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Nel Duomo di Cesena una pregevole esecuzione del capolavoro sacro di Gioachino Rossini

Stabat Mater in memoria di Giovanni Battistini

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 20 Giugno 2021

210620_Cesena_00_StabatMaterRossini_LorenzoBizzarriCESENA - Patrocinato dall’Associazione Musicale “La Pomme” al di fuori delle varie stagioni concertistiche sia del Teatro Comunale “Alessandro Bonci“ che del Conservatorio “Bruno Maderna”, finalmente un appuntamento in presenza da tutto esaurito, segnale di ripresa e intraprendenza dopo una pausa durata un anno e mezzo, dove nel Duomo di Cesena - Cattedrale di San Giovanni Battista, venerdì 18 giugno 2021 è stata eseguita una delle pagine più memorabili della storia della musica: lo Stabat Mater di Gioachino Rossini per commemorare il presidente del locale Coro “Maria Callas” Giovanni Battistini (1929 – 2017) a quattro anni dalla scomparsa, padre del soprano Raffaella Battistini, ricordandolo in una toccante interpretazione supportata dall’Orchestra e Coro della “Cappella Musicale dei Servi” di Bologna diretta dal M° Lorenzo Bizzarri.
«Con questo concerto – afferma la Battistini – ho reso omaggio a mio papà venuto a mancare il 6 giugno 2017, nonostante si tratti sicuramente di un’opera più adatta a essere proposta nel periodo invernale o pasquale dato il tema assai cupo e introspettivo. L'ispirazione dell’evento l’ho colta dallo stesso Bizzarri che a sua volta realizzò il Requiem di Mozart a ricordo del proprio genitore a Bologna, aiutandomi molto nella scelta e allestimento.»
L’ideazione del capolavoro rossiniano si deve al prete spagnolo Don Manuel Fernández Varela, il quale essendo grande estimatore del celebre pesarese e desideroso di possedere un suo manoscritto, lo pregò di essere accontentato.  Rossini che ben conosceva l’adattamento dell’omonimo Stabat  redatto da Giovanni Battista Pergolesi (1710 – 1736) presumibilmente nel 1734, non si cimentò mai sino a quel momento in una versione propria ma non volendo deludere il religioso cedette infine alle sue insistenze venendo ricambiato da questi con un dono; in effetti non è stato mai ritrovato un atto di vendita comprovante l’acquisto della partitura dato che Rossini, con l’assenso del Varela, stabilì che la stesura non sarebbe mai stata pubblicata essendo a carattere personale. La composizione ebbe una battuta di arresto dovuta a una dolorosa lombaggine sofferta in quel periodo dal musicista, ma molto più probabilmente a causa della scarsa motivazione nell’affrontare quegli stilemi ben lontani dai suoi schemi sinfonici assai noti. Ceduta al maestro Giovanni Tadolini ne avrebbe ultimato il lavoro a scapito dell’ignaro committente, eseguita poi con varie modifiche nel Convento di San Felice el Real a Madrid il 5 aprile 1833. Nel 1837 Don Varela morì e a quattro anni di distanza dalla prima rappresentazione, i fogli dello Stabat Mater vennero ritrovati dall’editore francese Aulagnier il quale chiese a Rossini il permesso di poterli dare alle stampe ove non solo egli si oppose ma ne vietò inizialmente anche l’esecuzione. Riproposto con successive variazioni nella prima parigina del 1842, ebbe consensi molto favorevoli e come tale fu replicato all’Archiginnasio di Bologna sotto la direzione di Gaetano Donizetti con il contralto Marietta Alboni; seguirono date alla Fenice di Venezia e al Teatro Regio di Parma. Nonostante ciò, sin dalla première, Rossini fu però accusato da alcuni esponenti della critica di eccessiva teatralità nella composizione, che pecca, secondo questi, nella trasmissione del senso più mistico di religiosità che emana la sequenza attribuita al beato Jacopone da Todi.

210620_Cesena_01_StabatMaterRossini_RaffaellaBattistini

«Siamo abituati ad applaudirla sul palco principalmente in qualità di primadonna nell’ambito di importanti icone femminili ed eroine…cosa significa emotivamente e artisticamente interpretare una delle voci di quest’opera sacra rispetto alle successive del secolo romantico, ove non si tratta di mettere in scena espressamente un personaggio?»  domando alla Battistini …
«La differenza tra le due tipologie concertistiche è chiaramente enorme e data soprattutto dalle diverse capacità timbriche; qui siamo nella prima metà dell’800, in pieno Classicismo, non ancora giunti totalmente nella grandezza del melodramma italiano ove è indispensabile un soprano lirico dalla massima espressione esecutiva soggetto a rigidi aspetti accademici; come tale senza una adeguata preparazione tecnica ed estensione di ottave risulta impossibile affrontare passaggi considerevoli. Nello Stabat di Rossini abbiamo voci spesso in alternanza non essendo certamente richiesta l’interpretazione in veste di arte scenica e drammatica. Considerando inoltre il fatto che il grosso del lavoro è svolto in buona parte dal basso e tenore, il non rivestire un ruolo emergente lo considero un atto reverenziale nell’ambito del contesto a cui esso è dedicato anche se la difficoltà maggiore si riscontra sicuramente nell’ottavo episodio dei dieci, Inflammatus et accensus per soprano e coro, ricco di ampie modulazioni ove la  parte solistica seppur con difficoltà, deve emergere al di sopra dell’orchestra in modo espressivo e tangibile.»
«Rossini come ben sappiamo non è mai semplice, anzi se eseguito male può apparire addirittura volgare – aggiunge il M° Bizzarri -  Per contrasto occorre qui dare un giusto tono liturgico considerando i non pochi problemi di precisione ritmica e intonazione del coro, senza per altro cedere di un passo dalla criticità che impregna l'intera partitura, come nel Sancta Mater ove  la teatralità del compositore si fonde con la sacralità del testo descritto attraverso un sapientissimo utilizzo prima separato, poi unito dalle quattro voci soliste coinvolte. Personalmente mi ritengo ancora una volta appagato, tutti gli orchestrali ingaggiati oramai dispongono di un’esperienza enorme riguardo la capacità di adattarsi a molteplici partiture e opere spesso dalle intenzioni e periodi assai diversi tra loro, rispondendo benissimo senza troppe difficoltà logistiche e creando le giuste interpretazioni, la dinamica, il crescendo ove previsto…»   

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Intarsi straordinari, esempio di dolore e lirismo hanno fatto onore con superba maestria allo sviluppo delle singole parti tramite un quartetto già esperto e affiatatissimo anche in altri contesti; il basso Francesco Ellero D'Artegna nell’aria Pro peccatis e il seguente “Eia, Mater, il tenore Giorgio Casciarri, soprattutto nella nota pagina Cuius animam – da cui Saverio Mercadante (1795 o ’97? – 1870) dopo avere incontrato il Cigno di Pesaro ne trasse la Gran Sinfonia sopra i motivi dello Stabat Mater del celebre Rossini - entrambi dotati di emissione sorprendente dai toni sapientemente “inquietanti” insieme all’eccellente contralto Christine Knorren assai incisiva nella cavatina Fac ut portem sin dalle prime battute, quindi l’intenso duetto con la Battistini in Quis est homo. Il coro con Amen, in sempiterna in stile fugato ha concluso la prestigiosa serata per dare spazio alle toccanti parole di Lusiana, sorella di Giovanni che hanno portato Raffaella a momenti di grande commozione sino alle lacrime in ricordo del padre. «…egli appartiene ai nomi illustri della cultura cesenate: promotore e sostenitore delle più svariate manifestazioni artistiche, ha saputo donare al sodalizio quella stabilità organizzativa che ha permesso di essere applaudito ovunque in contesti in grado di procurare sapientemente e assai abilmente, portando alla Direzione affermati Maestri con i quali è stato possibile raggiungere sempre la vetta più alta. Fine mediatore, riusciva a ricondurre sui binari di un confronto serrato ma costruttivo qualsiasi contrasto tra le diverse tendenze musicali emergenti dal dibattito interno. Un fedele appassionato della lirica riconosciuto nella città per averne invitato i più grandi esponenti tra cui Luciano Pavarotti nel 2003 al Teatro Bonci donando l’intero incasso per contribuire alla realizzazione del reparto di Terapia intensiva Neonatale dell'Ospedale Bufalini della nostra cittadina romagnola.»
La bacchetta di Bizzarri, maestro e concertatore, è stata in grado di sostenere egregiamente tutti i vari episodi nonostante le evidenti difficoltà in primis ambientali dovute al soffitto della chiesa estremamente alto, come tale  non certamente idoneo alle sonorità sinfoniche, generando vari effetti eco e fastidiosi ritorni acustici in sovrapposizione alle parti, ma soprattutto l’assurda e immotivata imposizione delle mascherine al coro nonostante l’area enorme, situazione che ovviamente non ha agevolato né la qualità dell’emissione vocale né il visibile labiale utile allo stesso direttore… riuscendo comunque e ugualmente a regalarci una serata di grande musica scaturendo calorosissime e meritate ovazioni.

Crediti fotografici: Roberto Baracca
Nella miniatura in alto: il maestro Lorenzo Bizzarri
Al centro: il soprano Raffaella Battistini
Sotto: panoramica sui protagonisti dell’esecuzione






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