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Il Maggio Musicale Fiorentino si affida al regista ex tenore che fa di tutto per scandalizzare il pubblico |
L'orgiastico Rigoletto secondo Livermore |
servizio di Nicola Barsanti |
Pubblicato il 21 Febbraio 2025 |
FIRENZE - Il Rigoletto messo in scena da Davide Livermore al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino prende vita in un contesto scenico marcato da toni goliardici e, in alcuni momenti, quasi orgiastici. Al centro della scena, un letto monumentale diventa il fulcro attorno al quale si muove il Duca di Mantova, circondato da donne seminude che lo venerano, rafforzando l’idea di una corte decadente e viziosa. Questa scelta si dimostra particolarmente efficace nell’aria di sortita “Questa o quella per me pari sono”, dove la sfacciata indifferenza del Duca verso l’amore si manifesta visivamente nel suo sguardo di superiorità e possesso sulle donne che lo circondano. L’ingresso di Monterone, che avviene in modo teatrale dal corridoio centrale della platea, contribuisce a creare un forte impatto scenico. La sua maledizione, pronunciata in mezzo alla folla come un’invettiva contro l’orgia di potere e lussuria che domina la corte, trova una resa potente nella regia di Livermore. Il suo “Ah sì, a turbare sarò vostr’orgie” risuona come una condanna inevitabile, enfatizzata da un’illuminazione improvvisamente cupa e minacciosa. Se nel primo quadro del primo atto le scelte registiche rimangono in linea con il libretto, senza forzature eccessive, le problematiche emergono con forza nel secondo quadro. Gilda, invece di essere semplicemente protetta da Rigoletto, viene relegata in una lavanderia, costretta a lavorare incessantemente. La sua aria “Caro nome”, che nel libretto rappresenta un momento di abbandono ai sogni d’amore, qui viene cantata mentre la protagonista è intenta a sfilare lenzuola e ripiegare bucato, una scelta che distoglie dal carattere etereo e sognante del brano.
  

Ma l’incoerenza più evidente si manifesta nella scena del rapimento: nel libretto, Rigoletto è bendato e ingannato, mentre in questa messa in scena assiste inerme alla sottrazione della figlia, disperandosi senza però intervenire. Una scelta che non trova riscontro drammaturgico e che risulta poco credibile. Le incongruenze proseguono nei successivi atti fino a culminare nel finale, dove Rigoletto stringe tra le braccia quella che inizialmente appare come una bambola, ma che poi si rivela essere un mimo. Intanto, Gilda canta “Lassù in cielo presso a Dio” alle sue spalle, separata dal contatto diretto con il padre. Una trovata scenica che può suscitare interpretazioni diverse, ma che nel contesto generale risulta più estraniante che commovente. Il Duca di Mantova interpretato da Celso Albelo fatica a imporsi vocalmente. Se nel primo atto la sua interpretazione è almeno accettabile, dal secondo atto in poi la dizione si fa incerta e l’emissione nasale compromette la brillantezza del timbro, rendendo l’interpretazione poco incisiva. Di tutt’altro spessore è il Rigoletto di Daniel Luis Vicente, un baritono dalla presenza scenica solida e autorevole. La voce, potente e ben proiettata, si arricchisce di sfumature espressive capaci di trasmettere l’evoluzione emotiva del personaggio, dal sarcasmo iniziale alla disperazione finale. La sua interpretazione si rivela una delle più convincenti della serata. La Gilda di Olga Peretyatko appare vocalmente meno luminosa rispetto alle sue precedenti interpretazioni. L’emissione, un tempo brillante e sicura, sembra meno fresca, forse segno di un po’ di stanchezza. Ciononostante, riesce a portare a termine una recita dignitosa, con un fraseggio attento e musicalmente raffinato. Ottima prova per Alessio Cacciamani nei panni di Sparafucile: la sua voce profonda e avvolgente incarna perfettamente la freddezza e il cinismo del sicario. Non convince, invece, la Maddalena di Eleonora Filipponi, la cui emissione risulta troppo debole per emergere rispetto all’orchestra. La presenza scenica è buona, ma vocalmente la sua interpretazione si disperde senza lasciare il segno. Tra i comprimari, spicca il Conte di Monterone di Manuel Fuentes, il cui timbro caldo e autorevole conferisce al personaggio la solennità necessaria. Bene anche la Giovanna di Janetka Emilia Hosco, che delinea un personaggio credibile e ben inserito nell’azione. Marullo è interpretato da Yurii Strakhov, mentre Borsa trova una buona caratterizzazione grazie alla verve scenica di Daniele Falcone. Il Conte di Ceprano di Huigang Liu e la Contessa di Ceprano di Letizia Bertoldi completano la rappresentazione della corte, con un’interpretazione che, sebbene in ruoli minori, contribuisce a dare spessore all’ambiente corrotto del Duca. L’ Usciere di corte di Egidio Massimo Naccarato e il Paggio della duchessa di Aloisa De Nardis portano a termine il loro compito con precisione. Venendo all’aspetto musicale l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, guidata dal maestro Stefano Ranzani, offre una lettura attenta della partitura verdiana. La direzione mette in evidenza alcuni passaggi musicali chiave, in particolare quelli che sottolineano il tema della maledizione, filo conduttore dell’opera. Tuttavia, in più di un’occasione si avvertono squilibri tra buca e palco, con momenti in cui l’insieme manca di coesione. Ma nonostante qualche disallineamento, l’interpretazione complessiva è di buon livello. Ottima la prova del coro del Maggio, preparato dal maestro Lorenzo Fratini, che si dimostra compatto e incisivo, specialmente nelle scene di insieme. La serata si conclude tra applausi calorosi, segno di un pubblico comunque soddisfatto, nonostante alcune scelte registiche abbiano diviso gli spettatori. Se da un lato l’impianto visivo e narrativo di Livermore offre spunti interessanti, dall’altro alcune forzature risultano difficili da accettare per chi conosce e ama il capolavoro verdiano. Resta il merito di un’operazione scenica che, nel bene e nel male, ha il coraggio di proporre una lettura personale e provocatoria. (La recensione si riferisce alla recita di giovedì 20 febbraio 2025)
Crediti fotografici: Michele Monasta per il Maggio Musicale Fiorentino - Teatro dell'Opera di Firenze Nella miniatura in alto: il baritono Daniel Luis Vicente (Rigoletto) Sotto in sequenza: scene con Celso Albelo (Duca di Mantova), Olga Peretyatko (Gilda), Eleonora Filipponi (Maddalena) e ancora Daniel Luis Vicente
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L'elisir col bis della lagrima
intervento di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - La provincia, si dice, potrebbe salvare il mondo dell'Opera. E riproporre il ritorno ad una teatralizzazione del genere fuori da psicodrammi inventati e fughe oniristiche dentro la provocazione, ridonando alla drammaturgia di un genere da museo (l'Opera, appunto, genere da museo ma vivente e vivace) la propria incontestabile significanza. La provincia, si dice, rappresenta la stragrande maggioranza del popolo dei melomani - chi considerasse dispregiativo questo sostantivo (melomani), oppure termine offensivo, o anche attributo di una categoria di "care salme" invaghite di acuti svettanti oltre il do di petto, è preda di sussieghi irritanti - e per questa verità statistica si può dire che la provincia è il campione rappresentativo dell'universo: se ciò è vero (ed è vero), il Teatro Sociale di Rovigo o il Luglio Musicale Trapanese, così come il Teatro Sociale di Como o il Teatro Pergolesi di Jesi, e tanti altri piccoli teatri, analizzati nella reazione del pubblico ad un allestimento operistico, valgono quanto i grandi templi della lirica italiani e stranieri
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
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Opera dal Nord-Ovest
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servizio di Simone Tomei FREE
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
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È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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GENOVA - La domenica mattina può trasformarsi in un’oasi di rigenerazione, un momento in cui ricaricare le energie prima di affrontare una nuova settimana. Così è stato domenica 9 marzo 2025, quando il Primo Foyer del Teatro Carlo Felice di Genova ha accolto il pubblico per un raffinato appuntamento di musica da camera dal titolo
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FERRARA - Se a un gruppo di ottime musiciste si unisce una straordinaria violinista, il gioco è fatto: Jordi Savall, il direttore filologo specialista nella musica antica, non lesina mai sorprese (ogni volta che l'abbiamo ascoltato a Ferrara e in altri teatri o festival d'altre città, è sempre stato... sorprendente) anche stavolta non ha mancato di stupire:
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Bologna Festival programmi divulgativi
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BOLOGNA - Presentato oggi nelle sale più bohèmienne che rustiche della Birreria Popolare della città felsinea il programma divulgativo di Bologna Festival, titolare anche del prestigioso calendario che va sotto il nome «Libera la musica» (i concerti di questa sezione del Festival fanno perno sulla presenza di "Grandi interpreti" che per il 2025 vedranno
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VENEZIA - Tornare al Teatro La Fenice per assistere a Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini in un’atmosfera gioiosa come solo il Carnevale di Venezia sa offrire, è un’emozione unica. Il pubblico, avvolto dalla magia della festa, accoglie con entusiasmo questa produzione che si conferma ancora una volta un successo. La regia tradizionale di
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WASHINGTON D.C. USA, Keneddy Center Concert Hall - La produzione operistica del prolifico compositore americano Samuel Barber (1910-1981) risulta essere limitata a tre titoli, tra cui spicca Vanessa, opera in tre atti (originariamente quattro), opus 32, su libretto in lingua inglese di Gian Carlo Menotti (1911-2007), compositore, librettista e regista
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