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L'opera di Luigi Dallapiccola al Maggio Musicale. Poi i Quattro pezzi sacri di Verdi |
Appunti su Il Prigioniero |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 20 Giugno 2018 |
FIRENZE - Nel cartellone dell'ottantunesimo Maggio Musicale Fiorentino hanno trovato albergo due titoli apparentemente distanti dal punto di vista musicale, ma decisamente entusiasmanti e diventati affini per l’originalità dell’approccio: Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola ed I quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi. Il primo rappresenta quella categoria di lavori teatrali del secolo scorso in cui c'è la dissociazione tra musica e dramma in un teatro a forti tinte tragiche e personalmente sofferto, con un linguaggio musicale estremamente aggiornato per il periodo storico in cui è stato composto e denso di significato tradotto attraverso un simbolismo acuto e lungimirante. Il Prigioniero è l'opera più sofferta del compositore in cui viene tradotto il patimento vissuto in tutta la vita; dalle incomprensioni e ostilità sopportate dopo il suo trasferimento a Firenze, che non riuscirono a far mutare la direzione del suo pensiero musicale e umanistico, alle vicende storiche della guerra dove "... uno sguardo alle date è già di per sé eloquente. È l'estate del 1939 quando il compositore s'imbatte a Parigi nel racconto La torture par l'espérance, uno dei Contes cruels di Auguste de Villiers de l'Isle Adam: ne resta impressionato e, nel viaggio di ritorno, comincia a riflettere sul suggerimento ricevuto dalla moglie Laura di ricavarne un lavoro teatrale. Il precipitare degli eventi ritarda l'attuazione del progetto ma non la sua necessità: un primo abbozzo del libretto, scritto dal compositore stesso, è pronto alla fine del 1943; la stesura della musica comincia nel 1944, l'anno stesso che vedrà la liberazione di Firenze, dove il musicista vive da più di vent'anni, e la nascita di sua figlia Anna Libera. «Erano gli anni - scrive Dallapiccola - in cui l'Europa, da tempo circondata da filo spinato, con ritmo ognora crescente si riduceva a un ammasso di rovine... " (Sergio Sablich). Un componimento che fa della dodecafonia, parola ancora ignorata dai musicisti italiani del tempo e che si prestava a volgari storpiature, la ragione portante che riesce a restituire quell'unità drammatica e drammaturgica che "... è garantita dalla severa disciplina dodecafonica, basata non soltanto sulle nervature interne del contrappunto ma anche sulle rispondenze intervallari della serie, costruite in modo da consentire la massima ampiezza della gamma espressiva, fino a inglobare le tensioni del canto. Tra le varie "costellazioni dodecafoniche" che sostanziano la partitura un rilievo particolare assume il ricorrente segnale di morte costituito dai tre accordi iniziali: un gesto di pretta efficacia drammatica, che si imprime nella memoria con la forza immediata di un appello simbolico. Dal primo di questi accordi deriva la serie fondamentale dell'opera, quella che lo stesso Dallapiccola individua come «serie della preghiera» e che accompagna le fasi della vicenda, affiancata dalle serie della «speranza» e della «libertà». Un altro motivo, anch'esso collegato ai tre accordi iniziali, simboleggia «Roelandt», la campana di Gand, e lo si ritrova pertanto sia nella seconda scena sia nell'ultima, al culmine dell'esaltazione per la libertà illusoriamente intravista. Queste indicazioni del compositore rivelano un trattamento tematico ben caratterizzato nonostante il tessuto assai complesso delle elaborazioni e delle derivazioni, che si spingono non solo a tollerare bensì a richiedere scoperte relazioni tonali. Un esempio estremo di questa tendenza a risolvere con figure musicalmente pregnanti i nodi drammaturgici che vi sono sottesi si ha nell'inciso motivico che scolpisce la parola «fratello», vera chiave dell'opera, in modo affatto emozionante, indimenticabile: ogni suo ritorno sembra condensare in una formula magica quasi sottratta al divenire dell'azione l'ansia di libertà del Prigioniero, in una cosmica richiesta di appartenenza che rappresenta forse l'anelito più autentico nel suo cammino verso la speranza. Alle parole di solitudine che avevano aperto l'opera e che la chiudono, e all'interrogativo che la sospende senza risolvere, si oppone come un controcanto polifonico, anche nei momenti dell'illusione, la fede nella preghiera, con il richiamo della trascendenza. Ed è su queste parole che il dubbio del Prigioniero si placa, prima che la morte lo ghermisca: «Signore, aiutami a camminare. Così lunga è la via che mi pare di non poterla finire. Signore, aiutami a salire»" (Sergio Sablich).
 
Ubi major, minor cessat; cercare di comprendere appieno questo capolavoro del '900 non è stato facile e riportare qualche frase delle mie letture preparatorie l'ho ritenuto il miglior modo per cercare di rendere al meglio giustizia ad un compositore ancor troppo poco conosciuto ed eseguito la cui musica ascolto dopo ascolto regala delle superbe e corroboranti emozioni proprio come la visione di questo titolo all'interno del Festival del Maggio Musicale Fiorentino. Tengo a precisare che il mio resoconto è riferito alla prova generale del 17 giugno 2018 cui ho assistito per gentile permesso del Teatro del Maggio essendo impossibilitato a farlo nelle serate previste dal cartellone. Sono rimasto letteralmente colpito dalla lettura del regista e coreografo Virgilio Sieni coadiuvato per scene e costumi da Giulia Bonaldi e alle luci da Mattia Bagnoli; una lettura che ha fatto parlare oltre la musica e le parole anche i corpi degli straordinari componenti della Compagnia Virgilio Sieni che qui vale la pena di menzionare per intero: Jari Boldrini, Ramona Caia, Nicola Simone Cisternino, Lorenzo De Simone, Lucia Guarino, Maurizio Giunti, Maya Oliva, Andrea Palumbo, Asia Pucci, Sara Sguotti. Corpi che parlano, che reagiscono al suono, alle parole, ai silenzi; corpi che esaltano la sofferenza e la amplificano talora ristorandola, talora intensificandola; la lettura in una visione cristica del personaggio eponimo mi ha catapultato nelle Sacre Scritture e nell'epilogo della passione di Gesù Cristo; la parola “Fratello” pronunciata dal carceriere – in realtà l'Inquisitore mascherato – che sembra dare apparente sollievo e fiducia al Prigioniero, mi ha riportato a quel senso di illusione e di speranza – nel Vangelo letta come debolezza – del Cristo che nell'Orto dei Getsemani prega affinché il Padre possa allontanare da lui quel calice amaro. Scenicamente la storia si dipana in maniera circolare su due piani: il primo – Prologo della Madre – con una visione di “rassegnata speranza” esaltata da un velo divisorio per mezzo del quale si compongono delle immagini fatte di luci nebulose e spettri che ritorneranno alla fine nella quarta scena dove andranno ad assumere la destinazione finale del Prigioniero: ossia la sua “libertà" - che in realtà non è altro che la morte -; nelle scene intermedie invece il tutto si concretizza in uno spazio tendenzialmente vuoto in cui "parlano" soprattutto i corpi e a livello scenico vediamo solo l'apparire di un muro che rappresenta il cammino verso quella “libertà”; l'uomo lo usa come sostegno ed appoggio nel suo viaggio e ad ogni passo questo muro a contatto con il suo corpo si colora di rosso, di quel sangue che sgorga dalle ferite del condannato; una visione che impressiona, che scuote e che può essere efficacemente didascalizzata con le parole dello stesso regista.
 

Dice infatti Sieni:"... Il Prigioniero apre una voragine che è anche mappa emozionale dell’uomo davanti alla tragedia. Il tempo diviene giudice di un gesto luminoso quale la speranza, affossandola per volere degli uomini. L’uomo sopraffà l’uomo e in questo spazio indicibile si assiste all’annientamento di un corpo, allo schiacciamento dell’anima. In questo Prigioniero si addensano le storie infinite di altri esseri umani, l’uno addossato all’altro, così come nel prigioniero flagellato - sostenuto nei suoi inciampi da una speranza di pura luce e attratto da un bagliore che lo trascina verso la morte come un satellite in balia delle forze gravitazionali del cosmo - o come nell’ultimo cammino di tanti uomini verso la costruzione della propria bara. Ho pensato che in quest’adiacenza di carne si potesse intuire, nonostante tutto, la bellezza dell’ultimo gesto, il paradosso emozionale dove il gesto e la figura rappresentano il crocevia di un vuoto tragico...".
 
Artisti di grande livello hanno saputo integrarsi e reagire alle forti "provocazioni" registiche in maniera sublime; nel ruolo eponimo il baritono Levent Bakirci ha sapientemente delineato sia con il fisico che con la voce il personaggio nella sua totalità; il canto si è fatto preghiera, lamento, speranza, disperazione con una partecipazione emotiva che mi ha coinvolto intensamente; ha modulato con la voce tutte le emozioni mettendo in risalto l'eleganza di un fraseggio seppur discontinuo come richiesto dalla partitura, ma anche la capacità di saper gestire con fermezza i difficili intervalli musicali non perdendo mai di vista l'obiettivo drammaturgico e le esigenze sceniche in cui ha saputo mirabilmente amalgamarsi offendo il suo corpo alla compagnia di danzatori che lo hanno fatto esprimere in maniera molto suggestiva e realistica di pari passo con la voce.

 
La madre, interpretata dal mezzosoprano Annamaria Chiuri, porta il titolo della prima scena dove diventa assoluta protagonista; il suo corpo quasi raffigurante una Maria Egiziaca, si muove spasmodicamente guidata dalle ombre sognate che rappresentano "presagi incombenti"; la sua figura come dice lo stesso Sieni è "...figura primordiale, “ghianda” di gesti fondativi, una madre dall’animo stanco e avvolta dai suoi capelli come la Maria Maddalena di Donatello e quella di Desiderio da Settignano..."; e queste nebulose immaginate sono vissute assieme ad un suo doppio che la bracca passo passo e la fa muovere nella direzione voluta; un'altra lei che le avvolge il corpo con gesti ascetici, tragici nel loro definirsi con pesantezza e al tempo stesso con lucidità; l'impegno vocale non è da meno per tradurre tanta sostanza emozionale; gli intervalli portano alla terza battuta ad un salto impervio al Si naturale in piena voce sotto una gamma orchestrale piuttosto consistente ed il dialogo con se stessa cresce misura dopo misura di pathos emozionale fino ad arrivare alla “Ballata” del prologo in cui si delineano, attraverso l'appropriato uso di intervalli – semitoni e terze minori –, i presagi femminili e materni di ciò che accadrà al figlio; il testo musicale riporta all'inizio l'indicazione di affidare questo ruolo ad un soprano drammatico; ecco che l'eleganza, la vocalità e l'esperienza dell'interprete hanno fatto sì che la sua corda mezzosopranile abbia saputo affrontare con quel piglio drammatico e feroce le impervie note; l'uniformità vocale di questa grande interprete ha fatto sì che in tutta la grande estensione del ruolo ogni nota trovasse quella giusta messa a fuoco, corretta intonazione e quella precisione ritmica da attagliarsi appieno alla scrittura musicale e alle esigenze sceniche. Voce molto interessante e precisa anche quella del tenore John Daszak nel doppio ruolo di Carceriere ed Inquisitore; squillo notevole e grande duttilità per le esigenze di partitura. A completamento del cast Primo sacerdote Antonio Garés e Secondo sacerdote Adriano Gramigni. Grande protagonista è stato infine il Coro del Teatro fiorentino diretto e preparato come sempre dal M° Lorenzo Fratini; in questo primo componimento il suo ruolo è relegato a personaggio fuori scena con funzione direi quasi liturgica cui sono affidati i due intermezzi ed il finale concertato con il Grande Inquisitore ed il protagonista; la precisione stilistica del Coro è stata un fiore all'occhiello di questa produzione in cui è emerso in tutta la sua professionalità e con una cura particolare dei colori e delle intenzioni. La direzione del M° Michael Boder si è perfettamente inserita in questo contesto così corroborante e coinvolgente ed è riuscita ad amalgamare appieno le esigenze del palcoscenico con quelle della buca orchestrale che si avvale di numerosi mezzi tecnici; così scrive Massimo Venuti ne “Il Teatro di Dallapiccola”: "... l'impiego di un organico esteso è compiuto solo in funzione dell'apertura verso la possibilità, cioè della non preclusione a certi mezzi che l'espressività impone. Se la disponibilità di tali elementi esiste, allora appare necessario che il senso della dosatura e della scelta coerente e consapevole sia fondamentale per non cadere nell'effetto, ovvero nella quantità e nella materialità del suono. Questa lucidità dell'impiego dei mezzi che continuamente evita il facile effettismo è perfettamente presente in Dallapiccola, e qui ancor più che in Volo di notte; il senso del colore infatti, pur essendo usato secondo nature strumentali sempre variate è comunque compiuto organicamente, non sorprende o aggredisce mai l'orecchio: è, insomma, coerente.." e coerente è stato l'uso che Boder ne ha fatto rispettando musica, strumentisti e palcoscenico. La seconda parte del concerto ha visto in campo ancora il complesso corale del Maggio che con grande eleganza e preparazione ha affrontato il componimento estremo del Cigno di Busseto. I Quattro Pezzi Sacri si sono succeduti intervallati ed accompagnati da una coreografia sempre curata da Virgilio Sieni e realizzata dalla compagnia eponima in cui i danzatori, truccati a mo' di uomini di terracotta hanno fatto da preludio e accompagnamento ad ogni singolo brano mettendo in evidenza gli aspetti della nostra società malata e povera; sul palcoscenico ci sono oggetti del quotidiano: un uomo che cerca da mangiare nei cassonetti dell’immondizia simbolo di una povertà materiale, un gommone simbolo dell'uomo in fuga, un triciclo, simbolo di una fanciullezza violata dalla guerra; uomini di terracotta, fragili e vulnerabili in questo mondo dove "... fermando i corpi nell’immagine della terracotta rinascimentale di Niccolò dell’Arca, così come appare nel Compianto di Cristo morto, ogni scena si sospende in un tempo che non è mai accaduto ma è sempre. Lo spazio è racchiuso in un fazzoletto e torna in mente La zattera della medusa di Théodore Géricault. Corpi vicini, a volte ammassati e sovrapposti, corpi, deboli, fragili, stremati..." Vorrei qui riproporvi per finire un altro pensiero di Sieni di cui una personale sintesi potrebbe far perdere il significato profondo che porta in sé: "... Nell’Ave Maria una donna anziana è colta nel momento in cui, ricurva su se stessa, raccoglie dei frutti per terra in un mercato appena sgomberato e tutt’intorno le presenze si levano a un momento di fragilità e umiltà del gesto. Lo Stabat Mater mostra dei naufraghi sorretti dai loro compagni: due grandi travi (come nella quarta scena de Il Prigioniero) danno misura a ogni passaggio del quadro, diventando il luogo di un groviglio tragico. Una sospensione che si origina dal ricordo dell’affresco aretino di Piero della Francesca La Regina di Saba in adorazione del sacro legno nel ciclo Storia della Vera Croce. Laudi alla Vergine include il rannicchiamento doloroso di donne e uomini in somma liturgia di fronte ai corpi perduti. Nel Te Deum infine la morte; l’azione è marcata da alcuni oggetti che vediamo nelle tragedie quotidiane, fatti che avvengono nei nostri mari o nell’esplosione di bombe in terre anch’esse vicine (tricicli, passeggini, palle, gommoni), giochi e oggetti che riguardano i bambini e che marcano inesorabilmente lo scorrere di questo quadro.

Un quadro della nostra vita e del mondo che ci circonda; un quadro, anzi più quadri, per riflettere e per cercare anche attraverso la bellezza ed il ristoro della musica di migliorare noi stessi e per diventare portatori di quella "pace" che non è solo assenza di guerra, ma una pace dell'animo, del cuore e delle intenzioni che avvolga l'umanità in un abbraccio tanto silente quanto assordante ed al contempo ristoratore, per porre le basi di un domani migliore più altruista e soprattuto più giusto. E per aiutarci in questo la musica con il canto del Coro ed i suoni dell'Orchestra del Maggio amalgamati dal direttore Michael Boder hanno sicuramente contribuito nell'intento affrontando queste pagine con partecipate intenzioni e con la ricerca di bellezza e di pura emozione nel suono; una sola parola: eccellenti. Queste sono state le “emozioni” in un afoso pomeriggio di giugno.
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Maggio Musicale Fiorentino - Teatro dell'Opera di Firenze Nella miniatura in alto: il direttore Michael Boder
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Il matto Nanof e l'altro
intervento di Athos Tromboni FREE
SPOLETO - Morbus sine materia. È una forma letterale medica per definire quelle patologie che non manifestano degenerazioni organiche di una parte del corpo colpito dalla malattia. La pazzia, per esempio, è un morbo senza materia: non ci sono riversamenti di sangue, gonfiori, purulenze, catarri, eccetera. Il corpo rimane intonso; la mente no, va per conto proprio "deviando" il comportamento da quello stato che viene definito "normale" verso momenti e anche movimenti a volte inconsueti; e può indurre il corpo a gesti e posture che modellano il "disagio" al punto che esso si ripercuote visivamente negli atteggiamenti. Proprio di questo è stata specchio l'opera in un atto Nanof, l'altro con la quale il Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" ha inaugurato, venerdì 8 agosto la propria settantanovesima stagione lirica nel Teatro Caio Melisso di Piazza del Duomo: musica di Antonio Agostini, libretto di Chiara Serani con la collaborazione di Davide Toschi. Si è trattato di una prima esecuzione assoluta e l'opera è stata presentata alla stampa
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Opera dal Centro-Nord
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Ode a Leopardi e Medium prova generale
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO – In un Mascagni Festival sempre più attento al dialogo fra memoria storica e ricerca espressiva, la serata del dittico Ode a Leopardi di Pietro Mascagni e The Medium di Gian Carlo Menotti, presentata agli Hangar Creativi, ha offerto un accostamento insolito ma fecondo tra due poetiche distanti eppure unite dalla tensione verso il mistero
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Eventi
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ROF bilancio 2025 e programma 2026
redatto da Athos Tromboni FREE
PESARO - A Pesaro si dichiarano soddisfatti per i risultati non solo artistici del Rossini Opera Festival 2025. Ecco qui sotto, in sintesi, la valutazioni che illustrano sommariamente gli obiettivi raggiunti e anche le anticipazioni per l'edizione 2026.
I numeri che contano
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Opera dal Centro-Nord
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Manon Lescaut fra le sculture blu
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Il 71° Festival Puccini si avvia alla conclusione con l’ultimo debutto operistico della stagione in una serata di fine agosto molto suggestiva: Manon Lescaut è tornata al Gran Teatro sulle sponde del Massaciuccoli nella produzione di Igor Mitoraj del 2003, ripresa con cura nella regia di Daniele De Plano, scene di Luca Pizzi
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Classica
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SummerFest grande musica da camera
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN DIEGO (USA) - SummerFest 2025, The Baker-Baum Concert Hall. Il festival di musica da camera SummerFest, che si tiene ogni estate a San Diego, California dal 1986 ed è organizzato dall'associazione musicale locale La Jolla Musical Society (LJMS), è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica cameristica (nel sud
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Vocale
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Giovane Scuola al Mascagni Festival
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Il Mascagni Festival 2025, nell’anno dell’ottantesimo della scomparsa del compositore, si conferma laboratorio vivo di idee più che semplice contenitore di eventi: una geografia del suono disseminata tra Livorno, la provincia e luoghi simbolici d’Italia e del mondo, capace di intrecciare concerti, opere, letture sceniche e creazioni originali
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Opera dal Centro-Nord
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Sepe una delicata Butterfly
servizio di Nicola Barsanti FREE
TORRE DEL LAGO (LU) – Diamo conto ai nostri lettori della replica del quarto titolo in cartellone nell’ambito del 71° Festival Puccini: Madama Butterfly. Per regia, scene e costumi rimandiamo alla recensione della prima rappresentazione che potete consultare qui . La principale differenza rispetto al debutto riguarda il ruolo
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Eventi
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Turandot e le altre
redatto da Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Questa volta si parte in largo anticipo: è ormai definitivo - infatti - il programma della 72.esima edizione del Festival Puccini di Torre del Lago (Viareggio) che si svolgerà nel Gran Teatro all’aperto sul Lago di Massaciuccoli nell’estate 2026 e che era stato anticipato nella conferenza stampa dello scorso maggio dal presidente
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Opera dal Centro-Nord
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Alina Tkachuk la rivelazione
servizio di Nicola Barsanti FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - La rappresentazione di Turandot al Gran Teatro Giacomo Puccini, nell’ambito del 71° Festival Puccini, propone una lettura scenica affidata alla regia di Alfonso Signorini, la cui impronta visiva rimanda all’articolo della prima rappresentazione che potete trovare qui. L’allestimento conferma la forza visiva e simbolica dell’opera, ma
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Opera dal Nord-Est
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Rigoletto, Nabucco e Aida
servizio di Nicola Barsanti FREE
VERONA - L’anfiteatro Arena, con i suoi duemila anni di storia e le gradinate che custodiscono memoria e suggestione, si conferma il più imponente palcoscenico a cielo aperto dedicato all’opera lirica. Ogni estate l’antico anfiteatro romano si trasforma in una cassa armonica naturale, dove le note dei grandi compositori si fondono con l’energia collettiva
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Opera dal Centro-Nord
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Butterfly e la simbologia degli alberi
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Madama Butterfly di Giacomo Puccini è il quarto titolo a susseguirsi sul palcoscenico del Festival Puccini di quest’anno. Per la sua 71ª edizione, la rassegna ha affidato la regia a Manu Lalli, che propone una lettura capace di andare oltre la mera rappresentazione scenica, trasformando il linguaggio visivo e simbolico in un elemento
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Opera dal Centro-Nord
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La bohème disegnata da Scola
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Tra i capolavori pucciniani La Bohème occupa un posto di privilegio per la sua capacità di fondere realismo e poesia, leggerezza giovanile e dramma struggente. Dal debutto del 1º febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la bacchetta di un giovane Arturo Toscanini, questo dramma lirico in quattro quadri - tratto dalle
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Jazz Pop Rock Etno
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Ferrara Film Orchestra e la bacchetta di Ambra
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima serata della rassegna Giardino per tutti organizzata ai piedi del grattacielo dal Comune di Ferrara con la collaborazione del Teatro Comunale "Claudio Abbado", dentro il Parco Coletta, ha fatto l'en-plein. Era in pedana la Ferrara Film Orchestra capitanata dalla bacchetta di Ambra Bianchi
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Opera dal Centro-Nord
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Buratto bel debutto in Tosca
servizio di Simone Tomei FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Nel terzo fine settimana del 71° Festival Puccini di Torre del Lago, la seconda recita di Tosca ha riproposto uno degli allestimenti più attesi di questa edizione. La produzione, firmata da Alfonso Signorini in veste di regista e costumista, si è presentata con una veste visiva marcatamente simbolica, ricca di richiami
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Opera dal Nord-Est
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Nabucco Carmen La traviata
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – Anna Netrebko, Anita Rachvelishvili e Rosa Feola, ovvero Abigaille, Carmen e Violetta Valéry. Sono loro le tre grazie musicali che, dal 17 al 19 luglio 2025, hanno acceso l’Arena, rendendo ciascuna rappresentazione meritevole di grande interesse in virtù della propria peculiarità. Per il soprano russo si trattava del debutto italiano come figlia
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Jazz Pop Rock Etno
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Verdi e il jazz un dialogo
servizio di Simone Tomei FREE
FABBIANO, Borgonovo Val Tidone (PC) - Nella serata di sabato 26 luglio 2025, un angolo a me ancora misconosciuto della Val Tidone, la suggestiva piazzetta di Fabbiano, frazione di Borgonovo Val Tidone, si è trasformato in un crocevia di sublime audacia musicale. Il Valtidone Festival, giunto alla sua 27ª edizione e promosso dalla
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Opera dal Centro-Nord
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Ecco la Bohème che ti aspetti
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Un po' meno pubblico per La bohème rispetto alla Tosca della sera precedente, nel Gran Teatro all'aperto sul Lago di Massaciuccoli. Comunque una buona presenza (diciamo a spanne, oltre 2 mila spettatori?) per un ritorno, quello della regia "cinematografica" di Ettore Scola del 2014 ripresa da
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Opera dal Centro-Nord
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Un magico Elisir
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti è un capolavoro senza tempo che, a quasi due secoli dalla sua prima rappresentazione, continua a incantare e commuovere. Definito "melodramma giocoso", fonde mirabilmente la profondità patetica con l'arguzia dell'opera buffa italiana, creando una "commedia agrodolce" capace di strappare
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Echi dal Territorio
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79 anni di emozioni
redatto da Athos Tromboni FREE
SPOLETO (PG) - Partirà il 7 agosto 2025 per concludersi il 24 settembre la nuova Stagione lirica del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli" giunta al lodevole traguardo della 79.ma edizione. Gli spettacoli, oltre che nella città spoletina, andranno in scena anche nei principali teatri dell'Umbria: «79 anni di emozioni, una stagione da vivere!» è lo slogan
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Jazz Pop Rock Etno
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La notte degli Oscar
servizio di Athos Tromboni FREE
VIGARANO MAINARDA (FE) - La "Notte degli Oscar" del Gruppo dei 10 idea uscita dalla testa di Alessandro Mistri (così come Pallade Atena uscì dalla testa di Zeus, ci racconta il poeta greco Esiodo) ha visto una nutrita partecipazione di pubblico allo Spirito di Vigarano Mainarda. Non poteva essere altrimenti
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Jazz Pop Rock Etno
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De Silva amore che vieni amore che vai
servizio di Athos Tromboni FREE
COMACCHIO (FE) - Ha preso il via ieri sera con una nutrita partecipazione di pubblico il ciclo di sei concerti del "Gruppo dei 10" versione estiva: Tutte le direzioni in summer time 2025. Ospite per l'apertura era il Trio Malinconico formato da Diego De Silva (voce e chitarra acustica), Stefano Giuliano (sax alto) e Aldo Vigorito (contrabbasso). Prima della
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Eventi
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Opera tra tradizione e novità
redatto da Simone Tomei FREE
GENOVA - È un viaggio simbolico e culturale quello che il Teatro Carlo Felice di Genova propone per la stagione 2025-2026, presentata ufficialmente alla stampa lo scorso 2 luglio. Un viaggio che coinvolge artisti e pubblico come naviganti di una stessa rotta, guidati da una bussola che punta al repertorio lirico più amato, ma non rinuncia a
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Opera dal Nord-Est
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L'Aida di cristallo è tornata
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA - Quando l’Aida di Giuseppe Verdi risuona all’Arena di Verona non si tratta di una semplice replica, è un rito collettivo, un appuntamento simbolico che scandisce il calendario della lirica estiva. Questa nuova ripresa dell’allestimento firmato da Stefano Poda, definito “di cristallo” per le sue trasparenze e gli inediti giochi di luce, ha riaperto il sipario
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Opera dall Estero
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Idomeneo a San Francisco
servizio di Ramón Jacques FREE
SAN FRANCISCO (USA) War Memorial Opera House - Sebbene Idomeneo, l’opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791), abbia avuto la sua prima americana il 4 agosto 1947 al Berkshire Music Festival di Tanglewood, nel Massachusetts (ora sede estiva della Boston Symphony Orchestra), fu la San Francisco Opera a
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Opera dal Nord-Est
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Blue Traviata in Arena
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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Tosca sugli spalti di San Giusto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico,
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Opera dal Centro-Nord
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Aida nella palestra
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE – Opera emblema del grande repertorio verdiano, Aida è spesso associata all’idea di spettacolarità, grandi masse corali, scene sontuose e sontuosi costumi esotici. Tuttavia, dietro la patina dell’epico e del monumentale, si cela un’anima intimista, quasi cameristica: Aida è, in fondo, una tragedia dell'amore e del potere, fatta di sguardi, silenzi,
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Echi dal Territorio
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Torna la rassegna Tutte le Direzioni Estate
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Opera dall Estero
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Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques FREE
HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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