|
|
|
Pubblicato il 04 Dicembre 2023
Andata in scena a Rovigo in prima assoluta in epoca moderna l'opera di Giovanni Alberto Ristori
Pigmalione cattura l'attenzione
servizio di Athos Tromboni
|
ROVIGO - Il 16 ottobre 1714 il poeta e librettista veneto Francesco Passarini (da non confondere con l'omonimo compositore bolognese vissuto nel secolo precedente) scrisse una dedica al Podestà di Rovigo: «... Eccellenza, è un debito indispensabile del mio reverendissimo ossequio il consacrare alla grandezza di Vostra Eccellenza questo mio Drama, & un'intercessione della sua felicità l'andare insignito del vostro gloriosissimo Nome...» Ecco, la dedica al potente era fatta, come era d'uso all'epoca, e presentava le sue "umilissime, devotissime, servilissime" disponibilità alla captatio benevolenza per il proprio dramma gioioso (opera buffa, si direbbe oggi): il Pigmalione che «... in soli sedici giorni si è posto in ordine ... la virtuosa idea del signor Giovanni Alberto Ristori, che l'ha musicato in tempo sì ristretto...» La prima esecuzione assoluta andò perciò in scena nel Teatro Manfredini di Rovigo proprio nel 1714, con successo e ammirazione della nobiltà e della borghesia polesana (c'è da presumerlo...) e contribuì alla fama prima nazionale e poi europea del compositore Giovanni Alberto Ristori. Dramma gioioso barocco, dunque, che il Teatro Sociale di Rovigo ha allestito come "prima assoluta in epoca moderna". Facciamo un passo nella letteratura d'epoca; Pigmalione è un personaggio del mito greco. Re di Cipro secondo lo scrittore Arnobio (vissuto nel terzo secolo dopo Cristo) differisce dal personaggio raccontato da Ovidio("Le metamorfosi", ) dove si narra che Pigmalione era uno scultore che aveva modellato nell'avorio un nudo femminile: perdutamente innamoratosi della propria statua, l'aveva ritenuta l'espressione più alta della femminilità, superiore a qualunque donna anche in carne e ossa, tanto da dormirle accanto nella speranza che un giorno si animasse.
  
  
Sempre secondo Ovidio, fu in occasione delle feste rituali in onore di Afrodite che lo scultore si recò al tempio della Dea e la pregò di concedergli in sposa la statua creata con le sue mani, rendendola una creatura umana: la Dea acconsentì. Egli stesso vide la statua lentamente animarsi, respirare e aprire gli occhi. Pigmalione e la donna uscita dalla statua si sposarono ed ebbero una figlia, Pafo, che diede successivamente il suo nome all'omonima città di Cipro, famosa per un tempio dedicato ad Afrodite. La statua, priva di nome nel mito, è stata denominata da autori moderni (dal XVIII secolo in poi) Galatea. E ritorniamo alla cronaca odierna: l'opera di Ristori e il libretto di Passarini fanno riferimento alla vicenda raccontata da Ovidio; complicando un po' le cose, perché qui lo scultore Pigmalione è amato e conteso da due fanciulle, Eburnea e Isifile, a loro volta amate da Elviro e Laurindo. Sarà Eburnea ad avere la meglio, sostituendosi furbescamente alla statua, per la disperazione dell'amante Elviro abbandonato, la gioia dello scultore Pigmalione che potrà sposarsi con una donna in carne e ossa, e la rassegnazione di Isifile che dovrà accontentarsi di Laurindo. L'allestimento rodigino è stato affidato per scene e costumi e Matteo Corsi e a Eleonora Nascimbeni, vincitori del 1° Concorso di Scenografia dedicato al compianto Gabbris Ferrari, grande pittore, scenografo e regista del capoluogo polesano. La regia è stata curata a Federico Bertolani.


Abbiamo assistito a un piccolo capolavoro di scene, costumi e luci. Abbiamo applaudito una messa in scena accattivante, ben condotta, precisa e senza orpelli parainterpretativi, dove la commedia è stata commedia, la favola è stata favola e l'ingegno è stato indirizzato con intelligenza alla semplicità pastorale che presumibilmente aveva animato nel Settecento sia il librettista che il compositore. Lo spettacolo ha catturato il pubblico, che ha seguito con attenzione e divertimento tutta la recita. Fondali e quintine di teli e pannelli dipinti? Sì. Fantasmagoria di cromìe pittoriche? Sì. Gioia per l'occhio e per lo spirito? Sì. Abbondanza di fiori multicolore e verdissimi arbusti per un effetto caleidoscopico? Sì. Alla riuscita hanno contribuito anche Bernardo Ticci che ha curato la trascrizione musicale; e Marco Schiavon responsabile della revisione drammaturgica. Sotto l'aspetto musicale va lodata la bella prestazione di Bruno Taddia nel ruolo di Pigmalione: voce morbida e intonazione ottima, recitazione da aedo del classicismo ellenico. Bravissime sia il soprano Silvia Frigato (Eburnea) che il mezzosoprano Marina De Liso (Isifile) interpreti specializzate nella vocalità barocca e preromantica. Eccellente il contratenore Nicolò Balducci (Elviro) che ha stupito e sedotto per l'intonazione perfetta, il legato meraviglioso e il gesto scenico elegante ed espressivo. Un po' meno seducente la prestazione dell'altro contratenore, Antonio Giovannini, che ha vestito i panni di Laurindo, Una licenza, geniale e condivisibile, è stata quella del regista Federico Bertolani che ha messo in scena un personaggio extratestuale, col compito di recitare la parte del Podestà di Rovigo destinatario della dedica del poeta Francesco Passarini: in questa parte del tutto originale si è districato molto bene e in maniera simpaticissima l'attore Giulio Canestrelli. Sul podio dell'ensemble "L'Arte dell'Arco" (che ha eseguito con strumenti d'epoca), era il maestro Federico Guglielmo, che oltre a dirigere l'orchestra ha eseguito come violino concertante alcune pagine della partitura di Ristori. Poco pubblico ma calorosissimo e prodigo di applausi anche a scena aperta. Applausi meritati. (la recensione si riferisce alla recita di domenica 3 dicembre 2023)
Crediti fotografici: Valentina Zanaga per il Teatro Sociale di Rovigo Nella miniatura in alto: l'ottimo Bruno Taddia (Pigmalione) Sotto, in sequenza: Giulio Canestrelli (il Podestà); Silvia Frigato (Eburnea) e Antonio Giovannini (Laurindo); ancora Silvia Frigato; Nicolò Balducci (Elviro); Silvia Frigato e Bruno Taddia; Marina De Liso (Isifile) Al centro, in sequenza: Nicolò Balducci, Marina De Liso, Antonio Giovannini; Silvia Frigato, Marina De Liso, BrunoTaddia In fondo: i protagonisti e la statua (panoramica)
|
Pubblicato il 06 Novembre 2023
Discutibile 'modernizzazione' del regista Montavon per la terza opera di Giacomo Puccini
Des Grieux non dā l'acqua a Manon
servizio di Rossana Poletti
|
TRIESTE - Teatro Verdi. La Manon Lescaut di Giacomo Puccini, in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste, avrebbe potuto essere rappresentata come concerto sinfonico, togliendo cantanti, coro, comparse e tenendo solo la musica. A ragione si afferma da parte degli autorevoli critici musicali che questa è un’opera “sinfonica”. Resta il fatto che la trama si regge anche su un racconto, che Puccini stesso disegnò peraltro in modo diverso dal suo contemporaneo Massenet, e che questo racconto è dato dal testo delle arie e dai cantanti che le eseguono, dalla loro espressività. E magari ogni tanto sarebbe piaciuto sentire i cantanti che non si dovessero sgolare per superare il fragore dell’orchestra, diretta da Gianna Fratta, perché la Manon è un’opera sinfonica. Niente da dire, l’orchestra del lirico triestino è stata splendida rendendo mirabilmente la perfetta costruzione musicale del compositore di Torre del Lago, esaltando la componente drammatica dell’amore di Manon, che non concede elementi consolatori alla luce di un esito pessimistico della vita della giovane. Puccini ricalcherà il modello di questa sua prima vera opera nella produzione successiva con i motivi conduttori ripetuti, le citazioni dai lavori precedenti. L’allestimento di Trieste, coproduzione tra Opera de Monte-Carlo ed Erfurt Theatre, è improntato alla modernità. Entrano in scena giovani allegri e anche un po’ spregiudicati, un personaggio, l’anziano, copiato dall’immagine dello stilista Karl Lagerfeld, scomparso nel 2019, direttore artistico di Fendi e poi di Chanel. Capelli bianchi, lunghi a coda di cavallo, abito nero striminzito, cravattino lungo e stretto, occhiali rigorosamente scuri, il Geronte di Ravoir, interpretato da Matteo Peirone, non ha lo stesso fisico, ma ne ricalca fedelmente il cliché. Il cambiamento d’epoca nella lirica è spesso cercato dai registi per poter sviluppare una loro idea, ma non è certamente semplice per il linguaggio arcaico dell’opera che cozza troppo pesantemente con l’immagine sulla scena.


In questa Manon il registra Guy Montavon, calca impietosamente la mano sul grottesco, nella scena delle prostitute messe all’asta e vendute ad un manipolo di squinternati, ma anche questo ci può stare. Ciò che rende difficile la comprensione è proprio il finale che prevede i due innamorati, Manon e des Grieux, in una landa desolata, lasciati a morire di stenti. La storia è ben complessa in origine, ma comunque questo abbandono cantano i due nell’ora della fine della protagonista. In questo allestimento compaiono invece due stanze divise dal vetro. Manon è rinchiusa in una cella nera e sporca. Renato des Grieux sta invece nella stanza attigua, ben illuminata, dove fanno mostra di sé due pacchi di acqua in bottiglia. Manon gli dice “la sete mi divora” e ancora gli chiede di scrutare “il mister dell’orizzonte, e cerca, cerca monte o casolar”. L’uomo deve esplorare se ci sia qualcuno nella landa desolata, se sia possibile trovare l’acqua per dissetare la donna vinta dalla febbre. Lui è chiuso dentro nella stanza, pesta sulla porta che non si apre e dice “nulla rinvenni… l’orizzonte nulla mi rivelò… lontano spinsi lo sguardo invano”. Lo spettatore guarda, sente e vede tutt’altra cosa. Si dirà licenza del regista, ma la licenza a dire il vero sembra troppa. La scenografia di Hank Irwin Kittel è indubbiamente strutturata, gioca su una piazza in cui arriva la carrozza che porta a Parigi la giovane Manon e suo fratello, da un chiosco si distribuiscono gelati gratuitamente. Ai tavolini siede una folla di giovani studenti, l’insieme è gaio, ma la musica mostra già i segni della disgrazia incombente. Nel secondo atto la stanza è opulenta, grandi divani, sculture moderne e quadri fanno bella mostra, Manon ha abbandonato des Grieux, con il quale era fuggita per amore, dopo aver saputo che Geronte avrebbe voluto rapirla. E la troviamo proprio da quest’ultimo, imbellettata, piena d’oro, immersa in un lusso sfarzoso, poi trasformata in statua vivente dal vecchio pittore, ma anche potente cassiere dello stato. Le pareti della stanza mutano colore, segnando un cambio di passo dell’opera. Manon nel voler fuggire di nuovo con des Grieux, vorrebbe portarsi via tutti i gioielli. L’ingordigia sarà la sua condanna: catturata, imprigionata e venduta assieme alle prostitute. Ultimo atto siamo in America in quella landa desolata, fatta di due stanza di cui si è detto. Lana Kos è Manon Lescaut. Nata nella bella città barocca di Vara?din, cantata nella “Contessa Mariza” di Emmerich Kálmán, ha debuttato giovanissima a diciassette anni. In Croazia è una diva, suona il piano, è poliglotta, conduce una vita all’insegna del rigore. Ha una più che ventennale carriera alle spalle oramai. La sua è una bella voce, imponente, che regge l’impegnativo ruolo di Manon, più volte applaudita a scena aperta dal pubblico della prima. Per inciso, lo sciopero indetto dai teatri lirici italiani per la prima della stagione ha avuto luogo anche a Trieste, pertanto abbiamo assistito alla seconda rappresentazione, senza lo sfarzo del debutto, senza inno nazionale, senza paillettes e gioielli. Canta in coppia con Roberto Aronica (un buon Renato des Grieux), che regge il ritmo incalzante e drammatico del finale struggente. Il Lescaut, fratello di Manon, è Fernando Cisneros, perfetto nella parte del guascone.


Conclude il quartetto dei ruoli principali Matteo Peirone, nei panni di Geronte, ma anche sergente degli arcieri e comandante di marina, in tutti quei ruoli che lo vedono perseguitare la povera Manon. In scena ancora Paolo Antonio Nevi, Magdalena Urbanowicz, Nicola Pamio e Giuseppe Esposito. L’opera sarà al Teatro Verdi di Trieste fino al12 novembre. (La recensione si riferisce alla recita di sabato 4 novembre 2023)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il soprano Lana Kos (Manon Lescaut) Sotto in sequenza: panoramica sui costumi; Roberto Aronica (des Grieux) e Lana Kos; Roberto Aronica con Fernando Cisneros (Lescaut); la direttora Gianna Fratta Al centro: l'intensa espressione di Lana Kos Sotto: una bella panoramica su orchestra e pubblico del Teatro Verdi di Trieste
|
Pubblicato il 05 Settembre 2023
Le ultime repliche di Tosca, Madama Butterfly e Aida in Arena ecco un resoconto
Tre donne tre stelle: Pirozzi, Grigorian, Stikhina
servizio di Simone Tomei
|
VERONA - Ho frequentato il Festival "Arena 100" della città scaligera solo verso il concludersi della stagione estiva 2023. Sono arrivato a Verona agli inizi di settembre ed in questo scritto vi do conto delle mie tre serate areniane.
TOSCA – Venerdì 1 settembre 2023 Il consueto allestimento del regista Hugo de Ana – curatore anche di scene, luci e costumi – di Tosca non ha più misteri per il pubblico veronese e non abbisogna di presentazioni o dissertazioni già espresse in altri miei scritti su questa testata. È giusto però esaltarne ogni volta la magnificenza, la chiarezza e l’originalità con cui è stato concepito; i pochi efficaci elementi scenici danno piena soddisfazione alle didascalie del libretto e ci fanno immergere dentro la musica pucciniana e nelle parole librettistiche in maniera naturale e spontanea. Musicalmente la direzione del M° Francesco Ivan Ciampa ha tradotto in sonorità eccellenti la partitura del “lucchese” con agogiche sempre appropriate ed un legame sincero e spontaneo con il palcoscenico. Nel ruolo eponimo Anna Pirozzi si rivela ancora una volta l’artista che sa restituire le piene intenzioni della diva romana Floria Tosca; intenzioni, suoni e ars scenica si uniscono in un quadro denso di sfumature sempre appropriate con acuti ben piazzati ed un’emissione sempre a fuoco. Anche il protagonista maschile nelle vesti di Mario Cavaradossi è stato rappresentato in maniera interessante dal tenore Freddie De Tomaso che deve ancora curare, però, l’eleganza nel porgere talune frasi e frenare una certa irruenza che un passo più in là potrebbe sfociare in pedanteria. Il materiale vocale è di indiscussa bellezza e la giovane età può giustificare qualche intemperanza che con la maturità non dubito possa essere messa a tacere a favore di uno stile più consono alla scrittura musicale.


Il baritono Luca Salsi può vantare una sua presenza scenica ieratica e sicura, ma il personaggio del Barone Scarpia diventa sempre più simile talvolta ad un goffo “Rigoletto” e talaltra ad un marpione “Falstaff”; del “Bigotto satiro che affina colle devote pratiche la foia libertina, e strumento al lascivo talento fa il confessore e il boia” come lo denota il pittore, rimane ben poco ed anche il canto è sempre più incline ad un poco curato declamato infarcito di accenti talvolta inopportuni che non ad un’emissione fluida e morbida atta a scandire la linea melodica. Ottima presenza scenica e prestanza vocale per l’Angelotti di Giorgi Manoshvili; la voce è ben proiettata con timbro nitido e corposo. Giulio Mastrototaro è un Sagrestano di lusso e la sua recitazione è moderatamente caricaturale ma mai macchiettistica. Bene il resto del cast che vede impegnati Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Dario Giorgelè (Un carceriere) e Jacopo Lunardi (Un Pastore). Di pregio gli interventi del coro della Fondazione Arena – preparato e guidato dal M° Roberto Gabbani - al termine del primo atto e nella cantata fuori scena. Bravi i ragazzi del Coro di Voci Bianche A.d’A.Mus preparati dal M° Elisabetta Zucca. Una serata settembrina con anfiteatro molto affollato e apprezzamenti da parte di tutto il pubblico.

MADAMA BUTTERFLY – Sabato 2 settembre 2023 Una serata idilliaca quella in cui ha preso vita il dramma pucciniano di Madama Butterfly e molteplici sono stati i fattori che hanno contribuito alla sua riuscita. Partirei dallo storico allestimento di Franco Zeffirelli che nonostante gli anni, riesce sempre ad emozionare con una scenografia da sogno, costumi appropriati ed un impianto luci efficace per creare ambienti, odori e sapori di un fantastico Giappone. La regia è piuttosto latente, ma in quest’opera la gran parte delle intenzioni spesso scaturiscono proprio da parte degli interpreti che possono concedersi molta libertà nel dare vita ai personaggi. Non avevo mai sentito dal vivo il soprano Asmik Grigorian e ne sono rimasto letteralmente affascinato; ho vissuto momenti di grande emozione grazie alla sua interpretazione perché credo abbia dato ad ogni parola e ad ogni frase il giusto senso drammaturgico e scenico nonché la più appropriata interpretazione vocale. Oltre al timbro di assoluta bellezza, non va in secondo piano la solida tecnica e la capacità di affrontare ogni nota con la giusta intensità emozionale che il momento richiede. I suoni sempre a fuoco, la dizione chiara e nitida hanno fatto emergere ogni sfumatura della giapponesina quindicenne: dall’innocenza del primo atto al dramma del terzo passando per l’atto interlocutorio in cui a mano a mano crescevano pathos e sofferenza. Introduco qui l’intesa con il podio su cui si ergeva il M° Daniel Oren perché tra i due sembrava consumarsi un idilliaco amplesso amoroso; le intenzioni dell’uno erano prontamente raccolte dall’altra e l’agogica dell’interprete era ogni volta prontamente ricambiata dai favori della bacchetta, sì da creare un’unione di intenti che difficilmente si realizza. E quando si realizza, come in questo caso, non è soltanto bella musica, è arte sublime. Piero Pretti è un fresco Pinkerton che ammanta la platea areniana con sonorità brillanti e fraseggio ben curato; piena intesa con la protagonista nel duetto finale del primo atto; e drammatico ma non stucchevole nell’aria del terzo.


Strepitoso anche il Console Sharpless che nel baritono Gevorg Hakobyan ha trovato piena incarnazione; una voce vellutata accompagna tutta la sua interpretazione e accanto ad un’intonazione perfetta si è potuto ammirare un canto elegiaco e sempre a fuoco che restituisce pieno valore alla parola scenica. Ineccepibile la Suzuki di Sofia Koberidze che emerge con classe nel coinvolgente duetto dei fiori. Note positive anche per il nitido e petulante Goro di Matteo Mezzaro e per altri componenti del cast: Kate Pinkerton con l’ambrato timbro di Marta Pluda, l’ottimo Yamadori di Italo Proferisce, il potente Zio Bonzo di Gabriele Sagona. E inoltre, Gianfranco Montresor (Il Commissario imperiale), Stefano Rinaldi Miliani (L’ufficiale del registro), Federica Spatola (La madre di Cio Cio San) e Valeria Saladino (La cugina) completavano con onore il cast.
AIDA – Domenica 3 settembre 2023 Anche se in calcio d’angolo ho avuto modo di assistere all’allestimento di Stefano Poda dell’opera regina del Festival areniano: Aida. Ho avuto modo di leggere di tutto su questa regia, dagli apprezzamenti più accorati ai disprezzi più profondi e a questo punto mi sia concesso esprimere anche un mio pensiero. Sulla marcata simbologia Poda costruisce uno spettacolo di grandissimo pregio visivo che colpisce violentemente lo spettatore grazie a tanti fattori: luci, costumi, movimenti scenici, impiego mastodontico di comparse, interazioni misteriose tra i personaggi e molto altro. Tutto ciò conferisce senza dubbio fascino e meraviglia all’occhio di chi guarda e anche il sottoscritto è stato “vittima” di questo ammaliamento. L’Aida diventa dunque un parafilm, ma si scontra con un grandissimo limite; quello di non essere funzionale alla musica… occhio ho detto musica, non drammaturgia. Quest’ultima è praticamente inesistente, o meglio vive solo nella mente del suo creatore; potrei associare questo allestimento ad una grande (geniale) trovata pubblicitaria che ha portato in Arena moltissime persone attraverso questo giocattolo che il regista ha costruito con l’avallo della direzione del Festival. Non critico questa scelta, ma mi permetto di giudicarla in relazione alla sua funzionalità che non è atta a restituire niente della partitura verdiana. La recita cui ho avuto modo di assistere ha messo in evidenza in generale un totale scollamento tra palcoscenico e buca e un totale distacco tra le sonorità che si udivano dagli strumenti e quello che succedeva sul palcoscenico. Le famose trombe sul palco nella marcia trionfale hanno dato del filo da torcere al M° Daniel Oren che più volte mi è sembrato perdere il filo del discorso. Pur non volendo dare peso agli scandali musicali compiuti nella sezione degli ottoni nel golfo mistico, ho avuto la sensazione di assistere ad una prova di assieme in cui ancora non fosse maturata la consapevolezza di quello che si stesse facendo. Non da meno è stato il versante vocale che specie nei primi due atti si è trovato spesso scollato rispetto alle note suonate. Alla luce di questi avvenimenti mi sono fatto l’idea che sia la disposizione dei cantanti che il loro impegno in scena cozzavano con la funzionalità richiesta dalla partitura e tutto è stato un po’ lasciato al caso. Ciò mi ha fatto venire in mente una frase che spesso un caro amico musicista era solito dire in questi casi: «... se ci perdiamo, ci troveremo alla corona...»; e spesso così è stato.


È anche vero che talvolta è necessario scegliere tra l’entusiasmare (con la visione) o il rapire (con la musica) e per l’ambiente areniano può essere più consona la prima scelta - anche perché porta più soldi - ma per chi ama la musica e per chi la interpreta sicuramente non credo sia stata la strada migliore che potesse essere percorsa. Relativamente agli interpreti mettendo da parte le scollature, posso così sintetizzare le loro prove. L’Aida di Elena Stikhina non ha nulla della giovane etiope; l’emissione seppur corretta e intonata restituisce un canto marcatamente flebile dimostrando a mio avviso di non possedere la vocalità necessaria al personaggio. Probabilmente oggi non andrei oltre ad un’Adina o una Norina donizettiane e l’aver affrontato il titolo nel contesto fisico dell’emiciclo veronese mi è sembrato un azzardo notevole. Se i suoni in acuto sono belli e filati, manca quel “morso” alla partitura che spesso caratterizza le pagine musicali della giovane schiava; viene meno dunque il senso della parola scenica che unito alla pochezza drammaturgica della regia restituisce un quadro dai contorni poco definiti e fatui. Il Radames di Angelo Villari parte con buone intenzioni nonostante sembri scontare un po’ l’emozione del palcoscenico, ma migliora con l’evolversi della serata risultando convincente nei due grandi duetti con protagonista e antagonista femminile dove la voce si fa sempre più salda e libera dai timori iniziali. Clémentine Margaine dona al personaggio di Amneris quel fascino misterioso, quasi demoniaco che le appartiene. Nonostante la restituzione di un suono non troppo corposo, va a suo favore la proiezione dello stesso che riesce comunque a passare l’orchestra grazie ad una notevole omogeneità nei vari registri vocali e all’intelligenza di saper piazzare ottimi e ficcanti accenti che sanno ben delineare i suoi umorali stati d’animo. Una terna di lusso quella formata da Rafal Siwek nei panni di Ramfis, poi Amartuvshin Enkhbat (Amonasro) e Romano Dal Zovo (Il Re). Completavano il cast un solido Riccardo Rados quale Un messaggero e l’eterea Sacerdotessa di Francesca Maionchi. Note meno positive per il Coro diretto dal M° Roberto Gabbiani che – a conferma delle problematiche da me esposte più sopra – ha fatto nettamente più fatica a trovare la quadra del cerchio. Arena super affollata e applausi per tutti.
Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nelle miniature dei titoli: Anna Pirozzi (Tosca); Asmik Grigorian (Madama Butterfly); Elena Stikhina (Aida) Successivamente in sequenza, belle immagini di Ennevi foto da Tosca, Madama Butterfly e Aida
|
< Torna indietro
Parliamone
|
Abbiamo la Turandot dei prossimi 20 anni
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO – Il Teatro Lirico Sperimentale “A.Belli” ha messo in scena la Turandot di Giacomo Puccini come ultima opera della sua stagione lirica. Due le note salienti da mettere in rilievo: la prima, che l’allestimento ha scelto il finale di Luciano Berio rispetto a quello tradizionale di Franco Alfano; e la seconda, che nel ruolo della Principessa di Ghiaccio - la sera del 15 settembre al Teatro Nuovo - ha cantato la giovane Suada Gjergji e con essa il mondo del melodramma ha trovato la Turandot dei prossimi 15 – 20 anni, poi diremo perché. Ma partiamo dalla prima nota saliente: il finale di Berio. È talmente bello musicalmente che meriterebbe di essere “espunto” dall’opera per costituire un brano a sé, di Puccini-Berio se proprio lo si dovesse cointestare. Fior di musicologi hanno spiegato e scritto perché Berio abbia rispettato più di Alfano gli appunti lasciati da Puccini morto prima di concludere l’opera.
...prosegui la lettura
|
|
|
Opera dal Nord-Est
|
Pigmalione cattura l'attenzione
servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Il 16 ottobre 1714 il poeta e librettista veneto Francesco Passarini (da non confondere con l'omonimo compositore bolognese vissuto nel secolo precedente) scrisse una dedica al Podestà di Rovigo: «... Eccellenza, è un debito indispensabile del mio reverendissimo ossequio il consacrare alla grandezza di Vostra Eccellenza questo mio
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Le guerre di Ulisse raccontano
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" era gremito sabato 2 dicembre 2023, per l'opera contemporanea Le guerre di Ulisse, musica di Marco Somadossi, libretto di Patrizio Bianchi, ex rettore dell'Università di Ferrara ed ex Ministro della Pubblica Istruzione, oggi professore emerito di Economia Applicata, presso il "suo" ateneo.
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Eccola di nuovo: La bohčme
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino torna La bohème nella classica e tradizionale regia firmata da Bruno Ravella (già vista e recensita nel 2017 che potete leggere qui), in quest’occasione ripresa da Stefania Grazioli con ottima cura, e come allora si apprezzano le luci di D. M. Wood, qua riprese da Emanuele Agliati.
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
La Turandot viene dall'oriente
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La nuova Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" si è inaugurata con la messa in scena della Turandot di Giacomo Puccini, coproduzione tra la coreana Daegu Opera House e la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Tutto esaurito, sia per la "prima" che nella replica della domenica
...prosegui la lettura
|
|
Opera dall Estero
|
La donna senz'ombra
servizio di Ramón Jacques FREE
LYON (Francia) - 25 ottobre 2023 Opera de Lyon. Nel 1911, otto anni prima della première dell’opera, Hugo von Hofmannsthal mostrò a Richard Strauss i primi schizzi di quello che sarebbe stato il libretto della sua nuova opera. Il lavoro creativo svolto tra il librettista e il compositore, iniziato alla fine del 1913 e conclusosi nell'agosto del 1916
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Nord-Est
|
Des Grieux non dā l'acqua a Manon
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Verdi. La Manon Lescaut di Giacomo Puccini, in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste, avrebbe potuto essere rappresentata come concerto sinfonico, togliendo cantanti, coro, comparse e tenendo solo la musica. A ragione si afferma da parte degli autorevoli critici musicali che questa è un’opera “sinfonica”
...prosegui la lettura
|
|
Vocale
|
Bella Betulia Liberata
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Un nuovo appassionante concerto per la stagione sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova - all’interno del ciclo “Mozart l’italiano” - ha visto l’esecuzione dell’oratorio sacro in due parti La Betulia liberata K.118 di Wolfgang Amadeus Mozart. La commissione di questo lavoro avvenne a Padova dove Mozart fece sosta dopo il successo di Mitridate
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Ottimo Don Carlo
servizio di Nicola Barsanti FREE
MODENA - Reduce dal grande successo riscontrato nell’esecuzione in forma di concerto (avvenuta in epoca pandemica), torna vincente sul palcoscenico del Teatro Comunale di Modena l’opera monumentale di Giuseppe Verdi: Don Carlo. Eseguita nella versione di Milano (che esclude il primo atto nella foresta di Fontainebleau), l’opera mantiene
...prosegui la lettura
|
|
Personaggi
|
Celebrando Corelli si lanciano i giovani
di Simone Tomei FREE
FORTE DEI MARMI (LU) – Premetto che questo scritto non è una recensione bensì il semplice resoconto di un pomeriggio musicale che si è tenuto a Forte dei Marmi nella splendida cornice del Giardino d’inverno di Villa Bertelli. L’Associazione Kreion Versilia di cui sono vice presidente ha organizzato domenica 29 ottobre 2023 - all’interno della sua
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Una Bohčme minimalista
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - La Bohème di Giacomo Puccini, comunque la si voglia interpretare, è una storia di morte già dal primo atto. La spensieratezza dei quattro spiantati giovani parigini ha il sapore amaro della povertà, delle ristrettezze e di una vita vissuta tra donnine allegre e un po’ d’amor in cui l’instabilità delle relazioni e degli affetti diventa un elemento
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Nord-Ovest
|
Meraviglioso Sogno di una notte
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Il Teatro Carlo Felice ha inaugurato la stagione lirica 2023-2024 con il capolavoro di Benjamin Britten scritto nel 1960 con la collaborazione del librettista e suo compagno di vita Peter Pears tratto dall’omonima commedia shakesperiana: A Midsummer Night’s Dream. Non è sicuramente il primo compositore a tradurre in musica quel
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
I Lombardi alla prima crociata
servizio di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE
PARMA - Nell’ottica di uno spettatore contemporaneo, I Lombardi alla prima crociata è (insieme alla sua versione francese, Jérusalem) il titolo verdiano forse più problematico da mettere in scena, dal momento che è impossibile ignorare due dati chiave: la nostra concezione delle Crociate è radicalmente cambiata (per quanto il libretto di Temistocle
...prosegui la lettura
|
|
Classica
|
La Creazione dello stupore
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - La creazione del mondo attraverso la musica: ecco l’idea di Franz Joseph Haydn di mettere nero su bianco sullo spartito musicale il monumentale capolavoro Die Schöpfung (La Creazione). È così che ha preso il via la stagione sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova con un concerto inaugurale dal quale sono uscito mentalmente e
...prosegui la lettura
|
|
Echi dal Territorio
|
Girolamo Frescobaldi fa 440
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Dopo il prestigioso concerto di Riccardo Muti con l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” - che ne ha chiuso la stagione 2022/2023 - Ferrara Musica ha aperto quella successiva 2023/2024 con un’anteprima: è stata la straordinaria inaugurazione estiva del cartellone, il 13 settembre, con il clavicembalista Francesco Corti, presso
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Una Fedora di gran lusso
servizio di Simone Tomei FREE
PIACENZA - Umberto Giordano rimase folgorato sia da Victorien Sardou - drammaturgo francese - sia da Sarah Bernhardt quando nel 1889 ebbe modo di assistere al Teatro Bellini di Napoli alla rappresentazione di "Fedora". Alla richiesta di Giordano al commediografo francese di poter musicare il suo capolavoro, la risposta sembra sia stata «Si
...prosegui la lettura
|
|
Echi dal Territorio
|
Archos Quartet suona D'Ambrosio
nota di Gianluca La Villa FREE
TORINO - Infine giunse a Torino, nella bella sala ricca di spettatori di Palazzo Barolo, domenica 8 ottobre 2023 alle 17, il debutto torinese sia del Quartetto Archos sia della bella pagina di Alfredo D'Ambrosio per il suo Quartetto in Do minore op.42: un debutto in Italia, può dirsi, per questo Quartetto op.42 dato che la sua ultima esecuzione
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Lombardi coinvolgenti con bella regia
servizio di Simone Tomei FREE
PARMA - Bianco e nero sono due facce della stessa medaglia e ne assumono significati antitetici: bene e male, buoni e cattivi, vincitori e vinti e così via... È in questo modo che il regista Pier Luigi Pizzi - curatore di regia, scene, costumi e video - ha inteso mettere in scena al Festival Verdi di Parma I Lombardi alla prima crociata, opera giovanile
...prosegui la lettura
|
|
Vocale
|
Commovente Nabucco a Fidenza
servizio di Simone Tomei FREE
FIDENZA (Pr) - Anche quest’anno il Festival Verdi esce dalle mura storiche del Teatro Regio di Parma e sposta alcune delle produzioni nei Comuni limitrofi della città nell’intento di coinvolgere altre realtà monumentali come il Teatro Magnani di Fidenza, un piccolo gioiello incastonato nella cittadina parmense che, nonostante l’esigua capienza, vanta
...prosegui la lettura
|
|
Opera dal Centro-Nord
|
Trovatore non al top
servizio di Nicola Barsanti FREE
PARMA - L’ennesima distorsione di uno dei massimi capolavori del Cigno di Busseto che in quest’occasione vede la prima rappresentazione di Il Trovatore nell’ambito del XXIII Festival Verdi di Parma potrebbe essere riassunta con due sentimenti: amarezza e delusione. Se l’amarezza è dovuta ad una rappresentazione
...prosegui la lettura
|
|
Opera dall Estero
|
La (R)evoluzione di Steve Jobs
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA), War Memorial Opera House, 22 settembre 2023. È stata finalmente presentata sul palcoscenico della San Francisco Opera la nuova opera The (R)evolution of Steve Jobs, un ambizioso progetto commissionato dai teatri americani di Santa Fe, Seattle e San Francisco, che ha avuto la sua prima assoluta nell'estate del 2017 al teatro
...prosegui la lettura
|
|
Eventi
|
Il Torrione del jazz riparte
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La 25.ma edizione della stagione del Jazz Club Ferrara si aprirà nel Torrione San Giovanni di Corso Porta Mare 112 venerdì 6 ottobre 2023 e si protrarrà fino al 30 aprile 2024. Oggi è stato reso noto dal presidente Federico D’Anneo e dal direttore artistico Francesco Bettini alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli
...prosegui la lettura
|
|
Classica
|
Ottime voci per il Verdi sacro
servizio di Nicola Barsanti FREE
PARMA - Terrore e dubbio: i caratteri salienti della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. La direzione di questo capolavoro sinfonico-corale è affidata al direttore ucraino Oksana Lyniv che nella prima parte, fino al terzetto Quid sum miser trasmette ad hoc l’intensità drammatica della partitura, mentre assume un carattere meno intenso e quasi
...prosegui la lettura
|
|
Jazz Pop Rock Etno
|
Ares Tavolazzi riceve il premio Tutte le Direzioni
redatto da Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - «Seduto in quel caffè io non pensavo a te e tutta la città…» è una parafrasi in questo caso; ma qui, questa, che è una delle più belle canzoni di Lucio Battisti e Mogol ci può stare, perché proprio il 29 settembre torna al Ristorante Spirito di Vigarano Mainarda la grande musica dal vivo: prende il via infatti la nuova stagione di
...prosegui la lettura
|
|
Vocale
|
Ottimo recital di Lise Davidsen
servizio di Ramón Jacques FREE
SANTA MONICA, California 17 settembre 2023 - Il giovane soprano norvegese Lise Davidsen ha debuttato a Los Angeles sul palco del Teatro Broadstage, situato nel sobborgo di Santa Monica, il cui ciclo intitolato 'Celebrity Opera Recital Series' si è consolidato negli anni come tappa imprescindibile, quasi obbligata, per la presentazione,
...prosegui la lettura
|
|
Pagina Aperta
|
La ricca stagione del Bonci
redatto da Edoardo Farina FREE
CESENA - Conferenza stampa del Teatro Comunale “Alessandro Bonci“ in data 7 settembre 2023: è stata definita la programmazione della stagione invernale 2023/2024 caratterizzata da un’ ampia scelta intesa come luogo di confronto, esplorazione e dialogo, ovvero filtro e racconto del nostro vivere, offrendo ancora una volta una visione
...prosegui la lettura
|
|
|
|
Questo sito supporta PayPal per le transazioni con carte di credito.
Gli Amici della Musica giornale on-line dell'Uncalm
Via San Giacomo 15 - 44122 Ferrara (Italy)
direttore Athos Tromboni - webmaster byST
contatti: redazione@gliamicidellamusica.it - cell. +39 347 4456462
Il giornale č iscritto al ROC (Legge 249/1997) al numero 2310
|
|