Pubblicato il 09 Novembre 2025
Una bella produzione dell'opera pių celebre di Richard Strauss ha catturato il pubblico di Sassari
Le ossessioni carnali di Salome servizio di Simone Tomei

20251109_Ss_00_Salome_AnastasiaBoldyrevaSASSARI - L’opera di Richard Strauss, Salome apre la Stagione Lirico-Sinfonica Autunnale 2025 del Teatro Comunale di Sassari. Accostarsi a questo capolavoro significa entrare in un universo febbrile, sensuale e lucidamente spietato, dove la materia musicale e quella drammatica coincidono in un vortice di immagini sonore e pulsioni psicologiche. Fin dalle prime battute si percepisce che la partitura è il vero palcoscenico dell’opera: uno spazio mentale e acustico nel quale eros e morte si fondono in un abbraccio di suoni incandescenti, dove ogni intervallo, ogni accordo, ogni frase orchestrale sembra tradurre i moti dell’anima dei personaggi.
Richard Strauss stesso puntualizzò che l’intento non era quello di creare un’esotica ambientazione orientale, ma di ispirarsi a «... un’autentica armonia esotica» fatta di «tinte inconsuete» e di «cadenze simili a sete cangianti.»
L’esotismo di Salome non è dunque geografico, bensì interiore: è il colore di un desiderio deformato, di un languore che si fa vertigine, una percezione dell’altro e del proibito filtrata attraverso la psiche dei protagonisti.

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Questa trasfigurazione del concetto di esotico distingue l’opera dalle coeve Samson et Dalila, Die Königin von Saba o Aida: qui l’altrove non si rappresenta, lo si vive come tensione e disfacimento, una continua oscillazione tra attrazione e ripugnanza.
Il testo di Oscar Wilde, nella traduzione di Hedwig Lachmann, offre a Strauss una materia poetica di rara potenza visiva e simbolica. Le immagini quali la colonna con quattro fili di perle, il più splendido degli smeraldi, i pavoni bianchi, i topazi gialli e rosso-fuoco, risuonano come echi del Cantico dei Cantici, ma immerse in un’atmosfera decadente e sulfurea, popolata di ossessioni carnali e di desideri proibiti.
La musica di Richard Strauss risponde a questa trasfigurazione con un linguaggio orchestrale di lussureggiante opulenza, dove il timbro diventa narrazione e ogni gesto scenico ha un corrispettivo sonoro preciso, un vero e proprio poema sinfonico con voci, come osservò Gabriel Fauré. La partitura si erge così a spazio psichico: i leitmotiv non solo rappresentano i personaggi, ma ne svelano le ossessioni, gli impulsi e la vulnerabilità psicologica.
Strauss, che tra il 1892 e il 1893 soggiornò in Egitto, trae ispirazione da esperienze di luce e colore che non documentano un Oriente reale, ma evocano uno stato mentale: è l’Oriente interiore, filtrato dalla memoria e dal desiderio, dove il colore armonico si sostituisce al luogo fisico.
La struttura drammaturgica di Salome è improntata all’incomunicabilità: Erode non ascolta Erodiade, Salome non ascolta Jochanaan, Narraboth non ascolta il paggio: ogni personaggio è prigioniero della propria ossessione, mentre la musica diventa unico vettore di senso e coesione.
Franco Scarpa ha giustamente osservato come l’arte di Strauss escluda ogni partecipazione etica o affettiva: l’autore si pone come osservatore distaccato, analizzando con fredda ironia le pulsioni dei protagonisti. Erotismo, estetismo e vitalismo si fondono in un affresco crudele e seducente. L’opera è breve, priva di ouverture e proiettata immediatamente in medias res, con un tessuto sonoro che non concede pause fino al culmine nella celebre Danza dei sette veli e alla scena finale in cui Salome canta un Liebestod rovesciato: non l’amore trasfigurato in morte, ma l’impossibilità di amare perfino oltre la morte stessa.
La partitura di Salome segna l’affrancamento di Richard Strauss dal wagnerismo di apprendistato e il suo ingresso trionfale nel Novecento musicale e, adattando direttamente il dramma di Wilde nella traduzione di Lachmann, realizza una Literaturoper pura dove poesia e suono coincidono. La scrittura orchestrale è un tour de force: visionaria, opulenta, costruita su leitmotiv incalzanti e un’orchestrazione abbagliante, dove l’Oriente evocato è mentale e psicologico e il desiderio e la morte si riflettono in ogni frase.
La regia di Hugo De Ana, che cura anche scene e costumi, traduce questa ambiguità con straordinaria intelligenza visiva. Egli colloca la vicenda su uno sfondo asettico, metallico, più metafora universale che luogo storico concepito come contenitore dei vizi, delle paure e delle passioni dell’umanità. La sua è una regia sensoriale, dove le luci (curate egregiamente da Valerio Alfieri), i materiali e i colori generano una dimensione sospesa, alienante e irresistibilmente magnetica.
La celebre Danza dei sette veli diventa un sabba tribale e orgiastico grazie alle coreografie di Michele Cosentino, che dirige un gruppo di mimi-danzatori dal magnetismo ipnotico. Salome appare inizialmente vestita come un’educanda con un hula-hoop, incarnando l’innocenza prima della corruzione; il suo percorso di trasformazione culmina nella danza dei veli, concepita come rito sessuale propiziatorio e simbolico sino al gesto estremo di nudità, gestito da De Ana con  rara raffinatezza.

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Erodiade, tratteggiata come una sorta di Crudelia De Mon, oscilla tra isteria, sadismo e feticismo.
Erode appare grottesco e perverso, travolto dai propri impulsi; Jochanaan si erge come monolite di fede e purezza, riflesso della corruzione altrui.
La regia restituisce in modo coerente la follia e la sensualità dell’opera straussiana, facendo emergere l’interiorità complessa dei personaggi.
Il M° Federico Santi, alla prima lettura della partitura a meno di un mese dalla messinscena, affronta l’impresa con rigore, intelligenza e una sorprendente padronanza della materia orchestrale. La sua è una lettura chiaroscurata, fondata su contrasti decisi e su una tensione costante che privilegia la drammaticità rispetto alla pura bellezza timbrica.
Salome, definita da Fauré “un poema sinfonico con voci”, richiede al direttore la capacità di dominare una massa orchestrale sulla carta poderosa e di dar voce a ogni minimo dettaglio; Santi riesce nell’intento ottenendo una resa d’insieme compatta e vibrante di grande teatralità e precisione nonostante le dimensioni ridotte della buca del Teatro Ente De Carolis che non consentono di ampliare la sezione degli archi come previsto da Strauss. Gli archi mantengono coerenza e densità, le percussioni sono incisive, i fiati nitidi e il contrabbasso, spesso protagonista in momenti inusuali, riceve un rilievo espressivo inedito. La concertazione è solida, dinamicamente controllata ma ricca di energia e capace di dare corpo al magma sonoro straussiano senza mai perderne la trasparenza.
Il cast vocale della produzione si è dimostrato pienamente all’altezza dell’impervia partitura offrendo interpreti che uniscono solidità tecnica a profondità drammaturgica.

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Anastasia Boldyreva (Salome) possiede una voce voluminosa di grana compatta e presenza scenica magnetica; la sua interpretazione vibra di sensualità e inquietudine, intensa sia vocalmente sia drammaticamente. Il registro acuto si dispiega con sicurezza, mentre la tenuta centrale rivela un materiale di notevole corposità; accompagna la trasformazione della protagonista con naturalezza: dalla curiosità adolescenziale alla follia erotica e distruttiva, sino all’estremo delirio della necrofilia. Il soprano moscovita offre una prova scenicamente generosa e vocalmente solida.
Ewandro Stenzowski (Erode) delineato come tetrarca inquieto e corrotto, mostra anche aspetti ironici; gli acuti sono saldi, la dizione limpida e il fraseggio incisivo, restituendo la complessità psicologica del personaggio. La sua interpretazione costruisce un personaggio che oscilla tra autorità e vulnerabilità, sottolineando con precisione ogni sfumatura della tensione drammatica.
Roman Ialcic (Jochanaan), con voce scura, vibrante e autorevole, impone una presenza morale e spirituale fin dal primo intervento. L’emissione è piena e rotonda, l’intonazione solida, la proiezione impeccabile in tutta la gamma; il profeta si manifesta con nobile austerità senza rigidità retoriche e ogni parola è scolpita con intensità e consapevolezza, rappresentando un contrappunto morale al mondo corrotto che lo circonda.
Annamaria Chiuri, veterana del ruolo di Erodiade, incarna la potenza femminile repressa con voce brunita, salda e sontuosa. La sua interpretazione attraversa con naturalezza sensualità furore e disincanto, delineando una figura intrisa di malizia e perversione. Il fraseggio elegante, gli accenti incisivi e la presenza scenica, sostenuta da un physique du rôle di rara pertinenza, completano un ritratto di grande spessore e mettono il suggello ad una padronanza assoluta del personaggio.

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Vincenzo Spinelli (Narraboth) rivela una voce cristallina, argentea e ben proiettata; l’amore non corrisposto è interpretato con eleganza e musicalità. Il giovane tenore mostra rara omogeneità vocale e fraseggio accurato con emissione sempre sostenuta da una linea musicale di grande eleganza. Il suo Narraboth, tenero, illuso e tragicamente perduto, restituisce con sensibilità il tormento dell’amore non corrisposto.
Elisa Fortunati (Paggio) è portatrice di buona presenza scenica e chiara intenzione interpretativa; pur con alcune disomogeneità nel registro grave, con note poco udibili e di proiezione incerta, mantiene un intento espressivo chiaro e ben inserito nella costruzione d’insieme.
Completano il cast Michael Zeni (I Nazareno e Cappadociano), Alessandro Abis (I Soldato), Davide Procaccini (II Soldato e V Ebreo), Mauro Secci (I Ebreo), Nicolas Resinelli (II Ebreo), Francesco Napoleoni (III Ebreo e Schiavo), Andrea Schifaudo (IV Ebreo) e Paolo Masala (II Nazareno).
La squadra degli Ebrei si distingue per precisione, amalgama e intonazione, così come i soldati, contribuendo a rendere pienamente giustizia alla scrittura orchestrale e al carattere teatrale di Richard Strauss, completando un quadro vocale di straordinaria coesione ed efficacia drammatica.
Il Teatro Comunale di Sassari ha registrato il tutto esaurito per il debutto del nuovo allestimento dell’Ente De Carolis, realizzato con il sostegno del Ministero, della Regione Sardegna, del Comune di Sassari e della Fondazione di Sardegna.
Il pubblico, profondamente coinvolto, ha seguito la rappresentazione con palpabile tensione fino all’epilogo per poi esplodere in un lungo applauso.
Lo spettacolo ha coniugato intelligenza drammaturgica, eleganza visiva e forza musicale, restituendo alla Salome di Strauss la sua carica sensuale, simbolica e perturbante. Ne è scaturita un’esperienza di sicuro impatto emotivo in cui la regia, la direzione e l’insieme scenico si sono fusi in una compiuta unità estetica confermando - come scriveva Thomas Mann - la capacità di quest’opera di coniugare avanguardia e successo in una perfetta armonia drammatica.
(La recensione si riferisce alla recita di venerdì 7 novembre 2025)

Crediti fotografici: Ufficio stampa dell'Ente De Carolis - Teatro Comunale di Sassari
Nella miniatura in alto e sotto: il soprano
Anastasia Boldyreva
(Salome)
Al centro: Annamaria Chiuri (Erodiade) con Edwardo Stenzowski (Erode)
Sotto, in sequenza: Roman Ialcic (
Jochanaan
); la famosa "Danza dei veli" con il corpo di ballo del Teatro Verdi di Trieste; ancora la Boldyreva nel quadro finale dell'opera
In fondo: i saluti del cast al pubblico sassarese





Pubblicato il 12 Aprile 2023
Il celebre oratorio di Händel entusiasma il pubblico del Teatro Bellini di Catania
Il Messiah trionfa sempre servizio di Eduardo Andaluz

20230412_Ct_00_Messiah_MarcusBosh_phGiacomoOrlandoCATANIA - La stagione concertistica del Teatro Massimo “V. Bellini” ha offerto, per la Settimana Santa ,un capolavoro assoluto della musica sacra, il Messiah di Georg Friedrich Händel, oratorio in tre parti per Soli, Coro e Orchestra, con i solisti Pietro Adaini tenore, Elisa Verzier soprano, Ilaria Ribezzi mezzosoprano, Cristian Senn baritono; sul podio a dirigere orchestra e coro del Teatro Massimo Bellini il direttore Marcus Bosh.
La concertazione di Bosh si è contraddistinta per una direzione decisamente  chiara e intuitiva  e per il  gusto stilistico molto accurato; il suo gesto verso l'orchestra era eloquente e precisa, senza mai trascurare l’importanza della parte vocale, sempre sostenuta e mai coperta; ne è risultato un insieme compatto e  ricco di sfumature.
Molto attenti alle sue direttive i quattro solisti. Il  tenore Pietro Adaini, dalla voce morbida e luminosa, ha saputo trarre il meglio dalla sua parte rendendo ben precisa la sua coloratura.
La stessa tecnica di  virtuosismo viene usata dal compositore per la voce di basso , interpretata dal baritono Christian Senn,  sempre capace di superare tutti gli ostacoli grazie ad una voce ben gestita, sicura e di bel colore.
La parte, che va dai larghetti fino ai difficili prestissimi, non mette in difficoltà la voce, brunita e duttile allo stesso tempo, del mezzosoprano Ilaria Ribezzi, che non teme alcuno scoglio insito nella scrittura, mostrando doti di bella espressività.

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Infine, molto elegante, precisa e di buon fraseggio il soprano Elisa Verzier, che affronta prontamente la coloratura nella sua aria “Rejoice greatly, O daughter of Zion”.
Eccellente la resa del coro, che ha saputo alternare con ottimo effetto momenti in pianissimo a sezioni in fortissimo,dimostrando l’attenzione per le  intenzioni del compositore. Il culmine è stato raggiunto con Il brano più celebre, il famosissimo "Hallelujah!", al quale emozionante impatto il caloroso pubblico non è riuscito a sottrarsi, facendo partire un lungo applauso a scena aperta.
La riproposizione come bis dello stesso "Hallelujah!" ha fatto sì che la serata terminasse con grande entusiasmo da parte di tutti.
(la recensione si riferisce al concerto di venerdì 7 aprile 2023)

Crediti fotografici: Giacomo Orlando per il Teatro Massimo "V. Bellini" di Catania
Nella miniatura in alto: il direttore Marcus Bosh
Al centro, in sequenza, i quattro solisti
Sotto: panoramica sul concerto





Pubblicato il 21 Giugno 2019
Ultimo titolo della corrente stagione lirica, il capolavoro di Leoncavallo incontra il consenso del pubblico
Bell'allestimento di Pagliacci servizio di Salvatore Aiello

190620_Pa_00_Pagliacci_DanielOren.JPGPALERMO - A conclusione della prima parte della Stagione 2019 del Massimo di Palermo è andato in scena il capolavoro manifesto del verismo italiano: Pagliacci di Ruggero Leoncavallo che con Cavalleria rusticana  costituisce il notissimo dittico amato dai melomani; questa volta Pagliacci da solo con il ritorno, dopo il 2007, della regia di Lorenzo Mariani, ex direttore artistico della Fondazione.
L’opera, ispirata da un fatto autenticamente accaduto, porta all’attenzione la nuda sofferenza della plebe con tutta una ritualità arcaica che la tiene fissa ab aeterno nella sua concezione  senza la possibilità di mutamenti sociali. Sint lacrimae rerum  per cui vano è il ribellarsi e i sentimenti si tramutano in grido allucinante cui partecipa la coralità dei vinti.
Ad attenderci sul palcoscenico c’era una grande cavea di un circo equestre ad intelaiare la tragica storia di Canio e Nedda, un amore malato, un femminicidio ispirato dal gobbo Tonio (Jago della situazione).
Sugli spalti della gradinata nei momenti più tragici si  accampavano attonite figure, presenze incombenti, testimoni muti che assistevano alla consumata esistenza dei personaggi inchiodati da un fato imperscrutabile che trovavano nella morte la soluzione alla loro solitudine.
In questo senso si è mosso Lorenzo Mariani la  cui regia risultava lodevole per il rispetto del soggetto e della musica e che si giovava dei colorati costumi di Maurizio Balò e delle appropriate luci di Roberto Venturi affidando ad un cielo intenso e attonito testimone del delitto. La vicenda aggiornata agli anni sessanta del secolo scorso trovava giusto respiro con belle invenzioni, vivacizzate dall’apporto di saltimbanchi, giocolieri, ballerine che ci sarebbero piaciuti di più senza il passo del twist.
Alla piacevolezza dello spettacolo contribuiva il cast nel complesso di  prim’ordine.
Martin Muehle ha dato di Canio un’interpretazione intensa per espressività, accurata partecipazione mettendo a disposizione tutte le risorse di tenore  lirico sapendo regalare momenti di sentita drammaticità; sconvolgenti il suo “Vesti la giubba” e “ No, pagliaccio non son” doloroso finale resi con focosi accenti  e delirante pienezza vocale.
Al pari il Tonio, da antologia, di Amartuvshin Enkhbat, viscido, diabolico in possesso di una vocalità prodigiosa e ricca di armonici, di bel colore e cospicuo volume a servizio di un accorto gioco psicologico.
Valeria Sepe (Nedda) ha affrontato il personaggio con buone risorse tecniche ed interpretative oltre ad un appropriata tenuta scenica.
Elia Fabbian era Silvio. In evidenza il Beppe di Matteo Mezzaro. Completavano il cast, Francesco Polizzi e Paolo Cutolo (Contadini).

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Daniel Oren dopo la breve commemorazione di Franco Zeffirelli a cui è stata dedicata la rappresentazione, ha guidato l’orchestra con scioltezza e dinamiche strumentali pronte a cogliere i  momenti e gli appuntamenti  più attesi della partitura concedendo spazi lirici calibrati e lanciandosi in spessori turgidi nei momenti più drammatici con continuo dialogo tra orchestra e palcoscenico; in rilievo l’Intermezzo che ha riscosso il plauso di un pubblico soggiogato dalla bellezza della musica.
Valido l’apporto del coro diretto da Piero Monti e il coro di voci bianche diretto da Salvatore Punturo.
Caloroso e convinto il consenso del numeroso pubblico.

Crediti fotografici: Rosellina Garbo per il Teatro Massimo di Palermo
Nella miniatura in alto: il direttore Daniel Oren
Sotto: il tenore Martin Muehle (Canio)






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Parliamone
Otello l'incoerenza č di scena
intervento di Simone Tomei FREE

20251007_Pr_00_Otello_Parliamone_YusifEyvazov_phRobertoRicciPARMA - Esiste un patto segreto, antico e nobilissimo, tra il palcoscenico e la platea. È un atto di fede: lo spettatore si affida alla visione degli artisti, promettendo in cambio sospensione dell'incredulità e apertura del cuore. Aprire il sipario sull' Otello al Teatro Regio di Parma, nel cuore del Festival Verdi 2025, avrebbe dovuto significare rinnovare questo patto, immergendosi nel gorgo della più compiuta tragedia shakespeariana in musica. E, in effetti, la partitura di Verdi ha mantenuto fede al suo compito: un fiume in piena, potente e inesorabile, che dal golfo mistico ha continuato a scorrere, travolgente e commovente. Il problema, ahimè, è sorto quando ho alzato gli occhi perché ciò che si vedeva apparteneva a un altro pianeta drammaturgico, a un universo visivo che con il fiume verdiano dialogava poco o punto.
Le note di regia di Federico Tiezzi, un denso manifesto intriso di Freud, Welles, Dostoevskij e Pasolini, promettevano una discesa negli inferi della psiche.
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La Euyo prende residenza a Ferrara e Roma

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Una perla i Pescatori di perle
servizio di Simone Tomei FREE

20250923_Fi_00_IPescatoriDiPerle_JavierCamarena_phMicheleMonastaFIRENZE - La perfezione, si sa, non è di questo mondo. Eppure l’arte, nei suoi momenti più ispirati, ci consente di sfiorarne il mistero, in quella rara alchimia che fa dialogare la forza arcana della musica, la purezza del canto e la poesia della scena. È questa, precisamente, la sensazione che ho provato uscendo dal Teatro del Maggio Musicale
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Pagina Aperta
Un luogo dove il cuore rimane giovane
redatto da Athos Tromboni FREE

20250920_Ro_00_Stagione2025-2026_ValeriaCittadinROVIGO - La platea del Teatro Sociale per la prima volta si è trasferita in piazza Giuseppe Garibaldi: l’evento dal titolo Sotto il cielo di Rovigo – Cult dove il cuore rimane giovane, a cura della regista Anna Cuocolo, ha voluto essere un incontro speciale della autorità locali e del management del teatro con il pubblico, per celebrare insieme a tutta la città,
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Echi dal Territorio
Lucca nuova stagione d'Opera
redatto da Simone Tomei FREE

20250918_Lu_00_StagioneOpera2025-2026_AngelaMiaPisanoLUCCA - È stata presentata il 17 settembre 2025, nel Ridotto del Teatro del Giglio "Giacomo Puccini", la Stagione lirica 2025-2026 della quale vi portiamo a conoscenza attraverso il comunicato stampa dell’ente lucchese. La Stagione Lirica del Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" si presenta, per il 2025-2026, come un’autentica celebrazione del
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Vocale
Concerto degli allievi di Magiera
FREE

20250917_Fe_00_ConcertoStagioneLiricaEDanza2025-2026_LeoneMagieraFERRARA - La presentazione della Stagione di Opera & Danza 2025/2026 del Teatro Comunale "Claudio Abbado" - avvenuta nella mattinata di martedì 16 settembre - ha avuto il suo epilogo alle ore 20,00 con un concerto lirico nel Ridotto del teatro, dove si sono esibiti i giovani allievi del corso di perfezionamento tenuto dal maestro Leone Magiera
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Eventi
Ferrara nuova stagione d'Opera e Danza
redatto da Athos Tromboni FREE

20250916_Fe_00_StagioneLiricaEDanza2025-2026_StefanoRanzani_phAlfredoTabocchiniFERRARA - Un "Concerto a due per Puccini" e dodici spettacoli di opera, danza, musical, sono la dote della Stagione d'Opera & Danza 2025/2026 del Teatro Comunale "Claudio Abbado" che si aprirà il prossimo 29 settembre per concludersi il 24 maggio del prossimo anno.

La conferenza-stampa
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Opera dal Centro-Nord
L'amico Fritz fra sostenitori e detrattori
servizio di Simone Tomei FREE

20250915_Li_00_LAmicoFritz_BengisuYamanKoyuncuLIVORNO - Dopo l’esplosione dirompente del successo di Cavalleria rusticana (1890), Pietro Mascagni si trovò davanti a una sfida tutt’altro che semplice: dimostrare di non essere l’autore “di un’opera sola”, consacrato dalla fortuna di un libretto tratto da Verga. Ed è in questo clima che nacque L’amico Fritz, andato in scena per la prima volta al
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Personaggi
Cantami o Diva gli intrighi...
intervista a cura di Athos Tromboni FREE

20250915_Personaggi_00_MassimoCrispi_CantamiODivaMassimo Crispi è un tenore particolare, ribelle per molte cose e dal repertorio quanto mai vario. Vive una parte dell'anno a Palermo e l'altra parte dell'anno a Firenze. Vario - si diceva - il suo repertorio, ma varia è anche la sua maniera di essere artista. Da sempre ha infatti coltivato la scrittura, in ogni campo, e, oggi, non frequentando più
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Echi dal Territorio
Frescobaldi Day a Palazzo Schifanoia
FREE

20250914_Fe_00_FrescobaldiDay_MarinaDeLisoFERRARA - Marina De Liso, mezzosoprano e docente di musica antica nel Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" nonché coordinatrice del "Concentus Musicus Fe' Antica"  ha presentato ieri nella bella e confortevole sala pubblica di Palazzo Schifanoia il primo concerto della stagione 2025/26 di Ferrara Musica: quest'anno l'associazione concertistica
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Vocale
Dalla romanza alla canzone napoletana
servizio di Simone Tomei FREE

20250913_00_PonteAMoriano_Concerto_AntonioCiprianiPONTE A MORIANO (LU) - La serata del 12 settembre 2025 al Teatro Idelfonso Nieri di Ponte a Moriano si è chiusa l’edizione di "Un Teatro Sempre Aperto", confermando ancora una volta la qualità e la coerenza di una rassegna che, pur in assenza della storica sala cittadina del Teatro del Giglio, ha saputo mantenere viva la propria presenza sul
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Opera dall Estero
Una Traviata trasposta nel Novecento
servizio di Ramón Jacques FREE

20250910_00_Bogota_LaTraviata_JuliaMuzychenko_phJuanDiegoCastilloBOGOTÀ (Colombia) - 24 agosto 2025, Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo.
In occasione della quindicesima stagione del Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, attualmente il palcoscenico più importante della Colombia, si è tenuta una nuova rappresentazione di La traviata. L’opera,
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Opera dal Centro-Nord
Ode a Leopardi e Medium prova generale
servizio di Simone Tomei FREE

20250901_Li_00_OdeALeopardi_Mascagni Festival2025LIVORNO – In un Mascagni Festival sempre più attento al dialogo fra memoria storica e ricerca espressiva, la serata del dittico Ode a Leopardi di Pietro Mascagni e The Medium di Gian Carlo Menotti, presentata agli Hangar Creativi, ha offerto un accostamento insolito ma fecondo tra due poetiche distanti eppure unite dalla tensione verso il mistero
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Eventi
ROF bilancio 2025 e programma 2026
redatto da Athos Tromboni FREE

20250901_Ps_00_ROF-Bilancio2025Programma2026PESARO - A Pesaro si dichiarano soddisfatti per i risultati non solo artistici del Rossini Opera Festival 2025. Ecco qui sotto, in sintesi, la valutazioni che illustrano sommariamente gli obiettivi raggiunti e anche le anticipazioni per l'edizione 2026.

I numeri che contano
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Opera dal Centro-Nord
Manon Lescaut fra le sculture blu
servizio di Simone Tomei FREE

20250831_TorreDelLago_00_ManonLescaut_MariaJoseSiri_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) - Il 71° Festival Puccini si avvia alla conclusione con l’ultimo debutto operistico della stagione in una serata di fine agosto molto suggestiva: Manon Lescaut è tornata al Gran Teatro sulle sponde del Massaciuccoli nella produzione di Igor Mitoraj del 2003, ripresa con cura nella regia di Daniele De Plano, scene di Luca Pizzi
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Classica
SummerFest grande musica da camera
servizio di Ramón Jacques FREE

20250831_00_SanDiego_SummerFest2025_ReneFleming_phKenJacquesSAN DIEGO (USA) - SummerFest 2025, The Baker-Baum Concert Hall. Il festival di musica da camera SummerFest, che si tiene ogni estate a San Diego, California dal 1986 ed è organizzato dall'associazione musicale locale La Jolla Musical Society (LJMS), è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica cameristica (nel sud
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Vocale
Giovane Scuola al Mascagni Festival
servizio di Simone Tomei FREE

20250929_Li_00_ GalaVerismo_FestivalMascagni_PietroMascagniLIVORNO - Il Mascagni Festival 2025, nell’anno dell’ottantesimo della scomparsa del compositore, si conferma laboratorio vivo di idee più che semplice contenitore di eventi: una geografia del suono disseminata tra Livorno, la provincia e luoghi simbolici d’Italia e del mondo, capace di intrecciare concerti, opere, letture sceniche e creazioni originali
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Opera dal Centro-Nord
Sepe una delicata Butterfly
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250825_00_TorreDelLago_MadamaButterfly_AntoninoFogliani_phGiorgioAndreuccettiTORRE DEL LAGO (LU) – Diamo conto ai nostri lettori della replica del quarto titolo in cartellone nell’ambito del 71° Festival Puccini: Madama Butterfly. Per regia, scene e costumi rimandiamo alla recensione della prima rappresentazione che potete consultare qui .
La principale differenza rispetto al debutto riguarda il ruolo
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Eventi
Turandot e le altre
redatto da Athos Tromboni FREE

20250824_TorreDelLago_00_FestivalPuccini2026_TurandotiELeAltre_DisegnoDiEliosLippiTORRE DEL LAGO (LU) -  Questa volta si parte in largo anticipo: è ormai definitivo - infatti - il programma della 72.esima edizione del Festival Puccini di Torre del Lago (Viareggio) che si svolgerà nel Gran Teatro all’aperto sul Lago di Massaciuccoli nell’estate 2026 e che era stato anticipato nella conferenza stampa dello scorso maggio dal presidente
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Opera dal Centro-Nord
Alina Tkachuk la rivelazione
servizio di Nicola Barsanti FREE

202516_TorreDelLago_00_Turandot_AlinTkachukTORRE DEL LAGO (LU) - La rappresentazione di Turandot al Gran Teatro Giacomo Puccini, nell’ambito del 71° Festival Puccini, propone una lettura scenica affidata alla regia di Alfonso Signorini, la cui impronta visiva rimanda all’articolo della prima rappresentazione che potete trovare qui. L’allestimento conferma la forza visiva e simbolica dell’opera, ma
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Opera dal Nord-Est
Rigoletto, Nabucco e Aida
servizio di Nicola Barsanti FREE

20250814_Vr_00_Rigoletto_phEnneviFotoVERONA - L’anfiteatro Arena, con i suoi duemila anni di storia e le gradinate che custodiscono memoria e suggestione, si conferma il più imponente palcoscenico a cielo aperto dedicato all’opera lirica. Ogni estate l’antico anfiteatro romano si trasforma in una cassa armonica naturale, dove le note dei grandi compositori si fondono con l’energia collettiva
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