FERRARA - Il regista Marco Bellussi è una presenza ormai consolidata sul palcoscenicto del Teatro Comunale "Claudio Abbado". Quest'anno è stato incaricato di allestire l'opera Catone in Utica di Antonio Vivaldi, che andrà in scena il 17 marzo 2023 alle ore 20 (replica, domenica 19, ore 16); sul podio sarà il maestro Federico Maria Sardelli.
Bellussi svolge da oltre venticinque anni in maniera continuativa l'attività di regista in Italia e all’estero; il suo repertorio attiene principalmente al teatro musicale e spazia dai componimenti di Claudio Monteverdi (Orfeo, Il ballo delle ingrate, Il combattimento di Tancredi e Clorinda) a Dido and Aeneas di Purcell; dai capolavori barocchi di Handel e Vivaldi (Tamerlano, Esther, Acis and Galatea, la Fida ninfa, Farnace) all'Alceste di Gluck; dal grande repertorio mozartiano (trilogia dapontiana, Die zauberflote, Die schauspieldirektor) all’800 di Rossini (Il barbiere di Siviglia, La cambiale di matrimonio e Il signor Bruschino), Donizetti (L'elisir d'amore e Il campanello dello speziale), Strauss (Die fledermaus) e Korsakov (Mozart e Salieri). Giunge quindi al '900 di Puccini (Butterfly e Tosca), Wolf-Ferrari (Il segreto di Susanna) e Hans Krasa (Brundibar).
Ha curato alcune prime assolute in tempi moderni di opere antiche (Atalanta fugiens di Maier, Zamberlucco di Scarlatti, Marc’Antonio e Cleopatra di Hasse). Dal 2010 si dedica anche all'opera contemporanea collaborando col conservatorio di Venezia e Biennale Musica.
Ha allestito per il Gran Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Goldoni di Venezia, Biennale Musica, Teatro Olimpico di Vicenza, Teatro Comunale di Treviso, Mittelfest, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Gentile di Fabriano, Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Rendano di Cosenza e all’estero ha allestito presso il Teatro Principal di Vitoria, Teatro Principal di Saragoza, Teatro Principal di Zamora, Teatro Isabel la catolica di Granada, Auditorium di Tubingen, Palais des Beaux Arts di Bruxelles, Festival di musica antica di Riga, J.P.A.S. Theatre di New Orleance.
Ha collaborato e collabora attivamente con artisti di chiara fama quali Federico Maria Sardelli, Renè Clemencic, Sergio Balestracci, Gianluca Capuano, Roberto Aronica, Gail Gilmore, Denia Mazzola Gavazzeni, Katia Ricciarelli, Enzo Dara, Marina De Liso, Leonardo Cortellazzi, Francesco Anile, Luca Dall'Amico, Abramo Rosalen, con personaggi di cultura quali Piergiorgio Odifreddi e Nuria Nono Shomberg e con le attrici Barbara Eforo e Ottavia Piccolo.
La Rai nazionale e Radio Svizzera Italiana hanno dedicato speciali ed interviste alla sua attività di regista.
Dal 2010 collabora con il Gruppo Editoriale Viator (Mi) per il quale ha curato numerose pubblicazioni. E' direttore della collana Viator Musicae.
Partendo dalla "sua" idea che sarà realizzata nel prossimo allestimento vivaldiano a Ferrara, abbiamo approfittato della sua presenza nella città estense per unaa intervista a tutto tondo.
Maestro Bellussi, come sarà registicamente questo Catone in Utica?
Questa è un’opera dalla drammaturgia avvincente anche grazie al libretto importante di Metastasio, che sa cesellare sapientemente i personaggi i quali risultano sempre tridimensionali e mai piatti. La vicenda consta in uno scontro militare fra Cesare, forte, e Catone che invece è in sofferenza, quindi abbiamo un protagonista particolarmente interessante proprio perché debole; la prima considerazione è che "restituire" la debolezza in un personaggio, qualsiasi personaggio di ogni epoca, è qualcosa di molto sottile e difficile dal punto di vista drammaturgico.
E dunque...?
Noi decidiamo di ambientare questa storia non ai margini di un campo di battaglia, come si potrebbe ragionevolmente supporre, ma in una bella casa, una villa sul mare; abbiamo pensato che questa ambientazione sarà funzionale a potenziare per contrasto il dramma del protagonista in una sorta di transfert, dove l’ordine formale della casa potenzia il disordine interiore morale dello stesso personaggio.
Ma la realtà storica, qualora ci sia una realtà storica, quale sarebbe?
La vicenda descritta in quest'opera di Vivaldi si colloca sulla scia di un evento vero, di rilevante importanza, ovvero la svolta pompeiana che contrappose Cesare a Catone. L’intreccio si pone quindi nel contesto delle sanguinose battaglie di Farsalo, in cui Pompeo venne ucciso - fatto pregresso assai influente per la trama dell’opera - e di Tapso. Questi confronti armati videro il progressivo rafforzamento delle milizie cesariane incombenti su Utica, estremo arroccamento di Catone.
Il quadro in cui si inserisce la storia, sapientemente articolata dal poeta cesareo, dovrebbe quindi assumere tratti marziali e calarci in una zona di combattimento.
Leggendo l’opera risulta invece evidente come le dinamiche di relazione fra i personaggi non siano quelle che potrebbero svilupparsi sul fronte di battaglia; neppure i recitativi accesi ed aspri fra Catone e Cesare, che infuocano le ire dell’uticense, conducono la fantasia ad un contesto militare.
All’opposto il contraddittorio, l’urto e la gara paiono collocarsi in un ambito assai più civile che, in forza della propria compostezza, esalta per contrasto la puntuta dialettica voluta da Catone.
La mia regia immagina quindi un contesto cortese, una dimora adeguata al rango dei protagonisti, forse il ritiro privato di Emilia, vedova di Pompeo.
Ella è certamente figura centrale nel divenire degli eventi. La sua arguzia evoluta, armata dal rancore per l’uccisione del marito, la rende una astuta calcolatrice ai danni di Cesare; e la sua casa, insidiosamente sofisticata al pari di lei, costituisce perfetto terreno d’un gioco in cui l’intima serenità di Cesare risulta l’arma vincente.
L’impianto scenografico di Matteo Paoletti Franzato e i costumi di Elisa Cobello assecondano l’esigenza di trovare una sintesi tra riferimenti classici e contemporaneità, tra eleganza del tratto e crudezza del taglio, divenendo cornice e viatico del dramma universale di sentimenti privati che s’intrecciano al divenire politico.
Bella descrizione del fatto e del dramma. Conosciamo le sue produzioni fatte a Ferrara e abbiamo sempre apprezzato la meticolosità della recitazione, oltre il canto: cosa chiede ad un cantante quando vuole "trasmettergli" un personaggio?
Agli interpreti chiedo la comprensione e la condivisione della chiave di lettura che ho individuato. Ogni produzione inizia con una riunione di compagnia nella quale vengono sviscerati i caratteri e determinate le linee guida del lavoro scenico. Se l’interprete entra in sintonia con queste linee guida e con la mia visione dell’opera, posso sperare nell’efficacia narrativa del mio lavoro.
Sappiamo che lei è molto apprezzato nel repertorio antico e barocco, ma si dedica anche al teatro d'opera contemporaneo: quali sono - secondo lei - le omonimie drammaturgiche, musicali e simboliche fra l'opera antica e quella contemporanea? Esistono omonimie?
I punti di contatto ci sono, soprattutto tra opera seicentesca e opera contemporanea.
L’importanza del testo e della parola è elemento comune, così come rappresenta un tratto di affinità la sostanziale consonanza dei ritmi teatrali. Trovo invece una maggior distanza tra l’estetica romantica e quella della nostra contemporaneità. A ben vedere l’opera di Claudio Monteverdi rappresenta un vertice di modernità...
L'abbiamo vista lavorare, a Ferrara, con talentuosi cantanti giovani ma sappiamo che ha lavorato in altri teatri anche con cantanti ormai affermati in carriera. È più facile creare una personaggio affine alle interpretazioni registiche lavorando con i giovani o con quelli ormai navigati e in carriera?
Ogni interprete ha caratteristiche ed esigenze diverse. Ho diretto cantanti di chiara fama afflitti da insicurezze e fragilità che ne mortificavano il potenziale espressivo oppure ingabbiati in convenzioni sceniche che toglievano loro la libertà di sperimentarsi.
Ho anche lavorato con cantanti di esperienza dotati di una genialità scenica che ha molto giovato alle mie regie. I giovani hanno la bellezza dell’entusiasmo e di una energia prorompente che va solo direzionata e razionalizzata.
Posso dire che lavoro felicemente con tutti a prescindere dall’età purché ci sia intelligenza e gusto.
Quale rapporto professionale, come regista, ha con la didattica e l'insegnamento?
Come forse saprà svolgo sia l’attività registica che didattica nei Conservatori di Musica.
L’esperienza dell’insegnamento mi consente di aiutare i giovani cantanti che, trovandosi ai primi debutti, non abbiano ancora piena consapevolezza delle proprie potenzialità espressive e sufficiente controllo della propria fisicità.
Quali sono i suoi prossimi impegni?
In questo momento sto preparando la pièce musico-teatrale dedicata alla figura di Giuseppe Verdi incentrata sui suoi scambi epistolari. Si tratta di un progetto del Conservatorio di Vicenza, presso il quale mi onoro di insegnare teoria e tecnica dell’interpretazione scenica.
A seguire belle passeggiate in montagna e qualche bagno di sole al Lido di Venezia.
E adesso una domanda che è di prassi: il sogno nel cassetto. Qual è il suo? Ci dica di un'opera che sente particolarmente sua e sogna di farne la regia...
Com’è evidente ho un grande amore per l’opera antica, tuttavia il sogno nel cassetto riguarda un componimento di fine Ottocento: il Falstaff di Giuseppe Verdi, capolavoro assoluto dalla impeccabile drammaturgia.
Crediti fotografici: tutte le immagini sono state fornite dal maestro Marco Bellussi
Nella miniatura in alto: Marco Bellussi
Sotto, in sequenza, immagini tratte dalle opere: Mozart e Salieri (Teatro Caporali, Panicale); Don Giovanni (Teatro Rendano, Cosenza); Il pipistrello (teatro J.P.A.S. di New Orleans); Il campanello dello speziale (Teatro Caporali, Panicale); L'elisir d'amore (teatro Musicantus, Cortina d'Ampezzo); Aci e Galatea (Teatro Comunale "Claudio Abbado" Ferrara); Alceste (Teatro Comunale "Claudio Abbado" Ferrara)
In fondo: con i fidi collaboratori Matteo Paoletti e Emiliano De Lello al lavoro nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara