Pubblicato il 25 Marzo 2024
Ottima produzione della romanticissima opera di Vincenzo Bellini nel Teatro Carlo Felice
Beatrice di Tenda da visibilio servizio di Simone Tomei

2040325_Ge_00_BeatriceDiTenda_AngelaMeadeGENOVA – Procede con scelte azzeccate e particolarmente ricercate la stagione operistica del Teatro Carlo Felice di Genova con un altro capolavoro belliniano, Beatrice di Tenda. Sono già due stagioni che le opere del catanese compaiono nel cartellone del teatro genovese: nel 2021 Bianca e Fernando – secondo l’edizione riservata proprio al teatro ligure - e nel 2023 Norma – nelle due versioni con la protagonista soprano e mezzosoprano -. Il libretto del genovese Felice Romani porta in scena fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti qui brevemente riassunti: il 16 maggio 1412, in seguito ad una congiura, fu assassinato a Milano il Duca Giovanni Maria Visconti, signore della città. Simultaneamente moriva un famoso capitano di ventura, Facino Cane, la cui vedova Beatrice di Tenda si trovò così a disporre delle agguerrite bande di mercenari che avevano fino allora militato sotto le insegne del marito.
Con l'aiuto di Beatrice, da lui immediatamente sposata, Filippo Maria Visconti, fratello di Giovanni Maria, poté in un mese sconfiggere i congiurati e riconquistare il ducato di Milano. Sei anni dopo, Filippo Maria, invaghitosi di Agnese del Maino, volle disfarsi della moglie Beatrice. L'accusò di averlo tradito con un paggio, Michele Orombello, sottopose entrambi a tortura e li fece decapitare nel castello di Binasco, a metà strada fra Milano e Pavia, nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1418. Questa non è soltanto la vicenda narrata da Felice Romani nel libretto musicato da Bellini, ma la vera storia di Beatrice de' Lascari, più nota come Beatrice di Tenda.
Felice Romani però si discosta dalla verità storica soltanto in due occasioni: non dice che Beatrice aveva ventidue anni più di Filippo Maria e che s'era mostrata incapace di dargli un erede. Sostiene inoltre che Beatrice negò sempre di aver avuto illeciti rapporti con Michele Orombello. Viceversa Beatrice, durante la tortura, non resse alle sofferenze e ammise tutto ciò di cui la si accusava.

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Una volta condannata, però, ritrattò, prima con il confessore, poi pubblicamente ciò che aveva ammesso e anche avviandosi al patibolo proclamò solennemente la propria innocenza. Va aggiunto che questa truce vicenda scosse tutta l'Italia e colpì l'immaginazione popolare e non mancarono nemmeno accese diatribe tra "innocentisti" e "colpevolisti".
Il librettista, tacendo certe circostante, volle sublimare la figura di Beatrice e rendere più dolorosa la sua storia e più orrendo il crimine di Filippo Maria Visconti, uomo notoriamente spregiudicato, infido e crudele. La scelta d'un soggetto ambientato nel medioevo consentiva di portare in scena gli intrighi, i tradimenti, i delitti che si attribuivano a certi personaggi di quell'età ferrigna e di creare un clima fosco e misterioso per suscitare nel pubblico il brivido dell'orrore e, simultaneamente, la pietà per le innocenti vittime.
Il fatto storico di Beatrice viene oggi portato sul palcoscenico genovese dal regista Italo Nunziata che si avvale della collaborazione dello scenografo Emanuele Sinisi, dei costumi di Alessio Rosati e alle luci Valerio Tiberi.
Ed è proprio lo stesso Nunziata che nelle sue note di regia ci dà ulteriori spunti per cogliere più compiutamente questo dramma per musica mettendo in luce le implicazioni narrative e psicologiche che definiscono i personaggi: «… Tutto è già successo, tutto è avvenuto prima. All’aprirsi del sipario di Beatrice di Tenda, ci troviamo di fronte immediatamente ad un presente del quale avvertiamo la tragicità, in una atmosfera cupa e pesante di ambientazione “gotica”. La sensazione di uno spazio chiuso, dove però sentimenti e passioni possono dominare incontrastati fino quasi ad annullare ogni altra forma di volontà, guidati ad un destino ineluttabile… In accordo con lo scenografo Emanuele Sinisi, abbiamo coinvolto nel progetto scenografico, per la prima e l’ultima immagine dello spettacolo, l’artista fotografo finlandese Ola Kolehmainen, che si occupa di spazio, luce e colore attorno all’architettura storica. Insieme a questo, l’utilizzo di dagherrotipi o vecchie foto consunte dal tempo e dal ricordo. Immagini inserite all’interno di una sorta di spazio/agone dove i protagonisti sono quasi costretti ad affrontarsi all’interno del loro dramma, circondati da alcune pareti di specchio che stanno perdendo la loro argentatura di fondo come mangiati dal tempo e dall’incuria, da fondali/pareti anche essi in decadimento e forati da squarci o da rotture che sembrano ormai insanabili. I cambi di scena avvengono senza soluzione di continuità a sottolineare l’ineluttabilità della vicenda. Così come per le scene, in accordo con il costumista Alessio Rosati, anche per i costumi abbiamo trasportato il racconto agli ultimi anni del diciannovesimo secolo, ultimo ed estenuato baluardo di una vita di corte e di regole e comportamenti precisi con i quale relazionarsi all’interno di quel mondo. Abiti come involucri destinati a “vestire” di apparenza, a rilevare intenzioni, a dimostrare il potere e al tempo stesso la fragilità umana, severi nelle loro leggi ferree e integrati totalmente nel meccanismo sociale
Le fotografie che corredano questo mio scritto parlano senza dubbio meglio delle mie parole.

 

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Sul versante musicale troviamo il M° Riccardo Minasi alla guida dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice in una serata particolarmente ispirata: la sua frequentazione con la musica belliniana è nota e in questo contesto ha travalicato confini oltre l’immaginabile.
Presentando l’opera esordisce con queste parole: «… La grande cura per il significato espressivo della musica legato alla parola, elemento cardine dell’estetica delle sue opere, rappresenta ogni volta una nuova sfida nel costante tentativo di porre un’attenzione particolare proprio a questo aspetto, per restituire fedelmente al pubblico le intenzioni della sua musica.»
E direi che l’obiettivo è stato perfettamente centrato: colori, emozioni, agogica, tutto si sviluppa intorno ai propositi manifestati dal M° Minasi. Non ha mai fatto cadere la tensione del dramma giocando sui chiaro scuri della partitura con estrema eleganza e certosina dedizione, ha trovato perfetta intesa con il palcoscenico ed il gesto chiaro e netto ha fatto sì che i professori d’orchestra restituissero appieno le sue intenzioni.
Il coro, preparato e diretto dal M° Claudio Marino Moretti, ha una funzione molto importante: Bellini infatti se ne serve per delineare un'atmosfera cortigiana di complotti e di adulazioni. La partecipazione dei cori maschili e femminili, ora contro Beatrice, ora in sua difesa, sono frequenti fino alla fine dell'opera. Ma quando la tragedia di Beatrice parrà ineluttabile e s'avvierà a compimento, prevarranno, negli interventi corali, la pietà e il rammarico.
Di particolare interesse, nel tratteggio dei volubili umori della corte d'un tiranno, sono il coro degli armigeri che spiano Orombello nella quarta scena del primo atto L'amore o l'ira e quello delle dame e dei gentiluomini che, all'inizio del secondo atto, commentano con accenti dolenti il supplizio inflitto ad Orombello. Sono stati questi due momenti di intensa e rara bellezza vocale.
In questo alterno clima di pietà e di sordidi complotti s'affrontano Filippo e Beatrice, i due personaggi principali dell'opera.
Filippo Maria Visconti è un regnante protervo, roccioso, ma anche autorevole e la voce del baritono Mattia Olivieri ha saputo infondere alla parola scenica i vari aspetti del suo carattere affrontando con voce sicura, intonazione precisa ed elegante proprietà di fraseggio il non facile compito affidatogli. Il metallo vocale, solido e ben proiettato si è esplicitato in una restituzione del suono morbida e vellutata.
Nei panni di Beatrice di Tenda Angela Meade non teme le difficoltà del ruolo affrontandole con determinazione, voce angelica – mai scontata o frivola – ed elegante duttilità; si trova a proprio agio sia nelle agilità che nelle note più impervie, dipanate sempre con estrema sicurezza.
Ottima anche l’Agnese del Maino – antagonista di Beatrice – impersonata da Carmela Remigio. La scelta di mettere due soprani appare molto opportuna in quanto siamo di fronte alla “diatriba” tra due donne “alla pari” ed il timbro della Remigio, più robusto e nerboruto rispetto a quello della protagonista, caratterizza ottimamente il carattere del deus ex machina di tutta l’azione scenica evidenziando i momenti di gelosia e invidia da quelli di rimorso e pietà.
Francesco Demuro è un Orombello di lusso la cui voce non fatica ad arrampicarsi sulle vette dei sovracuti e sa ben calibrare le note più centrali con piena proiezione ed un fraseggio mirabile.
Perfettamente a fuoco l’Anichino di Manuel Pierattelli e il Rizzardo del Maino di Giuliano Petouchoff.
Teatro in visibilio con applausi sentiti per tutti.
(la recensione si riferisce alla recita di venerdì  22 marzo 2024)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: il soprano Angela Meade (Beatrice di Tenda)
Sotto, in sequenza: Angela Meade; Mattia Olivieri (Filippo Maria Visconti); Carmela Remigio (Agnese del Maino); Francesco Demuro (Orombello); ancora la Meade con Olivieri nella scena dell'accusa
Al centro, in sequenza: la Remigio e Olivieri; Meade e Demuro; panoramica su scene e costumi
In fondo: i saluti finali di tutto il cast
 





Pubblicato il 27 Febbraio 2024
L'opera mitologica di Mozart incanta il pubblico del Teatro Carlo Felice di Genova
Idomeneo da manuale servizio di Simone Tomei

20240227_Ge_00_Idomeneo_AntonioPoliGenova – L’ Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart è un capolavoro che incanta con la sua profonda drammaticità e la sua sublime bellezza musicale. La trama, ambientata nell'antica Grecia, ruota attorno al re Idomeneo, il quale, dopo essere stato salvato da un naufragio grazie all’aiuto divino, si trova costretto a sacrificare suo figlio Idamante a Nettuno, dio del mare, per essere fedele al suo giuramento. La musica di Mozart raggiunge vette emozionali straordinarie, guidando lo spettatore attraverso un viaggio di passione, tradimento, perdono e redenzione. Le arie sono sontuose e ricche di pathos, mentre i cori e gli ensemble sono concepiti con una maestria che incanta l'udito.
Al Teatro Carlo Felice di Genova ha preso vita questo componimento mozartiano realizzato, registicamente parlando, da Matthias Hartmann che riesce a confezionare una mis en scène spettacolare – già messa in scena per il Teatro alla Scala nel 2019 – in cui evidenzia con minuziosa perizia particolari e sfumature che si concretizzano in un’accurata ars scenica dei personaggi (siano essi cantanti, ballerini o mimi) i quali interagiscono tra loro in modo fluido e in linea con la parola scenica.
Le scene di Volker Hintermeier corroborano la parte visiva e si concretizzano in due elementi principali: una testa di minotauro, in richiamo al mondo cretese; e la carcassa di una nave (quella del protagonista finita alla deriva): collocati su una piattaforma rotante creano in ogni numero musicale ambienti fisici ed emozionali.

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Contribuiscono alla realizzazione della drammaturgia le coreografie di Reginaldo Oliveira che fanno interagire il Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS alla stregua di demoni in maniera incessante e serpeggiante, le luci di Mathias Märker e Valerio Tiberi ed i costumi di Malte Lübben, completando con maestria un allestimento davvero ben congegnato.
La direzione musicale del M° Simone Ori alla guida dell’inappuntabile Orchestra del Teatro Carlo Felice ha saputo cogliere bene ogni aspetto della partitura eseguita quasi in maniera integrale. Ha saputo giocare con la varietà dei colori, con dinamiche sempre ben appropriate e soprattutto ha trovato un’ottima intesa con il palcoscenico creando con esso un legame sinergico.

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Anche il Coro del teatro genovese, preparato e diretto dal M° Claudio Marino Moretti, ha contribuito positivamente alla riuscita dello spettacolo con interventi sempre ben calibrati e in perfetta sintonia con i solisti.
La compagnia di canto ha sapientemente dato vita al testo di Giambattista Varesco tratto dall’omonima tragédie lyrique di Antoine Danchet con ottima proprietà di dizione e perfetta intellegibilità del testo. A tal proposito merita menzionare la bravura dei maestri Antonio Fantinuoli al violoncello e Sirio Restani al clavicembalo per l’accompagnamento puntuale e preciso dei recitativi secchi.
Nel ruolo di Idomeneo troviamo il tenore Antonio Poli, che oltre a possedere le physique du rôle vanta una vocalità piena e argentina con la quale mette in evidenza un’omogeneità in tutta l’estensione; sa ben dosare le intenzioni nella dicotomia tra il senso del dovere e l’amore genitoriale.
Cecilia Molinari en-travesti è un Idamante da manuale che trasmette al suo personaggio il tormento derivante dal comportamento paterno con voce morbida e timbro caldo; scenicamente assume movenze e fattezze maschili in maniera sublime.
La genovese Benedetta Torre riesce a delineare la figura di Ilia con accenti molto convincenti: cesella ogni frase con emissione morbida, ma al contempo salda che conferisce determinatezza al personaggio interpretato. Eccelsa voce anche quella di Lenneke Ruiten nel ruolo di Elettra in veste di dark lady nel cui canto emerge nitidamente la sua gelosia esasperata.
Pienamente a fuoco Giorgio Misseri (Arbace) che non teme, e risolve con risolutezza, le impervie note dei suoi interventi. Completano eccellentemente il cast Blagoj Nacoski (Gran Sacerdote) e Ugo Guagliardo (Voce di Nettuno), Lucia Nicotra e Maria Letizia Poltini (Due cretesi), Damiano Profumo e Franco Rios Castro (Due troiani).
Pubblico caloroso al termine con ovazioni sonore e convinte per tutti.
(la recensione si riferisce alla recita di domenica 25 febbraio 2024)

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: il tenore Antonio Poli (Idomeneo)
Sotto, in sequenza: belle panoramiche sull'allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova





Pubblicato il 27 Gennaio 2024
Ripresa con meritato successo di pubblico la scoppiettante opera buffa di Gaetano Donizetti
Don Pasquale allestimento storico servizio di Nicola Barsanti

20240127_To_00_DonPasquale_NicolaAlaimo_phAndreaMacchiaTORINO - Il titolo designato per l’inaugurazione del cartellone d’opera 2024 del Teatro Regio di Torino è il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Qui riproposto nel fortunato allestimento della fine degli anni '90 del Novecento, firmato da uno dei maestri della drammaturgia musicale italiana: il regista, scrittore e giornalista Ugo Gregoretti, la cui regia è ripresa per l’occasione da Riccardino Massa, a lungo direttore di scena al Regio, che colloca la vicenda nello scorcio di una Roma ottocentesca, piena di vita e di poesia, sempre attento (nell’approccio all’opera buffa) a non scadere in gags banali che avrebbero compromesso quella velata malinconia di fondo presente in partitura, ma comunque in grado di non freddare l’umorismo con eccessiva serietà.              
Ad impreziosire la recita contribuiscono in gran parte le scene e i costumi del grande pittore e scultore Eugenio Guglielminetti recentemente scomparso, cui si uniscono le belle luci di Andrea Anfossi, pronte a suggerire gli alternanti stati d’animo dei personaggi.
Volendo approfondire, l’impianto scenico è fisso, e il palco è utilizzato in tutta la sua profondità, arricchito da cime e vedute di una Roma del diciannovesimo secolo che, se da un lato aiutano lo spettatore ad immergersi nello spettacolo, dall’altro, l’eccessivo volume degli spazi ha sfavorito in più di un’occasione l’emersione della linea del canto, spesso rimasta coperta dal volume orchestrale, peraltro attentamente dosato dal M° Alessandro De Marchi, il quale si distingue per una direzione elegante e accorta, concentrata sulla finezza dei suoni, in grado di dar lustro all’ottima performance dell'Orchestra del Regio; ricordiamo per l’appunto il commuovente assolo di tromba nel preludio del secondo atto.

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Venendo al cast, Nicola Alaimo nei panni di Don Pasquale, si impone alla nostra visione con un eccellente presenza scenica nel ruolo del titolo, tale da rendere proprio lo sciocco e pigro celibatario benestante di Corneto.  In quanto alla vocalità, il basso riesce a tratteggiare ad hoc la parte, uscendo vincente sia nelle parti più accorate che in quelle sgargianti di agilità, bellissimo per l’appunto il difficile duetto condiviso con il baritono Simone Del Savio (Dottore Malatesta), distintosi per la scorrevolezza dell’emissione oltre che per l’ottima dizione.
Bene anche per Norina di Maria Grazia Schiavo, la quale possiede uno strumento caratterizzato da una bella e rotonda emissione in grado di risolvere senza difficoltà anche le pagine contraddistinte da maggiore agilità; molto apprezzata la cabaletta “So anch’io la virtù magica”.
Difficoltà sul registro acuto, sono invece riscontrate nella performance del tenore Antonino Siragusa (Ernesto), ma ciò nonostante questo artista ha a proprio vantaggio una vasta esperienza maturata sul repertorio donizettiano, consentendogli di compensare con un bel timbro da tenore lirico-leggero.

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Conclude il cast l’autoritaria presenza del Notaro di Marco Sportelli.
Ampia e calorosa accoglienza del pubblico per tutti gli artisti, molto acclamato anche il coro, ottimamente istruito dal M° Ulisse Trabacchin.
(La recensione si riferisce alla "prima" di giovedì 25 gennaio 2024)

Crediti fotografici: Andrea Macchia per il Teatro Regio di Torino
Nella miniatura in alto: il protagonista Nicola Alaimo (Don Pasquale)
Sotto: bella panoramica di Andrea Macchia sull'allestimento
Al centro: i saluti finali del cast
In fondo: Antonino Siragusa (Ernesto) e Maria Grazia Schiavo (Norina)





Pubblicato il 21 Gennaio 2024
Ottima realizzazione nel Teatro Carlo Felice dell'opera 'nipponica' di Giacomo Puccini
Haroutounian una Butterfly di riferimento servizio di Simone Tomei

20240121_Ge_00_MadamaButterfly_phMarcelloOrselliGENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone viene armonicamente riprodotta sia nelle movenze che nei costumi.
L’opera si apre su una parete fatta di pannelli che dal bianco candore iniziale si ammantano di variopinti colori grazie alle suggestive proiezioni curate da Ineta Sipunova; gli spazi creatisi dal movimento delle pareti mobili, accolgono numerose geische (le ottime ballerine del Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS) che danno vita ai movimenti di farfalle intrappolate. Le coreografie curate da Alla Sigalova danno vita ai classici movimenti Kabuki stilizzati e ieratici anticipando quella che sarà la fine della protagonista imprigionata in un amore non corrisposto.
Nel secondo atto gli ambienti e i costumi diventano “americani”, tranne quello di Suzuki che si mantiene fedele al suo credo e alle sue origini. Quello di Hermann è uno spettacolo che ha avuto il pregio di trovare un elegante realizzazione del capolavoro pucciniano, mai scontato e sempre ben allineato al buon gusto, al piacere visivo e agli stati d’animo dei personaggi. Le ottime luci di Gleb Filshtinsky ed i costumi di Kristìne Jurjàne hanno completano una messinscena da ricordare.

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In buca alla direzione dell’orchestra del Teatro Carlo Felice troviamo il M° Fabio Luisi in una serata davvero ispirata; sa cogliere ogni sfumatura, ogni anfratto della partitura in maniera davvero mirabile. Il suono arriva in platea con elegante intensità: i chiaro scuri sonori sono come i piccoli colpi di colore impressionisti che alla fine restituiscono sempre l’immagine nitida e chiara di ogni pagina musicale. La sinergia e sintonia con il palcoscenico sono dosate al millimetro (sia per dinamiche che per intenzioni) ed i cantanti riescono in ogni momento a dare pieno senso musicale alla parola scenica.
Nel ruolo eponimo il soprano Lianna Haroutounian affronta il primo atto con una vis interlocutoria giocando su colori tenui, ma mai scontati. La purezza e leggerezza del primo ed unico momento d’amore (il duetto finale) si dipinge vieppiù di passione e intensità sonora mentre nel secondo atto (quello più vocalmente estenuante per l’interprete) tutte le sue doti di interprete emergono in maniera nitida e cristallina. Il canto si fa sempre più pregnante, gli accenti più ficcanti ed è indiscutibile la capacità di affrontare gli acuti con sicurezza, senza perdere in eleganza di fraseggio e proiezione vocale.
Non è da meno il tenore Fabio Sartori che delinea un Pinkerton vocalmente sicuro e tonante con acuti netti e squillanti sempre ben calibrati alle esigenze musicali.
L’eleganza, la bellezza del timbro ed il portamento scenico sono gli elementi principali - ma non unici - che sintetizzano l’artista Vladimir Stoyanov; nel ruolo di Sharpless sa tratteggiare un console affettuoso, emotivamente intenso, ma al tempo anche autoritario e quasi severo nei confronti del comportamento deprecabile di Pinkerton.
Convincente sotto ogni punto di vista anche la Suzuki di Emanuela Custer; il suo approccio al personaggio emerge prepotentemente nel secondo e terzo atto in cui sa ben gestire le movenze sceniche e dare un contributo vocale di grande livello.
Manuel Pierattelli
è un Goro ben caratterizzato che non cade mai in macchiettismi eccesivi e inopportuni.

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Completano degnamente il cast tutti gli altri artisti: Paolo Orecchia (Il Principe Yamadori), Luciano Leoni (lo zio Bonzo), Claudio Ottino (il Commissario Imperiale), Franco Rios Castro (l’Ufficiale del Registro), Luca Romano (Yakusidé), Maria Letizia Poltini (la madre di Cio-Cio-san), Mariasole Mainini, (la zia) Eleonora Ronconi (la cugina).
Pregevole infine la prestazione del Coro della fondazione genovese, istruito in maniera eccellente dal M° Claudio Marino Moretti, che ha restituito il momento magico del “coro a bocca chiusa” in maniera encomiabile. Teatro sold out e grandi ovazioni per tutti gli artisti.
(la recensione si riferisce alla recita di venerdì 19 gennaio 2024)

Crediti fotografici: Marcello Orselli per il Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: l'eccellente soprano
Lianna Haroutounian (Cio Cio San)
Sotto, in sequenza: Fabio Sartori (F.B. Pinkerton) Lianna Haroutounian (Cio Cio San); ancora Fabio Sartori con
Vladimir Stoyanov (Sharpless); panoramica sull'allestimento
Al centro e in fondo: Lianna Haroutounian; Emanuela Custer (Suzuki); altra bella panoramica di Marcello Orselli sull'allestimento






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Parliamone
Orlando nelle trame di Alcina
intervento di Athos Tromboni FREE

20240407_Fe_00_OrlandoFurioso_MarcoBellussi_phMarcoCaselliNirmaFERRARA - Ottima messa in scena nel Teatro "Claudio Abbado" dell' Orlando Furioso di Antonio Vivaldi nella edizione critica curata da Federico Maria Sardelli e Alessandro Borin. Il maestro Sardelli era anche sul podio della brava Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo di Ferrara. Quindi tre atti, così come Vivaldi ideò per la premiere al Teatro Sant'Angelo di Venezia nell'autunno del 1727.
Ottima messa in scena, oltre che per la comprovata efficacia di Sardelli nell'esecuzione del repertorio barocco, soprattutto per la visionaria regia di Marco Bellussi, coadiuvato da Fabio Massimo Iaquone (ideazione e regia video), Matteo Paoletti Franzato (scene), Elisa Cobello (costumi) e Marco Cazzola (luci).
La visionaria regia ci trasporta nel poema ariostesco (o quantomeno in ciò che del poema dell'Ariosto utilizzò a suo tempo il librettista Grazio Braccioli) dove tutto è fantascientifico
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VideoCopertina
La Euyo prende residenza a Ferrara e Roma

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Echi dal Territorio
Xtra per tre
redatto da Athos Tromboni FREE

20240411_Fe_00_FerraraMusicaXtra_NicolaBruzzoFERRARA - Si chiama "Xtra" - un nome avveniristico - ma sarà fatta di musica da grande repertorio cameristico. È la nuova rassegna di Ferrara Musica, ideata per dare una ribalta a formazioni e musicisti solisti di grande talento. Ad illustrare il programma sono intervenuti l'assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, il curatore
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Quel Don Pasquale sempre fresco
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20240325_Fi_00_DonPasquale_MarcoFilippoRomano_phMichele MonastaFIRENZE - Quello che è stato ritorna dicevano sempre i nostri vecchi. Ed è proprio così: in un momento non facile per il Teatro del Maggio, l’idea di rispolverare una vecchia produzione di Don Pasquale di Gaetano Donizetti si è rivelata una scelta molto azzeccata che ha riportato indietro nel tempo i più veterani melomani. La riproposizione dello spettacolo
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Opera dal Nord-Ovest
Beatrice di Tenda da visibilio
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Ecco la Butterfly del fiasco
servizio di Simone Tomei FREE

20240219_Lu_00_MadamaButterfly_AlessandroDAgostiniLUCCA – Al Teatro del Giglio approda con grande apprezzamento del pubblico la versione bresciana di Madama Butterfly di Giacomo Puccini (datata 28 maggio 1904) dopo che il clamoroso fiasco del Teatro alla Scala di qualche mese prima, indusse il compositore a rimettere le mani sulla partitura. La scelta dell’adattamento bresciano per il Teatro del
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Opera dal Nord-Est
Arianna tra il buffo e il commovente
servizio di Rossana Poletti FREE

20240218_Ts_00_AriannaANasso_SimoneSchneider_phFabioParenzanTRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”.  Ci è voluto Richard Strauss e la sua Arianna a Nasso per far comprendere quanto poco interessasse a certi ricchi la realizzazione di uno spettacolo, quanto poco comprendessero le dinamiche che stanno attorno e dentro la preparazione di un lavoro teatrale.
«Pago e voglio quello che
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Personaggi
Incontro con Lorenzo Cutųli
servizio di Edoardo Farina FREE

20240215_Fe_00_LorenzoCutuliFERRARA - Il 100° anniversario dalla morte di Giacomo Puccini rappresenta un’occasione per commemorare e ripercorrere la vita e la carriera di uno dei più grandi musicisti italiani.  Le sue Opere, ancora oggi, continuano a essere rappresentate sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, celebrando lo straordinario valore artistico delle composizioni
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Opera dal Nord-Est
Il Barbiere eccellente
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240209_Ve_00_IlBarbiereDiSiviglia_BepiMorassiVENEZIA - Se pensiamo al fascino di un teatro risorto per più di una volta dalle proprie ceneri, e vi aggiungiamo la suggestione di esservi dentro nel vivo del carnevale della “Serenissima” non può venire in mente un gioiello della produzione rossiniana: Il barbiere di Siviglia. Ed è proprio a quest’opera che abbiamo assistito, la seconda in cartellone
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Opera dal Centro-Nord
Manon Lescaut e il gesto della Lyniv
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240202_Bo_00_ManonLescaut_OksanaLynivBOLOGNA - Il Teatro Comunale Nouveau inaugura la propria stagione operistica 2024 con il primo vero e proprio gioiello della produzione pucciniana: Manon Lescaut. Ottima scelta per onorare il centenario della morte del compositore lucchese, avvenuta il 29 novembre del 1924 a Bruxelles.  La Manon Lescaut rappresenta per la carriera
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Echi dal Territorio
Bologna Festival numero 43
redatto da Athos Tromboni FREE

20240201_Bo_00_BolognaFestival_TeodorCurrentzis_phAlexandraMuravyevaBOLOGNA - La 43.esima edizione di Bologna Festival 2024, da marzo a novembre, presenta alcuni dei più interessanti direttori dell’odierna scena musicale quali Teodor Currentzis, per la prima volta a Bologna con la sua orchestra musicAeterna, Vladimir Jurowski con la Bayerisches Staatsorchester e Paavo Järvi con la Die Deutsche
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Jazz Pop Rock Etno
Jazz e altro allo Spirito
redatto da Athos Tromboni FREE

20240129_Fe_00_IlGruppoDei10_TutteLeDirezioni_FrancoFasano.JPGFERRARA - Varato il calendario dei concerti "Tutte le Direzioni in Winter&Springtime 2024", organizzata da Il Gruppo dei 10 con qualche novità e collaborazione in più rispetto ai precedenti. La location è (quasi sempre) la stessa: il ristorante lo Spirito di Vigarano Mainarda (Ferrara), nell’intimo tepore delle sue suggestive sale, immerso nella
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Opera dal Centro-Nord
La bohčme visual della Muti
servizio di Athos Tromboni FREE

20240127_Fe_00_LaBoheme_ElisaVerzier_phFabrizioZaniFERRARA - Suggestivo l'allestimento di La bohème di Giacomo Puccini curato da Cristina Mazzavillani Muti per il Teatro Alighieri di Ravenna, approdato ieri sera al Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Pubblico della grandi occasioni ("sold-out" si dice oggi, con un inglesismo ormai sostitutivo di "tutto esaurito" d'italiana fattura); pubblico
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Opera dal Nord-Ovest
Don Pasquale allestimento storico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240127_To_00_DonPasquale_NicolaAlaimo_phAndreaMacchiaTORINO - Il titolo designato per l’inaugurazione del cartellone d’opera 2024 del Teatro Regio di Torino è il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Qui riproposto nel fortunato allestimento della fine degli anni '90 del Novecento, firmato da uno dei maestri della drammaturgia musicale italiana: il regista, scrittore e giornalista Ugo Gregoretti, la cui regia
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Jazz Pop Rock Etno
Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE

20240124_Fe_00_JazzClub_GennaioMaggio2024FERRARA - Dal 26 gennaio 2024, prende il via al Torrione San Giovanni la seconda parte della 25.ma stagione di Ferrara in Jazz. Grandi nomi del jazz internazionale e largo spazio ai giovani, per complessivi 45 concerti accompagnati da eventi culturali collaterali, realizzati con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune
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Opera dal Nord-Est
Bolena e Seymur destino congiunto
servizio di Rossana Poletti FREE

20240123_Ts_00_AnnaBolena_SalomeJicia_phFabioParenzanTRIESTE – Teatro Verdi. Nell’ Anna Bolena di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, primeggia la qualità del cast. Un gruppo di cantanti straordinari, che contribuiscono in modo determinante al buon esito della rappresentazione. Se si eccettua qualche piccola quasi impercettibile incertezza nel primo atto la prova
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Opera dal Nord-Ovest
Haroutounian una Butterfly di riferimento
servizio di Simone Tomei FREE

20240121_Ge_00_MadamaButterfly_phMarcelloOrselliGENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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Opera dal Centro-Nord
Un Trovatore cosė cosė
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240121_Li_00_IlTrovatore_MatteoDesole_phAugustoBizziLIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Opera dal Centro-Nord
Barbiere di Siviglia stratosferico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240120_Pr_00_IlBarbiereDiSiviglia_DiegoCeretta_RobertoRicciPARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Opera dal Centro-Nord
Un Barbiere un po' cosė...
servizio di Simone Tomei FREE

20240113_Lu_00_IlBarbiereDiSiviglia_GurgenBaveyan_PhotoKiwiLUCCA - Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si veste di attualità, attraverso una lettura piuttosto singolare, ma non del tutto dissonante dalle intenzioni musicali e librettistiche, nell’allestimento andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca con la firma registica di Luigi De Angelis che ha curato anche scene e luci. In un condominio stile Le Courboisier
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Opera dal Nord-Est
La Bohčme dei ponteggi
servizio di Athos Tromboni FREE

20240113_Ro_00_LaBoheme_FrancescoRosa_phValentinaZanagaROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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