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L'opera di Verdi pensata per i teatri inglesi č andata in scena al Carlo Felice di Genova |
Il Corsaro piace |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 25 Maggio 2024 |
GENOVA - Prosegue con successo e volge al termine la stagione lirica del Teatro Carlo Felice di Genova: nel penultimo appuntamento con il suo pubblico mette in scena il melodramma verdiano in tre atti Il Corsaro su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dall’omonimo poema “The Corsair” di Lord Byron. La sua prima rappresentazione fu a Trieste al Teatro Grande il 25 ottobre 1848, ma il compositore stesso non fu mai soddisfatto di questa partitura. C’è una frase nella cabaletta del terzo atto che ben si attaglia alla visione dello stesso Verdi di quest’opera: «Sia l’istante maledetto che dal foco ei ti salvava.» L’idea del soggetto venne proprio dall’editore Francesco Lucca - probabilmente per una ripicca contro Ricordi - con il quale Verdi firmò il contratto per i diritti su tre opere, una della quali da rappresentarsi a Londra. A quanto pare Lucca fu il primo ad istituire il sistema, in seguito adottato da Ricordi, in base al quale la commissione partiva dall'editore, che poi di conseguenza si assumeva l'onere di farla rappresentare in modo adeguato. In un teatro inglese un soggetto inglese: fu questo il ragionamento di Verdi in base al quale egli propose per l'Opera londinese il poema byroniano "The Corsair". L'editore Lucca dubitava forse dell'effetto che su un pubblico britannico avrebbe potuto produrre un'opera italiana derivata da un classico letterario di casa; sua moglie Giovannina suggerì invece l'episodio di Ariodante dall' "Orlando Furioso", il quale dopo tutto si svolgeva in Scozia - anche se si tratta di una Scozia che chiunque tra i suoi figli farebbe fatica a riconoscere! Peraltro Verdi rispose picche: «... io faccio o il Corsaro o niente. Le sue ragioni non m'han fatto che parere più bello questo soggetto.» Altri eventi distolsero l’autore da questo titolo e lo stesso Francesco Maria Piave, non sentendo più parlare del "Corsaro", immaginò che Verdi avesse perso ogni interesse per questo soggetto e gli chiese la restituzione del libretto al fine di utilizzarlo per qualche commissione. Ma Verdi come tutta risposta gli consigliò di farsi curare il cervello: «Ma che? Sei diventato matto o il sei per diventare! Che io ti ceda il Corsaro? ... Quel Corsaro che ho vagheggiato tanto, che mi costa tanti pensieri, e che tu stesso hai verseggiato con più cura del solito?... »
Nonostante la prima triestina con una compagnia di canto eccezionale - Gaetano Fraschini, il tenore preferito di Verdi, nel ruolo del protagonista; Marianna Barbieri-Nini, la prima Lady Macbeth, nella parte di Gulnara; il Pascià Seid era impersonato da Achille De Bassini - Verdi non era presente e il campanilismo locale diede ostile accoglienza all’opera. Anche in altri teatri questa partitura non suscitò troppo entusiasmo e lo stesso Verdi non dimostrò in seguito grande attaccamento a quest'opera e, quando apprese che si intendeva rappresentarla a Napoli, reagì in modo scoraggiante. Tornando alla rappresentazione genovese, questa produzione ci conduce nel mondo dei corsari e dei loro antagonisti in maniera equilibrata e precisa. Lamberto Puggelli (regista) sembra voler immergere questo capolavoro in un romanzo di Emilio Salgari con un protagonista molto simile a Sandokan, eroe della Malesia. Il mare, le vele, talora spiegate, talora raccolte, scandiscono con precisione i vari momenti dell’opera. Anche i colori diventano didascalia e si alternano tra il rosso, giallo oro ed un tenue grigio.
Fanno da corredo alla visione i sontuosi costumi di Vera Marzot, le scene di Marco Capuana e le luci di Maurizio Montobbio. Ottima la preparazione delle scene duellanti che vengono ben preparate dal maestro d’armi Renzo Musumeci Greco. Nel cast il ruolo del corsaro Corrado è interpretato dal tenore genovese Francesco Meli che, in un ruolo non troppo acuto come questo, riesce a trovare la quadra per quanto riguarda accenti ben piazzati e fraseggio da manuale. Buono il contributo di Irina Lungu nel breve ma impegnativo ruolo di Medora. A lei spetta la pagina più nota dell’opera "Non so le tetre immagini", l’aria che apre la seconda scena del primo atto, dove però l’interprete ha poco “osato” lasciando il posto ad una delicatezza sin troppo rassegnata e ad un’emissione remissiva che rifletteva la mestizia della sua apparizione. È risultata decisamente più energica e con timbro più audace nella scena finale. Olga Maslova affronta bene la parte di Gulnara; la scrittura è tendenzialmente ingrata, ma risolta con suono nitido, agilità ben snocciolate restituendo un canto sempre ben centrato e sicuro. Quale pascià Seid, Mario Cassi appare molto in forma e combattivo nelle scivolose pagine del neghittoso personaggio; se l'aria "Cento leggiadre vergini" non è musicalmente accattivante, ma dall’interprete affrontata comunque con bravura, il successivo duetto con Gulnara dipinge con efficacia una falsa soavità che esplode poi nel furore, e ciò in modo squisitamente verdiano; ed è proprio in questo frangente che la voce del Cassi si è messa in gran risalto. Pregevoli i personaggi di fianco: Adriano Gramigni (Giovanni), Saverio Fiore (Selimo), Giuliano Petouchoff (Un eunuco), Matteo Michi (Uno schiavo). Ottima anche la prova del Coro del Teatro Carlo Felice di Genova preparato e diretto dal M° Claudio Marino Moretti.
Nella fossa dell’orchestra il M° Renato Palumbo ha saputo trovare i giusti accenti restituendo con intensità le suggestioni strumentali. I tempi sono cavalcati sempre con piglio sicuro e fiero, l’intesa con il palcoscenico non cede mai di un millimetro e nel terzo atto, in cui possiamo apprezzare le note migliori del compositore, dà il meglio di sé regalando un suono elegiaco e corroborante. Il pubblico decreta con sonori applausi il successo di tutto il cast. (La recensione si riferisce alla recita del 24 maggio 2024)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova Nella miniatura in alto: il tenore Francesco Meli (il corsaro Corrado) Sotto in sequenza: Olga Maslova (Gulnara); Francesco Meli; Irina Lungu (Medora); Mario Cassi (Pascià Said) Al centro e in fondo: tre panoramiche su costumi e allestimento
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