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Il classico dittico Mascagni/Leoncavallo andato in scena a Genova con esiti alterni |
Pagliacci sė, Cavalleria proprio no |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 03 Giugno 2019 |
GENOVA - Al Teatro Carlo Felice il dittico per eccellenza del melodramma italiano: Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Un allestimento che vede il Teatro ligure impegnato in coproduzione con il Teatro del Maggio di Firenze dove, tra l’altro, il titolo del compositore livornese è andato già in scena e del quale ho scritto in un articolo che qui potete leggere. La visione genovese ha confermato e rinnovato i dubbi e le riserve sull’allestimento firmato da Luigi di Giangi e Ugo Giacomazzi, con le scene, di Federica Parolini, costumi di Agnese Rabatti e luci di Luigi Biondi: in Cavalleria Rusticana sono quegli elementi avulsi di cui già narrai che fanno maggior stridore e tolgono essenzialità e corpo ad un testo prima letterario e poi musicale che al suo interno ha tutto il sapore del sugoso frutto che è il melodramma che ne deriva. Spero inoltre che nel futuro sia lasciato solo alla musica il compito di dare l'emozione che lo spettatore va cercando dentro le note, senza interventi inutili di certi registi nel preludio o nell’intermezzo. Per Pagliacci il costrutto scenico é diversamente disposto, ma in questo caso vengono eliminati tutti quegli orpelli inneggianti a riti più o meno tribali per lasciare spazio a tre carrelli su cui appaiono alcuni dei protagonisti dell’opera di Leoncavallo. Il loro arrivo sulle strutture metalliche, che diventeranno prima camerino e poi luogo di esibizione, è salutato festante dalla folla in piazza per poi diventare luogo per l'intimità della vita dei nomadi e doppio palcoscenico per la finta commedia che si mescola con la vita vera dai risvolti drammatici. Una pecca, soprattutto per questo allestimento, sono le luci che pare siano fatte apposta per illuminare laddove non risulti necessario (anche se mi pongo il dubbio di fraintendere le intenzioni) e al pari del primo titolo restituiscono sempre e comunque un ambiente cupo e tetro nonostante il momento festoso del mattino di Pasqua; dunque nulla di nuovo sotto il sole, ma complessivamente meno peggio di molto altro che circola sui palcoscenici dei Teatri.
Sul versante musicale il M° Giuseppe Finzi presenzia il podio con due risultati piuttosto differenti tra loro. In Cavalleria Rusticana sin dall’inizio sembra far fatica a decollare e fornire unitarietà alla partitura: i tempi sono piuttosto rallentati, le sonorità poco curate ed il colore che emerge dalla buca non affascina, anzi annoia. Nemmeno i momenti concitati dei tre grandi duetti che precedono l’intermezzo riescono a far decollare la partitura verso i lidi del fremito e della passione, ma tutto scorre in maniera trasparente senza regalare emozioni particolari. In Pagliacci la situazione è diametralmente opposta e quel piglio energico che ci si aspetta da una partitura “verista” sembra prendere corpo sotto la verga direttoriale; ecco che i colori opachi e tetri sul palco sono sostituiti da quelli dei professori di orchestra che si lasciano prendere dalle note e dalla passione che alberga in questa pagine musicali. Migliora nettamente il rapporto con il palcoscenico e le scollature presenti nella prima parte scompaiono per lasciare spazio ad una fluidità ed un’intesa eccellenti. L’altro elemento comune ai due atti unici é il Coro preparato e diretto dal M° Francesco Aliberti; meno convincente nel primo con palesi disallineamenti nell’Inneggiamo al Signor e con qualche stridore sul versante acuto femminile, egregio poi con una pasta sonora coinvolgente e densa di pathos. Le avventure narrate da Giovanni Verga vedono in scena il mezzo soprano Sonia Ganassi che vive con passione il ruolo di Santuzza donando con grande impeto accenti e intenzioni molto personali e ben introiettate; la voce non gode di uniformità e se nelle note più gravi scende spesso in petto provocando suoni gutturali piuttosto marcati e privi di corpo, talvolta l’acuto tende ad essere poco sicuro e al limite della tenuta. Ho sentito questa artista in altri ruoli e credo che Santuzza risulti un po’ distante dalla sua vocalità più incline ad un repertorio belcantista. Un Turiddu tutto passione anche se con il freno a mano leggermente tirato quello di Diego Torre che dispone di un materiale notevole sia dal punto di vista tecnico che da quello timbrico. La voce è bella, pastosa, elegante ma, da quello che mi hanno detto, ultimamente un po’ messa a dura prova da molte recite di Tosca e da questo intenso dittico; ho notato qualche fatica ad andar direttamente sull’acuto cercando di proteggersi con una presa della nota un po’ guardinga, ma il risultato complessivo è di notevole pregio. Piacevole scoperta il baritono Gevorg Hakobyan nel ruolo di Alfio: la sua voce libra nell’aria con squillo e metallo e ad un primo acchito si può essere indotti a pensare che sia un “falso” baritono in quanto svetta in acuto con facilità e con colore piuttosto argenteo; ma ecco che la sorpresa arriva nelle note più gravi dove, non perdendo di intensità e rotondità, riesce a scavare nel rigo musicale con una tale facilità da poterlo annoverare a pieno titolo nella corda baritonale. Il suo canto ben intonato restituisce un personaggio duro, ma signorile e nel duetto con Santuzza tira fuori una grinta senza pari. Lola trova in Giuseppina Piunti il carattere sinuoso e provocante del “giaggiolo fedifrago”, senza volgarità, bensì con fascino seducente e nobile; la voce corre morbida e sinuosa con inflessioni provocanti, anzi direi ammaliatrici. A completamento del cast un’eccellente Carlotta Vichi nei panni di Mamma Lucia; in questo la regia ha trovato una connotazione del personaggio più materna e meno arcigna rispetto a quanto solitamente vediamo ed il colore brunito della voce ha restituito egregiamente un signor fraseggio e colori interpretativi molto variegati.
Cambia la scena, nuova “commedia” e cambia quasi completamente il cast. Una Nedda di lusso quella di Donata D’Annunzio Lombardi che non fatica a far emergere le qualità del personaggio interpretato. La sua voce color del mogano, ma lucente come l’oro riempie il Teatro con nitidezza e uniformità; non fatica a salire in acuto giocando con i colori che la partitura impone e trova altresì il giusto piglio per disegnare la passionalità che la lega all’amato Silvio con il quale esegue in duetto di gran lusso. Diego Torre (Canio) unico interprete che si cimenta nel doppio ruolo tenorile, diventa qui più verace e più generoso portando a casa un ottimo successo. Rapisce per l’emozione che crea il Prologo di Carlos Alvarez nei panni di Tonio; è una vera lezione di canto dove ogni frase, ogni parola, ogni silenzio, ogni gesto, ogni sguardo, lo erigono a fuori classe sia per presenza scenica che tecnica vocale ed interpretativa; in tutta l’opera emergono dal suo canto malvagità, cattiveria, sadismo, schifo ed ogni parola è felice sposa di un’ugola che non tradisce mai le vere intenzioni che trasudano da musica e libretto: un interprete sublime. Francesco Verna supera la prova di Silvio con audacia e sa ben impersonare il giovane e focoso amante; voce pulita, emissione ben dosata con un bel fraseggio. Elegante e spigliato anche il Peppe di Matteo Roma che nella sua ballata snocciola con facilità le sue allegre frasi. A completamento del cast i due contadini per voce di Maurizio Raffa e Marco Piretta a loro agio nella breve parte. Era un giovedì sera e precisamente il 30 maggio 2019 ed il Teatro era notevolmente affollato; ottima accoglienza del pubblico che non ha esitato a omaggiare tutti di sentiti applausi.
Crediti fotografici: Marcello Orselli per il Teatro Carlo Felice di Genova Nella miniatura in alto: il direttore Francesco Aliberti Sotto in sequenza: Diego Torre (Turiddu) con Sonia Ganassi (Santuzza); ancora la Ganassi con Carlotta Vichi (Mamma Lucia); Giuseppina Piunti (Lola) con Diego Torre Al centro: istantanea di Marcello Orselli sull'allestimento di Cavalleria Rusticana Sotto in sequenza: Donata D'Annunzio Lombardi (Nedda); Carlos Alvarez (Tonio) con la D'Annunzio Lombardi; Diego Torre (Canio) con Carlos Alvarez In fondo: altra istantanea di Marcello Orselli sull'allestimento di Pagliacci
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Orlando nelle trame di Alcina
intervento di Athos Tromboni FREE
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Xtra per tre
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LUCCA – Il trovatore di Giuseppe Verdi chiude la stagione lirica 2023/2024 del Teatro del Giglio di Lucca. Si tratta di una coproduzione che vede come attori - oltre l’Istituzione lucchese - la Fondazione Teatri di Piacenza, la Fondazione Teatro Comunale di Modena, la Fondazione Teatro Goldoni di Livorno il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.
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RAVENNA - il Teatro Alighieri era gremito di pubblico, giornalisti, operatori video e radio per la presentazione della 35.ma edizione di Ravenna Festival 2024, che si svolgerà dall’11 maggio al 9 luglio e farà registrare oltre 100 alzate di sipario; gli artisti coinvolti sono più di mille, dai grandi nomi della musica classica e del canto lirico, fino ad alcuni "menestrelli"
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servizio di Nicola Barsanti FREE
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redatto da Athos Tromboni FREE
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redatto da Athos Tromboni FREE
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servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Suggestivo l'allestimento di La bohème di Giacomo Puccini curato da Cristina Mazzavillani Muti per il Teatro Alighieri di Ravenna, approdato ieri sera al Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Pubblico della grandi occasioni ("sold-out" si dice oggi, con un inglesismo ormai sostitutivo di "tutto esaurito" d'italiana fattura); pubblico
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servizio di Nicola Barsanti FREE
TORINO - Il titolo designato per l’inaugurazione del cartellone d’opera 2024 del Teatro Regio di Torino è il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Qui riproposto nel fortunato allestimento della fine degli anni '90 del Novecento, firmato da uno dei maestri della drammaturgia musicale italiana: il regista, scrittore e giornalista Ugo Gregoretti, la cui regia
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Jazz Pop Rock Etno
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Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Dal 26 gennaio 2024, prende il via al Torrione San Giovanni la seconda parte della 25.ma stagione di Ferrara in Jazz. Grandi nomi del jazz internazionale e largo spazio ai giovani, per complessivi 45 concerti accompagnati da eventi culturali collaterali, realizzati con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune
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GENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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PARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Un Barbiere un po' cosė...
servizio di Simone Tomei FREE
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ROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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