Pubblicato il 13 Dicembre 2023
L'operetta di Johann Strauss figlio in scena con successo nel Teatro Sociale del capoluogo polesano
Bella la notte a Venezia servizio di Athos Tromboni

20231210_Ro_00_UnaNotteAVenezia_AlessandroBrachettiROVIGO - Venezia, nell'immaginario collettivo dell'Ottocento e del secolo scorso, ma anche nei tempi attuali, ha sempre condiviso la sua immagine reale con un'immagine oleografica: quella della città dell'eleganza, delle frivolezze che animano vicoli e calli, delle bellezze architettoniche e artistiche, della fiorente attività commerciale di tessuti e spezie, dell' amore romantico che si spande sulla laguna al chiaro di luna, città degli intrighi e delle trame politiche, ma anche e soprattutto degli intrallazzi amorosi.
Insomma, un'urbe unica dove il fascino che sa catturare le emozioni non si arrende alla morale, ma naviga comodo e splendente nella marea del libertinaggio.
Johann Strauss figlio non poteva sottrarsi a quella immagine oleografica quando accettò di musicare l'operetta Una notte a Venezia che dopo alterne fortune al debutto a Berlino, conobbe a Vienna (un po' rimaneggiata... ma quale autore non rimaneggiò propri lavori che non ottennero successo alla prima esecuzione assoluta? Verdi, Puccini, Wagner, eccetera, scrissero e rimaneggiarono alcune loro partiture) un gradimento di pubblico e critica che tuttora perdura.
La trama di Una notte a Venezia è semplice: ambientata nel Settecento, c'è un ballo in maschera che viene organizzato dal Duca di Urbino proprio a Venezia, per onorare i senatori della Repubblica veneziana. Ma lo scopo del Duca è quello di incontrare Barbara, moglie del senatore Bartolomeo Delacqua, che egli non conosce di persona ma di cui ha sentito parlare come donna bellissima e fascinosa. Il senatore subodora le vere intenzioni del Duca, per cui spedisce Barbara a Murano dalla zia, e si presenta al ballo con la sua cameriera, Ciboletta, facendo credere che sia Barbara. Ma a complicare l'intrigo ci si mette Caramello, il barbiere del senatore, che anziché accompagnare in gondola Barbara dalla zia, la scarica alla festa in maschera organizzata dal Duca.

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Anche la pescivendola Annina, amata da Caramello, venendo a sapere della festa si presenta mascherata spacciandosi per Barbara, così il Duca si trova accanto a tre Barbare mascherate, la qual cosa non lo scompone affatto, perché se le porta in camera (da letto) tutte quante.
Ma c'è il lieto fine, perché tutti perdonano tutte e tutte perdonano tutti, al punto che l'operetta si conclude in letizia e allegria. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto.
L'allestimento visto a Rovigo era quello dell'associazione emiliana Fantasia in Re di Stefano Giaroli, direttore in buca a capo dell'Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane e del Coro dell'Opera di Parma. I danzatori (ottimi) erano quelli del Corpo di Ballo Novecento con le coreografie di Salvatore Loritto.
L'adattamento dei dialoghi parlati è opera di Silvia Felisetti (soprano, interprete di Barbara), mentre l'allestimento è nato dalla fantasia e dalla professionalità indubbia del regista Alessandro Brachetti (in scena anche nelle vesti del barbiere Caramello).
I dialoghi parlati, ammodernati con spiritosi richiami all'attualità della cronaca d'oggi, hanno originato una narrazione ironica e comica, attraverso un testo moderno ma non stravolgente né invasivo; l'ironia e il sapore buffo erano affidati soprattutto ai personaggi di Caramello e del pizzaiolo napoletano Pappacoda interpretato dal bravo Marco Falsetti, ma anche il senatore Bartolomeo Delacqua (interpretato da Fulvio Massa) ci ha messo molto del suo per rendere frizzante la recitazione. dimostrando al pubblico di Rovigo tutte le capacità attoriali e canore quale bravo baritono che ha esperienza consolidata dai ruoli cantati nel teatro d'Opera.

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Molto brava vocalmente e teatralmente Silvia Spruzzola, soprano nel ruolo di Annina, e lodevole la prestazione di Elena Rapita che vestiva i panni di Ciboletta. Buona la prestazione di Antonio Colamorea che ha dato vita all'ironia del Duca di Urbino. Nel cast anche il giovane tenore Alessandro Garuti nel ruolo di Enrico Piselli, l'amante vero del personaggio di Barbara.
Molto buona la prestazione dell'orchestra, sotto la bacchetta attenta e precisa di Stefano Giaroli, applauditissimo dal pubblico che gremiva il teatro al suo apparire sul proscenio a fine recita.
Le scene ideate da Artemio Cabassi erano pertinenti alla Venezia oleografica di cui si è detto; le luci essenziali ma molto efficaci hanno fatto il resto per coronare l'ambiente di favola spiritosa che ha connaturato questo allestimento.
Resta da dire dei costumi, anche questi disegnati da Cabassi: siamo di fronte non a un "costumista" ma ad uno stilista che sa il fatto suo in materia di eleganza: dire che i costumi sono bellissimi non è sufficiente. Sono una parte fondamentale nell'opera di seduzione che ha catturato il pubblico del Teatro sociale di Rovigo.
Operetta, esempio di "teatro leggero"? Sì, se vengono traguardati i contenuti drammaturgici. Ma non è detto che il "teatro leggero" (nella cui locuzione vengono compresi anche il musical e la commedia musicale) sia facile da fare. anzi, è impegnativo tanto quanto il teatro musicale per eccellenza, l'Opera lirica. E ha bisogno di essere fatto bene, in maniera non raffazzonata e dozzinale ma professionale, pena il suo confinamento nel ghetto delle cose da dimenticare.
(la recensione si riferisce alla recita di domenica 10 dicembre 2023)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Sociale di Rovigo
Nella miniatura in alto: il regista Alessandro Brachetti (Caramello)
Sotto, in sequenza: Silvia Felisetti (Barbara); Silvia Spruzzola (Annina); Elena Rapita (Ciboletta); Alessandro Brachetti e Antonio Calamorea (Duca di Urbino); Marco Falsetti (Pappacoda) e Fulvio Massa (senatore Bartolomeo Delacqua); Fulvio Massa e Alessandro Garuti (Enrico Piselli); Alessandro Brachetti e Silvia Felisetti
Al centro: panoramica su scene e costumi
In fondo: il Duca di Urbino contornato dalla tre Barbare mascherate; saluti finali di tutto il cast





Pubblicato il 10 Luglio 2022
Andato in scena con notevole successo di pubblico il musical Something Rotten
Qualcosa di marcio Shakespeare! servizio di Athos Tromboni

20220710_Fe_00_QualcosaDiMarcio_RiccardoRossiniFERRARA – Trionfo di pubblico nel Teatro Comunale “Claudio Abbado” per il musical Qualcosa di Marcio (Something Rotten), libretto di Karey Kirkpatrick e John O’Farrell, musica di Wayne Kirkpatrick, in scena per la prima europea proprio sul palcoscenico di Ferrara con tre rappresentazioni: la sera di sabato 9 luglio 2022 e due repliche oggi, domenica 10 luglio (ore 16 e 21).
Lo spettacolo, prodotto da BSMT Productions in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, si è avvalso della regia di Mauro Simone, la direzione musicale di Shawna Farrell, le coreografie di Gillian Bruce e l’orchestra dal vivo diretta da Maria Galantino.
Le traduzioni dei testi delle canzoni e del libretto sono a cura di Franco Travaglio; ad interpretare le vicende dei fratelli Bottom e dell’iconico Shakespeare sono stati i giovani artisti della BSMT, l’Accademia di Musical di Bologna diretta da Shawna Farrell.
Si è trattato di uno spettacolo divertente. scritto da Karey Kirkpatrick e John O’Farrell con le musiche originali di Wayne Kirkpatrick, che ha debuttato a Broadway nel 2015 e che non aveva mai attraversato l’Oceano, fino a domenica 9 luglio 2022. Qualcosa di marcio è una storia geniale perché gli intrecci delle opere shakespeariane, che fanno da sfondo al racconto, si mescolano con le dinamiche della vita dei due fratelli scrittori.
Ecco la trama: nel 1590 i fratelli Nick e Nigel Bottom cercano disperatamente di scrivere una commedia di successo, ma sono perseguitati da continui insuccessi per la concorrenza di quella rock star rinascimentale nota come "Il Bardo", niente di meno che William Shakespeare. Nick, disperato, chiede aiuto ad un indovino locale, nipote del famoso profeta Nostradamus, il quale predice che il futuro del teatro prevede il canto, la danza e la recitazione; per questo i due fratelli Nick e Nigel decidono di scrivere il primo musical in assoluto della storia della musica. Ma tra l’eccitazione del successo e la volontà di battere sul tempo il famoso Shakespeare, i due si ritrovano a portare in scena un musical che si rivela un terribile flop e che li porterà in esilio fino in America dove potranno esportare questo nuovo e deleterio genere teatrale; e là - in America – il musical avrà successo, ma… nel futuro, come predetto dal nipote di Nostradamus.
Qualcosa di marcio è davvero stravagante, energico, ma soprattutto divertente, con numeri cantati e ballati travolgenti.

 

20220710_Fe_01_QualcosaDiMarcio_ShawnaFarrellDirettriceVocale20220710_Fe_02_QualcosaDiMarcio_MauroSimoneRegista20220710_Fe_03_QualcosaDiMarcio_GillianBruceCoreografa

 

Mauro Simone, che firma la regia, ha deciso di lavorare su due diversi piani di ascolto. Il musical, infatti, è ambientato nel 1590 e gli autori hanno preso spunto da tutte le opere scritte da Shakespeare, per esempio nella scelta dei nomi dei protagonisti, mescolando epoche diverse e anticipando temi che il drammaturgo inglese scriverà solo più avanti; nello stesso tempo ci sarà il vissuto quotidiano dei due fratelli Nick e Nigel Bottom.
Per legare insieme i due piani, il regista ha deciso di ambientare lo spettacolo al Globe Theatre, che verrà utilizzato sia come punto di riferimento per far capire al pubblico l’epoca storica rinascimentale londinese, sia come luogo di ambientazione per tutte le scene d’interni, solo pochi elementi scenici caratterizzeranno i diversi ambienti dei personaggi, proprio come avviene anche oggi negli allestimenti del Globe.
Si tratta dunque di “teatro nel teatro”: da una parte gli attori che declamano le battute sul palco e dall’altra la vita reale dei personaggi.
Dal punto di vista musicale, Shawna Farrell ha lavorato su più fronti musicali: Qualcosa di marcio è ricchissimo di generi, spazia dal canto tradizionale del menestrello che apre il racconto, al rap e fino al pop rock, senza tralasciare i grandi temi romantici come nel duetto I Love the way con melodie accattivanti accompagnate dal suono degli archi e i grandi cori tipici del musical alla Schönberg e Boublil. Tutto il musical è divertente, leggero, prende in giro se stesso con un gran pot-pourri musicale godibile, delizioso e spettacolare.
il susseguirsi di numeri musicali uno dietro l’altro rende lo spettacolo, anche dal punto di visto del ballo e della danza (coreografie di Gillian Bruce) molto ricco e pieno di energia con gli attori impegnati in grandi esibizioni Broadway-style e con diversi numeri di tip tap. Tutto è mescolato con spirito e intelligenza con un’incredibile varietà di citazioni che rendono il musical applauditissimo dal pubblico ferrarese.
Molto bravi e molto ben preparati tutti a cominciare dagli interpreti principali: Dario Napolitano (Nick Bottom), Marco Di Santo (Nigel Bottom), Riccardo Rossini (William Shakespeare), Vittoria Sardo (Bea), Alice Borghetti (Porzia) e Damiano Spitaleri (Nostradamus). Ma il plauso va esteso all’intera compagnia, un’altra quarantina di artisti suddivisi fra attori, cantanti e ballerini: tutti questi hanno ottimamente lavorato insieme agli interpreti principali.
Belli e ricchi di fantasia i costumi realizzati da Silvia Cerpolini e Fabio Cicolani; applausi anche per lo staff tecnico: direttore di scena Alessandro Di Giulio, disegno fonico di Tommaso Macchi, disegno luci di Emanuele Agliati.
(La recensione si riferisce allo spettacolo di sabato 9 luglio 2022)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa BSMT Productions
Nella miniatura in alto: Riccardo Rossini (Shakespeare)
Al centro in sequenza: la direttrice musicale Shawna Farrell, il regista Mauro Simone e la coreografa Gillian Bruce
Sotto: i tre protagonisti maschili principali, Riccardo Rossini (Shakespeare), Dario Napolitano (Nick Bottom) e
Mirco Di Santo (Nigel Bottom), 





Pubblicato il 02 Gennaio 2022
L'operetta pių celebre e rappresentata di Franz Lehár miete successo anche nel tempio della lirica
Vedova per due cast servizio di Simone Tomei

20220102_Ge_00_LaVedovaAllegra_FrancescoAlibertiGENOVA - La Vedova allegra nasce da un sodalizio fortunato tra il compositore Franz Lehár ed i librettisti Vicktor Léon e Leo Stein; la sua genesi fu piuttosto travagliata nonostante sia diventata poi il titolo dei record nel suo genere. Come narra Pino Nugnes «… ebbe tuttavia una gestazione che definire «difficile» può apparire un eufemismo. Lo stesso Lehár riuscì ad aggiudicarsi lo spartito (che altri volevano affidare al più navigato Heuberger) facendo ascoltare al telefono il refrain del duetto "Hop là, hop là" al librettista Victor Leon. Karczag, direttore del Theater an der Wien, era così sicuro del fiasco di questa nuova creazione che arrivò ad offrire duemilacinquecento fiorini purché Lehár la ritirasse, prima ancora della première. Messa in scena con scene e costumi già utilizzati in precedenti operette, La vedova allegra fu tradotta in venticinque lingue, dettando moda nella storia del teatro e del costume
Sin dal suo affermarsi, questo genere musicale si è sempre più identificato come un «… luogo mentale, via via occupando in modo vicario uno spazio lasciato vacante nel corso del XIX secolo dalla progressiva espulsione del comico dalla musica di rango, e soprattutto dal teatro musicale di nobili origini. Nell'epoca idealistica e romantica, dominata da una rappresentazione essenzialmente tragica della realtà, viene così a confluire nell'operetta, e nei generi affini di teatro leggero, un mondo di umori rimasti orfani, la satira, l'umorismo, l'ironia, lo scherzo, la caricatura, ma anche di mezzitoni come il tragicomico, il semi-serio, il quasi patetico, il demi-larmoyant, che l'idealismo relega su un piano di minorità artistica e morale. Ma questa medietas estetica, a metà fra il nobile e il plebeo, fra l'autentico e il kitsch, offre all'operetta una possibilità di 'giocare con il linguaggio', di mescolare i livelli, di coniugare l'aulico con il volgare così da stendere su tutto un velo di ambiguità e generare costantemente il sospetto di un doppio senso. È appunto la natura particolare di questo rapporto col linguaggio, il quale implica distacco e consapevolezza del gioco e sospende ogni eccesso di immedesimazione - a costituire il filtro attraverso cui l'operetta tende a 'riscrivere' la realtà, a farne la parodia, sia quella corrosiva alla Offenbach sia quella indulgente e velata di Lehár. L'operetta, come è stato talvolta osservato, non è, in fondo, che un'opera comica che non si prende troppo sul serio.» (Andrea Lanza, Operetta, musa ironica e gentile).
Il Teatro Carlo Felice di Genova nell’allestimento andato in scena proprio a cavallo tra il 2021 e 2022 sembra essersi ispirato a questo concetto innovativo con il quale si identifica questo genere musicale trasportandoci con eleganza e leggerezza in un ambiente parigino giocoso, festante, ironico e talvolta scaltro.
Deus ex machina è stato proprio il regista Luca Micheletti che si è occupato anche di rivedere il libretto in italiano proveniente da una traduzione ormai consolidata - ancorché variata e adattata alle situazioni dei vari momenti in cui veniva rappresentata -, sia per quello che riguarda i dialoghi, sia per i numeri musicali. In merito a tale operazione letterale e ritmica lo stesso Micheletti coadiuvato dalla moglie Elisa Balbo afferma: «… abbiamo così pensato, com’è costume che ciclicamente avvenga per le operette, ad una nuova versione ritmica italiana, firmata da me e da Elisa Balbo. In essa conserviamo alcune traduzioni celebri di numeri ormai entrati nell’inconscio collettivo (da tace il labbro” a “è scabroso le donne studiar…”), ma ritraduciamo ex novo tutto il resto, ricostruendo nella nostra lingua il sistema metrico e ritmico dell’originale, restaurando spesso anche il testo musicale corrottosi nel tempo con ladattarvi parole forzate. Ogni grande classico, del resto, si perpetua attraverso la somma delle sue varianti: e lo spettacolo ne terrà conto non solo dal punto di vista drammaturgico, ma anche teatrale, omaggiando e citando, con ironia e levità, più dun secolo di rappresentazioni. Perché La Vedova allegra non è solo unoperetta, ma un sistema teatrale a sé stante, scintillante, autoironico e appena venato duna sublime malinconia

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Le scene ed i costumi di Leila Fteita hanno regalato atmosfere scintillanti che imperniandosi sull’idea drammaturgica si sono alternati tra “giri di valzer”, quale simbolo di un’epoca, ed “Teatro” quale scintillante rifugio fuori dal mondo che ci circonda. Ecco allora che una tavola rotonda imbandita ruota sulle prime battute dello spettacolo, una giostra sfolgorante di colori appare sul palcoscenico al secondo atto per poi sprofondare nei fondali del teatro ruotando su se stessa quasi a voler imitare proprio il giro di valzer. Tante sono le sfaccettature che si sono volute creare con lo scopo di regalare due ore di puro piacere ed ognuna di esse ha colpito nel segno. Il progetto luci di Luciano Novelli realizzate suggestivamente da Fabrizio Ballini hanno completato la realizzazione dell’allestimento.
Anche la conduzione di Asher Fisch non ha mancato l’obiettivo che si era prefisso: queste le sue parole: «… la morbidezza del suono, una certa rilassatezza tipicamente viennese è quanto, dai miei anni alla Volksoper di Vienna, porto nel cuore e cerco di trasmettere ogni qual volta la dirigo, per poter ricreare quello che doveva essere il suono originale del lavoro. Uno spirito sornione, che faccia da pendant” alla comicità irresistibile del suo testo: è questo il lato che amo sfoderare per contribuire a fare affiorare il sorriso sul volto del pubblico che, immancabilmente, la Vedova allegra sa regalare
Ecco dunque che gli aggettivi brillante, colorata, vellutata, passionale, languida e romantica possono trovare albergo in un commento di sintesi per una bacchetta che non ha mai tradito il palcoscenico, anzi, lo ha esaltato con un accompagnamento sempre consono e attento.
Un plauso particolare deve essere rivolto a Fabrizio Angelini che ha costruito delle coreografie molto gradevoli e pertinenti, bene eseguite dal corpo di ballo de Les Grisettes, Michela Delle Chiaie, Ginevra Grossi, Erika Marinello, Marta Melchiorre, Matilde Pellegri, Monica Ruggeri e dei Danzatori, Samuel Moretti, Giovanni Ernani Di Tizio, Tiziano Edini, Robert Ediogu, Matteo Francia, Andrea Spata.
Ottima la prova del Coro preparato e diretto al M° Francesco Aliberti come pure i professori d’orchestra del Carlo Felice che hanno vibrato in armonia con la bacchetta. Veniamo ai cast delle due recite seguite.

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Recita del 31 dicembre 2021 (primo cast)
Nei panni del Conte Danilo Danilowitsch  troviamo un superlativo Luca Micheletti che mette in campo doti attoriali e canore da manuale; il suo personaggio è volitivo, scaltro, sornione, a tratti ilare e la vocalità che lo accompagna non tradisce ogni intenzione caratteriale. L’entrata sull’auto d’epoca è esilarante, le note scorrono fiere e spavalde sempre ben a fuoco e la gestualità è ricca di cure e particolari che non passano inosservati.
Meno centrata l’Hanna Glawari di Elisa Balbo che soffre alquanto nella zona più centrale del rigo musicale dove fraseggio e potenza di suono di perdono sovente nel suono orchestrale. Delicata e ben interpretata invece la famosa aria della Vilja dove l’emissione trova maggiore sicurezza ed il fascino delle scene della festa pontevedrina incorniciano un quadro molto gradevole.
Spigliata, ma alquanto oca negli atteggiamenti – cosa che ritegno non sia –, la Valancienne di Francesca Benitez; se scenicamente – probabilmente per le scelte registiche – il personaggio non mi ha molto convinto, vocalmente trova il suo riscatto con brillantezza di suono ed elegante fraseggio; al suo fianco un Camillo de Rossilion interpretato da Pietro Adaini che pur ben calato nel ruolo si esprime vocalmente con suoni talvolta un po’ forzati e non perfettamente centrati. Ottimo senza se e senza ma tutto il resto del cast canoro: il Barone Mirko Zeta  Filippo Morace, il Visconte de Cascada  Claudio Ottino, Raoul de St. Brioche  Manuel Pierattelli. Kromow  Giuseppe Palasciano, Olga  Francesca Zaira Tripaldi, Bogdanowitsch  Luigi Maria Barilone, Sylviane Kamelia Kader, Pritschitsch Alessandro Busi, Praskowia  Letizia Bertoldi, Zozo  Federica Sardella.
Indiscusse le doti attoriali di Ciro Masella nei panni di un esilarante Njegus il quale si trova pienamente a suo agio tra ventagli, paillettes e spiritose gag; non da  meno è stata la prova del Maître Chez Maxim interpretato dall’attore Valter Schiavone che ha recitato un monologo intenso e commovente… da manuale.
Al termine applausi scroscianti per tutti in attesa dei festeggiamenti del capodanno.

Recita del 1 gennaio 2022 (cast alternativo)
L’assenza improvvisa del collaudato Ciro Masella nei panni di Njegus ha fatto sì che Valter Schiavone – avvisato poche ore prima della recita – sia accorso in sostituzione dell’indisposto. Coraggio da leone e bravura indiscussa hanno salvato la data e, nonostante qualche battuta saltata qualche piccolo rallentamento narrativo, la recita è non ha perso nulla del suo fascino e della sua piacevolezza.
Cambio anche per i protagonisti principali.

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Valentina Mastrangelo offre una prova maiuscola nei panni del title rôle; eleganza, fascino e vocalità omogenea fanno da cornice ad un’interpretazione davvero elegante; sensualità, languidezza ed un pizzico di civetteria si incastonano in un’emissione vocale che sa interpretare le varie sfaccettature del personaggio.
Michele Patti è un Conte Danilo Danilowitsch abbastanza corretto, ma non trova sempre nella vocalità il suo pieno riscatto: sa ammaliare attorialmente e convince nella zona più centrale della voce lasciando qualche dubbio negli acuti che spesso risultano appannati e poco luminosi.
Elegante e graziosa – anche se più marcatamente oca dell’interprete del giorno precedente – la Valancienne di Luisa Kurtz che sa gestire bene il fiato e con eleganza vocale interpreta in modo piacevole il simpatico personaggio.
Ottimo Emanuele d’Arguanno nei panni del Conte di Rossillon; i suoi acuti brillano, il colore è di pregio e la scena del Pavillon ha assunto un fascino davvero sublime. Quale Maître Chez Maxim un bravo Francesco Martucci sostituisce il previsto Valter Schiavone.
Dopo i bagordi dei festeggiamenti notturni il pubblico del teatro ha dimostrato con vigore il suo contento cosi da farci incamminare nel nuovo anno con tutti gli auspici che ognuno di noi ha nel cuore e con la piacevolezza di aver potuto gustare un’ottima produzione teatrale sotto ogni punto di vista.

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: il direttore Francesco Aliberti
Sotto in sequenza: immagini del primo e del secondo cast durante le due recite genovesi






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Parliamone
Orlando nelle trame di Alcina
intervento di Athos Tromboni FREE

20240407_Fe_00_OrlandoFurioso_MarcoBellussi_phMarcoCaselliNirmaFERRARA - Ottima messa in scena nel Teatro "Claudio Abbado" dell' Orlando Furioso di Antonio Vivaldi nella edizione critica curata da Federico Maria Sardelli e Alessandro Borin. Il maestro Sardelli era anche sul podio della brava Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo di Ferrara. Quindi tre atti, così come Vivaldi ideò per la premiere al Teatro Sant'Angelo di Venezia nell'autunno del 1727.
Ottima messa in scena, oltre che per la comprovata efficacia di Sardelli nell'esecuzione del repertorio barocco, soprattutto per la visionaria regia di Marco Bellussi, coadiuvato da Fabio Massimo Iaquone (ideazione e regia video), Matteo Paoletti Franzato (scene), Elisa Cobello (costumi) e Marco Cazzola (luci).
La visionaria regia ci trasporta nel poema ariostesco (o quantomeno in ciò che del poema dell'Ariosto utilizzò a suo tempo il librettista Grazio Braccioli) dove tutto è fantascientifico
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VideoCopertina
La Euyo prende residenza a Ferrara e Roma

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Xtra per tre
redatto da Athos Tromboni FREE

20240411_Fe_00_FerraraMusicaXtra_NicolaBruzzoFERRARA - Si chiama "Xtra" - un nome avveniristico - ma sarà fatta di musica da grande repertorio cameristico. È la nuova rassegna di Ferrara Musica, ideata per dare una ribalta a formazioni e musicisti solisti di grande talento. Ad illustrare il programma sono intervenuti l'assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, il curatore
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Quel Don Pasquale sempre fresco
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Ecco la Butterfly del fiasco
servizio di Simone Tomei FREE

20240219_Lu_00_MadamaButterfly_AlessandroDAgostiniLUCCA – Al Teatro del Giglio approda con grande apprezzamento del pubblico la versione bresciana di Madama Butterfly di Giacomo Puccini (datata 28 maggio 1904) dopo che il clamoroso fiasco del Teatro alla Scala di qualche mese prima, indusse il compositore a rimettere le mani sulla partitura. La scelta dell’adattamento bresciano per il Teatro del
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Opera dal Nord-Est
Arianna tra il buffo e il commovente
servizio di Rossana Poletti FREE

20240218_Ts_00_AriannaANasso_SimoneSchneider_phFabioParenzanTRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.  Ci è voluto Richard Strauss e la sua Arianna a Nasso per far comprendere quanto poco interessasse a certi ricchi la realizzazione di uno spettacolo, quanto poco comprendessero le dinamiche che stanno attorno e dentro la preparazione di un lavoro teatrale.
«Pago e voglio quello che
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Personaggi
Incontro con Lorenzo Cutųli
servizio di Edoardo Farina FREE

20240215_Fe_00_LorenzoCutuliFERRARA - Il 100° anniversario dalla morte di Giacomo Puccini rappresenta un’occasione per commemorare e ripercorrere la vita e la carriera di uno dei più grandi musicisti italiani.  Le sue Opere, ancora oggi, continuano a essere rappresentate sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, celebrando lo straordinario valore artistico delle composizioni
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Opera dal Nord-Est
Il Barbiere eccellente
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240209_Ve_00_IlBarbiereDiSiviglia_BepiMorassiVENEZIA - Se pensiamo al fascino di un teatro risorto per più di una volta dalle proprie ceneri, e vi aggiungiamo la suggestione di esservi dentro nel vivo del carnevale della “Serenissima” non può venire in mente un gioiello della produzione rossiniana: Il barbiere di Siviglia. Ed è proprio a quest’opera che abbiamo assistito, la seconda in cartellone
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Opera dal Centro-Nord
Manon Lescaut e il gesto della Lyniv
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240202_Bo_00_ManonLescaut_OksanaLynivBOLOGNA - Il Teatro Comunale Nouveau inaugura la propria stagione operistica 2024 con il primo vero e proprio gioiello della produzione pucciniana: Manon Lescaut. Ottima scelta per onorare il centenario della morte del compositore lucchese, avvenuta il 29 novembre del 1924 a Bruxelles.  La Manon Lescaut rappresenta per la carriera
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Echi dal Territorio
Bologna Festival numero 43
redatto da Athos Tromboni FREE

20240201_Bo_00_BolognaFestival_TeodorCurrentzis_phAlexandraMuravyevaBOLOGNA - La 43.esima edizione di Bologna Festival 2024, da marzo a novembre, presenta alcuni dei più interessanti direttori dell’odierna scena musicale quali Teodor Currentzis, per la prima volta a Bologna con la sua orchestra musicAeterna, Vladimir Jurowski con la Bayerisches Staatsorchester e Paavo Järvi con la Die Deutsche
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Jazz Pop Rock Etno
Jazz e altro allo Spirito
redatto da Athos Tromboni FREE

20240129_Fe_00_IlGruppoDei10_TutteLeDirezioni_FrancoFasano.JPGFERRARA - Varato il calendario dei concerti "Tutte le Direzioni in Winter&Springtime 2024", organizzata da Il Gruppo dei 10 con qualche novità e collaborazione in più rispetto ai precedenti. La location è (quasi sempre) la stessa: il ristorante lo Spirito di Vigarano Mainarda (Ferrara), nell’intimo tepore delle sue suggestive sale, immerso nella
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Opera dal Centro-Nord
La bohčme visual della Muti
servizio di Athos Tromboni FREE

20240127_Fe_00_LaBoheme_ElisaVerzier_phFabrizioZaniFERRARA - Suggestivo l'allestimento di La bohème di Giacomo Puccini curato da Cristina Mazzavillani Muti per il Teatro Alighieri di Ravenna, approdato ieri sera al Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Pubblico della grandi occasioni ("sold-out" si dice oggi, con un inglesismo ormai sostitutivo di "tutto esaurito" d'italiana fattura); pubblico
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Opera dal Nord-Ovest
Don Pasquale allestimento storico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240127_To_00_DonPasquale_NicolaAlaimo_phAndreaMacchiaTORINO - Il titolo designato per l’inaugurazione del cartellone d’opera 2024 del Teatro Regio di Torino è il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Qui riproposto nel fortunato allestimento della fine degli anni '90 del Novecento, firmato da uno dei maestri della drammaturgia musicale italiana: il regista, scrittore e giornalista Ugo Gregoretti, la cui regia
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Jazz Pop Rock Etno
Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE

20240124_Fe_00_JazzClub_GennaioMaggio2024FERRARA - Dal 26 gennaio 2024, prende il via al Torrione San Giovanni la seconda parte della 25.ma stagione di Ferrara in Jazz. Grandi nomi del jazz internazionale e largo spazio ai giovani, per complessivi 45 concerti accompagnati da eventi culturali collaterali, realizzati con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune
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Opera dal Nord-Est
Bolena e Seymur destino congiunto
servizio di Rossana Poletti FREE

20240123_Ts_00_AnnaBolena_SalomeJicia_phFabioParenzanTRIESTE – Teatro Verdi. Nell’ Anna Bolena di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, primeggia la qualità del cast. Un gruppo di cantanti straordinari, che contribuiscono in modo determinante al buon esito della rappresentazione. Se si eccettua qualche piccola quasi impercettibile incertezza nel primo atto la prova
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Opera dal Nord-Ovest
Haroutounian una Butterfly di riferimento
servizio di Simone Tomei FREE

20240121_Ge_00_MadamaButterfly_phMarcelloOrselliGENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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Opera dal Centro-Nord
Un Trovatore cosė cosė
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240121_Li_00_IlTrovatore_MatteoDesole_phAugustoBizziLIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Opera dal Centro-Nord
Barbiere di Siviglia stratosferico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240120_Pr_00_IlBarbiereDiSiviglia_DiegoCeretta_RobertoRicciPARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Opera dal Centro-Nord
Un Barbiere un po' cosė...
servizio di Simone Tomei FREE

20240113_Lu_00_IlBarbiereDiSiviglia_GurgenBaveyan_PhotoKiwiLUCCA - Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si veste di attualità, attraverso una lettura piuttosto singolare, ma non del tutto dissonante dalle intenzioni musicali e librettistiche, nell’allestimento andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca con la firma registica di Luigi De Angelis che ha curato anche scene e luci. In un condominio stile Le Courboisier
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Opera dal Nord-Est
La Bohčme dei ponteggi
servizio di Athos Tromboni FREE

20240113_Ro_00_LaBoheme_FrancescoRosa_phValentinaZanagaROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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