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Aida, Tosca, Il barbiere di Siviglia, Carmina Burana, a conclusione dell'Arena Festival 2024

Quattro serata in Arena

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 03 Settembre 2024

20240903_Vr_00_Aida_AnnaPirozzi_phEnneviFotoVERONA - Ho partecipato al Festival areniano 2024 a Verona sul concludersi della stagione e qui vi racconto le mie quattro serate trascorse nell’anfiteatro scaligero: nella prima serata ho assistito all'intramontabile Aida di Giuseppe Verdi; la seconda serata mi ha coinvolto nella Tosca di Giacomo Puccini; poi Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini; e infine i Carmina Burana di Carl Orff,

AIDA - giovedì 29 agosto 2024
L’allestimento di Aida firmato da Gianfranco de Bosio all'Arena di Verona è un classico intramontabile del repertorio areniano, uno spettacolo che, dal suo debutto nel 1982, ha saputo conquistare il pubblico con la sua grandiosità e attenzione al dettaglio storico. Ispirato alla storica messa in scena di Ettore Fagiuoli del 1913, quest'opera è divenuta un simbolo della tradizione veronese, affermandosi nel corso delle stagioni come uno degli spettacoli più rappresentativi e longevi dell'Arena e anche di tutto il repertorio di Giuseppe Verdi divenuto patrimonio storico degli allestimenti areniani.
L’approccio di De Bosio, celebre per la sua fedeltà alla dimensione storica e scenografica dell'antico Egitto, trasforma l’opera di Giuseppe Verdi in un’esperienza visiva imponente. Le scenografie monumentali, con i loro obelischi e templi, sfruttano al massimo le potenzialità del vasto spazio areniano, creando un palcoscenico che rievoca il fasto della civiltà egizia.

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Questo senso di maestosità, supportato da un grande numero di comparse e figuranti, rendono l'allestimento un vero e proprio trionfo visivo. Riesce a bilanciare il maestoso con l'intimo, offrendo momenti di intensa drammaticità nelle vicende personali dei protagonisti, senza mai perdere di vista il respiro epico dell’opera.
Un altro elemento distintivo è il magistrale uso delle luci che, grazie a giochi di chiaroscuri, adattano le scenografie in base ai diversi toni emotivi. Questo sapiente uso dell'illuminazione permette di sottolineare il pathos delle scene più drammatiche e il trionfo di quelle corali, contribuendo a creare un'atmosfera unica e suggestiva.
E sulle note del breve preludio la mano sicura e decisa del M° Daniel Oren imprime il suo sigillo sulla partitura di Verdi. Ha saputo cogliere le intenzioni e le molte sfumature del compositore, esaltando le peculiarità di ogni strumento senza mai perdere il filo conduttore. Così, l'introduzione dell'aria del soprano nel terzo atto si fonde perfettamente con la voce dell'interprete, mentre l'accompagnamento dei violini nel duetto finale crea quel delicato e struggente letto di morte su cui si adagiano i due amanti. Il trionfo diventa una grande espressione corale, dove tutti partecipano con spirito combattivo ed esaltano ogni armonia infusa in questo topico momento.
Non sono mancati nei grandi momenti di assieme i fasti e le maestosità della partitura verdiana in tutto il loro imponente splendore.
Il Coro della Fondazione Arena, guidato dal M° Roberto Gabbiani, è stato all'altezza delle più grandi rappresentazioni dimostrando una compattezza musicale invidiabile, conferendo ad ogni pagina uno stile inconfondibile che solo questo spazio riesce a rendere unico.
Passiamo ora al cast.
Seguendo l’ordine del libretto, troviamo il basso Riccardo Fassi nel ruolo de Il Re che ha centrato l’obiettivo di una performance di alto livello, regalando un’interpretazione vocale piena di armonici, potenza ed eleganza.
Ekaterina Semenchuk ha restituito un’Amneris di pregio nonostante personalmente io ritenga la sua vocalità più affine ad un registro sopranile. Le note gravi scendono talvolta nel petto risultando meno a fuoco, ma complessivamente riesce in un’esecuzione sempre presente e variegata nei colori; nel quarto atto ha chiuso la scena dell'anatema con la forza e la passione di una vera leonessa.
Anna Pirozzi, nel ruolo di Aida, ha regalato emozioni viepiù intense anche questa sera con un’interpretazione da manuale. Ha saputo esprimere al meglio ogni stato d’animo della protagonista, facendo prevalere la determinazione sulla rassegnazione.
Gregory Kunde quale Radames è stato colto in una serata non particolarmente felice: poco incisivo nelle intenzioni ed una linea melodica non troppo equilibrata. Nonostante ciò la sua interpretazione non ha mai mancato di coinvolgimento emotivo.
Ludovic Tézier, nel ruolo di Amonasro, offre un canto ben curato e una dizione impeccabile, arricchendo ogni fraseggio con grande attenzione.
Il Ramfis di Alexander Vinogradov si è messo in luce per una performance convincente, con una solida vocalità al netto di una dizione poco intelligibile.
Completavano il cast Riccardo Rados come Messaggero e una raffinata Francesca Maionchi come Sacerdotessa, che ha saputo dare voce a frasi delicate con una vocalità chiara e ben definita.
Le coreografie di Susanna Egri sono state eseguite dal corpo di ballo e dai primi ballerini, Eleana Andreuodi, Denys Cherevychko, Gioachino Starace in una perfetta sintonia di movimenti coreografici, esaltati dalle belle luci di Paolo Mazzon.
L’arena era gremita, e ogni nota della musica di Verdi ha risuonato in modo magistrale. Al termine, il pubblico ha espresso unanime consenso, salutando con entusiasmo tutti.

TOSCA - Venerdì 30 agosto 2024
L’allestimento della Tosca di Puccini firmato da Hugo de Ana all'Arena di Verona rappresenta una delle idee registiche in assoluto più riuscite ed acclamate dell’opera pucciniana.

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Questa produzione sa catturare l'attenzione grazie ad una visione audace e innovativa, combinando elementi tradizionali con un’estetica contemporanea.
La regia di De Ana si distingue per la sua capacità di trasportare gli spettatori nel drammatico mondo della Roma del Papa Re, riflettendo le tensioni politiche e personali della storia. Le scenografie, realizzate con grande cura, riproducono i luoghi chiave dell’opera, come la chiesa di Sant'Andrea della Valle e il Palazzo Farnese, ma con un tocco di modernità che rende omaggio al genio del compositore.
L’uso di elementi scenici versatili permette rapidi cambi di atmosfera, creando un flusso narrativo coinvolgente. Anche i costumi sono stati concepiti per evocare l'epoca storica senza rinunciare a un tocco contemporaneo.
L'illuminazione gioca un ruolo fondamentale, contribuendo a delineare i momenti di tensione e di intimità e valorizzando le performance dei cantanti sul palcoscenico.
Dal punto di vista musicale, la direzione del M° Daniel Oren ha restituito eccellentemente la partitura di Puccini, con scelte di tempo sempre appropriate e un legame sincero e saldo con il palcoscenico.

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Nel ruolo di Tosca, Elena Stikhina oltre ad una vocalità corretta non ha saputo imprimere quel carattere passionale e forte proprio della cantante romana così ben tratteggiata da Illica e Giacosa nel libretto e da Puccini in partitura: gli accenti sono deboli e nonostante una presenza scenica appropriata manca ancora qualcosa per arrivare alla completezza del personaggio.
La serata ha ruotato attorno alla figura di Jonas Kaufmann, che ha interpretato il ruolo del pittore Cavaradossi. Tuttavia, sebbene abbia ricevuto applausi calorosi dal pubblico, la sua esibizione ha rivelato qua e là segni di affaticamento vocale. Talvolta i passaggi di registro sono apparsi meno fluidi del solito e il timbro mostrava un certo grado di impoverimento. È riuscito a compensare le mende con l’uso di mezze voci ad hoc, dolci ed efficaci, in particolare durante i duetti con l’amata Tosca.
Ludovic Tézier (nel ruolo del Barone Scarpia) continua a sorprendere con il suo canto saldo e dinamico, caratterizzato da un fraseggio delicato e raffinato. Nel primo atto il suo dialogo con Tosca raggiunge una profondità straordinaria, grazie a un'interpretazione avvolgente e seducente. La sua voce si fa insinuante e melliflua, ma al contempo dolce creando un'atmosfera che oscilla tra il cerimoniale e il lussureggiante. Questa espressività si sviluppa ulteriormente nel Te Deum, dove il suo registro acuto risuona con accenti decisi e morbosi. Nel secondo atto sa mescolare macabra intensità e sibillina grazia rendendo quindi la prova avvincente.
Notevoli la presenza scenica e la voce robusta di Gabriele Sagona nel ruolo di Cesare Angelotti, con un timbro nitido e potente.
Giulio Mastrototaro ha interpretato un Sagrestano di alto livello, con una recitazione che, seppur caricaturale, non diventava mai eccessiva e grottesca.
Il resto del cast è stato ben all'altezza: Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Carlo Striuli (Un Carceriere) e Erika Zaha (Un Pastore).
Il coro della Fondazione Arena, preparato dal M° Roberto Gabbiani, si è distinto nei momenti del finale del primo atto e nella cantata fuori scena, così come i ragazzi del Coro di Voci Bianche A.LI.VE, diretti dal M° Paolo Facincani.
Una serata con un anfiteatro gremito che ha elargito apprezzamenti unanimi del pubblico.

IL BARBIERE DI SIVIGLIA - Sabato 31 agosto 2024
La regia dell'allestimento dell'Arena porta la firma ormai "storica" di Hugo de Ana, che ha curato anche scene, costumi e luci. Il pubblico viene accolto da un giardino di siepi, prati e rose rosse, che lo immerge subito nell'atmosfera giocosa e vivace del mondo di Figaro e dei suoi compagni. Il palcoscenico si anima sin da prima che la sinfonia inizi, di comparse, ballerini e mimi che coinvolgono gli spettatori in un battito di mani contagioso, subito seguito da tutto l’anfiteatro gremito.

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L'intera rappresentazione si dipana con eleganza sobria grazie anche alle coreografie di Leda Loiodice, mentre l'azione si snoda con leggerezza e fluidità su un palco dinamico, mai caotico, sempre pieno di energia e vitalità.
Il cast della serata ha visto in grande forma Davide Luciano, nel ruolo di Figaro. Il suo talento si è manifestato non solo attraverso una voce potente e ben proiettata ma anche grazie a una presenza scenica vivace e carismatica,  catturando l’essenza del personaggio e  presentando un personaggio che è sia astuto che affascinante. La sua capacità di mescolare comicità e una profonda comprensione del barbiere protagonista ha reso ogni scena avvincente; inoltre la musicalità impeccabile, unita a un fraseggio preciso e aggraziato, ha reso le sue celebri arie ancora più memorabili.
Altra presenza interessante si è rivelata quella del basso Alexander Vinogradov nei panni di Don Basilio che ha portato in scena una versione divertente e autorevole del personaggio con smagliante verve vocale.
Carlo Lepore ha saputo mantenere alto il livello della serata nel ruolo di Don Bartolo con padronanza impeccabile sia della parte vocale che della regia, snocciolando con precisione le vorticose semicrome dell’aria "A un dottor della mia sorte".
Nel ruolo di Rosina si è consumato il debutto di Ekaterina Buachidze in una performance straordinaria da parte di una artista che promette molto bene. Nonostante la sua giovane età ha dimostrato una padronanza vocale e una maturità interpretativa non indifferenti. La sua voce, luminosa e agile, ha reso giustizia alle complesse linee melodiche del personaggio evidenziando una tecnica salda, ben cimentandosi con brio e virtuosismo. Anche scenicamente è riuscita a catturare l’essenza della giovane virgulta presentandola come una donna astuta e vivace, capace di esprimere una gamma di emozioni che spaziano dalla gioia alla malinconia, passando per lo scoramento.
Jack Swanson ha reso onore al personaggio del Conte d'Almaviva con una performance in costante crescita,  mostrando pagina dopo pagina di possedere tutte le qualità necessarie per questo ruolo impegnativo.
Marianna Mappa, nel ruolo di Berta, ha dato prova di grande versatilità artistica, spiccando sia nella sua aria "Il vecchiotto cerca moglie", sia nelle interazioni con il resto del cast. La sua interpretazione è stata vivace e convincente, mettendo in risalto una padronanza scenica completa.
Nicolò Ceriani, nei doppi panni di Fiorello e Ambrogio, ha confermato la sua affidabilità con una vocalità solida e una presenza scenica sempre curata.
A completare il cast Domenico Apollonio nel ruolo di un perfetto Un Ufficiale.
Il Coro maschile dell'Arena, diretto dal M° Roberto Gabbiani è stato impeccabile.
La direzione orchestrale di George Petrou si è rivelata sensibile e cristallina, con un appoggio giocoso e vivace ma denso di sfumature e sensuali nouances, trovando il delicato equilibrio tra orchestra e voci e accompagnando con sensibilità gli interpreti senza mai sovrastarli.
Il finale, accompagnato da scintillanti fuochi d'artificio, è stato coronato dall’entusiasmo del pubblico che ha tributato lunghi applausi per tutti.

CARMINA BURANA - Domenica 1 settembre 2024
I Carmina Burana di Carl Orff evocano una molteplicità di sensazioni: benessere, piacere, fascino e passione. Questa celebre cantata scenica, composta negli anni '30 del Novecento, affonda le sue radici nei canti medievali goliardici del XIII secolo, trasformandoli in un’opera di straordinaria potenza drammatica e ritmica. Il compositore tedesco, in pieno regime nazista, ha dato nuova vita ai testi dei "clerici vagantes", i giovani studenti itineranti che cantavano inni alla fortuna, al vino, al gioco e all’amore, infondendovi una dimensione quasi magica e mitica.
La forza dei Carmina Burana risiede nella loro essenza primordiale. Carl Orff rifiuta le influenze del tardo romanticismo e delle avanguardie novecentesche, preferendo una semplicità che colpisce direttamente l'ascoltatore. La sua musica è caratterizzata da ritmi incantatori, declamazioni scandite e formule melodiche ripetute ossessivamente, in un linguaggio che si rifà all'antica modalità, creando un ponte tra il mondo arcaico e una visione contemporanea.
Questa «rifondazione di un linguaggio barbarico e primitivo», come definita dal musicologo Sergio Sablich, rende i Carmina Burana un’opera immediatamente comunicativa. La forza ritmica e la segmentazione continua del canto conferiscono all'opera un fascino stupefacente e, al tempo stesso, terrificante. È un capolavoro in cui la semplicità e la forza espressiva si fondono, restituendo un’esperienza musicale che, a distanza di decenni, continua a incantare e coinvolgere il pubblico di tutto il mondo.
Il direttore d’orchestra Michele Spotti ha portato sul podio dei Carmina Burana la sua inconfondibile energia e sensibilità interpretativa. Con un gesto sicuro e appassionato, ha saputo dare vita a una lettura raffinata delle Cantiones profanae, evitando qualsiasi retorica o eccesso ridondante, ormai spesso di moda in molte esecuzioni contemporanee.

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Spotti ha invece offerto un'interpretazione energica, festosa ma misurata, capace di fondere con sapienza la potenza travolgente delle pagine più imponenti con la delicatezza delle sezioni più intime e suggestive. Il gioco delle dinamiche e dei tempi, calibrato con gusto, ha permesso di esaltare ogni sfumatura dei 24 testi musicali, mantenendo costantemente un perfetto equilibrio tra tensione emotiva e precisione esecutiva.
Straordinaria la prestazione del Coro dell’Arena di Verona preparato e diretto dal M° Roberto Gabbiani. Già dall’apertura con "O Fortuna", ha espresso una forza energica e possente, dimostrando grande personalità anche nei passaggi che richiedevano sonorità più delicate. L’apice dell’espressività è stato raggiunto nella terza parte, "Cour d’Amours", in cui le atmosfere sensuali e suggestive sono state esaltate da un’esecuzione impeccabile, accompagnata sempre da una strumentazione raffinata.
Un tocco di grazia è stato infine offerto dal doppio coro delle voci bianche A.LI.VE. e A.d’A.Mus rispettivamente istruiti dai maestri Paolo Facincani e Elisabetta Zucca.
I giovani coristi si sono integrati perfettamente con il resto dell’imponente ensemble strumentale, offrendo un contributo fondamentale alla resa complessiva dell’opera, nonostante la posizione ai lati dell’orchestra.
Le luci, curate dai light designer dell'Arena, hanno aggiunto un ulteriore fascino grazie all'ottimo livello visivo dello spettacolo, accompagnando ciascuna delle 25 parti della composizione con colori e proiezioni sincronizzate a ritmo di musica rendendo ogni momento unico.
Il trio di solisti è risultato semplicemente superlativo.
Il controtenore Filippo Mineccia si è affermato come un vero esperto del ruolo, con un timbro distintivo e un’emissione morbida che si sono rivelati fondamentali per l'esecuzione. La sua interpretazione dell’assolo "Olim lacus colueram" ha messo in luce varietà del colore della voce e l’uso variegato della parola.
Il soprano Gilda Fiume al suo debutto nel ruolo femminile, sa distinguersi per la lucentezza del colore e tecnica impeccabili. La sua capacità di penetrare profondamente nello stile della composizione denota una versatilità stilistica rara.
Infine, il baritono coreano Youngjun Park ha completato il cast con voce ben gestita, pronuncia chiara e ottima musicalità, dimostrando una particolare abilità nell’uso della parola scenica; le sue sfumature sonore, morbide e perentorie, hanno trovato piena espressione nell'assolo "Estuans interius", mettendo in risalto una spiccata ars declamatoria unita ad eccellente musicalità.
La serata si è conclusa senza gli effetti speciali cui ero abituato con un pubblico in visibilio gratificato dal bis di "O Fortuna".

 

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Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona
Nella miniatura in alto: il soprano Anna Pirozzi (Aida)
Sotto in sequenza: belle panoramiche di Ennevi Foto sulla Aida 1913 storica
Al centro, in sequenza scene da Tosca: Jonas Kaufmann (Cavaradossi); Elena Stikhina (Tosca); Ludovic Tézier (Scarpia); panoramiche su scene e costumi di Tosca; una bella immagine di Giulio Mastrototaro (Sagrestano) con i ragazzi del coro di voci bianche
Sotto, in sequenza, scene da Il barbiere di Siviglia: Jack Swanson (Almaviva); Ekaterina Buachidze (Rosina); Carlo Lepore (Don Bartolo); Davide Luciano (Figaro); panoramiche su scene e costumi di Il barbiere di Siviglia
In fondo: il direttore dei Carmina Burana, Michele Spotti; bella panoramica di Ennevi Foto su solisti, orchestra, coro e coro di voci bianche






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La solita bella Cenerentola
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20240923_Fi_00_LaCenerentola_TeresaIervolino_phMicheleMonastaFIRENZE - È tornata in scena al Teatro del Maggio Fiorentino La Cenerentola di Gioachino Rossini nell’ormai storico allestimento della regista Manu Lalli, scene di Roberta Lazzeri, costumi di Gianna Poli e luci di Vincenzo Apicella riprese da Valerio Tiberi. Ho parlato di questa mise-en-scene in due precedenti visioni del 2017 e 2018 alle quali vi rimando
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Opera dal Centro-Nord
Cavalleria e Schicchi buon cast mala regia
servizio di Simone Tomei FREE

20240922_Li_00_CavalleriaRusticana_DonataDAnnunzioLombardi_phEmanueleBaldanziLIVORNO - Il Festival Mascagni di Livorno 2024 si è chiuso con la rappresentazione delle opere Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi, portando sul palco due compositori toscani di spicco: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Per quale motivo si è scelto di accostare due opere così distanti tra loro? Lo spiega il direttore artistico del Festival, Marco Voleri
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