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Suggestivo matinée a Genova con la lirica da camera tra Ottocento e Novecento

Chansons e Canzonette un viaggio raffinato

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 11 Marzo 2025

20250311_Ge_00_ChansonECanzonette_PaolaGardina_phMarcelloOrselliGENOVA - La domenica mattina può trasformarsi in un’oasi di rigenerazione, un momento in cui ricaricare le energie prima di affrontare una nuova settimana. Così è stato domenica 9 marzo 2025, quando il Primo Foyer del Teatro Carlo Felice di Genova ha accolto il pubblico per un raffinato appuntamento di musica da camera dal titolo Chansons e Canzonette.
All’interno del ciclo "Novecenti", dedicato alla musica vocale da camera del XX secolo, il concerto ha proposto un affascinante viaggio tra Francia e Italia, attraverso le liriche di Claude Debussy, Ottorino Respighi e Gian Francesco Malipiero. Un repertorio scelto con cura, capace di unire la raffinatezza simbolista della scuola francese con la ricchezza melodica e la tradizione della canzone italiana, creando un dialogo musicale di grande suggestione.
Il programma ha spaziato tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, con le raccolte tes galantes, Trois chansons de Bilitis e Trois ballades de François Villon di Claude Debussy, le Sei liriche di Ottorino Respighi e le Sette canzonette veneziane di Gianfrancesco Malipiero.
È stata in’occasione preziosa per riscoprire pagine di rara bellezza e lasciarsi avvolgere dalle sonorità raffinate della lirica da camera, in un repertorio che non è solo una testimonianza dell’evoluzione della scrittura musicale per voce e pianoforte, ma anche un riflesso delle principali correnti artistiche e letterarie dell’epoca.

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Se Debussy rappresenta il punto più alto dell’estetica simbolista e impressionista francese, Respighi e Malipiero si distinguono per un recupero della tradizione italiana declinato con sensibilità moderna e sperimentale.
tes galantes, articolata in due libri e ispirata alle poesie di Paul Verlaine, incarna perfettamente l’estetica simbolista con le sue melodie fluttuanti e armonie sospese. Il pianoforte non si limita a un ruolo di mero accompagnamento, ma diviene parte integrante della narrazione musicale, evocando immagini sonore raffinate e sofisticate. Nel programma sono state eseguite le liriche della seconda raccolta (L.114) che esemplificano la poetica dell’indeterminatezza e della suggestione timbrica, tra malinconia e vagheggiamento amoroso: Les Ingénus, Le Faune e Colloque sentimental.
Trois chansons de Bilitis, ispirate ai testi di Pierre Louÿs, evocano un universo arcaico e mitico, reso con un linguaggio musicale che richiama la modalità antica e un pianismo etereo: qui Debussy sfrutta intervalli inusuali e armonie cangianti per creare un paesaggio sonoro dal forte potere evocativo, trasportando l’ascoltatore in un mondo sospeso tra sogno e realtà.
Di tutt’altra natura sono le Trois ballades de François Villon, ispirate alle poesie del celebre poeta medievale: rispetto alle altre raccolte vocali di Debussy, qui emerge una scrittura più diretta e incisiva, in cui il carattere rustico e intenso dei testi trova riscontro in un andamento ritmico marcato e in armonie audaci, dal forte impatto espressivo.
Ottorino Respighi, per parte sua, sempre attento al legame tra parola e musica, sviluppa nelle Sei liriche un raffinato equilibrio tra lirismo melodico e colori armonici suggestivi. I testi, tratti da D’Annunzio, Shelley e altri poeti, trovano nella scrittura musicale una profondità espressiva capace di amplificarne il contenuto poetico. La tessitura pianistica, mai relegata a mero sostegno, si fa elemento evocativo e strutturante, contribuendo a definire un’atmosfera di grande intensità emotiva. Nel programma eseguito sono stati presentati Notte, Le repos en Égypte, Noël ancien, Piccola mano bianca e Il giardino: cinque brani che esemplificano alla perfezione l’abilità di Respighi nel trasfigurare il testo in suono, con una sensibilità che si muove tra impressionismo e tardo-romanticismo.
Diversa, ma altrettanto affascinante, è la prospettiva di Malipiero, esponente di spicco della cosiddetta "Generazione dell’Ottanta", il quale si distingue per il suo interesse nella riscoperta della tradizione musicale italiana. Nelle Sette canzonette veneziane emerge con chiarezza l’influenza della musica popolare della città lagunare, con una scrittura vocale limpida ed espressiva, caratterizzata da melodie lineari e da un accompagnamento pianistico essenziale ma efficace. L’uso del dialetto veneziano dona ulteriore autenticità e freschezza a queste composizioni, dimostrando una sapiente fusione tra eredità storica e sensibilità moderna.
Queste raccolte, pur appartenendo a contesti culturali differenti, rivelano una comune ricerca di espressività e una volontà di superare i confini del puro accompagnamento pianistico, trasformando la voce e lo strumento in un unico organismo sonoro. L’esecuzione di questi brani ha offerto un’occasione preziosa per riscoprire non solo pagine di grande raffinatezza, ma anche per apprezzare la straordinaria varietà della lirica da camera tra fine Ottocento e primo Novecento; in un’epoca in cui il repertorio operistico tendeva spesso a monopolizzare l’attenzione del pubblico.
Concerti come questo rappresentano una rara e preziosa possibilità di riscoprire il fascino di un genere che, pur nella sua dimensione più intima, riesce a toccare corde profonde dell’animo umano.
Gli interpreti di questa raffinata matinée musicale sono stati il M° Claudio Marino Moretti al pianoforte e il mezzosoprano Paola Gardina, due artisti di eccezionale caratura che hanno saputo rendere giustizia a un repertorio di estrema ricercatezza.
Claudio Marino Moretti, attuale Maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, è un musicista di solida esperienza, capace di coniugare precisione e sensibilità interpretativa. Il suo pianoforte non si è limitato a sostenere la voce, ma si è fatto protagonista di una narrazione sonora di straordinaria profondità, in cui ogni sfumatura armonica e ogni accento dinamico hanno contribuito a scolpire l’essenza poetica di ciascun brano.
Paola Gardina, interprete acclamata nei più prestigiosi teatri e festival internazionali – dalla Scala di Milano all’Opéra di Parigi, dalla Bayerische Staatsoper di Monaco al Teatro Real di Madrid – ha offerto una prova di altissimo livello, dimostrando un controllo vocale impeccabile e un’intelligenza musicale raffinata. La sua voce, duttile ed espressiva, si è adattata con estrema naturalezza alle diverse esigenze stilistiche del programma, passando dal sussurro quasi etereo richiesto per Debussy, a pienezza di suono e accenti scolpiti nelle liriche di Respighi, fino alla cantabilità ariosa e dal sapore popolare delle canzonette veneziane di Malipiero. Musica e parola si sono intrecciate in un affresco impressionista, in cui ogni nota, ogni frase, ogni pausa ha trovato il proprio posto in un equilibrio perfetto tra emozione e rigore stilistico.
La Gardina non ha semplicemente cantato: ha dato corpo e anima a ogni brano, trasformando la voce in uno strumento espressivo capace di svelare ogni sfumatura emotiva del testo e della musica.
Il momento dedicato a Debussy è stato un autentico trionfo. L’esecuzione consecutiva delle sue raccolte vocali ha trasportato il pubblico in un universo sonoro in cui il simbolismo poetico si è fuso con un linguaggio musicale di straordinaria raffinatezza. Alla fine, un applauso fragoroso ha sancito il successo della sublime interpretazione.
Non meno entusiasta è stata la reazione per le interpretazioni di Respighi e Malipiero, le cui liriche – cesellate con un’intensità timbrica e una sensualità melodica senza pari – hanno trovato nella Gardina e in Moretti due interpreti ideali.
Quella di domenica 9 marzo 2025 non è stata soltanto una matinée musicale, ma un viaggio attraverso il tempo e le sensibilità artistiche, un incontro tra poesia e suono, tra tradizione e modernità. Un incontro felice con la musica da camera che si è rivelato molto più di un semplice concerto: un’esperienza estetica e sensoriale, un’immersione nell’anima di un repertorio che, grazie alla sensibilità di due artisti straordinari, ha saputo toccare le corde più intime dell’ascoltatore.
Il pubblico ha vissuto un’esperienza musicale di rara eleganza, in cui la musica si è fatta emozione pura.
(La recensione si riferisce al concerto di Domenica 9 marzo 2025)

Crediti fotografici: Marcello Orselli per il Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: la protagonista Paola Gardina
Sotto, in sequenza: alcuni momenti del concerto e i saluti finali dei due artisti






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