta un’altra cosa rispetto al libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, come è ormai consuetudine dei registi di quella che definiremmo la nouvel-nouvel-vague operistica (parafrasando il cinema francese). Pizzech è molto bravo nel suo lavoro; e molto convinto che ci sia un’esegesi oltre i fatti raccontati dal libretto: lui la cerca, vuole scoprirla, spiegarla, entra nelle intenzioni (come Berio, appunto) che proliferano come sottintesi, metafore, simboli dentro ogni racconto reale, contrapponendo ai fatti un presunto significante che ne annulla il significato, o forse lo arricchisce. Comunque lo stravolge. La sua ambientazione nel primo atto è scarna (fondale nero con luna piena luminosissima), mentre nel secondo e terzo atto è minimalista (il manicomio, abbiamo detto). Hanno collaborato con Pizzech lo scenografo Andrea Stanisci, la costumista Clelia De Angelis, l’assistente alla regia Lisa Nava. Applausi calorosi e prolungati per tutti a fine recita.

Replica a Spoleto domenica 17 settembre, poi circuitazione per la Stagione Lirica 2023 dell’Umbria, a Perugia (Teatro Morlacchi, 18 e 19 settembre), Foligno (Politeama Clarici, 20 settembre), Città di Castello (Teatro degli Illuminati, 21 settembre) e Todi (Teatro Comunale, 22 e 23 settembre). (la recensione si riferisce allo spettacolo di venerdì 15 settembre 2023)
Crediti fotografici: Riccardo Spinella per il Teatro Lirico sperimentale “A.Belli” di Spoleto Nella miniatura in alto: il soprano Suada Gjergji (Turandot) Sotto, in sequenza: ancora Suada Gjergji; il tenore Dario Di Vietri (Calaf); il soprano Alessia Merepeza (Liù); scena della decapitazione del Principe di Persia Al centro, in sequenza: le 3 maschere Ping, Pong e Pang con Calaf; il Coro e il Piccolo Coro del Teatro “A.Belli” In fondo: scena finale di questa Turandot con i due protagonisti amorosi scesi fra il pubblico della platea
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Pubblicato il 04 Settembre 2023
Primo in Italia parte a Ferrara il Biennio di una disciplina musicale del tutto avveniristica
La Musicoterapia del Frescobaldi
intervento di Annamaria Maggese
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Dopo l’esperienza maturata in più di 10 anni di Biennio sperimentale di Musicoterapia unica in Italia, il Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara attiva il Biennio ordinamentale, in seguito all’entrata in vigore del DM 2905 del 6.12.2021 che istituisce l’ordinamento didattico del corso di diploma accademico di secondo livello AFAM Teorie e tecniche in Musicoterapia. Lo ha annunciato la direttrice del Conservatorio, prof.ssa Annamaria Maggese, che ha aggiunto: «... è un importantissimo riconoscimento tributato al Conservatorio Frescobaldi, che lo ha perseguito con tenacia e grande lavoro di squadra. La lunga esperienza maturata in dieci anni di Biennio sperimentale, grazie all'apporto di docenze tra le più qualificate in Italia e della collaborazione con le Unità di Medicina Riabilitativa Gravi Cerebrolesioni Acquisite dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, confluirà in questo nuovo percorso, in cui punti di forza sono l'obbligatorietà di 250 ore di tirocinio e l'esercizio di metodologie della Ricerca nella formazione curricolare. La Musica potrà, in questa accezione di aiuto e solidarietà, ancora una volta riaffermare il suo antichissimo potere taumaturgico e la sua centralità nella società umana, come strumento nel riportare l'animo umano alla luce e nel liberarlo dalle catene del dolore.»
 Nello specifico, il Decreto del Direttore Generale 1341 del 23/08/2023, facendo seguito alla richiesta di attivazione inviata dal Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, raccolti i pareri positivi dal CNAM (Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistico Musicale) e dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), autorizza l’attivazione a partire dall’anno accademico 2023-2024 del corso accademico di secondo livello denominato Teorie e tecniche in Musicoterapia. Il corso, accessibile da chi ha conseguito un diploma accademico di primo livello in un’istituzione AFAM o presso un’Università ad indirizzo scientifico - sanitario o psicologico, e conseguito i crediti afferenti agli ambiti psicologici, pedagogici e musicali, si articola in due anni di studio. Il Biennio conferisce ai diplomati la capacità di integrare la formazione musicale e musicoterapica con una formazione in area psicologica, medica e pedagogica, sviluppando la capacità di utilizzare professionalmente la musica e i suoi elementi come forma d’intervento in ambito medico, educativo e della vita quotidiana con individui e gruppi e di realizzare interventi progettuali che prevedono l’utilizzo mirato della musica nei settori educativo, di integrazione personale e sociale, riabilitativo e terapeutico. Dal punto di vista occupazionale, oltre alla prospettiva dell’insegnamento, i diplomati potranno inserirsi come professionisti della Musicoterapia nell’ambito della relazione d’aiuto per la realizzazione di percorsi finalizzati all’integrazione/sviluppo personale e sociale, alla riabilitazione e alla terapia presso ospedali, hospices, centri diurni, case di riposo per anziani, strutture assistenziali residenziali per disabili, carceri, comunità di integrazione e recupero, cooperazione sociale; o nell’ambito scolastico per la realizzazione di percorsi finalizzati alla prevenzione, inclusione e cura del disagio giovanile presso scuole di ogni ordine e grado.

A Ferrara, per la realizzazione del Biennio, le docenze saranno affidate direttamente al Conservatorio di Musica Frescobaldi per quanto riguarda l’area musicale e musicoterapica, mentre per gli insegnamenti di area medica sono state stipulate convenzioni con l’Università Cattolica di Milano e con l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara che erogheranno, anche in modalità a distanza, le lezioni delle materie afferenti all’area scientifico - sanitaria e psicologica ed ospiteranno i tirocini. L’iscrizione al Biennio è subordinata al possesso dei 48 crediti propedeutici come stabilito dal DM 2905 del 6.12.2021 e al superamento dell’esame di ammissione. I termini per presentare domanda sono fissati per il 15 ottobre 2023, mentre gli esami si svolgeranno a metà novembre. Le informazioni per fare domanda di ammissione sono reperibili sul sito www.consfe.it alla sezione didattica.
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara Nella miniatura in alto: Frescobaldi nel logo dell'omonimo Conservatorio di Musica di Ferrara Al centro: il portone d'ingresso del Conservatorio con la sovrastante statua di Girolamo Frescobaldi realizzata nel 1942, opera dello scultore Giuseppe Virgili Sotto: la direttrice del Conservatorio ferrarese, prof.ssa Annamaria Maggese
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Pubblicato il 25 Luglio 2023
Riaperto il Parco Urbano 'Giorgio Bassani' con un affollatissimo concerto all'alba
Infuocato il dibattito protagonista il pubblico
intervento di Athos Tromboni
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FERRARA - Tanto tuonò che piovve... no, cioè... tanto piovve che tuonò. Il ribaltamento del proverbio calza a pennello per la polemica politica che da oltre tre mesi coinvolge pubblicamente Ferrara a proposito della scelta dell'amministrazione comunale di centro-destra di consentire alla Barley Arts di svolgere nello scenario naturalistico del Parco Urbano "Giorgio Bassani" di Ferrara il megaconcerto pop-rock di Bruce Springsteen. Ma raccontiamo con ordine i fatti, per i nostri lettori non residenti nella città estense. Dunque il 14 luglio 2021 il genaral manager di Barley Arts, Claudio Trotta, presenta ufficialmente alla stampa locale il suo Comfort Festival che si svolgerà a metà settembre 2021 sui prati del Paco Bassani. Affascinato dal luogo, Trotta avanza un'idea, alla presenza del sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, dell'assessore alla cultura, Marco Gulinelli, del direttore generale del Teatro "Claudio Abbado", Moni Ovadia, e della stampa locale: riportare "the Boss" in Italia dopo 7 anni dall'ultimo tour; e come prima tappa del nuovo tour scegliere Ferrara, il Parco Urbano "Giorgio Bassani" quale location per il mega concerto. Gli spazi sono ampi, i prati ben tenuti, il laghetto è una suggestione poetica, il luogo è fuori le mura, nella campagna che dalla "Casa del boia" (dimora rinascimentale a Porta degli Angeli. Così la chiamano da queste parti) si estende quasi fino all'argine del Po. Un luogo ameno per le passeggiate nel verde, per un pic-nic, o un bagno di sole, a due passi dal centro cittadino, attrezzato anche con un punto ristoro molto spartano per chi ne percorra i vialetti, i prati, il bosco. L'idea avanzata da Claudio Trotta fa sfavillare gli occhi del sindaco, da sempre un cultore della musica rock (e poi "il Boss" è il Boss ovunque sul globo terracqueo); non da meno sfavillano gli occhi dell'assessore alla cultura, mentre Moni Ovadia, sornione, sorride (ci sarà sicuramente un ruolo anche per il Teatro Abbado di cui è direttore generale).

Detto fatto, la giunta comunale approva nei mesi successivi (dopo il Comfort Festival edizione 2021, che è stato un successo di partecipazione di pubblico) lo svolgimento del concerto di "the Boss" nel Parco Urbano e viene stabilita la data: 18 maggio 2023. Il dibattito, da culturale quale poteva essere, diventa immediatamente politico: l'opposizione di centro-sinistra si schiera per il sì al concerto; ma assolutamente no nel Parco Urbano "Giorgio Bassani" e suggerisce locations alternative. Nascono comitati pro e contro, il confronto si infiamma di polemiche sulla stampa cartacea, sulla stampa on-line, sui social, e persino nelle discussioni al bar. Ma niente, la giunta di centro-destra tira dritto: il concerto di "the Boss" si farà al Parco Bassani. E arriviamo così alle prime settimane del maggio 2023, quando cominciano i lavori di allestimento del grande palco e il Parco Bassani viene chiuso al pubblico. Devono transitare camion che portano le attrezzature, muoversi trattori nel cantiere durante l'allestimento, essere stese e messe in sicurezza condutture elettriche, eccetera... insomma, parco chiuso. Intanto i biglietti del concerto, che andavano a ruba già da mesi, raggiungevano le 50 mila presenze. Caso (o sfortuna) volle che proprio la settimana degli ultimi lavori di allestimento si scatenasse pure a Ferrara quella piovosità eccezionale che ha allagato la Romagna; anche alcune aree del parco urbano sono andate sott'acqua, mentre i mezzi pesanti continuavano a transitare e a lavorare, muovendosi sui vialetti e nel prato, ma le pompe idrovore fatte giungere in grande fretta hanno consentito il completamento dell'allestimento. Naturalmente nella zona interessata dal concerto il coltro erboso imbevuto d'acqua (pioveva anche durante il concerto del 18 maggio) non ha resistito al traffico di mezzi e al calpestio di 100 mila piedi ed è andato distrutto, nonostante la tanta paglia distribuita per rendere meno aggressiva la fanghiglia. Anche i vialetti sono stati distrutti dal traffico dei mezzi pesanti. Il concerto è andato bene... e mentre i romagnoli stavano in ammollo, qui a Ferrara si è celebrato il più grosso concerto di sempre, con l'organizzazione (parcheggi, accoglienza, ordine pubblico, ristorazione) che è stata impeccabile, nonostante l'inclemenza del tempo. Al termine del concerto, l'area interessata era praticamente da rifare. Per riportarla alla auspicata agibilità e funzionalità, l'amministrazione comunale ha stanziato 300 mila euro affidandoli al Teatro Abbado che ha gestito l'appalto dei lavori, e il Parco Urbano "Giogio Bassani" è stato sistemato. Ma tra allestimento e ripristino è rimasto chiuso al pubblico per più di tre mesi. Non ci preme - qui - rinfocolare la polemica politica che non si è acquietata, anzi è divampata ancora di più. Sarà il tempo, che è sempre galantuomo, a mostrare anche in termini di consenso elettorale le conseguenze del dibattito infuocato. Una cosa è vera: in tutta questa vicenda il dibattito è stato (è ancora) infuocato, ma protagonista assoluto è (e rimane) il pubblico, la gente, la maggioranza silenziosa... Intanto però compete a questa testata di dar conto d'una scelta intelligente: la riapertura (qui chiamata da molti "l'inaugurazione"), con il coltro erboso nuovamente rigoglioso e calpestabile, i vialetti rifatti non più ghiaiosi ma con conglomerato bituminoso che (dicono) è ecologico, è stata fatta con una "Alba di musica" dove protagonista - stavolta - era la musica classica: Mozart, Weber, Vivaldi. Il concerto classico a ingresso gratuito era in programma alle ore 6 di mattina, domenica 23 luglio 2023, e ha raccolto duemila persone; duemila persone che fin dalle cinque e un quarto hanno cominciato ordinatamente ad affluire, riempiendo le mille sedie disponibili e poi assiepandosi in piedi attorno alla platea di chi stava comodamente seduto. I commenti più maliziosi e meno veritieri sono stati che quel grande afflusso fosse tale perché dopo il concerto classico l'amministrazione comunale offriva la prima colazione gratis a tutti.

Ma non ci sembra sia così: il dibattito, le polemiche, la voglia di vedere come era stato sistemato il Parco Bassani e (ne siamo sicuri) soprattutto essere presenti allo spuntare del sole quando si diffonde nell'aria la musica di Mozart, Weber, Vivaldi, è un'esperienza unica. Poi c'era la novità: un giovane pianista ferrarese di 14 anni, Giovanni Bergamasco, già vincitore di un concorso pianistico, che eseguiva la Sonata in Si bemolle maggiore K.281 di Mozart. Il ragazzo è veramente talentuoso ed ha eseguito senza farsi né distrarre né impressionare da quella marea di gente che stava ad ascoltare. Successivamente ha suonato il trio formato da Morena Mestieri (flauto), Valentina Migliozzi (violoncello) e Carlo Bergamasco (pianoforte, padre di Giovanni e vicepresidente del Teatro Abbado) proponendo il Trio in Sol minore Op. 63 di Carl Maria von Weber veramente in sintonia con la circostanza, perché l'opera riflette un bel momento di serenità agreste, addirittura silvestre, nella ispirazione pastorale che in vari modi si sviluppano dalla scrittura strumentale. Ben amalgamato il trio Mestieri-Migliozzi-Bergamasco, che ha saputo dare prova di ottima intesa. Infine Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, il pezzo più atteso dal pubblico e più applaudito, grazie alla bella performance dell'Orchestra Città di Ferrara guidata dal violinista-direttore Antonio Aiello: è una costante, diventerà una caratteristica, quella dell'orchestra d'archi (creata in seno all'Orchestra Città di Ferrara), che esegue "alla maniera classica" con il primo violino che ha anche funzione di concertatore. E in questo duplice impegno, il maestro Aiello si è mostrato più che mai una bella realtà del panorama musicale di Ferrara.

Al termine tutti contenti, con i duemila che sciamavano ordinatamente chi verso i gazebo dove veniva distribuita gratuitamente la colazione, chi verso la città entro mura per fare colazione altrove senza subirsi la fila. E uscendo dal Parco Bassani, al cronista è parso che la promessa del vicesindaco di Ferrara, Nicola "Naomo" Lodi, lanciata dal palco prima del concerto (dopo i saluti dell'assessore Marco Gulinelli e prima dell'intervento di Moni Ovadia), è sembrata quasi un vaticinio: «ll futuro di questo spazio? L'obiettivo è dare una nuova centralità al parco, stimolare le persone a viverlo, non solo con concerti, ma anche con mostre, sport, esposizioni. E stanno arrivando diverse proposte anche dalle associazioni.» Chissà. Se sono rose fioriranno.
Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm Nella miniatura in alto: il vicesindaco di Ferrara, Nicola "Naomo" Lodi Sotto: il pubblico presente al concerto, un bel colpo d'occhio Al centro in sequenza: il giovane pianista Giovanni Bergamasco; il trio Morena Mestieri (flauto), Valentina Migliozzi (violoncello) e Carlo Begamasco (pianoforte, coperto dalla flautista) In fondo: l'Orchestra Città di Ferrara guidata dal violinista-direttore Antonio Aiello
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Pubblicato il 15 Luglio 2023
Contestata inaugurazione del Festival Puccini per le scene di Ouvrard e la regia di Gayral
La Bohčme di fischi e fiaschi
intervento di Athos Tromboni
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TORRE DEL LAGO (LU) - Se ci fosse stato Filippo Tommaso Marinetti fra gli spettatori della recita inaugurale del 69° Festival Puccini nel gran teatro all'aperto sul lago di Massaciuccoli, avrebbe gongolato di gioia per quella Bohème di fischi e fiaschi che si è vista il 14 luglio 2023. Non tanto per i fischi e non solo per il fiaschi, ma per l'ambientazione stravolta rispetto alla vita bohèmienne scritta (traendola dal teatro-verità di Henri Murger) da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa per la musica di Giacomo Puccini. Il futurista F.T. Marinetti fece pubblicare infatti nel 1913 sul giornale Lacerba, il "Manifesto del teatro di varietà" dove spettacolarità e paradosso erano i pilastri portanti della messa in scena, a scapito del teatro-verità: cioè, a Torre del Lago, come un quasi ossimoro ecco la migrazione del teatro-verità nel teatro-varietà. E iersera, ligi alla tradizione ormai consueta e conformista vigente nelle regie d'opera oggi, lo scenografo Christophe Ouvrard e il regista Christophe Gayral hanno commutato le vicende da gesto minimo di Rodolfo, Marcello, Mimì, Musetta e compagni della Parigi fin-de-siecle, nel gesto massimo della contestazione francese del 1968: con tanto di quadri dipinti ed esposti col pugno da comunisti levato in alto (le tele del pittore Marcello); e manifestazioni con cortei, cartelli e striscioni ("patria", "famiglia", "Dio", "tradizione"); e majorettes sgambettanti fra acrobati e funamboli nella scena del Quartiere latino; e rapporti sessuali fra Rodolfo e Mimì ben evidenti anche se nascosti sotto una coperta, alla fine del primo quadro (nel letto in soffitta) e del terzo quadro (su un divano alla Barriera d'Enfer); e altre stupidaggini prevedibili e mistificatorie, come la minigonna di Mimì o la pelliccia elegantissima e gli atteggiamenti da puttanone di Musetta, o la carrozzina spinta di qua e di là dalla soubrette-puttanone che infierisce su un paraplegico Alcindoro nella scena del Quartiere latino.


Più che uno sgarbo a Illica, Giacosa e Puccini, è parso un insulto alla contestazione del "sessantotto" che ha significato ben altro che un vaudeville rimasticato. E a proposito di sgarbo... Sgarbi: nel senso di Vittorio Sgarbi, sottosegretario al Ministero della Cultura, che nei giorni precedenti la "prima" aveva chiesto al maestro Alberto Veronesi di non dirigere quella Bohème sessantottina che tradiva lo spirito di Puccini. Ma se Vittorio Sgarbi è un provocatore di professione, Veronesi è un provocatore di indole: così l'Alberto "Da Torre del Lago", rampollo di una meritoria e nobiliare stirpe, quella dei Veronesi "Da Milano", ha obbedito a modo suo presentandosi sul podio con una benda nera sugli occhi e annunciando un «... dirigo bendato perché non voglio vedere queste scene...» Il pubblico numeroso (teatro gremito ma non tutto esaurito) ha cominciato a fischiarlo e a "buharlo" con epiteti, anche durante la recita, quali "vergogna!", "ridicolo!", "buffone!", "scemo!" et similia (non era per la circostanza, Alberto Veronesi a Torre del Lago viene contestato a prescindere...) al punto che - per sdrammatizzare - il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, impegnato durante tutta la serata per accogliere e salutare ospiti e ospite (ospitesse?...o ospit*?... ) di riguardo, ha detto che il maestro Veronesi dirigeva bendato per dimostrare che conosceva la partitura a memoria. Detto della regia di Christophe Gayral che ha fatto il verso (si sa: la copia è sempre peggiore dell'originale) agli spettacoli di varietà dei fatelli De Rege, dei Macario e Totò, dei Dapporto e Rascel, dei fratelli Cogniard (attivi e celebri soprattutto in Francia), resta da dire - per l'allestimento - che le scene ideate da Christophe Ouvard hanno il sapore del minimalismo: l'impianto è una grande piattaforma girevole dove su un lato è posta la soffitta con il suo slogan sessantottino graffitato sul muro ("La verità è rivoluzionaria"), una stufa non a legna ma a gas, un divano-letto, un albero di natale e poche altre suppellettili; e sull'altro lato, dapprima un Quartiere latino anonimo e anodino come un moderno autogrill; poi una Barriera d'Enfer con la relativa osteria che sembra più un chioschetto da bibite dei nostri parchi cittadini piuttosto che un pretenzioso locale bohèmienne. Sgargianti i costumi di Tiziano Musetti, che sono la vera nota colorata di tutta la rappresentazione. Luci non troppo complesse e/o non troppo elaborate di Peter van Praet.


Alcuni inconvenienti tecnici hanno reso anche gustosa la messa in scena, come l'allarme antincendio scattato durante il duetto del primo atto fra Mimì e Rodolfo («Sì, mi chiamano Mimì... ma quando vien lo sgelo...» oouuiii-wioouiui-wiiii ! scatta la sirena, una decina di secondi o poco più, con i due cantanti protagonisti che guardano più straniti che meravigliati il lato destro del palco senza interrompere l'azione). E, nel quarto quadro, l'amplificazione microfonica di sostegno al canto manifesta per più di una trentina di secondi una frequenza parassita che ronza attraverso le casse acustiche. Poi all'intervallo (posto fra i primi due quadri dell'opera e i due quadri successivi) e alla fine, la contestazione vigorosa del pubblico presente, appena appena mitigata da applausi ed elogi del tipo "bravi! bravi!" probabilmente elargiti da una claque comunque isolata e minoritaria. In tanta e succosa cronaca, la direzione musicale di Alberto Veronesi sul podio dell'Orchestra del Festival Puccini diventa insignificante, altri sono gli argomenti con cui trattare La Bohème inaugurale. I cantanti: su tutti la brava Claudia Pavone (Mimì) che ha gesto scenico e voce di quelle che piacciono al pubblico: la sua caratterizzazione del personaggio, snaturata dal vaudeville registico, ha potuto contare più sulla vocalità che sul phisique-du-role, dimostrandosi un soprano lirico tendente al lirico spinto che fa presagire un suo buon futuro in ruoli più drammatici. Non da meno il tenore Oreste Cosimo (Rodolfo) che però, rispetto alla sua partner, rimane più orientato sul lirico puro-lirico leggero: lo si è notato nelle zone acute del canto sia durante il duetto finale all'unisono con il soprano del primo quadro (ritoccato all'ottava sotto per l'acuto), sia nel duetto finale del quarto quadro: comunque il suo fraseggio è pregevole, non monotono, la dizione è limpida e lo squillo d'impeto è apprezzabile (bella e pulita la nota tenuta delle "speranza" nella sua aria principale). Eccellente il basso Antonio Di Matteo (Colline) che si è preso uno degli applausi a scena aperta più lungo dopo la sua "zimarra". Elogio con encomio anche alla vocalità e alla presenza scenica di Federica Guida (Musetta), avvenente soubrette-puttanone come voluto dal regista. Professionali senza lode e senza infamia tutti gli altri: Alessandro Luongo (Marcello), Sergio Bologna (Schaunard), Francesco Auriemma (Benoit e Sergente dei doganieri), Alessandro Ceccarini (Alcindoro), Marco Montagna (Parpignol).

Ben preparato da Roberto Ardigò il Coro del Festival Puccini; e ottimo il Coro delle Voci Bianche istruito da Viviana Apicella. Per il resto... chissà se passerà alla storia l'epiteto con il quale abbiamo definito questo allestimento: La Bohème di fischi e fiaschi... (la recensione si riferisce alla recita di venerdì 14 luglio 2023)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Festival Puccini di Torre del Lago Nella miniatura in alto: il bendato direttore Alberto Veronesi Sotto: ancora il maestro Veronesi mentre dirige bendato Al centro, in sequenza: panoramica sulla soffitta; i quattro bohèmienne nell'ordine, Sergio Bologna (Schaunard), Antonio Di Matteo (Colline), Alessandro Luongo (Marcello) e Oreste Cosimo (Rodolfo); Ancora Oreste Cosimo con Claudia Pavone (Mimì) nel primo e terzo quadro dell'opera In fondo: la brava Federica Guida (Musetta) nel secondo quadro dell'opera
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Pubblicato il 12 Luglio 2023
Si č infiammato il dibattito politico sull'esecuzione al Festival Puccini dell' Inno a Roma
Fare e lasciar fare...
intervento di Athos Tromboni
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TORRE DEL LAGO (LU) - Ma la musica è ideologica? Me lo chiedo - senza troppi tormenti - ogni volta che emergono (a sinistra come a destra) prese di posizione pubbliche pro o contro l'esecuzione di musiche: atteggiamenti a volte ispirati agli «opposti estremismi» di cui, come italiani, fummo testimoni e vittime nell'ultimo trentennio del Novecento. E questo interrogativo me lo pongo anche oggi, in quanto sono riportate su tutti i giornali nazionali e locali le prese di posizione di numerosi sindaci della provincia di Lucca perché la direttora (lei vorrebbe la si chiamasse "direttore" ma il cronista ha pure la libertà di linguaggio, nell'ambito della corretta interpretazione delle consuetudini grammaticali italiane. O no?...) Beatrice Venezi ha accettato (forse proposto di suo pugno?) di far sentire nel concerto di apertura del Festival Puccini 2023 anche il semisconosciuto Inno a Roma composto di malavoglia dal maestro lucchese nel 1919 poi divenuto - nell'Italia postfascista - inno di riferimento dei neofascisti della fiamma tricolore che arde sopra la bara evocando semiologicamente la "rinascita" di figli e figliocci del Duce eja eja alalà.
 Dice, dunque, la Venezi ribattendo alla protesta dei sindaci: «L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo. Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Giacomo Puccini. I tedeschi allora cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica. Puccini lo scrisse nel 1919, è un inno patriottico. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato.» Gli esempi di "interdizione" della musica o di suoi artisti, oltre al Wagner citato dalla direttora, sono numerosi anche nell'Italia e nell'Europa degli ultimi vent'anni: potrei citare casi balzati all'onore della cronaca per Francia, Gran Bretagna, Austria, Israele... ma dico al mio lettore che una breve ricerca in rete potrebbe soddisfare ogni curiosità nel merito. E restando in casa nostra, ricordiamoci che non più indietro di 16 - 18 mesi fa sono state cancellate dai teatri e festival italiani (e non solo italiani) rappresentazioni di direttori, di orchestre, di compagnie di balletto russe dopo l'invasione putiniana dell'Ucraina. Semplicemente perché russi. E non c'entravano (non c'entrano) nulla con le sanzioni giustamente comminate dall'occidente all'aggressore. Torna la domanda: ma la musica è ideologica? Che dire allora dei Mascagni, dei Respighi, dei Pizzetti, dei Porrino e della loro musica prosperata proprio nel ventennio fascista, compositori fascisti chi più chi meno convinti, comunque tutti favoriti dalla politica del regime? Se così è, con quale criterio si discrimina l'Inno a Roma rispetto a Turandot? Perché l'uno è al servizio del regime e l'altra al servizio della cultura musicale dell'epoca? La mia opinione è che non è la musica, ma l'uso che se ne fa a dover essere discusso: quando è una testimonianza storica che viene riproposta, non farà alcun male se l'uditorio che la accoglie è temprato e vaccinato. Oggi in Italia - nell'Italia repubblicana nata dalla Resistenza - non è più completamente così. Non voglio né indagare, né denunciare le cause del perché non sia più così: l'uditorio non ha più gli anticorpi diffusi (perlomeno nella maggioranza che vota) dell'antifascismo. L'antifascismo diffuso e convinto rintonerà vincente quando la parte politica che osteggia il fascismo - o meglio: che si contrappone alla destra - si farà forte di una propria innovativa proposta di equità sociale e di funzionalità istituzionale (permanendo la democrazia nel sistema) non legata a ideologie, a schemi novecenteschi, a dogmi e censure che puzzano - queste ultime sì - proprio di fascismo. Non ha efficacia contrapporsi per esempio alla rievocazione della trasvolata atlantica di Italo Balbo con un divieto di celebrazione perché lui fu un gerarca durante il ventennio e un picchiatore, nonché un assassino (in pectore) dei capilega bracciantili prima dell'avvento del ventennio. Occorre fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia. Alla luce dei fatti storici, non delle ideologie. Non ha efficacia opporsi alla intitolazione toponomastica di personaggi celebri nel ventennio e dichiaratamente fascisti, figli del loro tempo, in quanto l'opposizione anche quando ideale (se non proprio ideologica) non fa più tanto presa oggi sulle nuove generazioni quale elemento fondante delle relazioni civili e sociali. Non ha più presa sulle coscienze il vietare l'Inno a Roma: anzi queste "proibizioni" rischiano di generare l'effetto opposto. Occorre - perciò - fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia. Ripropongo la domanda: ma la musica è ideologica?

Ritornando a Beatrice Venezi: personalmente ho scritto di lei recensioni che la criticano (potrei dire, con un termine oggi in disuso: "recensioni che la stroncano"...) fin dal suo debutto del 2016 al Festival Puccini di Torre del Lago. Nelle mie recensioni ho spiegato perché non mi piace la sua bacchetta. Ma dire che non piace a me (come non piace a tanti altri, colleghi e melomani di mia conoscenza) non significa che non possa esprimere il suo diritto di dirigere a suo modo quello che le è chiesto e quello che lei stessa - nella sua autonomia culturale - propone in giro per l'Italia e il mondo. Perciò... Fare, lasciar fare, e criticamente far pensare e far scegliere la cosa giusta per la democrazia.

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm Nella miniatura in alto e sotto in sequenza: la direttora Beatrice Venezi
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Abbiamo la Turandot dei prossimi 20 anni
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO – Il Teatro Lirico Sperimentale “A.Belli” ha messo in scena la Turandot di Giacomo Puccini come ultima opera della sua stagione lirica. Due le note salienti da mettere in rilievo: la prima, che l’allestimento ha scelto il finale di Luciano Berio rispetto a quello tradizionale di Franco Alfano; e la seconda, che nel ruolo della Principessa di Ghiaccio - la sera del 15 settembre al Teatro Nuovo - ha cantato la giovane Suada Gjergji e con essa il mondo del melodramma ha trovato la Turandot dei prossimi 15 – 20 anni, poi diremo perché. Ma partiamo dalla prima nota saliente: il finale di Berio. È talmente bello musicalmente che meriterebbe di essere “espunto” dall’opera per costituire un brano a sé, di Puccini-Berio se proprio lo si dovesse cointestare. Fior di musicologi hanno spiegato e scritto perché Berio abbia rispettato più di Alfano gli appunti lasciati da Puccini morto prima di concludere l’opera.
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Eventi
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Il Torrione del jazz riparte
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La 25.ma edizione della stagione del Jazz Club Ferrara si aprirà nel Torrione San Giovanni di Corso Porta Mare 112 venerdì 6 ottobre 2023 e si protrarrà fino al 30 aprile 2024. Oggi è stato reso noto dal presidente Federico D’Anneo e dal direttore artistico Francesco Bettini alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli
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Jazz Pop Rock Etno
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Ares Tavolazzi riceve il premio Tutte le Direzioni
redatto da Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - «Seduto in quel caffè io non pensavo a te e tutta la città…» è una parafrasi in questo caso; ma qui, questa, che è una delle più belle canzoni di Lucio Battisti e Mogol ci può stare, perché proprio il 29 settembre torna al Ristorante Spirito di Vigarano Mainarda la grande musica dal vivo: prende il via infatti la nuova stagione di
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Eventi
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Interno Verde Danza al via
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Venerdì 8 settembre 2023 è il giorno dell’inaugurazione con la festa delle scuole di danza: per la nuova edizione sono 12 le realtà del territorio che presenteranno le loro coreografie a Teatro. Sabato 9 e domenica 10 settembre si entra nel vivo di Interno Verde Danza, in scena in cinque veri e propri scrigni di bellezza, da Palazzo dei
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Opera dall Estero
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Summerfest 2023 ottimo cartellone
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN DIEGO, California (USA) - Dal 1986 si tiene ogni anno nella città di San Diego un importante festival estivo di musica da camera, prestigioso per la quantità e la qualità dei musicisti che vi si sono esibiti nel corso degli anni. Il cosiddetto "Summerfest", nella sua edizione 2023, della durata di un mese, ha offerto un'ampia e interessante
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Opera dal Centro-Nord
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Un Silvano da rivalutare
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Talune realtà che incontriamo hanno tra i grandi pregi quello di metterci davanti alla nostra ignoranza stimolando allo studio e all’approfondimento. Per quello che mi riguarda lo scontro con il Festival Mascagni 2023 è stato un “colpo allo stomaco” in quanto mi ha messo di fronte ad un buco nero riguardo alle mie reali conoscenze
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Personaggi
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I sogni sono il motore...
intervista di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Durante il suo impegno torrelaghese al Festival Puccini in Turandot (nel ruolo di Pong) e nell’imminenza del debutto al Festival Mascagni di Livorno come protagonista nella quasi sconosciuta opera Silvano del compositore livornese, ho incontrato il tenore leccese Marco Miglietta per farmi raccontare qualcosa della sua vita privata e
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Opera dal Centro-Sud
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Lucia e Traviata belle e antitetiche
servizio di Simone Tomei FREE
MACERATA - Tornare allo Sferisterio per il Macerata Opera Festival dopo alcuni anni di assenza è stato un vero piacere. Ho potuto assistere a due delle tre produzioni della stagione estiva 2023 del M.O.F. Entrambe estremamente accattivanti anche se realizzate dai rispettivi registi in due modi completamente antitetici nel concepire il dramma
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Opera dal Nord-Est
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Quattro serate in Arena
servizio di Nicola Barsanti FREE
VERONA - Diamo conto delle repliche nella prima settimana d'agosto di quattro serate all'Arena di Verona dove abbiamo assistito a rappresentazioni sia con artisti delle "prime" di giugno e luglio, sia con l'esibizione di nuovi interpreti subentrati nei ruoli principali.
AIDA (recita di mercoledì 2 agosto 2023)
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Classica
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Concerto per l'Italia a Siena
servizio di Nicola Barsanti FREE
SIENA - Nella meravigliosa cornice di Piazza del Campo, in seguito al progetto “Il Maggio Metropolitano” ospitati dall’Accademia Musicale Chigiana approda l’orchestra dell’omonimo Teatro Fiorentino, che sempre sotto la direzione del Maestro Daniele Gatti, dopo il successo riscontrato nel ciclo dedicato interamente alle sinfonie di Tchaikovsky svoltosi
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Echi dal Territorio
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Brock suona il Grande Dittatore
servizio di Attiglia Tartagni FREE
LUGO (RA) - Il Pavaglione di Lugo di Romagna si č confermato anche quest?anno la cornice ideale per i film di Charlie Chaplin accompagnati dalla musica dal vivo: una pratica che ci riporta agli esordi del cinema ispirando nuove emozionanti letture della pellicola. Il grande dittatore, pellicola-capolavoro del 1940, parodia del Nazismo e del suo
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Jazz Pop Rock Etno
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La Musica secondo Melozzi
servizio di Attilia Tartagni FREE
RUSSI (RA) - Enrico Melozzi, direttore d’orchestra e produttore teramano, troppo eclettico per confinarsi nel perimetro della musica classica e con una formazione troppo classica per transitare definitivamente alla musica pop dove peraltro ha lasciato un’importate traccia in alcune star musicali del momento, ama passare dalle pagine classiche
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Classica
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Ritorno a Ferrara di Riccardo Muti
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Un’anteprima simbolica e una straordinaria inaugurazione estiva per la stagione di Ferrara Musica 2023/2024 ove venerdì 21 luglio al Teatro Comunale “Claudio Abbado” è tornato a Ferrara a tre anni dalla sua prima e unica esibizione in città, il grande direttore Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” per un
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Opera dal Centro-Nord
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Turandot un po' dimessa
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Ripescaggio dell'allestimento 2021 per il secondo titolo del Festival Puccini 2023: Turandot. Nel Gran teatro all'aperto sul Lago di Massaciuccoli è stato riproposto infatti l'allestimento curato da Daniele Abbado, regista di fama internazionale, riconosciuto per la capacità di sviluppare progetti innovativi nel
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly e i ricordi di Dolore
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) - War Memorial Opera House, 18 Giugno 2023. Madama Butterfly di Giacomo Puccini non è entrata nel repertorio della San Francisco Opera nel 1923, anno della fondazione della compagnia, ma nella stagione seguente quando ha debuttato il 26 settembre 1924, però è stata inclusa nella stagione
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Nuove Musiche
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Fantasma dell'Opera č Karimloo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Politeama Rossetti. Il fantasma dell'Opera è probabilmente lo spettacolo musicale più complesso che mai sia stato prodotto dal Teatro Stabile del FVG di Trieste. Certo è una coproduzione internazionale tra lo Stabile giuliano e Broadway Italia, che sfoggia grandi mezzi e soprattutto la ricomparsa in scena di colui che ha fatto la
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Dischi in Redazione
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Barocco francese per La Chapelle
recensione di Ramón Jacques FREE
Les Fables de la Fontaine – La Chapelle Harmonique Opere di Louis-Nicolas Clérambault, François Couperin, Etienne Moulinié, Louis de Caix d'Hervelois, Gabriel Bataille, Michel Lambert, Jean-Baptiste Lully (1632-1687), Antoine Boësset. Solisti: Marie-Claude Chappuis, mezzosoprano; Thierry Peteau, attore;
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Opera dall Estero
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Aci Galatea e Polifemo
servizio di Ramón Jacques FREE
CITTÀ DEL MESSICO - Teatro delle Arti del Centro Nazionale delle Arti, Città del Messico. Georg Friedrich Händel ha visto eseguire per la prima volta in Mexico la sua cantata drammatica, Acis, Galatea e Polifemo HWV 272 o serenata a tre, su libretto di Niccola Giuvo; la cantata fu eseguita in prima assoluta il 19 luglio 1708 a Napoli, nell'ambito dei
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Personaggi
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Di Matteo principe della lirica
intervista a cura di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Ho incontrato il basso Antonio Di Matteo - artista di grande talento e in piena carriera - una delle voci fra le più interessanti nel panorama lirico attuale. Di lui si è letto che è dotato di voce “di rara bellezza” e che incarna la figura di un artista completo. Definito il Principe della lirica, ha lavorato e lavora a fianco di
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Eventi
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Manon Lescaut apre la lirica 2024
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - È costruita su misura della “casa temporanea” del Teatro Comunale, il Comunale Nouveau di Piazza della Costituzione a Bologna, la Stagione d’Opera 2024. Molti degli allestimenti proposti sono infatti totalmente inediti e pensati tenendo conto delle caratteristiche del palcoscenico della nuova sede, già ampiamente
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Vocale
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Quei Quattro fanno per otto
servizio di Svevo Antonutti FREE
STOCCARDA (Germania) - Un richiamo storico assai esplicito e riconoscibile, così come un’invenzione brillante figlia della fantasia di chi da anni ormai anima l’affiatatissimo gruppo di lavoro attivo presso la Berger Kirche di Stoccarda, sono le felici impressioni che si è portato a casa chi era presente domenica 25 giugno 2023 a Quartetto, opera in
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Opera dall Estero
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Adriana Mater e l'amore materno
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) - Davies Symphony Hall, 10 giugno 2023. Adriana Mater, opera in due atti e sette scene su libretto in francese, è la seconda opera lirica della compositrice finlandese Kaija Saariaho, il cui libretto è stato scritto dal suo collaboratore, lo scrittore e giornalista franco-libanese Amin Maalouf . L'opera, che fu rappresentata
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Opera dal Nord-Est
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Orfeo all'inferno nel night club
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. L’operetta nacque in Francia con il compositore Jacques Offenbach. Alcuni sostengono che già Mozart con il singspiel potesse essere considerato l’iniziatore del genere, ma sarà bene seguire l’idea diffusa che affida ad Offenbach tale onore. Siamo a metà dell’Ottocento e Parigi vive il Secondo Impero di
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Eventi
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Al via Emilia Romagna Festival 2023
redatto da Athos Tromboni FREE
IMOLA - Emilia Romagna Festival 2023, dopo le due anteprime (21 giugno nel Giardino storico del Palazzo Vescovile di Imola, con il duo padre e figlio Fulvio e Gabriele Fiorio, il cui ricavato è andato a favore del Museo Carlo Zauli di Faenza gravemente danneggiato dall’alluvione del 17 maggio; e 26 giugno al Chiostro di Francesco di Cesena
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Opera dall Estero
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L'ultimo sogno di Frida e Diego
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) - War Memorial Opera House, 13 giugno 2023. Come ultimo titolo della sua stagione del centenario, la San Francisco Opera ha offerto la prima locale di El Último sueño de Frida y Diego (L'ultimo sogno di Frida e Diego) un'opera in due atti della compositrice Gabriela Lena Frank, su libretto del drammaturgo cubano Nilo Cruz,
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Opera dall Estero
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Successo per Die Frau ohne Schatten
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) - War Memorial Opera House (10 giugno 2023). Die Frau ohne Schatten, opera in tre atti di Richard Strauss (1864-1949) su libretto di Hugo von Hofmannsthal, è indubbiamente un grande capolavoro del repertorio operistico, che viene però raramente rappresentata nei teatri non europei; ma la San Francisco Opera l'ha
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Classica
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Quartetto e Quintetto a Casa Romei
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Se la lettera pubblicata da Arrigo Boito sul giornale «il Pungolo» il 21 maggio 1868 in polemica con l'allora Ministro dell'Istruzione Pubblica, fosse indirizzata oggi da un musicista qualunque al nostro Ministro dell' Istruzione, o a quello della Università e Ricerca, o a quello della Cultura, sembrerebbe scritta nel 2023 e non 155
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Approfondimenti
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Solo un Canto
servizio di Barbara Gasperoni Lanconelli FREE
BOLOGNA - La melodia vive e respira solo se scorre nel tempo e trova spazio per diventare memorabile. Il tema del canto per memorizzare è trasversale in più discipline. Mettere a memoria un testo teatrale complesso è un’attività di processo che richiede tempo e pazienza. Suonare senza partitura un brano musicale può essere difficilissimo
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Echi dal Territorio
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Ravel secondo Bartoli
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GENOVA - Organizzata dagli Amici del Teatro Carlo Felice e del Conservatorio N.Paganini si è tenuta a Palazzo Spinola il 23 giugno 2023 la presentazione del compact-disc di Cinzia Bartoli con l’incisione integrale delle musiche pianistiche di Maurice Ravel. La prestigiosa sala nobile del museo ha accolto non molti spettatori (il pomeriggio
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