VERONA - In una calda sera veronese, al termine dei Carmina Burana di Carl Orff, ho incontrato Andrea Castello, dal 2013 direttore artistico di Vicenza in Lirica: un Festival che è divenuto un punto di riferimento nel panorama musicale per i grandi artisti che vi intervengono, i titoli proposti e la location unica, ossia l’Olimpico di Vicenza, il teatro coperto più antico del mondo. Dal 2017 (anno in cui ha firmato la regia dI L’Orfeo di Monteverdi, sempre all’Olimpico) Castello è presidente e custode dell’Archivio Storico Tullio Serafin, la cui omonima associazione ha istituito nel 2018 le celebrazioni ufficiali per il 50° anniversario della morte del grande direttore d’orchestra, alle quali hanno aderito i più celebri teatri e varie istituzioni musicali internazionali. In virtù dell’omaggio a Serafin, Andrea Castello ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e tenuto conferenze in diversi teatri, inclusi il Maggio Musicale Fiorentino, l’Opera di Roma e la Scala di Milano. L’emozione della musica appena ascoltata e il comune amore per il bello ci hanno così condotto in un bar del Liston di Piazza Bra per una piacevole chiacchierata.
Chi è Andrea Castello per il Festival Vicenza in Lirica?
Spero vivamente di essere un professionista che mette la propria passione a disposizione degli artisti e la propria esperienza a servizio del pubblico e della città. Il tutto inteso come crescita culturale e professionale.
E cos’è Vicenza in Lirica per Andrea Castello?
La mia creatura! La realizzazione del sogno di organizzare un festival in una città che amo e di vedere sia tanti giovani artisti debuttare in uno dei teatri più belli al mondo, sia i grandi nomi della lirica arrivare in città per il festival. Nonostante non manchino le difficoltà, Vicenza in Lirica sta crescendo e spero un giorno cammini da sola.
Quando è iniziata questa avventura?
Nel 2013 con una master class alle Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari, grazie alla fiducia della sua coordinatrice Elena Milan. L’anno seguente, complice il piccolo intervento del Comune, abbiamo aggiunto qualche concerto e da allora il programma è in continua evoluzione con concerti, opere, corsi, workshop e opera studio, ma sempre tenendo presente le nostre possibilità. Le prospettive sono tante perché amo sognare e, se si è determinati, è possibile realizzarle nel rispetto della musica e della cultura.
Quali sono lo spirito e gli obiettivi del Festival?
Lo spirito è quello di formare un “gruppo” utile agli artisti che vi debuttano, siano essi cantanti, orchestrali o altre figure impegnate nelle produzioni. Ahimè, a volte non ci riesco, ma non lo vedo come una cosa negativa, bensì come un insegnamento sul non essere precipitoso nelle scelte e sul distinguere l’amicizia dal lavoro. L’obiettivo principale rimane comunque il produrre spettacoli di alto livello, di formare, di comunicare e, naturalmente, di creare ponti culturali senza chiudersi nel proprio orticello con dei muri ben delineati… La musica è vita, anzi è una Dea meritevole di rispetto.
Quest'anno Vicenza in Lirica inizia con “l’ultimo dei Péchés de vieillesse” di Gioachino Rossini: la Petite Messe Solennelle.
Un sogno, un grande sogno. Il mio più grande desiderio era quello di portarla al Teatro Olimpico proprio con questo cast (in cui spiccano i nomi di Barbara Frittoli, Sara Mingardo e Michele Campanella) e con la Schola San Rocco... e ci sono riuscito! È la prima volta all’Olimpico che si esegue la Petite Messe Solennelle con interpreti di questo livello. Poi la Petite ce l’ho nel cuore: l’ho cantata molte volte, quando il canto per me poteva essere un lavoro.
Perché poteva?
Il canto ha bisogno di studio continuo. Alle audizioni si capisce subito chi studia costantemente e chi no. Non basta avere solo la bella voce, tanto meno avere un bel corpo (un moda che durerà ancora poco), bisogna studiare ogni santo giorno sia la tecnica, sia l’opera, documentarsi del periodo storico e così via.La prestanza fisica è l’ingrediente fondamentale per quelle carriere fulminee che durano pochi anni (oltre che per alcuni registi), un po’ come i profumatori per ambienti: all’inizio buonissimi ma che si consumano rapidamente, se non subito, quando vengono aperti ed esposti del tutto. Lasciamo la voce alla sua evoluzione naturale, aiutandola con il repertorio indicato all’età e uno studio ben seguito: i modelli facciano le sfilate, i cantanti cantino.
Dopo Rossini, ci sarà il Barocco con La Diavolessa di Baldassarre Galuppi.
Un’altra sfida dopo Polidoro di Antonio Lotti, eseguito in prima assoluta nel Festival 2018. Il nostro Veneto nasconde tante pagine di musica straordinaria: una l’abbiamo ascoltata l’anno scorso, una l’ascolteremo quest’anno. La Diavolessa è un’opera buffa con libretto di Carlo Goldoni e musica di Baldassarre Galuppi (entrambi veneziani, come Lotti), proposta in nuova revisione di Franco Rossi e Francesco Erle. Siamo stati onorati anche dal patrocinio del Teatro La Fenice. Alla regia avremo il grande Bepi Morassi, mentre i costumi sono stati ideati da Carlos Tieppo, direttore dell’Atelier della Fenice. Non solo un grande sinergia con persone straordinarie, ma anche riconoscenza verso il festival e verso di me. Vorrei se ne parlasse di più: è un bell’omaggio alla cultura della nostra Vicenza.
Ci parli del progetto dell’Elisir d’amore con il liceo Corradini di Thiene?
Come ogni anno, il Festival potrà contare su produzione giovanile, nata grazie al Laboratorio Musicale dell’Istituto musicale di Thiene (diretto dal Maestro Alberto Spadarotto) in collaborazione con l’orchestra “Crescere in musica”, diretta dal Maestro Sergio Gasparella del Liceo Corradini di Thiene. Quindi un’altra bella collaborazione con una città limitrofa e con tanti giovani artisti volenterosi che meritano di essere premiati attraverso il teatro. I solisti sono stati scelti dal Concorso Lirico Tullio Serafin (che ho organizzato a Cavarzere con l’Archivio storico Tullio Serafin, di cui sono presidente), mentre altri due cantanti arrivano dall’Accademia del Teatro alla Scala grazie alla grande disponibilità e sensibilità del Maestro Toni Gradsack. L’elisir verrà poi replicato al Comunale di Thiene, grazie all’intervento lodevole del Comune di Thiene.
Infine ci sarà l’appuntamento con il celebre basso Ferruccio Furlanetto.
Altro mio sogno da circa 15 anni: organizzare un recital con Furlanetto. Una grande persona, che ha debuttato 45 anni fa a Lonigo, Comune in provincia di Vicenza che vanta un bel teatro. Sarà un’altra serata memorabile, con un repertorio che già mi emoziona.
Un programma culturalmente vasto, denso di suggestioni e grandi obiettivi. Non avrai fatto il passo più lungo della gamba?
Assolutamente no. Altrimenti sarei sommerso dai debiti, ma così non è. Certo non ho un guadagno e questo mi porta ad avere ansie continue, che però fanno parte del “gioco”. Se vedo che non ho le coperture per fare il programma “sognato”, taglio, a volte anche dopo essere andato in conferenza stampa, ma sempre nel rispetto del pubblico. Non taglio mai a biglietteria aperta e spero che mai possa succedere perché significherebbe che in corso d’opera (tanto per stare in tema) qualcuno mi ha voluto fare del male. Amo il mio lavoro e purtroppo, o per fortuna, non amo il mio portafoglio. Forse dovrei farmi più furbo? Non credo, chi bene semina bene raccoglie e se arriva la tempesta per cause avverse e imprevedibili, so che dopo c’è sempre il sole…
Di cosa vive e si nutre questo Festival?
Naturalmente del Comune di Vicenza, sensibile al festival, e che spero continui a crescere con me. Vive anche della Regione Veneto (che dall’anno scorso ci sostiene), delle Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari (che hanno sempre creduto in noi, nonché sede museale di Intesa Sanpaolo) e di Confartigianato Vicenza. Da quest’anno il Festival può inoltre contare sul supporto della Fondazione Cariverona, grazie al Bando Cultura 2019, e della Fiera Oro di Vicenza, conosciuta in tutto il mondo. Vicenza in Lirica vive di tutti gli sponsor, i partner e le collaborazioni che sostengono il festival e che spero continuino a farlo, sensibilizzando anche altre realtà. E vive anche di semplici famiglie, che donano borse di studio e alloggio agli artisti, nonostante in questo ambito ci sia ancora molto da fare per abituare le persone all’idea di ospitare i musicisti, una pratica molto diffusa all’estero, ma poco utilizzata in Italia. Non voglio dimenticare nessuno e proprio per questo sul sito abbiamo creato una pagina apposita, dedicata a chi ha dato un contribuito. A tutti loro va il mio grazie.
So che hai molti contatti e cerchi di sinergie con le varie realtà del territorio. Ma quanto è difficile?
Non so se definirlo facile o difficile, credo piuttosto che sia impegnativo come tutte le cose a cui si tiene. Io parlo e scrivo molto perché voglio spiegare quanto sia utile sostenere un festival di questo tipo, che sta crescendo di anno in anno. Non mi stancherò mai di farlo. Forse al primo impatto mi vedono come un po’ presuntuoso o un sognatore illuso, però poi, con il passare del tempo, molti ritornano chiedendomi scusa e sostengono il festival. Ho molti contatti è vero, ma viaggio anche tanto e chiedo sempre “permesso” bussando alla porta.
Cosa vuol dire fare un Festival di qualità e come ci si arriva?
Ci si arriva viaggiando molto e senza avere paura di imparare dagli altri, a patto però che abbiano seria professionalità e competenze. Ci si arriva anche dicendo dei “no” e prendendo decisioni che, a volte, possono fare male, perché io comunico dicendo le cose in modo diretto, forse pure troppo. Fare un Festival di qualità significa dare opportunità, significa innovazione (ossia portare titoli nuovi senza avere paura del “cassetto” che potrebbe soffrirne), significa dialogo, significa scambio. Fare un Festival è un valore aggiunto per la città e il territorio e – perché no? – anche per me stesso e per i giovani artisti.
Ti immagineresti lontano da questa realtà?
Chi lo sa? La vita è sempre una strada in continuo prosieguo, con gli ostacoli che servono a renderci più forti. Non è che mi immagino lontano da qui, solo non posso fare a meno di sognare anche altre realtà, sperando però che il Festival continui grazie a coloro con cui sto seminando. Sono distante anche dal mio paese natale, Cavarzere, ma cerco di sostenerlo come posso attraverso qualche evento, sempre di alto livello.
Gli obiettivi per il 2020?
Il 2020 sarà sicuramente un anno di cambiamento, ma sempre con l’attenzione rivolta al pubblico che ci segue, alla formazione e al dare opportunità ai giovani artisti, che arrivano in città per perfezionarsi e debuttare insieme ai grandi nomi della lirica.
Desideri?
Tanti: sono già il primo frutto dei sogni, poi arriva la realtà. Vorrei che il festival diventasse itinerante, anche per abbattere costi e dare maggiori opportunità agli artisti. Con questo non voglio invadere il terreno altrui (che a volte viene difeso con gesti poco nobili), ma portare dei fiori per arricchire il giardino degli altri, abbattendo le mura di cinta e creando ponti culturali.
Hai qualche riga per invogliare i lettori a venire a Vicenza e godere delle proposte del Festival… Sei pronto? A te la penna.
Vicenza è fantastica e, essendo una città Palladiana, offre una moltitudine di siti culturali da visitare. Oltre a partecipare al Festival la sera, chi vuole può trascorrere due giorni a Vicenza tra musei, palazzi, buoni ristoranti e negozi. Cercate le vetrine allestite a tema Vicenza in Lirica e troverete agevolazioni per l’acquisto dei biglietti teatrali (altra bella forma sinergica). E poi credo che il cartellone parli da solo: un’offerta d’alto livello (dalla logica di programmazione alla caratura degli artisti) con biglietti alla portata di tutti. W la musica, W Vicenza, W Vicenza in Lirica e grazie a tutti, dai miei collaboratori al pubblico, dai grandi artisti, ai giovani che vi debuttano. Grazie.
In attesa di Vicenza in Lirica (che aprirà i battenti il prossimo 31 agosto 2019 con la Pétite Messe Solennelle), auguro ad Andrea Castello una stagione foriera di grandi numeri e di soddisfazioni artistiche, ringraziandolo per quanto ha voluto condividere con noi.
Un ringraziamento ad Angela Bosetto e Silvia Campana per i preziosi suggerimenti.
Crediti fotografici: fotografie fornite dall’Artista
Nella miniatura in alto: il direttore artistico di Vicenza in Lirica, Andrea Castello
Al centro in sequenza: ancora Andrea Castello in due istantanee scattate al Teatro Olimpico e Venezia (Teatro La Fenice)
Sotto: foto di scena dall’opera Polidoro di Antonio Lotti, allestita nel 2018