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Pubblicato il 18 Novembre 2024
Il Verdi di Trieste inaugura la stagione lirica con una regia provocatoria di Arnaud Bernard
La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui, è sempre una donna riprovevole nell’etica del tempo. E allora gli uomini possono permettersi di starle sopra in scena davanti a tutti, e sinceramente non possiamo credere che questa sia stata la realtà all’epoca di Giuseppe Verdi. Nell'idea di Bernard, le feste sono piene di gente non alticcia, bensì ubriaca fuori misura, ma la regia tocca il suo culmine nel secondo atto durante la festa, nella quale Alfredo umilierà Violetta con la fatidica “Questa donna pagata io l’ho”, facendo entrare una banda di uomini, travestiti da donne seminude e provocanti, guepiere, reggicalze, piume e tanto altro. Una sguaiatezza che ci chiediamo a cosa possa servire se non a rincorrere alcune mode del momento, a cui si aggiunge un cattivo gusto nel mostrare Violetta che sputa in un catino la sua malattia, catino che compare troppo spesso per non destare almeno fastidio. Del resto la scelta dei costumi di Carla Ricotti è invece piuttosto rigorosa ed elegante; le donne grigio perla per il primo atto, con Violetta in rosa chiaro brillantissimo, neri i vestiti della festa nel secondo atto.
Le scene di Alessandro Camera sono essenziali: un ambiente di muri e porte alte fino al tetto circondano il palco; la differenza la fanno le attrezzature di scena, un tavolo grande nel primo atto, un manto di petali rossi per le scene d’amore tra Alfredo e Violetta lontano da Parigi, sedie e tavoli rovesciati, tappeti arrotolati, una casa che sta chiudendo i battenti per il finale di morte. La direzione musicale dell’Orchestra del Verdi di Enrico Calesso è ineccepibile, attento a seguire i cantanti, a non sovrastare le loro voci, a evidenziare il languido e il tragico della trama. Il coro diretto da Paolo Longo è chiamato ad una presenza impegnativa: il regista carica di fermi immagine piuttosto efficaci i vari momenti dello spettacolo, che il coro esegue con attenzione e evidenti capacità, anche quando deve muoversi attraverso tutto il palco nelle scene del ballo e delle ubriacature. I tre personaggi principali Violetta, Alfredo e Germont padre sono impeccabili. Roberto Frontali non recita, è Giorgio Germont, le sfumature dei sentimenti sono naturalissime. Alla fine il pubblico gli tributa un lunghissimo meritato applauso. Anche i due giovani innamorati superano la prova: Antonio Poli riesce a trasmettere tutta l’ingenuità del personaggio, nell’innamoramento e nell’ira. Maria Grazia Schiavo conclude l’esistenza in vita di Violetta con una commovente “Gran Dio! morir si giovane”, con la quale chiude un’esecuzione molto apprezzabile, che supera con proprietà anche recitativa gli ostacoli insidiosi della regia.
Ottima la prova di tutti, dall’Annina di Veronica Prando alla Flora di Eleonora Vacchi, e poi ancora Francesco Verna, Andrea Pellegrini, Francesco Auriemma, Saverio Fiore, Gianluca Sorrentino, Giuseppe Oliveri e Damiano Locatelli. Una menzione speciale va alle luci di Emanuele Agliati, tagli laterali e primi piani suppliscono alla pochezza della scena, sottolineando i diversi momenti e i punti salienti che li dominano. (La recensione si riferisce alla recita di domenica 10 novembre 2024)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Enrico Calesso Al centro, in sequenza: Maria Grazia Schiavo (Violetta); Maria Grazia Schiavo con Veronica Prando (Annina); Roberto Frontali (Giorgio Germont); Antonio Poli (Alfredo) con Roberto Frontali Sotto: altri scatti istantanei di Parenzan sulla Traviata in scena a Trieste
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Pubblicato il 03 Settembre 2024
Aida, Tosca, Il barbiere di Siviglia, Carmina Burana, a conclusione dell'Arena Festival 2024
Quattro serata in Arena
servizio di Simone Tomei
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VERONA - Ho partecipato al Festival areniano 2024 a Verona sul concludersi della stagione e qui vi racconto le mie quattro serate trascorse nell’anfiteatro scaligero: nella prima serata ho assistito all'intramontabile Aida di Giuseppe Verdi; la seconda serata mi ha coinvolto nella Tosca di Giacomo Puccini; poi Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini; e infine i Carmina Burana di Carl Orff,
AIDA - giovedì 29 agosto 2024 L’allestimento di Aida firmato da Gianfranco de Bosio all'Arena di Verona è un classico intramontabile del repertorio areniano, uno spettacolo che, dal suo debutto nel 1982, ha saputo conquistare il pubblico con la sua grandiosità e attenzione al dettaglio storico. Ispirato alla storica messa in scena di Ettore Fagiuoli del 1913, quest'opera è divenuta un simbolo della tradizione veronese, affermandosi nel corso delle stagioni come uno degli spettacoli più rappresentativi e longevi dell'Arena e anche di tutto il repertorio di Giuseppe Verdi divenuto patrimonio storico degli allestimenti areniani. L’approccio di De Bosio, celebre per la sua fedeltà alla dimensione storica e scenografica dell'antico Egitto, trasforma l’opera di Giuseppe Verdi in un’esperienza visiva imponente. Le scenografie monumentali, con i loro obelischi e templi, sfruttano al massimo le potenzialità del vasto spazio areniano, creando un palcoscenico che rievoca il fasto della civiltà egizia.
Questo senso di maestosità, supportato da un grande numero di comparse e figuranti, rendono l'allestimento un vero e proprio trionfo visivo. Riesce a bilanciare il maestoso con l'intimo, offrendo momenti di intensa drammaticità nelle vicende personali dei protagonisti, senza mai perdere di vista il respiro epico dell’opera. Un altro elemento distintivo è il magistrale uso delle luci che, grazie a giochi di chiaroscuri, adattano le scenografie in base ai diversi toni emotivi. Questo sapiente uso dell'illuminazione permette di sottolineare il pathos delle scene più drammatiche e il trionfo di quelle corali, contribuendo a creare un'atmosfera unica e suggestiva. E sulle note del breve preludio la mano sicura e decisa del M° Daniel Oren imprime il suo sigillo sulla partitura di Verdi. Ha saputo cogliere le intenzioni e le molte sfumature del compositore, esaltando le peculiarità di ogni strumento senza mai perdere il filo conduttore. Così, l'introduzione dell'aria del soprano nel terzo atto si fonde perfettamente con la voce dell'interprete, mentre l'accompagnamento dei violini nel duetto finale crea quel delicato e struggente letto di morte su cui si adagiano i due amanti. Il trionfo diventa una grande espressione corale, dove tutti partecipano con spirito combattivo ed esaltano ogni armonia infusa in questo topico momento. Non sono mancati nei grandi momenti di assieme i fasti e le maestosità della partitura verdiana in tutto il loro imponente splendore. Il Coro della Fondazione Arena, guidato dal M° Roberto Gabbiani, è stato all'altezza delle più grandi rappresentazioni dimostrando una compattezza musicale invidiabile, conferendo ad ogni pagina uno stile inconfondibile che solo questo spazio riesce a rendere unico. Passiamo ora al cast. Seguendo l’ordine del libretto, troviamo il basso Riccardo Fassi nel ruolo de Il Re che ha centrato l’obiettivo di una performance di alto livello, regalando un’interpretazione vocale piena di armonici, potenza ed eleganza. Ekaterina Semenchuk ha restituito un’Amneris di pregio nonostante personalmente io ritenga la sua vocalità più affine ad un registro sopranile. Le note gravi scendono talvolta nel petto risultando meno a fuoco, ma complessivamente riesce in un’esecuzione sempre presente e variegata nei colori; nel quarto atto ha chiuso la scena dell'anatema con la forza e la passione di una vera leonessa. Anna Pirozzi, nel ruolo di Aida, ha regalato emozioni viepiù intense anche questa sera con un’interpretazione da manuale. Ha saputo esprimere al meglio ogni stato d’animo della protagonista, facendo prevalere la determinazione sulla rassegnazione. Gregory Kunde quale Radames è stato colto in una serata non particolarmente felice: poco incisivo nelle intenzioni ed una linea melodica non troppo equilibrata. Nonostante ciò la sua interpretazione non ha mai mancato di coinvolgimento emotivo. Ludovic Tézier, nel ruolo di Amonasro, offre un canto ben curato e una dizione impeccabile, arricchendo ogni fraseggio con grande attenzione. Il Ramfis di Alexander Vinogradov si è messo in luce per una performance convincente, con una solida vocalità al netto di una dizione poco intelligibile. Completavano il cast Riccardo Rados come Messaggero e una raffinata Francesca Maionchi come Sacerdotessa, che ha saputo dare voce a frasi delicate con una vocalità chiara e ben definita. Le coreografie di Susanna Egri sono state eseguite dal corpo di ballo e dai primi ballerini, Eleana Andreuodi, Denys Cherevychko, Gioachino Starace in una perfetta sintonia di movimenti coreografici, esaltati dalle belle luci di Paolo Mazzon. L’arena era gremita, e ogni nota della musica di Verdi ha risuonato in modo magistrale. Al termine, il pubblico ha espresso unanime consenso, salutando con entusiasmo tutti.
TOSCA - Venerdì 30 agosto 2024 L’allestimento della Tosca di Puccini firmato da Hugo de Ana all'Arena di Verona rappresenta una delle idee registiche in assoluto più riuscite ed acclamate dell’opera pucciniana.
Questa produzione sa catturare l'attenzione grazie ad una visione audace e innovativa, combinando elementi tradizionali con un’estetica contemporanea. La regia di De Ana si distingue per la sua capacità di trasportare gli spettatori nel drammatico mondo della Roma del Papa Re, riflettendo le tensioni politiche e personali della storia. Le scenografie, realizzate con grande cura, riproducono i luoghi chiave dell’opera, come la chiesa di Sant'Andrea della Valle e il Palazzo Farnese, ma con un tocco di modernità che rende omaggio al genio del compositore. L’uso di elementi scenici versatili permette rapidi cambi di atmosfera, creando un flusso narrativo coinvolgente. Anche i costumi sono stati concepiti per evocare l'epoca storica senza rinunciare a un tocco contemporaneo. L'illuminazione gioca un ruolo fondamentale, contribuendo a delineare i momenti di tensione e di intimità e valorizzando le performance dei cantanti sul palcoscenico. Dal punto di vista musicale, la direzione del M° Daniel Oren ha restituito eccellentemente la partitura di Puccini, con scelte di tempo sempre appropriate e un legame sincero e saldo con il palcoscenico.
Nel ruolo di Tosca, Elena Stikhina oltre ad una vocalità corretta non ha saputo imprimere quel carattere passionale e forte proprio della cantante romana così ben tratteggiata da Illica e Giacosa nel libretto e da Puccini in partitura: gli accenti sono deboli e nonostante una presenza scenica appropriata manca ancora qualcosa per arrivare alla completezza del personaggio. La serata ha ruotato attorno alla figura di Jonas Kaufmann, che ha interpretato il ruolo del pittore Cavaradossi. Tuttavia, sebbene abbia ricevuto applausi calorosi dal pubblico, la sua esibizione ha rivelato qua e là segni di affaticamento vocale. Talvolta i passaggi di registro sono apparsi meno fluidi del solito e il timbro mostrava un certo grado di impoverimento. È riuscito a compensare le mende con l’uso di mezze voci ad hoc, dolci ed efficaci, in particolare durante i duetti con l’amata Tosca. Ludovic Tézier (nel ruolo del Barone Scarpia) continua a sorprendere con il suo canto saldo e dinamico, caratterizzato da un fraseggio delicato e raffinato. Nel primo atto il suo dialogo con Tosca raggiunge una profondità straordinaria, grazie a un'interpretazione avvolgente e seducente. La sua voce si fa insinuante e melliflua, ma al contempo dolce creando un'atmosfera che oscilla tra il cerimoniale e il lussureggiante. Questa espressività si sviluppa ulteriormente nel Te Deum, dove il suo registro acuto risuona con accenti decisi e morbosi. Nel secondo atto sa mescolare macabra intensità e sibillina grazia rendendo quindi la prova avvincente. Notevoli la presenza scenica e la voce robusta di Gabriele Sagona nel ruolo di Cesare Angelotti, con un timbro nitido e potente. Giulio Mastrototaro ha interpretato un Sagrestano di alto livello, con una recitazione che, seppur caricaturale, non diventava mai eccessiva e grottesca. Il resto del cast è stato ben all'altezza: Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Carlo Striuli (Un Carceriere) e Erika Zaha (Un Pastore). Il coro della Fondazione Arena, preparato dal M° Roberto Gabbiani, si è distinto nei momenti del finale del primo atto e nella cantata fuori scena, così come i ragazzi del Coro di Voci Bianche A.LI.VE, diretti dal M° Paolo Facincani. Una serata con un anfiteatro gremito che ha elargito apprezzamenti unanimi del pubblico.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA - Sabato 31 agosto 2024 La regia dell'allestimento dell'Arena porta la firma ormai "storica" di Hugo de Ana, che ha curato anche scene, costumi e luci. Il pubblico viene accolto da un giardino di siepi, prati e rose rosse, che lo immerge subito nell'atmosfera giocosa e vivace del mondo di Figaro e dei suoi compagni. Il palcoscenico si anima sin da prima che la sinfonia inizi, di comparse, ballerini e mimi che coinvolgono gli spettatori in un battito di mani contagioso, subito seguito da tutto l’anfiteatro gremito.
L'intera rappresentazione si dipana con eleganza sobria grazie anche alle coreografie di Leda Loiodice, mentre l'azione si snoda con leggerezza e fluidità su un palco dinamico, mai caotico, sempre pieno di energia e vitalità. Il cast della serata ha visto in grande forma Davide Luciano, nel ruolo di Figaro. Il suo talento si è manifestato non solo attraverso una voce potente e ben proiettata ma anche grazie a una presenza scenica vivace e carismatica, catturando l’essenza del personaggio e presentando un personaggio che è sia astuto che affascinante. La sua capacità di mescolare comicità e una profonda comprensione del barbiere protagonista ha reso ogni scena avvincente; inoltre la musicalità impeccabile, unita a un fraseggio preciso e aggraziato, ha reso le sue celebri arie ancora più memorabili. Altra presenza interessante si è rivelata quella del basso Alexander Vinogradov nei panni di Don Basilio che ha portato in scena una versione divertente e autorevole del personaggio con smagliante verve vocale. Carlo Lepore ha saputo mantenere alto il livello della serata nel ruolo di Don Bartolo con padronanza impeccabile sia della parte vocale che della regia, snocciolando con precisione le vorticose semicrome dell’aria "A un dottor della mia sorte". Nel ruolo di Rosina si è consumato il debutto di Ekaterina Buachidze in una performance straordinaria da parte di una artista che promette molto bene. Nonostante la sua giovane età ha dimostrato una padronanza vocale e una maturità interpretativa non indifferenti. La sua voce, luminosa e agile, ha reso giustizia alle complesse linee melodiche del personaggio evidenziando una tecnica salda, ben cimentandosi con brio e virtuosismo. Anche scenicamente è riuscita a catturare l’essenza della giovane virgulta presentandola come una donna astuta e vivace, capace di esprimere una gamma di emozioni che spaziano dalla gioia alla malinconia, passando per lo scoramento. Jack Swanson ha reso onore al personaggio del Conte d'Almaviva con una performance in costante crescita, mostrando pagina dopo pagina di possedere tutte le qualità necessarie per questo ruolo impegnativo. Marianna Mappa, nel ruolo di Berta, ha dato prova di grande versatilità artistica, spiccando sia nella sua aria "Il vecchiotto cerca moglie", sia nelle interazioni con il resto del cast. La sua interpretazione è stata vivace e convincente, mettendo in risalto una padronanza scenica completa. Nicolò Ceriani, nei doppi panni di Fiorello e Ambrogio, ha confermato la sua affidabilità con una vocalità solida e una presenza scenica sempre curata. A completare il cast Domenico Apollonio nel ruolo di un perfetto Un Ufficiale. Il Coro maschile dell'Arena, diretto dal M° Roberto Gabbiani è stato impeccabile. La direzione orchestrale di George Petrou si è rivelata sensibile e cristallina, con un appoggio giocoso e vivace ma denso di sfumature e sensuali nouances, trovando il delicato equilibrio tra orchestra e voci e accompagnando con sensibilità gli interpreti senza mai sovrastarli. Il finale, accompagnato da scintillanti fuochi d'artificio, è stato coronato dall’entusiasmo del pubblico che ha tributato lunghi applausi per tutti.
CARMINA BURANA - Domenica 1 settembre 2024 I Carmina Burana di Carl Orff evocano una molteplicità di sensazioni: benessere, piacere, fascino e passione. Questa celebre cantata scenica, composta negli anni '30 del Novecento, affonda le sue radici nei canti medievali goliardici del XIII secolo, trasformandoli in un’opera di straordinaria potenza drammatica e ritmica. Il compositore tedesco, in pieno regime nazista, ha dato nuova vita ai testi dei "clerici vagantes", i giovani studenti itineranti che cantavano inni alla fortuna, al vino, al gioco e all’amore, infondendovi una dimensione quasi magica e mitica. La forza dei Carmina Burana risiede nella loro essenza primordiale. Carl Orff rifiuta le influenze del tardo romanticismo e delle avanguardie novecentesche, preferendo una semplicità che colpisce direttamente l'ascoltatore. La sua musica è caratterizzata da ritmi incantatori, declamazioni scandite e formule melodiche ripetute ossessivamente, in un linguaggio che si rifà all'antica modalità, creando un ponte tra il mondo arcaico e una visione contemporanea. Questa «rifondazione di un linguaggio barbarico e primitivo», come definita dal musicologo Sergio Sablich, rende i Carmina Burana un’opera immediatamente comunicativa. La forza ritmica e la segmentazione continua del canto conferiscono all'opera un fascino stupefacente e, al tempo stesso, terrificante. È un capolavoro in cui la semplicità e la forza espressiva si fondono, restituendo un’esperienza musicale che, a distanza di decenni, continua a incantare e coinvolgere il pubblico di tutto il mondo. Il direttore d’orchestra Michele Spotti ha portato sul podio dei Carmina Burana la sua inconfondibile energia e sensibilità interpretativa. Con un gesto sicuro e appassionato, ha saputo dare vita a una lettura raffinata delle Cantiones profanae, evitando qualsiasi retorica o eccesso ridondante, ormai spesso di moda in molte esecuzioni contemporanee.
Spotti ha invece offerto un'interpretazione energica, festosa ma misurata, capace di fondere con sapienza la potenza travolgente delle pagine più imponenti con la delicatezza delle sezioni più intime e suggestive. Il gioco delle dinamiche e dei tempi, calibrato con gusto, ha permesso di esaltare ogni sfumatura dei 24 testi musicali, mantenendo costantemente un perfetto equilibrio tra tensione emotiva e precisione esecutiva. Straordinaria la prestazione del Coro dell’Arena di Verona preparato e diretto dal M° Roberto Gabbiani. Già dall’apertura con "O Fortuna", ha espresso una forza energica e possente, dimostrando grande personalità anche nei passaggi che richiedevano sonorità più delicate. L’apice dell’espressività è stato raggiunto nella terza parte, "Cour d’Amours", in cui le atmosfere sensuali e suggestive sono state esaltate da un’esecuzione impeccabile, accompagnata sempre da una strumentazione raffinata. Un tocco di grazia è stato infine offerto dal doppio coro delle voci bianche A.LI.VE. e A.d’A.Mus rispettivamente istruiti dai maestri Paolo Facincani e Elisabetta Zucca. I giovani coristi si sono integrati perfettamente con il resto dell’imponente ensemble strumentale, offrendo un contributo fondamentale alla resa complessiva dell’opera, nonostante la posizione ai lati dell’orchestra. Le luci, curate dai light designer dell'Arena, hanno aggiunto un ulteriore fascino grazie all'ottimo livello visivo dello spettacolo, accompagnando ciascuna delle 25 parti della composizione con colori e proiezioni sincronizzate a ritmo di musica rendendo ogni momento unico. Il trio di solisti è risultato semplicemente superlativo. Il controtenore Filippo Mineccia si è affermato come un vero esperto del ruolo, con un timbro distintivo e un’emissione morbida che si sono rivelati fondamentali per l'esecuzione. La sua interpretazione dell’assolo "Olim lacus colueram" ha messo in luce varietà del colore della voce e l’uso variegato della parola. Il soprano Gilda Fiume al suo debutto nel ruolo femminile, sa distinguersi per la lucentezza del colore e tecnica impeccabili. La sua capacità di penetrare profondamente nello stile della composizione denota una versatilità stilistica rara. Infine, il baritono coreano Youngjun Park ha completato il cast con voce ben gestita, pronuncia chiara e ottima musicalità, dimostrando una particolare abilità nell’uso della parola scenica; le sue sfumature sonore, morbide e perentorie, hanno trovato piena espressione nell'assolo "Estuans interius", mettendo in risalto una spiccata ars declamatoria unita ad eccellente musicalità. La serata si è conclusa senza gli effetti speciali cui ero abituato con un pubblico in visibilio gratificato dal bis di "O Fortuna".
Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: il soprano Anna Pirozzi (Aida) Sotto in sequenza: belle panoramiche di Ennevi Foto sulla Aida 1913 storica Al centro, in sequenza scene da Tosca: Jonas Kaufmann (Cavaradossi); Elena Stikhina (Tosca); Ludovic Tézier (Scarpia); panoramiche su scene e costumi di Tosca; una bella immagine di Giulio Mastrototaro (Sagrestano) con i ragazzi del coro di voci bianche Sotto, in sequenza, scene da Il barbiere di Siviglia: Jack Swanson (Almaviva); Ekaterina Buachidze (Rosina); Carlo Lepore (Don Bartolo); Davide Luciano (Figaro); panoramiche su scene e costumi di Il barbiere di Siviglia In fondo: il direttore dei Carmina Burana, Michele Spotti; bella panoramica di Ennevi Foto su solisti, orchestra, coro e coro di voci bianche
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Pubblicato il 14 Agosto 2024
Uno sguardo alle recite di agosto dei tre capolavori di tre compositori patrimonio del repertorio
Le repliche di Carmen, Tosca, Aida
servizio di Nicola Barsanti
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VERONA - Gli anni passano ma l’emozione resta, tornare in arena desta sempre meraviglia e dopo 101 edizioni di questo festival la magia dell’opera continua incessantemente a nutrire l’anima del suo fedele pubblico. Diamo qui conto con un unico e ampio servizio delle recite di Carmen, Tosca e Aida nell’anfiteatro veronese per il festival estivo 2024.
Carmen (8 agosto 2024) Sotto il gesto sensibile del M. Leonardo Sini, prende vita il capolavoro di Georges Bizet. Il giovane direttore si distingue per l'approccio spagnoleggiante apportato alla partitura e, soprattutto, per la coesione tra palco e orchestra, di cui è stato garante per tutta la durata della rappresentazione. Tuttavia, le dimensioni e le peculiarità acustiche dell'Arena rappresentano una sfida per chiunque, e in questo contesto la delicatezza del suo gesto potrebbe non aver giovato: ne ha infatti risentito l'orchestra della Fondazione Arena di Verona, lasciando spesso l'impressione di assistere ad un'esecuzione ovattata nei volumi, (sin dal preludio), impedendo così di apprezzare appieno le numerose sfumature di cui la partitura è intrisa. Per il terzo anno consecutivo va in scena la regia dello storico allestimento di Franco Zefirelli, con i costumi di Anna Nanni (di proprietà della Fondazione Cerratelli) e le luci di Paolo Mazzon.
Il cast risulta ben assortito e sfaccettato di interessanti vocalità. Fra i comprimari il baritono Fabio Previati (Morales) tratteggia un sergente dal carattere elegante e disinvolto con una buona proiezione sul registro centrale ma non esule da alcune debolezze sulle note più basse dello spartito; anche lo Zuniga di Gabriele Sagona, il Remendado di Vincent Ordonneau, e il Dancario di Jam Antem offrono interpretazioni convincenti. Forte di un timbro ricco e armonioso Alessia Nadin riesce a portare in scena una Mercédès vibrante ed energica contribuendo significativamente nelle scene corali e di insieme. Degna di nota anche la Frasquita di Daniela Cappiello distintasi per la buona puntatura al Do nella “Chanson du Toreador”. Nonostante gli sforzi e la buona volontà, la Micaela di Pretty Yende pecca di incisività e varietà espressiva: la cantante, pur tratteggiando un carattere gentile e compassionevole del personaggio non riesce a dare l’idea di quella forza interiore antitetica a Carmen, tale da conferire maggiore profondità al personaggio. Tuttavia spiccano il suo legato e l’attenzione al fraseggio. Alisa Kolosova (nel ruolo de titolo) s’impone alla nostra visione con una personalità magnetica e accattivante, riuscendo a mantenere il pubblico costantemente coinvolto nella sua complessa e affascinante personalità. Il tutto arricchito da un’ottima proiezione vocale che emerge per la rotondità del timbro e la versatilità che ne apporta quando scende nei delineati accenti drammatici. Altro interprete d’eccellenza è Francesco Meli, il quale tratteggia un Don Josè contraddistinto da un canto elegante e raffinato, tale da porre in evidenza il suo animo buono, ma all’occorrenza pronto a mutare nelle ire scatenate dall’irrefrenabile istinto di gelosia che lo porta a compiere il gesto estremo su Carmen ("C’est moi qui l’ai touée!"). Bene anche l'Escamillo di Dalibor Jenis, il quale sa portare in scena un personaggio carismatico caratterizzato da un timbro vibrante e brunito, condividendo ottimi momenti musicali sia con Carmen che nel duetto del terzo atto con Don Josè che culmina nell’efferato duello. Ottimamente istruito dal M. Roberto Gabbiani è il Coro della Fondazione Arena, ma una menzione va anche al coro di voci bianche A.LI.VE. preparato e diretto da Paolo Facincani. Ricordiamo altresì la partecipazione straordinaria della Compania Antonio Gades. Applausi e ovazioni per tutti.
Tosca (9 agosto 2024) Ad intuire che sarebbe stata una serata diversa dalle altre lo si intuisce nel guardare le mise delle signore, sorprendentemente più eleganti del solito, e il vivo e pulsante senso d’attesa che dalla platea s’innalza a tutti i settori, fino a raggiungere le gradinate più elevate. Tutti in attesa di udire il terzo gong che da tradizione sancisce l’inizio dell’opera. Ma ecco che all’improvviso parte un primo scrosciante applauso, il tutto scaturito dalla sola voce metallica che come al solito annuncia il cast della serata… e quel nome tanto atteso riguarda propio il nome di Tosca: Anna Netrebko
Il cast è stellare, ogni artista incarna ad hoc il personaggio (salvo eccezioni), e la regia, le scene, i costumi e le luci firmate da Hugo de Ana regalano una Tosca memorabile, confermandosi ancora una volta uno spettacolo di alto livello, degno di celebrare il centenario della morte del genio Lucchese. Anna Netrebko, nel ruolo del titolo, offre una performance avvincente e carismatica, confermando il suo status di star internazionale. La cantante russa si distingue per la sua straordinaria proiezione vocale, capace di riempire lo spazio areniano con un’imponenza quasi magnetica. Tuttavia, in alcuni momenti la resa vocale risulta oscillante, complice il caldo particolarmente pungente ed i recenti impegni scaligeri che la vedono in Turandot, che potrebbero aver influito sulla piena forma vocale e fisica. Nonostante queste sfide la star russa brilla per l’agilità nel salire agli acuti che continua ad affrontare con sicurezza e brillantezza tipiche del suo stile. Anche i filati sono eseguiti con una maestria che sorprende, mantenendo una linea di canto morbida e ben sostenuta, capace di tratteggiare con finezza le emozioni del personaggio. Ciò nonostante altre imperfezioni emergono sulla parte bassa dell’astensione , in parte dovute ad un timbro che, nel corso degli anni si è notevolmente scritto; le note gravi seppur ben appoggiate mancano a tratti di pienezza e della risonanza che si ritrova nel registro superiore, risultando pertanto più deboli e meno proiettate rispetto al resto della gamma vocale. In definitiva, la sua Tosca si rivela un’esperienza che, nonostante tutto, lascia un segno indelebile nella memoria di chi assiste. Invece, nel ruolo di Mario Cavaradossi troviamo il tenore azero Yusif Eyvazov, che offre una performance fra alti e bassi. Pur evidenziando alcune qualità tecniche, lascia spazio a considerazioni critiche riguardo al timbro e alla linea di canto. Eyvazov si distingue per la facilità con cui raggiunge gli acuti, affrontando con sicurezza le vette richieste dalla partitura pucciniana. Tuttavia. Il timbro (a parere di chi scrive), risulta particolarmente aspro e in alcuni momenti, farraginoso, un tratto che si manifesta sopratutto nei passaggi più lirici e delicati, come in “Recondita Armonia”, in cui un leggero ma fastidioso vibrato disturba la linea melodica compromettendo così il legato e l’omogeneità del suono. Nel corso della serata il tenore mostra un miglioramento progressivo, specialmente nel duetto d’amore con Tosca, dove la voce si fa più controllata e meno tesa, trovando finalmente una certa rotondità espressiva. Da segnalare positivamente l’acuto in “La vita mi costasse”, confermando solidità nel registro superiore. Concludo nel dire che dal punto di vista scenico delinea un Cavaradossi incisivo ma non del tutto convincente, sebbene possieda una presenza scenica vigorosa, l’approccio talvolta rigido e poco sfumato sottraggono all’interpretazione la complessità drammatica richiesta dal ruolo. Luca Salsi, nel ruolo di Scarpia s’impone alla nostra visione con una presenza scenica attrattiva e coinvolgente, riesce sempre a catalizzare l’attenzione con uno sguardo tetro e febbrile, incarnando perfettamente la subdola malvagità di quello che è lo “Jago” pucciniano per eccellenza, (forse non a caso Tosca andava in scena contemporaneamente alla prima di Otello). Dal punto di vista vocale il baritono si distingue per l’ottimo fraseggio pur risentendo talvolta di qualche incongruenza dettata da una mancanza di dialogo fra palco e buca. Benissimo la resa del Te deum. Si confermano positivamente i personaggi di Cesare Angelotti di Gabriele Sagona e il bravissimo Sagrestano di Giulio Mastrototaro. Chiudono positivamente il cast gli altri comprimari che vedono Spoletta di Carlo Bosi, Sciarrone di Nicolò Ceriani, Un Carceriere di Carlo Striuli e Un Pastorello di Erika Zaha. La direzione musicale è affidata alle sapienti mani del M. Daniel Oren che ne da una lettura incisiva e drammatica volta a sottolineare sia i temi più struggenti che le pagine musicali più improntate al sinfonismo, non esule da qualche incertezza di dialogo riguardo la linea del canto, ma tutto sommato leggere incongruenze che il grande professionismo di tutti i presenti hanno saputo risolvere senza destare le attenzioni dei meno attenti. Ancora una volta il coro di voci bianche A.LI.VE. è diretto da Paolo Facincani, mentre il coro della Fondazione Arena è istruito da Roberto Gabbiani. Grandi ovazioni per tutti i presenti accompagno la fine della splendida serata veronese.
Aida (10 agosto 2024) Nell’edizione storica del 1913 torna a splendere sul palco dell’arena l’elegante e suggestiva Aida firmata da Gianfranco de Bosio, a cui la serata è dedicata in occasione del centenario della nascita. Lo spettacolo continua ad evocare la gloria egizia in tutto il suo sfarzo, sapendo ritrarre con cura quei momenti intimi (tanto amati da Verdi) dediti all’introspezione dei personaggi. Il cast è ottimo, nel ruolo di Radames il tenore Piotr Bezcala si distingue fin da subito per una salda e accurata emissione, mostrando una padronanza tecnica che si riflette in un controllo preciso della voce e un’attenzione meticolosa al fraseggio. La sua performance inizia con una proiezione vocale ben sostenuta, tuttavia, durante l’aria di sortita “Celeste Aida” pecca di un’impressione tecnica riguardante l’emissione del Si bemolle acuto, dove l’attacco risulta forzato e poco appoggiato, con un’emissione più spinta che legata. Questo errore, compromette la fluidità e la morbidezza del fraseggio, portando a un suono che appare eccessivamente sforzato, con una tendenza a calare verso la fine dell’aria, in cui avrebbe dovuto eseguire una sfumatura in piano per soddisfare la richiesta espressiva della partitura. Nonostante ciò l’artista dimostra di sapersi scaldare progressivamente nel corso della recita, raggiungendo una sicurezza crescente che culmina in acuti saldi e precisi, culminando in un quarto atto di notevole impatto.
Ekaterina Semenchuk offre un’interpretazione di Amneris caratterizzata da un registro vocale peculiare, l’artista infatti è un soprano e non un mezzosoprano drammatico come richiesto dal ruolo. Sebbene mostri una presenza scenica contraddistinta da spiccate doti attoriali, il suo registro grave risulta spesso inconsistente, con una proiezione insufficiente nei passaggi più bassi della partitura. Questo limite si manifesta in particolare nelle sezioni più drammatiche e nelle espressioni di ira verso la rivale Aida, in cui la voce manca della profondità necessaria a rendere appieno la complessità emotiva. La Semenchuk riesce invece a convincere maggiormente nelle pagine in cui il registro si mantiene su toni centrali e si spinge verso l’acuto, come nella scena del giudizio del quarto atto. Qui l’artista valorizza il carattere umano e vulnerabile di Amneris, dando prova di un buon fraseggio tale da evidenziare le sfumature emotive. In definitiva, una performance che, pur con alcune riserve tecniche, si distingue per la capacità dell’artista di immergersi nei risvolti più intimi e umani di Amneris. Maria Josè Siri si cala nei panni di Aida concludendo una recita che, pur senza particolari picchi di originalità, risulta ben eseguita sotto il profilo vocale e interpretativo. La Siri dà prova di un timbro morbido e rotondo che ben si adatta alle esigenze liriche del ruolo. La linea vocale è sostenuta, con un controllo del filato che le permette di mantenere una continuità sonora fluida e un legato apprezzabile. Bene anche la resa di “O patria mia” che risalta per la gestione attenta delle dinamiche. Una particolare menzione va a Luca Salsi che nel ruolo di Amonasro offre un’interpretazione vocale di rilievo. L’artista s’impone con una performance che spicca per precisione tecnica e forte caratterizzazione drammatica. La sua voce baritonale, robusta e ben proiettata, delinea con efficacia il profilo fiero e autoritario del personaggio, con un timbro scuro e penetrante che conferisce autorevolezza e intensità alla figura del re etiope. L’artista sorprende in particolare nell’esecuzione del passaggio “Suo Padre”, in cui la gestione del suono si distingue per il controllo delle dinamiche. La forcella in diminuendo, infatti, risulta eseguita con estrema cura e sensibilità. Il basso Alexander Vinogradov è un Ramfis convincente che sin da subito mette in risalto un timbro profondo e dinamico capace di conferire autorevolezza e severità al personaggio sacerdotale dal carattere inamovibile. Bene anche per il rodato ruolo di Re interpretato da Simon Lim, presente anche negli scorsi festival areniani. Chiudono il cast con buone prestazioni anche i comprimari Un messaggero di Carlo Bosi e Una sacerdotessa di Francesca Maionchi. Ricordiamo inoltre la presenza dei primi ballerini Elena Andreoudi, Denys Cherevychko e Gioacchino Starace. L’aspetto musicale è nuovamente nelle mani del M. Daniel Oren e a differenza della serata precedente, dimostra una maggiore sicurezza, dando prova di un gesto ampio e vigoroso tale da instaurare un solido dialogo fra buca e palcoscenico riuscendo costantemente ad esaltare la linea del canto. Ottima la prestazione del coro, ancora una volta preparato dal M. Roberto Gabbiani. Grandi applausi e ovazioni per tutti concludono la rappresentazione ideata da Gianfranco de Bosio per l’opera più amata in Arena.
Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: il maestro Leonardo sini che ha diretto Carmen in Arena Sotto, in sequenza: belle istantanee di Ennevi Foto sugli allestimenti
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Un Flauto davvero magico
intervento di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ci vuole coraggio per aprire una stagione lirica di buon prestigio quale quella del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un capolavoro come Die Zauberflöte (Il flauto magico) di Mozart affidando i ruoli principali a giovani cantanti, allievi del corso di perfezionamento tenuto dal maestro Leone Magiera proprio a Ferrara: vero è che si tratta di promettenti artisti, selezionati a suo tempo dopo un vasto giro di audizioni, e inseriti in un’attività triennale che è stata sia di formazione che di produzione; il risultato lo si è visto venerdì sera, 6 dicembre 2024: un risultato che ha confermato una notevole crescita professionale di questi giovani. La testimonianza più probatoria del risultato è data dagli applausi a scena aperta e dalle ovazioni finali che tutti si sono meritati; un'accoglienza calorosissima del pubblico che gremiva il Teatro Abbado fino all'esaurito (sold out, si dice oggi con un inglesismo entrato nella prassi). Il che significa che il coraggio può essere addotto quando la sostanza ha fondamento dentro delle potenzialità fondamentali.
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Personaggi
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E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE
TORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
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Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Vocale
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Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
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La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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Opera dal Nord-Est
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La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE
BERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene
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Opera dall Estero
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Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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Vocale
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Requiem salvato dalle voci
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale
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Opera dal Centro-Nord
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Il paradigma č un cavallo
servizio di Simone Tomei FREE
PARMA - Nel 1849 Giuseppe Verdi presenta a Roma La Battaglia di Legnano, un'opera in quattro atti con libretto di Salvatore Cammarano. Ambientata nel 1176, durante la celebre battaglia in cui la Lega Lombarda sconfisse l'imperatore Federico Barbarossa, l'opera va oltre la semplice rievocazione storica, riflettendo profondamente
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Echi dal Territorio
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Miracolo al soglio di sor Giacomo
FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - È l’avvocato Fabrizio Miracolo il nuovo presidente della Fondazione Festival Pucciniano nominato dal sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, alla guida della stessa Fondazione; il neo presidente si dice «... profondamente onorato per la fiducia ricevuta dal primo cittadino. È un incarico – ha poi proseguito – che rappresenta
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Opera dal Centro-Nord
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Appunti dal Festival Verdi
servizi di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE
PARMA - Era il 10 ottobre 1813 quando, alle Roncole di Busseto, Luigia Uttini diede alla luce Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, colui che, citando Gabriele D’Annunzio, avrebbe dato voce alla speranza e ai lutti, pianto e amato per tutti. Tradizione vuole dunque che, nell’ambito del Festival Verdi di Parma e Busseto, il decimo giorno del
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Opera dall Estero
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Ballo in maschera di stelle
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA), War Memorial Opera House - Ci sono alcune opere liriche che hanno un legame o un significato speciale con alcuni teatri, e una di queste è Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi con la San Francisco Opera, titolo scelto dalla compagnia per avviare la nuova stagione, la 102 ̊ della propria storia. Quest'opera verdiana ebbe
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Opera dal Nord-Ovest
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Giro di vite diversamente fatto
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - Due teatri genovesi, il Nazionale ed il Carlo Felice, hanno avuto un’idea innovativa e affascinante per l’apertura della nuova stagione 2024-2025, proponendo un duplice spettacolo che unisce prosa e opera, presentato al Teatro Ivo Chiesa. È la prima volta in Italia che il pubblico può assistere a un dittico in cui viene messo in scena lo
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Eventi
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Spiegato il cartellone col concertone
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - È stata presentata ieri la nuova stagione 2024/2025 di Opera e Danza del Teatro Comunale "Claudio Abbado": sono 14 i titoli in programma al via il 19 novembre prossimo con lo spettacolo performativo Vissi d'arte. Vissi per Maria dedicato e incentrato sulla figura della divina Maria Callas. Otto spettacoli saranno realizzati dal Teatro
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Opera dal Centro-Nord
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Schicchi nelle Stanze dell'Opera
servizio di Simone Tomei FREE
AREZZO - Si è “consumata” nel Teatro Petrarca della città toscana una lodevole iniziativa locale che ha portato alla messinscena di un capolavoro pucciniano facente parte del celeberrimo Trittico: il Gianni Schicchi. L’iniziativa ha annoverato due aspetti interessanti e particolari. In primis nel cast erano presenti molti talenti del progetto di
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Echi dal Territorio
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Tutte le direzioni in Fall
servizio di Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - La programmazione autunno-vernina del Gruppo dei 10 riparte dallo Spirito di Vigarano Mainarda con l'ormai classico appuntamento di Tutte le direzioni in Fall. Gli otto eventi, che si svolgeranno da venerdì 11 ottobre a giovedì 26 dicembre 2024, sono stati presentati alla stampa e ai soci del Gruppo dei 10 oggi
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Eventi
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Il Filarmonico 2025 inizia con Salieri
servizio di Athos Tromboni FREE
VERONA - Il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli è stato il mattatore della presentazione della stagione lirica e sinfonica 2025 del Teatro Filarmonico, Arena di Verona. La conferenza stampa, aperta al pubblico, si è tenuta oggi nella Sala Maffeiana dello stesso teatro veronese e Mattioli ha raccontato storia e aneddoti legati ai titoli d'opera
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara in Jazz si comincia...
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La 26.esima edizione di Ferrara in Jazz è stata presentata oggi nella Sala dell'Arengo del Municipio dal presidente del Jazz Club, Federico D'Anneo, dal direttore artistico Francesco Bettini, dall'Assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, e dalla direttrice del Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi", Annamaria
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Vocale
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Donne nelle arie di Puccini
FREE
FERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha inaugurato il Festival di danza contemporanea con una prima esecuzione mondiale dello spettacolo Puccini's Opera - Voci di donne realizzato dalla coreografa e regista Monica Casadei con la sua Compagnia Artemis Danza di Parma. Nell'ambito della giornata dedicata a
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Opera dal Centro-Nord
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La solita bella Cenerentola
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - È tornata in scena al Teatro del Maggio Fiorentino La Cenerentola di Gioachino Rossini nell’ormai storico allestimento della regista Manu Lalli, scene di Roberta Lazzeri, costumi di Gianna Poli e luci di Vincenzo Apicella riprese da Valerio Tiberi. Ho parlato di questa mise-en-scene in due precedenti visioni del 2017 e 2018 alle quali vi rimando
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Opera dal Centro-Nord
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Cavalleria e Schicchi buon cast mala regia
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Il Festival Mascagni di Livorno 2024 si è chiuso con la rappresentazione delle opere Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi, portando sul palco due compositori toscani di spicco: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Per quale motivo si è scelto di accostare due opere così distanti tra loro? Lo spiega il direttore artistico del Festival, Marco Voleri
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