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Ottimo successo per lo spettacolo coprodotto da Teatro Abbado e School of Musical Theater |
Jekill & Hyde miti contemporanei |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 11 Luglio 2020 |
FERRARA – Quando Robert Luis Stevenson pubblicava, nel 1886, il suo romanzo Lo strano caso del dottor Jekill e Mr. Hyde non poteva certo immaginare che la trama e soprattutto la “morale” del suo racconto potesse annunciare e precorrere quelle cosiddette questioni etiche che sono più che mai attuali nel terzo millennio, con la permanente dicotomia fra scienza e religione, originata da casi come la clonazione della Pecora Dolly, o la procreazione assistita eterologa, oppure (anche) l’uso terapeutico e riproduttivo delle cellule staminali embrionali. Il confronto, in Jekill e Hyde così come nella vita d’oggi, è sempre fra il bene e il male, tenendo ben presente che il concetto di bene e male non sempre coincide nella definizione data della società civile e in quella propria della dottrina morale dominante in quella stessa società civile. Il romanzo di Stevenson, in definitiva, affronta il tema del “doppio” presente in ciascun individuo, quello della convivenza fra la crudeltà e la compassione, dello sdoppiamento della personalità, dell’esistenza dell’ io inconscio di cui siamo tutti portatori. E tutto questo già ben prima che Sigmund Freud pubblicasse i suoi studi sull’isteria e sulla psicologia. L’ostinazione del dottor Jekill a proseguire le sue sperimentazioni per realizzare lo sdoppiamento fra il bene e il male, allo scopo di controllare il male e far vincere sempre il bene, lo porta a sperimentare su sé stesso la pozione chimica che ha inventato e dunque il suo sdoppiamento della personalità creerà un malvagio Mr. Hyde che frequenta postriboli (mentre Jekill ne sta lontano), stupra, tortura e uccide (mentre Jekill, come medico, ha rispetto della vita umana e s’adopera per alleviare le sofferenze dei malati); il risultato finale dell’esperimento è che la parte cattiva vincerà sulla parte buona della personalità: Hyde il malvagio non potrà che per prevalere sul mite e civile Jekill; e in ogni caso il messaggio profondo del racconto di Stevenson sta nel tentativo letterario (riuscito) di mettere in guardia l’uomo dalla presunzione d’essere destinato a dominare tutte le forze esistenti in natura. Perché per fermare Hyde bisognerà uccidere Jekill. E ciò avviene. Lo spirito del racconto di Stevenson, con qualche scostamento dal testo ispiratore, è stato colto in pieno dal musical di Frank Wildhorn, Jekill & Hyde, (libretto di Leslie Bricuse, tradotto in italiano da Teatromusica Mamò) che la Bernstein School of Musical Theater di Bologna ha messo in scena nel Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara venerdì 10 luglio 2020, con doppia replica il sabato successivo (alle ore 16 e alle ore 21); lo spettacolo è stato coprodotto dallo stesso Teatro Abbado e dalla Bernstein School di Bologna, nell’ambito della rassegna “Estate a teatro” voluta dal nuovo direttore artistico del Comunale, Marcello Corvino. Chiamato il fratello Valentino Corvino sul podio dell’Orchestra Città di Ferrara “allargata” ad alcuni strumentisti del Conservatorio Girolamo Frescobaldi, il musical di Wildhorn è andato in scena con strepitoso successo grazie alla bella regia di Mauro Simone, alla supervisione musicale di Stefania Seculin, alle coreografie di Giorgio Camadona, ai costumi di Fabio Cicolani e Silvia Cerpolini, alle luci di Emanuele Agliati, al tecnico del suono Tommaso Macchi e alle voci preparate dallo staff della citata scuola di musical e teatro di Bologna facente capo a Shawna Farrell e Giuseppe Lombardo. Uno spettacolo ottimamamente congegnato e riuscito, molto professionale, anche se presentato in locandina come “amateur production” (produzione amatoriale) nell’ambito della ottava edizione della rassegna “A Summer Musical Festival”.
Qualche altra notizia di merito, ripresa dal programma di sala, prima della nostra recensione critica dello spettacolo: il musical di Frank Wilhorn ha debuttato nel 1997 a Broadway e, come già anticipato, è ispirato al celeberrimo romanzo Lo strano caso del dott. Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson, intrigante storia sulla duplice natura umana di Henry Jekyll, medico stimato, e il suo crudele alter ego Edward Hyde. Il regista Mauro Simone ha deciso di attualizzare e contestualizzare la narrazione ai giorni nostri, il tema del bene e del male, la volontà di allontanare i demoni di Jekyll e migliorare con il suo antidoto il mondo in cui vive, scorre parallelamente alla situazione pandemica che stiamo vivendo oggi: infatti gli artisti in scena indossano la mascherina anticovid, togliendosela solo per cantare e recitare, ma non quando ballano o transitano in scena. E nelle manifestazioni del “pubblico” contro la crudeltà di Hyde che ha ammazzato un nero, compaiono i cartelli che hanno accompagnato e accompagnano, la protesta contro l’uccisione recente dell’afroamericano George Floyd da parte dlla polizia (“Stop racism”, “Floyd è una delle 6773 vittime!”, “Black lives matter”, “Justice for George Floyd”, e altri). Le coreografie seguono l’idea registica dell’ambientazione contemporanea per rappresentare il concetto della follia, con stili aggiornati dal coreografo Giorgio Camandona alla danza contemporary e al voguing, linguaggio che negli Usa viene utilizzato dalle minoranze e dagli emarginati. Stefania Seculin è rimasta fedele alla partitura originale, scegliendo di fare un intenso lavoro di studio sui personaggi perché questo musical, pur avendo parti corali, non si può definire tale: le sfumature e il profondo studio sulle dinamiche con pubblico contingentato e costretto al rispetto delle misure di distanziamento. I personaggi si muovono in platea, ad uso esclusivo degli attori, l’orchestra è collocata sul palcoscenico, e le scene ridotte al minimo creano, grazie a oggetti scenici e praticabili, tre distinti ambienti: il laboratorio, il salotto e altri spazi neutri. Musica , recitazione e canto sono amplificati, compresa l’orchestra, con un ottimo equilibrio dinamico grazie al buon missaggio delle varie fonti sonore. Gli spettatori hanno assistito dai palchi a uno spettacolo veramente a 360 gradi… Aggiungiamo che le quasi due ore senza intervallo di questo musical sono state condotte a ritmo serrato, e se si esclude qualche microfono che si è rifiutato d’essere amplificato e qualche scarica elettronica parassita, tutto ha funzionato egregiamente.
E veniamo agli artisti: il protagonista, Andrea Meli (nei panni di Henry Jekill e in quelli di Edward Hyde) è un bravo cantante e un eccellente attore; la sua prestazione ha reso bene la duplicità del personaggio, sia vocalmente che attorialmente; a lui sono andati gli applausi più convinti e calorosi sia a scena aperta, sia a fine spettacolo, da parte di un pubblico prevalentemente giovane, che ha fatto registrare l’esaurito dei posti disponibili. La stella che ha vocalmente brillato di più, a nostro giudizio, è stata comunque Giada Kodra (nel ruolo della prostituta Lucy Harris): lei ha quel quid che fa la differenza rispetto alle altre voci e pur cantando con voce naturale, non impostata, ha comunque trasmesso l’emozione e l’emotività dei passaggi drammatici dall’ironia, al disprezzo, alla compassione, alla paura, al pianto, alla stanchezza, tutto sciorinato dentro il proprio canto; se a questo si aggiunge che sa combinare canto e recitazione con una naturale propensione al processo causa/effetto, dobbiamo solo aggiungere che ci troviamo di fronte ad un’artista già completa, pronta per affrontare qualsiasi ruolo femminile di rilievo in qualsiasi musical del repertorio. Ottima anche Sara Slaviero (Emma Carew fidanzata di Jekill) che canta sia con voce naturale, sia sconfinando nella zona medio-acuta del registro impostato di soprano; bella la sua figura, esile e bionda, brava tanto a cantare, quanto a recitare. Molto positiva anche la prestazione di Nicola Monterumisi (John Utterson, avvocato e amico di Jekill, uccisore di Hyde, quindi anche di Jekill, colpo di scena con cui si conclude il musical di Wildhorn, in difformità col romanzo di Stevenson dove Jekill, invece, si suicida) che ha mostrato di avere ben interiorizzato e assimilato il personaggio a lui affidato. Infine, per quanto riguarda il cast, un “bravissimi tutti”, con doverosa, rapida, citazione ai cantanti solisti e ai ruoli ricoperti: Damiano Spitaleri (Sir Danvers Carew), Manuel Diodato (Simon Stride), Alessandro Morabito (Lord Savage / Poole), Christian Peroni (Vescovo di Basingstoke / una Prostituta); Sara Balatti (Lady Beanconsfield), Christian Votero Prina (Sir Archibald Proops), Simone Pavan (Generale Lord Glossop), Alessandro Russo (Spider / Bisset), Sara Spagna (Nellie), Valeria Cozzolino (Cantante). L’Orchestra Città di Ferrara e del Conservatorio Frescobaldi, sotto l’attenta guida di Valentino Corvino, ha dimostrato di sapersi destreggiare molto bene, oltre che nella lirica e nel balletto, anche nel repertorio proprio di quella che viene comunemente definita come “orchestra di ritmi moderni”. Calorosissimo l’atteggiamento del pubblico verso tutti a fine spettacolo. Calore meritato.
Crediti fotografici: Giulia Marangoni Nella miniatura in alto: il protagonista Andrea Meli (Jekill e Hyde) Sotto: Nicola Monterumisi (John Utterson) all’inizio dello spettacolo Al centro, in sequenza: ancora Andrea Meli; e Giada Kodra (Lucy Harris) In fondo: Andrea Meli con Sara Slaviero (Emma Carew) nella scena del fidanzamento
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Il Turco conquista Rovigo
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VERONA – Dopo tredici anni di assenza è ufficialmente partito il conto alla rovescia: la prossima estate La Bohème di Giacomo Puccini tornerà in Arena durante il 101° Festival lirico; il capolavoro di Puccini verrà rappresentato il 19 e il 27 luglio 2024 con la direzione di Daniel Oren. Trattandosi di una nuova produzione di Fondazione Arena
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redatto da Athos Tromboni FREE
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Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE
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