Diari dei Cronisti

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Incipit di successo del Ravenna Festival 2019

Trent'anni di radicamento nel territorio

Attilia Tartagni

Pubblicato il 06 Giugno 2019

190606_Ra_00_IncipitFestival_CristinaMazzavillaniMutii_phSilviaLelliRAVENNA - Tremilacinquecento sono stati gli spettatori della serata inaugurale del Ravenna Festival 2019, evento amplificato dalla presenza di due colossi: il direttore d’orchestra Riccardo Muti alla guida dell’Orchestra in residence Giovanile Luigi Cherubini e il M° Maurizio Pollini al pianoforte nei Concerti per pianoforte e orchestra KV 449 e KV 466 di Mozart. Pollini ha scavato da par suo sulla tastiera tutte le declinazioni del sentimento e della tecnica ed è con soddisfazione che Cristina Mazzavillani Muti gli ha consegnato il premio Ravenna Festival 2019, seguita dagli applausi calorosi del pubblico.
Intorno, a perdita d’occhio, una marea umana sommergeva ogni settore del Pala De André, il più capiente fra i contenitori utilizzati dal Festival. Prima dello spettacolo c’è stato grande movimento di donne eleganti fasciate in sete monocrome o fantasie eclatanti, un turbine di colori con sfolgorio di strass e di paillettes, mentre fra gli uomini rigorosamente in abito scuro delle prime file si riconoscevano personaggi della politica, delle finanze e della cultura. 
Non poteva mancare Antonio Patuelli, presidente dell’Abi e del Gruppo Cassa di Ravenna con la moglie Giulia in abito corto rosso con fantasia di pesci, uno spiccato richiamo al “mare” insito nella storia della città e nel titolo del Festival, giunto al suo 30° compleanno.
C’erano Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi e presidente del Comitato esecutivo della Federazione Bancaria Europea e Camillo Venesio della Presidenza Abi, il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il senatore Pier Ferdinando Casini e, sul fronte della cultura, Marco Martinelli, pilastro del  teatro ravennate confermato nella sua fama nazionale dall’anteprima del Purgatorio dantesco a Matera.
In prima fila la coppia Nicola Piovani e Dori Ghezzi, un connubio scaturito dal long-playng degli anni settanta tratto dai “Racconti di Spoon River” che il cantautore Fabrizio De Andrè realizzò con l’allora poco più che ventenne musicista (oggi si inaugura a Palazzo Rasponi una mostra dedicata a Faber).
Del resto i prodromi  dell’evento c’erano già tutti e qualsiasi osservatore li avrebbe colti nella fibrillazione in atto già davanti ai cancelli del Pala de André dove  scalpitavano gli affezionati del Festival e dove si affacciava, per la prima ma certo non ultima volta, il pubblico nuovo arrivato da ogni parte d’Italia.
Non potrei giurare che vi fossero stranieri, tuttavia si è notata una donna orientale in costume esotico in delicati colori pastello completo di scarpe tipiche e rllevante capigliatura corvina.
Per i neofiti il memorabile concerto del 5 giugno 2019 sarà l’inizio di un’avventurosa scoperta, per gli affezionati è anche l’omaggio dovuto al grande direttore d'orchestra che scelse tanti anni fa Ravenna come residenza, onorando i suoi cittadini che lo ammirano, ne vanno fieri e  sperano che il Maestro Muti che il  mondo ci invidia non ascolti altre “sirene” se non quelle tipiche della città: la sua storia, la sua cultura, la sua arte e quella propensione alla musica che esplode ogni anno nel Festival; il titolo di Maestro se lo merita tutto, per quanto fa per la diffusione della musica e per avere creato nel 2014 l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

190606_Ra_01_IncipitFestival_facebook_OrchestraCherubini_phSilviaLelli

Mercoledì 5 giugno 2019 la compagine giovanile ha avuto il suo “battesimo del fuoco” con il “Bolero” di Ravel, brano celeberrimo dal ritmo e dalla sonorità serrate in cui basta niente per sgarrare, iniziato due volte per via di un rumore improprio venuto dalla platea che ha fatto fermare il maestro con aria truce. La “prima violino" è un’esile ragazzina circondata da volti di meno che trentenni fissi sulle note scritte e sui gesti del direttore,  guidati con una sorta di strana nonchalance da Muti quasi fosse anch’egli in qualche modo dominato da quella massa musicale del "Bolero" di straordinaria modernità, pur essendo datata 1917. La compagine ha portato brillantemente in porto la partitura spingendo l’acceleratore sulle sonorità esotiche e ancestrali fino al finale stridente e disarticolato, accompagnata da un pubblico sedotto, incamminato con i musicisti verso un imponderabile “altrove”. E’ stata la naturale conclusione di un grande rito collettivo dove la compagine ha dimostrato di avere tutte le caratteristiche della grande orchestra.
Quest’anno i “Cherubini”, scomponendosi in piccoli ensemble o nella forma solistica, intraprenderanno la strada della solidarietà con “Musica senza barriere” portando la musica a coloro che non vi possono accedere in quanto reclusi od  ospedalizzati,  agli istituti di ricovero anziani, ai servizi di assistenza portatori di handicap di Ravenna e provincia, una strada intrapresa dal M° Muti nel 2018 portando l’opera in carcere.
Oggi 6 giugno sono iniziati anche gli spettacoli multidisciplinari dedicati a Dante Alighieri alle 11 nei Chiostri Francescani, nel cuore della zona dantesca, e alle 19 i Vespri nella Basilica di San Vitale per unire la spiritualità della musica alla bellezza estatica delle architetture e dei mosaici rifulgenti d’oro: due spettacoli giornalieri al costo simbolico di un euro cadauno che variano almeno una volta alla settimana. Sono ai nastri di partenza anche spettacoli e incontri negli spazi dedicati alle “100  percussioni”, strumento principe 2019 dopo violoncello e chitarra, perché il Festival è MUSICA variamente declinata compreso il pop-rock già ampiamente storicizzato. Chi verrà a Ravenna per tutta la durata del Festival troverà musica-spettacolo-arte varia combinata ai monumenti, ai siti storici, alle architetture post-industriali come il Museo Classis e alle aree naturalistiche (concerto trekking del 9 giugno) e potrà sperimentare la conoscenza  per “l’alto mare aperto” annunciato dal titolo del Festival, frase della Divina Commedia ben più evocativa, simbolica ed esplicativa di qualsiasi discorso.
Oggi è stato anche presentato il libro del Festival con i suoi importanti contributi culturali e fotografici, in vendita prima degli spettacoli, strumento da conservare in archivio che si aggiunge a tanti distribuiti gratuitamente per guidare il pubblico festivaliero.

Crediti fotografici: Silvia Lelli per Ravenna Festival
Nella miniatura in alto: Cristina Mazzavillani Muti
Sotto: L'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini nella piazza del Pala De André di Ravenna






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