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L'opera capolavoro di Umberto Giordano e Luigi Illica trionfa anche a Genova

Uno Chénier dalla travolgente energia

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 10 Febbraio 2025

20250210_Ge_00_AndreaChenier_FabioSartoriGENOVA - Uno spettacolo che coniuga eleganza e incisività visiva, nitidezza narrativa e varietà stilistica: Andrea Chénier di Umberto Giordano al Teatro Carlo Felice si conferma un trionfo senza riserve.  La regia di Pier Francesco Maestrini, già apprezzata nei prestigiosi allestimenti di Bologna e Monte-Carlo, si distingue per la sua fedeltà alla drammaturgia del libretto di Luigi Illica e per l’abile sfruttamento delle risorse sceniche. L’imponente lavoro di Nicolás Boni per le scenografie e le proiezioni, unito ai raffinati costumi di Stefania Scaraggi, crea un impianto visivo di straordinaria potenza espressiva.
La cornice dorata del primo atto introduce lo spettatore nel fasto dell’Ancien Régime, prima che il tumulto della Rivoluzione francese trasformi il palcoscenico in un susseguirsi di affreschi dinamici e travolgenti, fino all’epilogo segnato dall’incombente sagoma della ghigliottina. L’utilizzo del green screen, come dichiarato dallo stesso Maestrini, ha permesso una fusione magistrale tra videoproiezioni e azione scenica, restituendo con vivida immediatezza l’atmosfera di tensione e terrore della Parigi rivoluzionaria. Il risultato è quello di un’esperienza teatrale immersiva, capace di coinvolgere il pubblico con immagini di forte impatto e una regia che esalta, senza sovraccaricare, il dramma musicale di Umberto Giordano.

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Sotto la direzione esperta del M° Donato Renzetti, l'Orchestra del Teatro Carlo Felice ha offerto una performance impeccabile, caratterizzata da una coesione straordinaria e da una sonorità avvolgente che ha saputo dialogare perfettamente con il palcoscenico. Renzetti ha messo in risalto la ricchezza timbrica della partitura, mantenendo un delicato equilibrio tra le sezioni orchestrali e sostenendo con grande sensibilità le voci dei solisti. La sua lettura ha reso giustizia alla drammaticità e alla bellezza di Andrea Chénier, riuscendo a trasmettere l’energia travolgente e l’impeto rivoluzionario che pervadono l’opera, senza mai sacrificare la precisione e la raffinatezza. L’insieme orchestrale ha creato un impasto sonoro ricco e dinamico, valorizzando ogni sfumatura musicale e ogni colore timbrico, e offrendo al pubblico un'esecuzione solida e coinvolgente che ha esaltato pienamente la potenza emotiva di questo capolavoro verista.
Il Coro del Teatro Carlo Felice, preparato con la consueta cura da Claudio Marino Moretti, ha dato prova di straordinaria compattezza e partecipazione scenica. La sua presenza ha arricchito il tessuto drammatico dell’allestimento, con interventi calibrati e una resa vocale di grande impatto.

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Nel ruolo eponimo, Fabio Sartori ha offerto una performance vocalmente solida e autorevole conquistando il pubblico con un timbro limpido e ben proiettato, una linea vocale pulita e una tecnica salda. Dalla celebre Un dì all’azzurro spazio a Come un bel dì di maggio, ha affrontato la partitura con sicurezza e naturalezza, sostenuto da un registro acuto brillante e da uno squillo nitido e penetrante. La voce, omogenea su tutta l’estensione, ha mantenuto fluidità e controllo per l’intera durata dell’opera. Musicalità e intenzioni interpretative hanno trovato il giusto equilibrio, grazie a un fraseggio sempre accurato. 
Il soprano Valentina Boi, chiamata a sostituire all’ultimo momento Maria José Siri, indisposta, ha vestito i panni di Maddalena di Coigny con determinazione e autorevolezza, mettendo in luce una voce dal timbro caldo e avvolgente, una tecnica solida e un’eccellente omogeneità tra registri. Dopo un inizio giustamente prudente, ha rapidamente conquistato il palcoscenico, esprimendo con intensità il dramma del personaggio.
La sua esecuzione di La mamma morta è stata uno dei momenti più alti della serata, con una linea di canto scolpita e un controllo impeccabile dell’emissione.
Il duetto finale tra Andrea Chénier e Maddalena di Coigny si è rivelato un momento di straordinaria intensità emotiva. I due artisti hanno saputo infondere in questa scena una potenza drammatica unica, con una sinergia vocale perfetta che ha unito le loro voci in un abbraccio appassionato e struggente. La limpidezza e la forza del timbro di Sartori, combinata con la calda espressività della Boi, hanno reso il duetto un’apoteosi di emozione e poesia, con ogni nota e gesto che trasmettevano la forza dell’amore tra i due innamorati.
Stefano Meo ha vestito i panni di Carlo Gérard con autorevolezza, trasmettendo in maniera efficace la complessità di un personaggio intrappolato tra servitù e ribellione, ambizione e integrità morale. La sua interpretazione è stata intensa, volta a valorizzare le sfumature psicologiche del personaggio grazie ad una voce salda e ad una resa scenica introspettiva. Nel primo atto l'aria Son sessant'anni è stata eseguita con una profonda intenzionalità e autorità che ne hanno catturato l'essenza drammatica. Il fraseggio scolpito e l'intenzione emotiva hanno reso il personaggio di Gérard particolarmente vivido. Il culmine della sua performance è stato il celebre Nemico della Patria?!, eseguito con una straordinaria autorità e precisione. La sua interpretazione ha messo in evidenza una padronanza tecnica e una spiccata sensibilità che è stata poi mantenuta nel drammatico duetto con Maddalena.

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Questa produzione si è distinta anche per la straordinaria qualità - salvo alcuni distinguo - dei personaggi di fianco: Manuela Custer, nel ruolo di Madelon, ha conferito al personaggio profondità e dolenza uniche. Accanto a lei, Cristina Melis ha brillato nel ruolo della Mulatta Bersi, con una vocalità incisiva e una personalità scenica di grande impatto. La sua interpretazione, intensa e vibrante, ha dato vita a un personaggio tanto misterioso quanto affascinante, riuscendo a rendere al meglio le  sue contraddizioni e sfaccettature. Siranush Khachatryan, nel ruolo della Contessa di Coigny, ha avuto una performance deludente, con una voce poco incisiva e spesso incerta, priva della necessaria forza per il ruolo, mentre Nicolò Ceriani ha interpretato Roucher con voce tonante, giuste intenzioni ed eccellente presenza scenica. Matteo Peirone (Fléville), Marco Camastra (Fouquier Tinville), Luciano Roberti (Mathieu) hanno reso i loro personaggi con grande professionalità, dando vitalità e dinamismo alle rispettive figure.
Le interpretazioni di Didier Pieri (Un Incredibile), Gianluca Sorrentino (L’abate), Franco Rios Castro (Il maestro di casa), Angelo Parisi (Dumas) e Andrea Porta (Schmidt) sono state altrettanto apprezzate, arricchendo l’opera con sfumature e dettagli significativi. In particolare Didier Pieri ha messo in luce una voce nitida, caratterizzata da un’emissione chiara e cristallina, che ha saputo conferire al suo personaggio una bellezza vocale e un’ottima precisione tecnica.
A completare il successo dell’allestimento, i giovani danzatori della Fondazione “For Dance” ETS, diretti da Silvia Giordano, hanno saputo portare una nuova energia sul palco. La coreografia, dinamica e perfettamente integrata con la musica e l’azione scenica, ha aggiunto una dimensione visiva intensa, con movimenti che hanno saputo enfatizzare l’intensità drammatica e la bellezza musicale dell’opera. Successo entusiasta per tutti.
(La recensione si riferisce alla recita di domenica  9 febbraio 2025)

Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: il tenore Fabio Sartori (Andrea Chénier)
Sotto, in sequenza, panoramiche sull'allestimento: le danze in casa della Contessa di Coigny, l'incendio della rivoluzione, il processo a Chénier






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